venerdì 15 marzo 2013

Il gioco dell'anima di Charmel Roses

Il gusto amaro del desiderio.
Sembravano così lontani ora, persi, svuotati di ogni contenuto, afflitti da quel gusto amaro del desiderio. Separati e naufraghi in quei mondi apparentemente inconciliabili, eppure ...
Loro avevano più di qualcosa in comune, qualcosa che non si può spiegare a parole, qualcosa che li rendeva unici e complici nello stesso modo di quelle passioni vissute attraverso quel percorso intrapreso con le loro parole. Quel loro cercarsi lo facevano scavando dando lettura dell'anima dell'altro.
Era cominciato tutto con un sms, o forse più precisamente, era incominciato ancor prima, in quella presa di coscienza che il loro essere era incompleto e che pertanto dovevano proiettarlo in una direzione, non importava quale purché non rimanesse lì, a morire. Così, come calamite si erano trovati l'uno a dar esposizione alle esigenze dell'altro, era come spogliarsi lentamente quel loro parlarsi, fino a rimanere nudi in balia del desiderio. La loro voce condiva inesorabilmente le loro esistenze fin quasi a non essere più sufficiente. Fin dove si sarebbero potuti spingere? 
Rese il cellulare e digitò quella frase che sarebbe stata il precipizio delle loro esistenze. Tre sillabe maiuscoli per dare forza a quel suo pensiero, quasi un urlare propria anima. 
I minuti trascorsero nell'attesa di una risposta come se quel tempo fosse stato dilatato all'infinito. 
La risposta arrivò, nessun carattere, nessuna sillaba, solo un cuoricino rosso.
Ad esso a qualche istante dopo seguì un altro sms, AMORE, anch'esso gridato, incontriamoci.
“Vengo a prenderti in Piazza Roma tra 10 minuti” 
“OK”
Vederla lì su quella panchina, le fece mancare il respiro, l'amava e questa era la sua follia, l'inizio della loro fine.
Aprì la portiera della macchina sfiorandole le labbra, fu lì che riuscì a recuperare quel respiro rapendo quello di lei, trascinato da quella voglia di viverla oltre il sapore della sua pelle.
Andarono verso il mare parcheggiando sotto una coperta di stelle visibile dal tetuccio apribile della fuoriserie.
- Dicevi? Esordì lei che per tutto il tragitto rimase in silenzio.
- AMAMI
Ancora una volta quelle parole polverizzarono tutti i suoi pensieri, annichilendo ogni sua replica.
Fecero l'amore, affondando l'uno negli occhi dell'altro e liberandosi con foga dei propri indumenti in quel desiderio carnale che assalì i loro corpi.
E quando si accorsero di ciò che stavano facendo ormai era troppo tardi. La strada che stavano percorrendo era senza via d'uscita, giacché non era dato loro viversi compiutamente e quell'orizzonte ormai troppo vicino che non si poteva evitare, arrivava in fretta con tutto il suo carico di dolore, come un'onda anomala in riva al mare che ti schiaffeggia improvvisamente e ti scuote sballottandoti e bagnandoti del suo stesso sapore.
Non c'era un motivo ora per quei silenzi, per quegli sguardi evitati nei sedili posteriore dell'auto che li aveva resi così amanti a tutti gli effetti, erano semplicemente precipitati nel loro tormento. In ciò che per loro non aveva via d'uscita. 
- Cosa siamo? Disse lei rompendo il silenzio dell'abitacolo
- Cosa siamo? - Riprese lui cercando di prendere tempo per pensare. - Siamo anime tormentate, perennemente insoddisfatte di se stesse che si cercano in quel gusto amaro del desiderio.

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