sabato 31 agosto 2013

OPERE DI BENE di Allie Walker





Le antiche e strette strade erano immerse nel buio, tranne per quelle piccole, ma moderne, lanterne medievali che emanavano una luce tremolante. Dopo una serie di drink, Lucrezia e i suoi amici si avviarono verso il loro albergo, quando Marco la tirò da parte e le chiese se volesse vedere la basilica di notte, vuota dai gruppi di turisti. Lui, sovrintendente ai beni ecclesiastici, aveva le chiavi per entrare ovunque. Incuriosita, accettò l’offerta e dopo aver augurato buonanotte ai suoi amici, si diresse assieme a lui verso la chiesa. L’edificio gettava un’ombra scura sulla piazza, nascondendo la maggior parte della luna. Entrarono da una porta laterale che conduceva agli uffici e continuarono lungo il corridoio che conduceva alla basilica. Non sapeva che cosa aspettarsi. Lucrezia si sorprese di trovare l’interno illuminato solo dalle deboli luci di emergenza. Il silenzio tagliava l’aria, tanto quanto l’odore di umido della pietra, del legno e del marmo. Era freddo. Seguì Marco fino a raggiungere lo spazio sovrastato dalle imponenti volte della cupola. Lui, improvvisamente, la tirò a se e la baciò, allungò le mani fin sotto le natiche e la sollevò fino a portarla verso un muro e appoggiarla su un piano di marmo. La baciò ancora, mentre con le mani armeggiava sotto la gonna e le tirava giù le mutandine. Sentì le dita scivolare dentro di lei, mentre il viso affondava fra i suoi seni. Combattuta se farlo proseguire o porre fine a quel sacrilegio, Lucrezia appoggiò le mani sulla testa di Marco e, con gli occhi chiusi, valutò ancora qualche istante se spingerlo verso il basso. Lei non era religiosa, lo aiutò a farlo scivolare fra le sue gambe, con le dita intrecciate ai suoi capelli. Quando la bocca di lui si chiuse sul clitoride, Lucrezia aprì gli occhi e guardò dritta nel vuoto nero sopra di lei, sapendo che da qualche parte, lassù nella cupola c’era dipinta un’allegoria di un regno dei cieli. La lingua di Marco era esasperante, girava sul clitoride con lentezza esagerata e lei sentiva che da un momento all’altro avrebbe avuto un orgasmo. Pregando quel Dio in cui non credeva, sussurrò: “Oh Dio, sicuramente non andrò dritta all’inferno. Questa è un’opera di bene.”
Chiuse di nuovo gli occhi, godendosi l'istante.



PRIMO PREZZO di Sereno Notturno




Bello, ma sin troppo facile, uscirsene con quel gesto, visto fare, da chi ha cambiato le sorti del mondo.
Senza rimorsi, ma solo con morsi a volte si cancellano pagine di storia, scritti che sanno d'inchiostro e carta che profuma d'antico, fottendosene dei pensieri altrui.
Ci si sfiora, ci si vive e persino ci si trascina per anni nella pura passione, per poi avere visioni di gesti, che non avresti mai fantasticato nei libri d'avventura
Difficilmente morderò ciò che mi cambierà, impossibile io sia così sprovveduto dal solo sfiorare il frutto, di una tua paura. Hai cercato nel cesto delle possibilità e ora ti lamenti dell'unica mela marcia che era in evidenza. Non esistono frutti a buon mercato, ma solo abili venditori che ti offrono l'impossibile, sapendo l'ingordigia con la quale ti avventi, ti propinano il primo prezzo al prezzo di una disperazione.

ARMONICO EQUILIBRIO di Allie Walker




Ho questa energia che mi scorre dentro,
respira in questo flusso di parole
che mi trovo a sussurrare
nell'incantesimo di un sogno.

Scenari magici
che in un mondo reale
non avrebbero senso,
dove tutto non ha peso
e ogni oggetto inanimato
prende vita.

Ho timore di rivelare agli altri
quello che vedo, i miei desideri,
questa anima che vorrebbe fuggire
verso luoghi utopistici d'amore
dove ogni essere mostra tenerezza.

E sono penetrate così tanto, le parole,
sono così vivi questi sogni
che io non posso fuggir da loro
e loro non vivrebbero senza di me.

Un equilibrio quasi perfetto
che si inserisce nella mia esistenza
e il mio subconscio gelosamente custodisce.
Vivo senza dolore,
gioisco di ogni momento
tra armonia e grazia.

No, non posso fuggire,
non voglio.
Venero questa dimensione
dove io sono la schiava dei miei sogni.

giovedì 29 agosto 2013

GRAZIE... di Francesca delli Colli







 Con le mie paure e le preghiere
un giorno muoio, un giorno vivo
spietata concessione .....
e
ubbidisco al tuo infinito
 


ASSENZE di Giuseppe Balsamo



 
 
 
Ogni tanto improvvisamente spariva. Per qualche giorno non poteva sapere nulla di lui, né lui niente di lei. “Non ci sarò”, quelle parole precedevano quelle prolungate assenze. Non poteva dire dove andava, lei comprendeva e si limitava ad accettarlo senza porre domande che non avrebbero potuto avere risposte. Entrambi però sapevano che sarebbero stati di nuovo insieme, l’ansia di quei giorni ed i pensieri ricorrenti erano il loro cibo.
Quelle attese alimentavano il loro desiderio, consolidavano la reciproca fiducia.
Lei se ne rendeva conto dai baci furiosi al suo ritorno, lo confortava poi giacendo sul suo petto nudo.
 
 

CALORE di Francesca delli Colli






Mi manchi…
Il respiro si blocca solo a dire queste due parole.
Paura che non sia vero niente....
Paura che le illusioni
mi possano girare attorno
come me fiammelle impazzite.
Il solo calore mi brucia.
Sono attratta dalla loro luce,
come una falena ignara del suo destino
che si va a spegnere li dove nasce
il suo desiderio di vivere.
Cosi sono io
Mentre mi avvicino a te.
Lentamente mi brucio
per far rivivere
le polveri della mia anima.



VORREI LEGGERE di Guido Forte






Coglimi con la forza della delicatezza
con la calma della tempesta
sboccio per te
mi appago d'appartenerti...
danzo e come petali veli
mi offro solo di pelle d'ambra
coglimi senti il mio profumo
inebriati del mio essere tua


CIBO di Guido Fore






Getterei vino
sul tuo corpo
colerei miele e poi tu diventeresti cibo , desco
e le mani che mi accarezzano il viso

IMPUDICA(MENTE) di Loly Ta







 ... E ti penso ...
Silenzioso riaffiori alla mia mente,
mani impazienti s'abbassano a cercarti...
dove vivido il tuo calore,
d'umide fragranze ancora, mi ricopre.

Forte palpito di un cuore galoppante;
nel silenzio il corpo vibra, s'inarca,
freme ad ogni sfioramento.
Dolce è il tormento e m'abbandono.

Impudicamente tra le mie dita scivoli;
obliosa, al ritmo del cuor m'affondo
finché un fluire caldo, di abbondante miele
dentro di me ti sento e ti ritrovo...



FRAMMENTI DI TE di Francesca delli Colli

 
 
 
Vivere , morire
rinascere, spegnersi
bere, mangiare...
ingoiare , sputare
conoscere, ignorare
sbagliare, redimersi
negarsi, offrirsi
piangere, ridere
godere, rinunciare
amare, odiare
dolore, piacere
buio, luce
soddisfare, deludere,
desiderare, rifiutare
stare in piedi,
piegarsi,
chiedere aiuto,
protezione
donarsi…..
Tutto gira intorno ad un solo fulcro:
Il desiderio di appartenerti.
 
 

mercoledì 28 agosto 2013

UN SOFFIO DI TE DENTRO DI ME di Francesca Delli Colli








Un soffio di te dentro di me....
Non riesco a spiegare la delicatezza di queste poche parole che mi hai regalato.
Di quel soffio non ne conosco il profumo, ancora non me lo hai permesso, ma io te l'ho rubato ugualmente e so la potenza della sua essenza....
Essenza che vorrei spalmata addosso e sentire le tue mani che scivolano timide e io le lascio andare raminghe sulla mia pelle che ti offro insieme alla mia pudicizia che tento di nascondere abbassando il capo lasciando scoperta la base del collo.
Sentire la tua presenza dietro di me e' una sensazione strana, mi sento protetta come alla tua merce' intrappolata tra le tue braccia che si incrociano sul mio ventre e mi tengono stretta a te.
Paura e brivido, eccitazione ed estasi percepire le tue labbra sfiorarmi quella porzione di corpo.
Un sospiro fremente si scioglie dentro di me mentre mi abbandono senza aver il coraggio di voltarmi.
Le mie mani sopra le tue, i miei desideri insieme ad i tuoi , i corpi che fanno fatica ancora a parlarsi, ma dentro sono un tumulto di sensazioni che ci profumano la pelle.
Il silenzio ci circonda, solo il tuo respiro che suona soffiando vicino al mio orecchio...il suo ritmo mi parla del tuo stato d'animo, ansioso ma pieno di passione nascente.
Il tuo corpo tradisce le attese, regalandomi una sensazione di pienezza che si poggia sui miei glutei.
Sorrido cercando di esorcizzare quella eccitazione che lenta goccia dalla mia mente, passando nel mezzo delle mie sensazioni che scuotono come schiaffi il mio sesso facendomi rimanere senza fiato.
"Ti desidero"....solo e unico pensiero che unisce le nostre menti, mentre lentamente spingo le tue mani sopra al mio pube che pulsa indegnamente e appoggiando il capo sulla tua spalla.
Ora ti vedo, ti respiro mentre i nostri volti sono esamini dall'imbarazzo ma coloriti di un vitale rossore e da uno sguardo pacato ma scintillante.
Ecco in questo preciso momento vorrei che quel soffio entrasse lento dentro di me e prendesse le tue sembianze, riempiendomi , scaldandomi, saziandomi, vivendomi, lasciando fuori ogni cosa che non sia..noi.
Non potrei che avere questo dolce pensiero di te...
e non e' poi cosi tanto una fantasia.



AR-DENTE di Maryana Carlotta L. Pozzer








Tra costole di vetro,
con occhi che bagnano saliva d'inchiostro,
con mani che non toccano ma premono
labbra soffocanti, con inguine vergine,
con lacci fallici sull'anima masticherò il tuo cuore.



NON HO MAI FRETTA DI SPARIRE di Sereno Notturno

 
 
 

 
 

Tirando in ballo i ricordi poteva dire d'aver passato tempi peggiori, quindi era giustificata la presenza di poco whisky al tavolo.
Quei tavoli classici a metà tra l'odor del legno e l'impregnato odor del grasso.
Gli occhi di una stanchezza vispa, tipici di chi se ne comincia a fottere dei pensieri troppo spesso uguali....
“Sai Sere ho capito che la verità non sta mai nel mezzo di un pensiero, sta sempre dall'altra parte a ciò che pensi.
Troppo spesso la vedi solo tu, mentre gli altri non sbattono un problema contro l’altro, a meno che non sia il suo, allora apriti cielo, problemi così grossi esistono solo per loro, fatti su misura per loro e che non possono parlarne con nessuno se non con loro.
Stronzi che pensano stronzate simili a loro, mentre il tempo passa e loro fanno le benemerite cose tutti i cazzi dei santi giorni.
Salvo poi lamentarsi che sono stanchi di pensare, non avete bisogno di farlo, siete la fotocopia dei giorni, arrivate il fine settimana col tempo per la spesa e cominciate a litigare perché anziché alle nove c'andate alle nove e dieci.”
Sapete cosa penso, no meglio volare in alto il pensiero e bere un altro bicchiere, ho energia da vendere, ancora troppo lucido per parlare male e per dire fino in fondo ciò che penso dei falsi amici che manco sanno come sei messo.
Sono messo bene tranquilli, il tram l'ho preso al volo e mi sono trovato nell'ultima cabina, giusto per capire tutto quello che avevo davanti e vedere quelli che correvano appresso a quello perso.
Mi dispiace, la teoria dell'anima, funziona solo per chi ha anima da vendere e carattere da mandare a farsi fottere questo mondo, fatto di persone che carpiscono solo la bellezza del pensiero dei buoni.



MI BAGNO DI TE di Francesca delli Colli





Vorrei ridere per qualcosa che sento dentro
E mi riempie l’anima.
Vorrei piangere per qualcosa di vero
E non per il fumo che pur evanescente
mi toglie il respiro.
Ombre piatte di te mi girano attorno
Come fiammelle.
Ardono,
Deridendo voglie,
Bruciando i desideri.
Carboni neri che sporcano solo le mani.
Sei fatto di fiele che mi addolcisce le labbra.
Quando ti infrangi in me
Sei come un’onda su una spiaggia deserta,
mi sento rinascere.
Mi Bagno di te….
Come la risacca umida e salata
ti ritiri,
E torno di nuovo arida secca.


MI SCIOLGO IN TE di Giuseppe Balsamo


Mi sciolgo in te
così accade non appena sento dalle tue labbra il mio nome
il tuo respiro irregolare, quasi un lamento
I tuoi gemiti ed infine un sussurro, quasi un alito di vento, in cui mi chiami all’apice del tuo piacere
in quell’attimo sono lì con te, le mie dita risalgono a recuperare quel respiro dalle tue labbra
non voglio lasciarlo sfuggire insieme al tuo orgasmo.
Mi sciolgo in te


MICA SARA' CHE TI AMO? di Asianne Merisi


.. oggi è piovuto tutto il giorno. una pioggia di marzo, niente di che. sì, tirava un po' di vento.. qualche scroscio, due o tre tuoni.. qualche nuvola bassa, un po' nera.. un lampo.
niente di che.. è marzo. non è come in inverno, come dici tu.
.. come hai fatto a non sentire la primavera.. ad ogni costo? com'è che io, che sono una figlia.. del sole, proprio, che sogno l'estate tutto il tempo che non c'è, che aspetto l'estate come si può aspettare solo l'estate.. appunto.
io, che sono una funzione dell'estate.. ho sentito la presenza della primavera attraverso l'acquazzone, il vento, i due o tre tuoni e il lampo.. e tu, no?
.. io, non me ne sarei nemmeno accorta che pioveva. se mi avessi chiamato. come hai fatto a non chiamarmi.. solo perchè pioveva? come hai fatto?
ho voglia di litigare.. perchè?.. mica sarà che ti amo?

MENTRE DORMIVI di Loly Ta




... E nell'incerto avvicinarmi, tenendo cura di non svegliarti, col passo leggero dei miei piedi nudi, prendo posto al tuo fianco... Le mie dita dal leggiadro tocco tenero s'intrecciano fra i tuoi capelli di seta nella più ineguagliabile delle carezze... Per poi intraprendere un viaggio alla scoperta dei lineamenti del tuo viso... Disegnando il contorno dei tuoi occhi sognanti , scendendo sul nasino, danzando sulle labbra al ritmo del cuor...

Intanto che le mie dita sono impegnate a coccolarti, ti sussurro delicatamente che sei il vivo esempio della famosa frase "Il meglio deve ancora arrivare"...

Poco a poco allontano i miei passi da te, lasciando le scie del mio profumo, affinché tu possa capire che stanotte mentre dormivi, ho vegliato il tuo sonno...

TI SCIOGLI IN ME di Giuseppe Balsamo




Ti sciogli in me. Mi spogli, muovendo sinuosa i tuoi fianchi, un fiume senza argine ti assale. Sento sulle dita il mordere dei tuoi denti bianchi. Suggere e mordere, fa quasi male. Pronuncio il tuo nome, così, fra fiotti bianchi. In quel’istante, lacrime, singhiozzi che sembran pianti. 
Ti sciogli in me.

NON LO SO.... di Alice Stregatta






-Cosa ti piace?
(I baci,i baci sul collo,i baci sulla schiena,i baci che diventano morsi...le carezze,una presa forte,le mani ovunque,l'urgenza del desiderio,gli occhi negli occhi...)
-non lo so

CALORE di Guido Forte



Ti ho appoggiato la mano sul petto acceso
un calore immenso s'irradia
nel tuo essere in attesa
come una lama di luce
tra le persiane socchiuse
fluisce nuova linfa
piacere puro
inonda il tuo corpo 


PIACERE di Michele Costantini



Adorerai la prepotenza della mia mente, 
le mie voglie perverse,
il modo in cui segnerò il tuo corpo,ti regalerà
la conoscenza del piacere indecente.


VENTO di Guido Forte





Sono il vento l'onda che ti fa chinare e ti innalza di piacere scuote le tue carni con brividi accesi fuoco che scalda l'anima e il corpo e accoglie le tue labbra che conoscono 

mercoledì 21 agosto 2013

Griffades et bisous




Una sensazione piacevole mi scioglie dall'abbraccio di Morfeo. Apro gl’occhi. Vedo te accucciata tra le mie gambe. Mi carezzi lo scroto colle dita. Hai un'ombra di sorriso sulle labbra.
Il mio stiletto s’anima. È turgido e duro e ti reclama.
- Chatte...
- Tais-toi, Rat.
Le tue dita sono ora sull'asta del pene. La percorrono dal basso verso l'alto e dall'alto verso il basso, senza mai fermarsi. Tiro un sospiro.
- Griffe-moi, s'il te plaît.
Alzi la testa e accenni un altro mezzo sorriso.
- Shhhhhhh, mon trésor.
- Mignonne...
Sento le tue unghie su di me. Ho un fremito incontrollato.
Sei salita al glande. Hai smesso di graffiare e sei tornata alle carezze. Colo in continuazione. Non gliela fo più. Mi sollevo dal letto e t’afferro i polsi. Li stringo dolcemente.
- Ça suffit - sibilo roco.
Mi fissi. I tuoi occhi ambrati sfavillano.
- Comme tu veux, bichon.
Ti libero i polsi e mi metto nuovamente supino. Chiudo gl’occhi. Il letto dondola. Ti sei sistemata a cavalcioni sopra di me. Serro le gambe per farti stare più comoda.
- Chatte...
Hai il mio stiletto in mano.
- Rat...
Vorrei parlare ma non posso. Ho il fiato corto e il cervello in panne.
M’hai guidato dentro di te. Sono tuo ormai.
- Donne-moi un baiser - riesco a dire dopo uno sforzo tremendo.
Posi le tue labbra sulle mie. Apro la bocca. Le nostre lingue si cercano, si trovano, s’amano.

Rakkettoni




È l’ora della ricreazione. Sei all’aperto, nei giardini della scuola, e cianci colle tue compagnucce di classe in attesa della ripresa delle lezioni. Intravedi il mio capo ricciuto tra le teste degl’altri bambini. Noti che porto con me un consunto tagliere di legno e una pallina rossa di gomma, di quelle che danno abbinate ai tamburelli da spiaggia. Sto sicuramente andando sullo spiazzo asfaltato dietro la palestra a giocare una bella partita di rakkettoni 1.
Interrompi l’ameno conversare colle tue amichette e ti precipiti nella mia direzione. Vuoi dirmene quattro, sul muso, per via di certi dissapori. La cosa, però, ti riesce impossibile. Cadi infatti nel Nulla e ti ritrovi adulta nel soggiorno del tuo appartamento, seduta sul divano con in mano un mazzo di carciofi. Sbuffi in preda alla stizza. Guardi la tv che hai di fronte. Noti un post-it giallo incollato a un angolo dello schermo.
Balzi in piedi e, col mazzo di carciofi sempre in mano, t’avvicini al Thomson per leggere quant’è scritto sul foglietto adesivo. “Non è che mi potresti acconciare una frittata con quegl’aggeggi puntuti di cui t’ho provvisto?” La mia calligrafia e un geroglifico confuso piuttosto difficile a decifrarsi. “Se credi t’aiuto io a pulirli. Ho già il coltello in bocca.”
- Che bestia che sei – mugugni a bassa voce. T’avvii quindi verso il cucinotto decisa a buttare nella pattumiera il mazzo di carciofi ma, dopo aver fatto qualche passo, ci ripensi e ti metti in cerca d’una scodella in cui sbattere le uova.
_______
1 Trattasi d’un gioco simile alla pelota basca. Fu illustrato con dovizia di particolari in un post apparso a suo tempo nel forum ora soppresso del signor Platinette.

lunedì 19 agosto 2013

Fedayn




- Sorcè?
Smetto di rosicchiare il cappuccio della Bic, alzo gl’occhi dal quaderno dei pensierini e guardo verso la cattedra.
- Sì, signora maestra?
- Hai studiato?
Poso la biro sul banco. Infilo le dita nel naso e mi scaccolo.
- Un po’.
- Un po’ quanto?
- Un po’.
- Viè qua che t’enterrogo.
Resto seduto al banco asserragliato dietro il quaderno, la Bic e un astuccio pieno di matite colorate.
- Viè qua, ho detto! Te manno dar preside se no.
Tolgo le dita dal naso e le pulisco sul grembiule nero da scolaro elementare.
- Ho vergogna, signora maestra.
Socchiudi le palpebre e mi fissi severa.
- Nun te credo manco si me lo giuri, Sorcè.
- È vero invece.
Batti un pugno sulla cattedra.
- Mo’ basta! Movite, viè qua!
Mi rizzo dalla sedia e guardo Cecchina, la pettegola che divide il banco con me.
- Non si potrebbe rinviare alle calende greche?
T’adiri. Hai esaurito la pazienza.
- No!
Allento il fiocco azzurro che ho annodato al collo e do un’occhiata intorno a me. Le mie compagnucce di classe mi fissano attente e curiose.
- Signora maestra…
- La voi finì co sta manfrina? Viè qua!
Raggiungo sconsolato la cattedra. Mi metto al tuo fianco. Ti scruto. Indossi una camicetta bianca sotto un tailleur grigio acciaio e calzi un paio di décolleté nere che m’intrigano assai. Hai i capelli sul biondo arancio e profumi Chanel Numéro Cinq.
- Sorcè?
- Sì, signora maestra?
- Nun ce provà. Niente zozzerie. Ce semo capiti?
Annuisco col capo.
- Bravo. E mo’ recitame ‘a poesia de Fabrizi, quella ch’avevi pe compito a casa. Voijo capì s’hai finalmente imparato a pronuncià er romanesco.
Schiarisco la voce.
- Doppo che ho rinnegato Pasta e pane, sò dieci giorni che nun calo, eppure resisto, soffro e seguito le cure… Me pare un anno e sò du settimane.
Declamo come Cicerone: agitando puntati al cielo gl’indici d’entrambe le mani.
- Nemmanco dormo più, le notti sane, pe damme er conciabbocca a le torture, le passo a immaginà le svojature co la lingua de fora come un cane.
Rido.
- Ma vale poi la pena de soffrì lontano da 'na tavola e 'na sedia pensanno che se deve da morì?
Mi tocco i gioielli di famiglia nel solito riflesso condizionato.
- Nun è pe fà er fanatico romano; però de fronte a sto campà d'inedia, meijo morì co la forchetta in mano!
Mi guardi.
- Nun c’hai messo l’anima, Sorcè.
Stringo le spalle.
- È che m’ispirano altre cose.
- Sarebbe a dì?
Estraggo di tasca la mia sciarpa giallorossa e canto a squarciagola uno dei cori della Curva Sud.
- Sul muretto ce sò quindici assassini. Oh oh oh. Ch’hanno rotto sempre er culo ai celerini. Oh oh oh. Er muretto è circondato da P.S. Abbiam spaccato pure le loro teste. FEEEDAYN! Siamo teppisti. FEEEDAYN! E terroristi.
T’arrabbi. Balzi in piedi e mi torci un orecchio con tutta la forza che hai.
- Ah, si solo fossi tu madre…

Sushi




Quasi non toccò il sushi, sentivo la sua mano sotto il tavolo, mi osservava mentre mangiavo e sorseggiavo la birra. Sentivo fra le labbra il gusto dolciastro del pesce crudo e fra le mani la carne tenera e tiepida delle sue cosce nude.
Pregustavamo il momento in cui avremmo assaggiato altro, i nostri occhi si incontravano fugaci, non c’erano parole, solo lunghi discorsi fatti di sguardi profondi, impazienti e carichi di un appetito che faticavamo a trattenere.
Ci alzammo da tavola per niente sazi del cibo giapponese, ci alzammo dal letto per niente sazi del nostro piacere, non bastava mai

sabato 17 agosto 2013

Un Everest tutto profumato




Finisco di bere la mia Keglevich dry, mi lecco le labbra soddisfatto e poso il bicchiere sul tavolino di palissandro che ho di fronte. Scendo dal divano e mi tiro in piedi stiracchiando la schiena. Ho fame e non gliela faccio più a stare seduto nel tuo soggiorno pieno di vetrine. Decido quindi di venire a cercarti in cucina. Voglio sapere a che punto è la preparazione del pranzo.
Infilo il corridoio camminando leggero come una piuma e mi fermo davanti a una porta che si trova alla mia destra. Lancio lo sguardo oltre i battenti spalancati. Ti vedo. Sei intenta a controllare l’arrosto nel forno china sulle ginocchia e agghindata nella tua mise più casalinga: tubino corto e scollato grigio acciaio, calze a rete nere e decolleté in vernice tacco dodici dello stesso colore delle calze. Mi dai le spalle. Non ti sei perciò accorta del mio arrivo silenzioso.
Decido allora di mettere in atto una delle mascalzonate più coreografiche del Cattivo Tenente. Varco così la soglia della cucina e m’irrigidisco sull’attenti battendo i talloni all’impazzata. Tu hai un sobbalzo e scatti in piedi velocissima. Ti giri quindi verso di me puntando i tuoi occhi nei miei.
- Canaglia – sussurri.
Io ti regalo un’ombra di sorriso. Poi, guizzante e rapido, mi spalmo sul tuo corpo e t’arruffo i lunghi capelli rossi. Settanta euro di parrucchiere andati in fumo in un colpo solo.
- Sei proprio un sorcio! – esclami.
Mi scollo da te e indietreggio d’un passo. Alzo gl’occhi. Ti fisso. Abbarbicata su quel paio di scarpe oltrepassi ampiamente il metro e ottanta d’altezza.
- Cazzo – dico – sei un Everest profumato tutto da scalare.
Ridi.
- Davvero?
- Sì.
Torno quindi alla carica e m’inerpico su di te in cerca di baci appassionati.

Senza rimpianti




E poi succede che la vita ti limita, ti rende quella che non sei. Pensi di avere tutto a portata di mano e le cose che avevi raggiunto svaniscono lentamente come fossero fatte d'aria. C'è che la vita ti plasma, rende aspri tutti i lati migliori del tuo carattere. Perché la vita non conosce regole che non siano le sue e se ti sfida devi stare al gioco senno hai già perso in partenza! Poi una mattina ti alzi e ti guardi allo specchio: scopri di iniziare a piacerti, scopri che sei sempre stata tu. Non te ne sei mai andata. La vita ti ha reso solo un po' più forte. E magari ora spenderai le tue lacrime solo quando sai che ne vale veramente la pena. Soffrirai per chi ami e lotterai contro chi ti è nemico. Capirai che il sorriso di chi ti vuole bene a volte vale più di tutti i suoi mille difetti, perché sai che quel sorriso ci sarà sempre e ti offrirà la sua spalla su cui piangere. Verserai delle lacrime per quel bastardo che ti ha fatto soffrire, ma senza sapere il perché, sarà l'unica persona che riuscirai ad amare veramente. E quando infine un giorno ti volterai indietro, vedrai il tuo passato! Desidererai ripercorrere tutta la tua vita e fare scelte diverse ma ormai sarà troppo tardi. Allora finché c'è tempo gioca tutte le tue carte, consumati come fossi la tua bevanda preferita ma non temere! All'astenerti preferisci la scelta, a essere uno spettatore privilegia il tuo ruolo da protagonista, alla paura scegli il rischio perché chi non rischia non vince e se ti rendi conto che hai fatto uno sbaglio accettalo con le sue conseguenze ma stringi i pugni e continua a combattere. Solo così non potrai mai essere fermata e potrai dire di aver vissuto senza rimpianti
..oltre.

venerdì 16 agosto 2013

Carmen




Sgualdrina d'amore,
argentami le ossa,
odorami le vene e
traboccami l'inferno.
Giurami sul prepuzio e dominami nelle
lame di mezzogiorno.
Alla fine, sodomizzami l'anima.

Il vuoto non ha confini




Nei giorni in cui il cuore
si sgretola in sé
e brucia
come il fumo di sigaretta,
e l'oceano all'interno dello stomaco
brontola amore e sensi,
le dita sentono, accarezzandoli,
che il vuoto può sempre
essere riempito.
L'anima nuda,
rotta e spezzata,
non ha paura di aspettare,
vive con il suo vuoto
e respira la sua stessa essenza.
Un amore che non conosce confini.

E' l'emozione prima dell'inizio




Il tocco raggelante di dita sul fuoco,
sono le ceneri di un demone del fuoco
che coprono le mie cosce.
Accolgo le tue mani,
un controllo gentile e bastardo,
lento e attento
sopra la seta delle anche aperte.
Ti infiltri sotto i tessuti,
lascio alle spalle l’innocenza.
I baci affamati che posi,
i morsi di denti e la bocca
che affonda sulla carne nuda,
sono marchi di un possesso
che nutre questa anima a nudo.
Colmi il vuoto con il tuo sguardo,
mi spogli dal pudore,
leccandone via i confini.
La nudità, sobria,
fiera del suo essere cristallino,
diventa tela per le tue dita,
nei capricci afosi di un respiro
che lotta tra le emozioni.
E’ la crudità e l’euforia del sesso,
così atteso e mai uguale.
Guardo il mio amante demonio
che avvicina il suo sapore alle labbra,
distanza che sembra infinita,
mentre prende il suo tempo.
E prima che arrivi il piacere,
prima che i fluidi scorrano liberi,
prima di assaggiarlo
e di farmi assaggiare,
le emozioni non hanno limiti.



Tra buio e luce




E ti ritrovo,
nella libertà e la sicurezza di vivere tutto,
come un animale furioso
e la piccola e fragile creatura.
Dare ed essere,
per essere consumata,
posseduta e divorata,
disegnandomi profondamente dentro di te.
Arrendermi a un tocco,
un respiro, un morso,
il graffio di unghie che marchiano,
il più piccolo passo verso il tutto,
il più grande passo verso l'ignoto,
conoscere il vuoto
e il completamento,
respiro su respiro,
come una sola anima parla ad un altra,
colma il vuoto
e si fa carne su carne.
Fluttuo nella passione
e nella tenerezza,
dove il bene e il male,
la quiete e la veemenza sono sfocate,
le linee non sono più chiare,
chi è nudo non lo è,
chi è vestito è più a nudo che mai.
Onoro e ballo questa strana
e meravigliosa danza,
ubriaca di passione,
come un vampiro che si sazia di sangue,
nel sentire il pulsare del desiderio
da un cuore all'altro,
senza fiato,
vagando dal buio alla luce e viceversa,
dove nessuno è perduto
ed entrambi ci ritroviamo.

Trovando il mio Io




Io sono come Charles me ne fotto dei momenti, c'è un attimo per ogni cosa, bere, donne sesso, masturbazione, il tutto nei limiti per non dover dire non mi ricordo cosa è successo, e perdersi il piacere, sai sono complicato.

Sulle mie ginocchia




Lui è mistero vestito da chiaro di luna.
Un sussurro gelato
che risveglia un brivido profondo,
sfuggente agli altri,
ma non al mio cuore ardente.
I suoi desideri sono bisbigli segreti,
parlano come vernice cremisi
che sanguina ad ogni nuova pennellata
sul mio corpo fatto tela,
con più violenza e perversione
del tocco che precede.
La pelle velata di pieghe d’ebano,
adornata di un collare di cuoio
che stringe la gola palpitante.
Conto le note che pulsano sulla giugulare,
in perfetta sintonia con il mio petto.
Sono il suo peccato segreto
e lui il mio demone,
piegata e sanguinante sulle ginocchia,
ogni sferzata un peccato da pagare.
La carne punge sotto la sua sensuale carezza,
bagnate le labbra, implorano il suo potere.
Il collo ad accogliere le dita
che spingono fino a soffocare
e poi a vomitare fuori le mie voglie,
boccheggiando singhiozzi di lussuria.
Le labbra aperte cedono al suo volere,
sedotta e avvinta,
ma non voglio altro
che dominio e controllo assoluto.
Io il suo sangue, di cui si nutre.
Lui lo sperma, la mia cura.
Nuda e bella,
con le ginocchia ammaccate,
incatenata al suo altare, in offerta,
agnello sacrificale
e vittima del mio stesso peccato
che non sente ragioni.

Il mio spirito




“Scusami cosa vuoi, sono le tre di notte e non ci rimane tanto tempo per dormire”

Questa era stata la risposta incoraggiante di quella persona che mi doveva ascoltare in profondità, che mi diceva sempre a qualsiasi ora ci sono, poveretto, sfruttavo al massimo la sua pazienza, quasi all'inverosimile.

“Sai devo dirti questo, parliamo dello spirito guida”. 

“Scusami tu sei rincoglionito, mi svegli alle tre di notte per uno spirito guida, sai cosa ne devi fare sinceramente del tuo spirito, ascoltami ne possiamo parlare poi, ora mi rimangono due ore di sonno”

Lui era una brava persona, non so perché si arrabbiasse quando esponevo una mia percezione.
Ero li che non prendevo sonno con la lattina della mia birra finita, la rigiravo come un souvenir, ma non usciva più niente, fanculo a chi non dorme stanotte, colpa tua sai spirito guida.

“Guarda ti dico una cosa... ma sei ancora in linea o ti sei addormentato con il cellulare sul cuscino”

“Dimmi” rispose lui.

“Ho capito che forse mi può aiutare, non sarà come parlare con una persona, ma potrebbe essermi di conforto, mi darebbe delle dritte e mi tirerebbe per la maglia ad una minima cazzata e sinceramente, sai che anche pur facendone poche, con la testa che mi ritrovo sono sempre a rischio, magari potrei non scomodare più nessuno per capirmi e prenderei la palla al balzo per sapere ogni cosa di me, lei sicuramente lo sa benissimo come sto e come potrei stare, anzi sicuramente, avrebbe il coraggio di mandare affa... più di te. Riesco perché ho già provato a portarla sempre con me, fa tutto ciò che faccio io, si lava e borbotta, a volte posso persino non ascoltarla.”

“Tu sinceramente, amico mio non sei normale, scusa se te lo dico, ma così mi spiego meglio, tu sei da ricovero, da uno bravo bravo ahahahhah “

Lo assecondavo perché non mi attentavo a rispondergli.

“Ok buona notte”

“Buonanotte... ormai sono le quattro e mezza, ok mi faccio un caffè.

L'indomani mattina fortunatamente era venerdì, quasi ero intimorito ad andare l lavoro, ma sono sempre presente diligente e responsabile. 
In lontananza scorgo il mio amico... “Caffè?” Risparmio la sua occhiata

“Spiegami cazzo volevi stanotte, sai forse non ero in vena, ero probabilmente troppo addormentato o non riesco mai ad arrivare ai tuoi limiti”

“Niente nulla di che, forse non mi capiresti, sono troppo complesso”

Lui si gira e con fare urticante mi impone “Dimmelo lo stesso tanto più, che poi mi spiegherai, per quale ciufolo lo spirito è femminile.”

“Ok brevemente sai... penso di aver capito che devo dar più retta a me stesso, a volte non mi sbaglio, ho delle strane percezioni, ma in linea di massima giuste”

“Va a cagare cosa c'entra tutto questo col disturbarmi alle tre di notte”

“Si il problema sono io, in se per se non avrei bisogno di nessuno, ma solo di Lei, la mia MENTE, è ora che le dia ascolto”.
Non so il perché, ma i tanti anni che lo conosco è la prima volta che va via senza salutarmi.





lunedì 12 agosto 2013

RICHIESTA FORMALE di Alice Stregatta




Voglio qualcuno che mi mandi fuori di testa.
Ma che ci venga con me.

SPAZZATURA di Allie Walker






Caricò per l’ ennesima volta il revolver. Toccava la morte, tutte la cattiveria, tutti i torti che non potevano essere sistemati in maniera diversa. Si considerava il “redentore” per i caduti in disgrazia, i dimenticati, i bambini maltrattati, le donne offese con i lividi. Amava i bambini, se li stringeva al seno. Ma il male, il cattivo, dovevano pagare. Sempre.
Entrò nella camera. Lui era lì che dormiva, illuminato appena dal lampione che mandava una luce quasi tenera. Non ci fu tenerezza. Puntò la pistola alla tempia dell’ uomo. Abbozzò un sorriso quando il cervello esplose sotto i suoi occhi.

L'ERBA VOGLIO di Alice Stregatta




Voglio parole. Elargite e non elemosinate.
Voglio gesti. Spontanei e costanti.
Voglio attenzioni. Voglio attenzione.
Voglio pensieri. Condivisi.
Voglio emozioni. Reciproche.
Voglio reciprocità. Emozionanti.
Voglio il Sacro Graal.
E lo voglio adesso.