sabato 27 aprile 2013

CANTO D'AMORE di Sabry Moreno


Eppure ti chiedo di toccarmi, stringermi senza paura.
Sono un infinito che non metterà corde, ma usami come un arco.
Lanciati scopri la vita e l'amore.
Fonditi, curati, ascolta i suoni della notte e quelli del tuo corpo che respira.
Sono un fuoco, non puoi tenermi. Brucio tutto ciò che tocco e da quelle ceneri, rinasci.
Eppure ti chiamo a me,
un suono dolce,
una voce innamorata che non ti toccherà di alcun male.
Lasciami andare ora, mi chiamano le stelle nella notte.
Lasciami cantare il canto dell'amore
perchè non c'è nulla,
nulla che mi potrà fermare quando io amo. "

martedì 23 aprile 2013

TATOO di Giuseppe Balsamo




Sto diventando stronzo? In realtà lo sono da sempre. Meglio dire che sto diventando allergico ed insofferente alle manifestazioni di buonismo gratuito: ai “mi piace” soffiati come le stelle filanti, senza nemmeno leggere cosa c’è scritto; ai “buongiorno” ,ai “buonanotte”, ai “buonasera” alle foto di tazzine di caffè gentilmente offerte nella pausa pranzo da sensuali donne in lingerie o forzuti body builder travestiti da coniglietti.

Sorvolo nauseato come se avessi mangiato un’intera torta al cioccolato, quando qualcosa è dettata dall’animo lo noto ormai immediatamente: trasuda emozioni, passioni saltuariamente violenza. 

Diventa un tatuaggio: colorato ed indelebile, doloroso all’inizio bello alla fine

domenica 21 aprile 2013

ISTINTO E PASSIONE di Francesca delli Colli



Le decisioni prese con forza la pungevano come lame taglienti mentre seduta sulla sponda del suo letto, in quella camera dove il solo rumore era quello del silenzio intramezzato da qualche suo singhiozzo che le serrava la gola ancor prima di uscire. Le sue braccia erano strette attorno al suo petto come in un abbraccio inesistente mentre si dondolava come un’automa persa tra i ricordi che le passavano per la mentre arbitrariamente. Scuoteva la testa cercando di dissiparli ma inutilmente. La mancanza era reale, il vuoto era il suo solo amico da quanto lo aveva lasciato, non sapendo neanche il perche’ o forse il suo carattere da puledra selvaggia aveva preso il sopravvento sentendosi costretta in un legame troppo stretto e il suo spirito di liberta’ l’aveva costretta a decidere diversamente da cio’ che “pensava e diceva” il suo cuore.
Stremata si lascio’ cadere tra le lenzuola disfatte di quel letto, teatro di molti incontri, passioni consumate in fretta per la brama di appartenersi oppure lentamente lasciandoli cadere spesso in quell’oblio di eccitazione pura ed amore che li univa.
Gli occhi erano incollati sul soffitto, illuminato dalla luce ad intermittenza di un’insegna pubblicitaria che entrava dalla finestra, e li sopra le immagini di ricordi passati si susseguivano come fotogrammi di una vecchia pellicola. Un sussulto del ventre , una fitta lancinante che muore li dove una volta si schiudeva il suo fiore per lui, le sue mani si intrappolarono tra le cosce nude premendo sul suo sesso tentando di lenire quel piacevole dolore. Ancora lo sentiva sopra di lei, il suo peso che la ricopriva e scaldava, eccitava e bagnava e lei che le offriva ogni volta quel miele che solo lui riusciva scioglierle e che le scioglieva ancora ogni volta che pensava a quei momenti trascorsi con lui.
Gli occhi si socchiusero ed ecco che si ritrovò qualche mese addietro, nel primo dei loro incontri, teatro un ristorante di lusso.
Le labbra si tirano in sorriso amaro non voluto mentre ricorda l’ebbrezza, l’ansia e l’eccitazione che le dava quell’incontro al buio, si al buio perche’ si erano sentiti solo telefonicamente e dopo infiniti scambi ecco la richiesta da parte di lui di incontrarsi, una sorta di titubanza nella sua voce mentre formulava la domanda e poi l’attesa. I secondi per lui sembrarono interminabili fino a che arrivo’ un “si” delicato come un sibilo dall’altra parte del cellulare. Poche indicazioni sul giorno l’ora ed il luogo.
Mentre la sua mente ricordava quella sera, il suo corpo iniziava a rivivere sensazioni reali ed ecco che si ritrovò con il corpo teso scosso da leggeri fremiti mentre apparve un flash in cui lei entrava nel locale sedendosi al tavolo prenotato in precedenza. Gli occhi erano fissi all’entrata, non sapeva chi dovesse aspettarsi, lui non si era presentato nel suo fisico ma le aveva presentato soltanto la sua anima nella quale lei gia’ si era persa.
Unico segno di riconoscimento era un qualcosa di particolare sul viso che lo avrebbe contraddistinto da ogni uomo.
Il suo cuore si fermò come il suo respiro quando un uomo con il volto deturpato le si presentò al tavolo con una rosa rossa baccara’ in mano che le venne porta elegantemente.
Provo’ un senso di repulsione in quella figura ed un pentimento la annieto’ per qualche attimo nell’aver accettato quell’invio. Ma tutto cambio’ nell’arco di una mezzora, dopo un baciamano galante nel quale lei provo’ un brivido non si sa se di piacere o di disgusto, ma il suono di quella voce calda e tranquilla che si iniziava a raccontare la rapi’ senza che se ne accorgesse.
Era li con la mano che le teneva il mento e il gomito puntellato sul piano del tavolo mentre la sua espressione diventava assorta, interessata ed anche eccitata da quella storia.
C’era un qualcosa in lui che la colpiva, non sapeva cosa, forse quella sua deformita’ che lo distingueva oppure la sua educazione e galanteria, ma sta di fatto che lui entro’ dentro la sua mente facendola esplodere in un desiderio inarginabile.
Solo il tavolino li divideva, ogni tanto gli occhi si incontravano nei quali lei provava un pizzico di vergogna, gli incuteva soggezione ma nonostante tutto i suo sensi si iniziavano a muovere in modo contraddittorio.
Si sentiva in balia di lui, spogliata dal suo sguardo senza che l’avesse mai toccata.
Si toccava i capelli in modo nervoso con una mano e con l'altra mano afferro’ il flute pieno di prosecco inumidendo le sue labbra gia' secche. Il suo respiro era strano, a volte era svelto,a volte e' lento mentre lo guardava di sfuggita. Un gesto inaspettato da parte di lui rompe quel limbo in cui era caduta, il suo braccio scivola lentamente sulla tovaglia di fiandra color champagne fino a prenderle il polso.
Si alzo’ dalla sedia facendola scivolare sul pavimento con un rumore stridentemente sordo.
Il volto di lui era impassibile, lei si sentiva come una foglia trascinata dal vento senza una meta ben precisa.
Con una stretta ancor piu’ decisa la tiro’ costringendola ad alzarsi ed a seguirlo.
Lei imbarazzata si guardava attorno con la sensazione che l’attenzione di tutti gli ospiti del ristorante fosse rivolta a loro, a lei che viene trascinata verso la toilette ma quale toilette?
Si fermarono davanti alle due porte che dividono i luoghi per sesso, poi imboccarono quella maschile. Lei fece un po' di resistenza, non volendo, non capendo perche' proprio li dentro. Lui si giro’ con uno sguardo che emanava decisione e dolcezza insieme a quell'input perentorio di seguirlo.
Il bagno era stupendo, marmo alle pareti, mobili in travertino, due lavabi uniti da uno specchio a muro enorme.
Si fermarono davanti ad uno di essi, il pube le tocca il bordo, lui si pose dietro. Le due figure si riflettevano entrambe in quello specchio posto sopra al lavabo, il volto di lui era coperto da quel corpo che stringeva tra le mani il cui viso inizio’ ad assumere mille espressioni, intuendo un qualcosa ancora nn' ben chiaro,ma che assume forma quando le inizio’ a leccare quel punto che si trova esattamente sotto il lobo. Sciolta in quell’umido calore socchiuse gli occhi, piego’ leggermente la testa verso destra offrendogli la propria pelle gia’ elettrizzata.
Provo’ sensazioni strane miste ad eccitazione e ripulsione, non lo conosceva, ma sembra lo conoscesse da sempre.
Si sentiva tesa, nervosa, mentre un qualcosa le si scioglieva dentro Quella lingua, la sua punta iniziò a scorrerle fin dietro la base della nuca a quel punto tiro’ indietro la testa, mostrandogli quelle labbra rosee, gonfie e socchiuse pronte a ricevere un bacio che non arrivo’.
Le sollevo il bordo della gonna, la mano decisa e delicata le inizio’ad accarezzare la coscia coperta da una calza nera che la salvava dal fargli percepire la pelle d'oca sparsa per tutto il corpo
Respirava lentamente mentre lo sguardo di lei era fisso allo specchio. Si vedeva, lo vedeva, era una strana simbiosi.
Il peso del corpo statuo che la pressava le fece quasi perdere l'equilibrio ed istintivamente portò le mani ai lati del lavandino piegando il busto, abbassando la testa cercando di evitare quella scena riflessa.
Aveva voglia di vedere con tutti i sensi meno che con la vista. Quelle mani sul suo corpo erano leggere, quasi a sfiorarla mentre dentro di lei sentiva che la sua decisione diventa sempre piu' forte.
La gonna ora era arrotolata sopra la vita scoprendo quel mondo che le apparteneva del quale ora lui si stava servendo senza permesso.
Le mani scivolarono all'interno cosce che bastarde si allargarono istintivamente, mani che arrivarono fino al ventre oltrepassando il monte di venere glabro appena coperto da un triangolino di seta nero.
Riscendendo si fermarono sull'esile elastico che venne scansato facilmente oltrepassandolo con le dita .La fronte si appoggiò su quel collo delicatamente femminile .Il suo sesso era gia' una confusione di sensazioni, desiderava quelle mani, ma avrebbe anche voluto non la toccassero di piu'.
Il fiato sul collo era caldo per poi diventare gelato quando lui inspirava.
La sua eccitazione le premeva sul sedere, la sua voglia era palese e cresceva sotto la stoffa dei i pantaloni.
Era una situazione irreale, lei li dentro al bagno degli uomini, con l'angoscia che potesse entrare qualcuno e vederli, il suo udito proteso verso la porta con il timore che si potesse aprire da un momento all'altro.
Ma questo terrore le acuiva ancora di piu' l'eccitazione oltre la compagnia di quel bastardo che sembrava conoscere gia’cio’ che le piaceva. Le mani iniziarono a frugare tra le labbra turgide del suo sesso, venero strizzate dai palmi facendole emettere un grido sommesso. Quei giochi l’avevano fatto arrivare la voglia di sentirlo dentro, piena dei suoi desideri, ma la sensazione era che lui si stia soltanto divertendo facendola arrivare al culmine.
I suoi sensi erano arrivati all'apice facendo uscire fuori quell’istinto animale mai conosciuto.
Aveva voglia di scopare, lei lo chiese con un tono quasi piagnucoloso presa da quel turbinio di emozioni, Quel perizoma si sarebbe potuto strizzare per quanto era bagnata, gli umori che iniziano a scendere fino alla base delle cosce inumidendo anche le calze. Ancora non capiva cosa lui avrebbe voluto effettivamente, ma lo avrebbe capito nell'attimo in cui le sgarrò il collant con un gesto rapido.
Ora era li, quasi con la bava alla bocca, mentre si sentiva diventare alla stregua di una troia tra le sue mani.
Con una mano armeggiava sulla patta dei pantaloni facendole assaggiare sulla sua carne nuda quella pelle calda e gia' bagnata. Non c'era bisogno di preliminari, quelli furono in primis mentali preparando i loro corpi e le loro menti.
Quella mano maschile afferrò una ciocca di capelli, obbligandola ad indietreggiare il capo, mentre la sua verga entrava senza alcun complimento affondando in quelle tremule carni, quasi volesse affermare i suo possesso, i suoi muoventi la sovrastarono, la figa le bruciava, le pareti erano tese, ma dopo qualche spinta diventarono morbide come il burro.
Quel silenzio iniziale dentro quel bagno diventò un teatro di gemiti, sospiri e voglie che si esprimevano e placavano senza limiti.
Sembravano due animali infoiati, le loro espressioni persero la naturalezza, modificate da quella eccitazione irrefrenabile che stavano vivendo in quella situazione ancora piu’ adrenalitica.
Lei era quasi all’apice, lui lo sapeva percependo le pareti contrarsi sul suo membro.
Si fermo’ di botto e con gran stupore di lei la lasciandola sbollire da quegli spasmi. L’espressione che si rifletteva nello specchio era di odio verso di lui, il quale stava riprendendo le sue fattezze, per poi mutarle di nuovo iniziando a muoversi velocemente. Portò la sua bocca ad afferrarle la base del collo, scoperto da quella ciocca di capelli che lui ancora tendeva a tirare. I respiri erano convulsi, gemiti di lui aleggiavano veloci nell’aria scandendo il ritmo delle sue spinte, mentre la obbligava a piegarsi ancor di piu’ sul lavandino, e prenderla ancora piu’ profondamente.
Il suo orgasmo rimbombò come un lamento mentre bloccava i suoi movimenti dentro di lei che dopo pochi secondi riuscì a godere eccitata soltanto dal piacere sonoro appena udito.
Questo fu l’inizio di una storia dove l’uno si perse nell’altra per molto tempo, fino a che lei decise di troncare avendo preso coscienza di aver perso la sua identita’ fino a scivolare in un’appartenenza totale in lui ..

LADRA di Giuseppe Balsamo




L’acqua scroscia bollente, il bagno è invaso da vapore, l’accappatoio e di là. Ti sorprendo con gli occhi da ladra, il tuo nasino immerso nel colletto della mia camicia.

Il desiderio mi assale, le tue terga sono mie. Come burro le penetro. Ti volti, gli occhi pieni di me, mentre l’orgasmo mi scuote violento ed il mio seme si riversa sulle tue natiche. Ti ripulisco con un lembo di quell’indumento.
Ci abbandoniamo, 
Ti lascio quel ricordo, come una ladra lo infili in borsa, dovrai nasconderlo con cura, furtivamente stasera lo porterai alle tue narici. Sarò ancora una volta con te.


LAME di Giuseppe Balsamo



La luce è accesa, ne ho bisogno per quello che devo fare. Tu naturalmente non puoi accorgertene che solo in parte. Lame di luce passano attraverso la benda scura che ti copre gli occhi. Sei nuda, sdraiata, tracce di brividi percorrono la tua pelle. I capezzoli rigidi sono troppo invitanti e mi soffermo con la bocca su di loro prima di proseguire, li torturo, la lingua passa leggermente prima sull’aureola poi insiste su quei frutti maturi, succhio come fossero deliziose caramelle lasciando che il sapore inconfondibile si dilegui nel palato, infine li mordo provocandoti uno spasmo di eccitazione e dolore.
Ma non è questo che voglio, la luce guizza sulla lama affilata del rasoio da barbiere, risplende riflettendosi sulla tua pelle increspata dai brividi, ancora non puoi sentire il freddo gelido del metallo, ma probabilmente la mente e l’immaginazione vanno oltre lo sguardo, vedo le tue gambe inarcarsi inquiete ed i fianchi sollevarsi mentre trovi un nuovo appoggio sul materasso. Sento il tuo cuore palpitare freneticamente, ho il viso ancora appoggiato fra i tuoi seni e ti sento: hai paura!
Mi alzo e comincio ad intingere il pennello nella ciotola, mescolo con cura la schiuma bianca che diffonde il suo odore: un misto di mandorle amare , silenziosamente ottengo l’effetto sperato e comincio.
L’ennesimo sobbalzo ti assale quando le setole cominciano a disegnare il tuo corpo all’altezza del pube. Ti ricopro il sesso di schiuma bianca e candida, sorrido soddisfatto e crudele della mia opera, ripassando dove tra il bianco scorgo ancora la tua peluria. Non so cosa stai pensando, ma anche tu sorridi, percorsa da un nuovo fremito, mentre i miei movimenti si fanno veloci: guizzi da pittore.
Mi piace il tuo corpo nudo, contrasta con il bianco della schiuma che ricopre ora completamente il tuo monte di venere, forse pensavi volessi ricoprirti di alimenti dolciastri da leccare, ma non è questo il mio scopo e te ne accorgi immediatamente. Non appena senti il gelo della lama il tuo sorriso si trasforma in sorpresa, la passo lentamente ed obliqua dapprima sulle tue cosce, senza provocarti tagli o feriti. La lama mi scappa per un unico istante di punta, una minuscola goccia di sangue compare sulla pelle, poco al di sotto dell’inguine, non te ne accorgi nemmeno ed io l’assaggio il nettare rosso, succhiando a fondo la minuscola ferita.
La cosa ti piace, apri la bocca in un gemito breve ed appena accennato, che trasmetti lungo il tuo corpo.
Vado oltre, il rasoio percorre il tuo pube, forse cominci a comprendere. La peluria già glabra viene via facilmente, lasciandoti spoglia, esibita ai miei occhi curiosi ed avidi. Mi diverte osservarti in questa nuova nudità. Mi prendo il tempo necessario, desideroso di prolungare il mio gioco. Ho finito, non c’è più schiuma ma solo il tuo sesso depilato: passo una piccola spugna tiepida per ripulirti: la cosa evidentemente ti piace, perché ti muovi leggermente ad accompagnare i miei movimenti, quasi a volermi aiutare.
Vorrei dirti tante cose, probabilmente anche tu, ma entrambi non parliamo. Avvicino il volto e sento il profumo del tuo corpo misto a quello di mandorle amare. Il rasoio viene sostituito dalla mia bocca, dalla mia lingua che ne percorre le tracce minuziosamente. Seguo quel sentiero e tu cominci a mugolare di piacere, mi immergo fra le tue cosce e comincio a leccarti, a baciarti penetrandoti con la lingua. Hai un sapore nuovo per la mia mente, dapprima diverso poi familiare: un cibo esotico che diventa il mio, che voglio gustare fino in fondo e fino a saziarmi. Probabilmente te ne accorgi anche tu, perché quasi impazzita cominci a godere, posandomi le mani sulla testa ed allargando le cosce. Spingi il mio capo, mi vuoi dentro ed io ti penetro con la lingua, ti mangio ti assaggio, ti esploro, finche il tuo orgasmo arriva improvviso e veloce sul mio viso nella mia bocca.
Ti scopro gli occhi, hai il viso congestionato dal piacere, le labbra sono molli e tiepide, le copro dolcemente con le mie che ancora sanno di te, scambiandoci il gusto del nostro piacere

mercoledì 17 aprile 2013

DE JAVU di Francesca Delli Colli



Mi sembra un deja vu, un flash , un ricordo.
Questa luce che filtra tra le fessure della persiana semichiusa.
Lo stesso profumo indossato, la stessa biancheria, le stesse emozioni che mi serpeggiano bastarde in ogni parte del corpo , ogni angolo della mia mente e' racchiuso in quei respiri affaticati e quasi inesistenti e questa cicatrice sulla mano che ormai e' un segno indelebile del tuo passaggio ,mi scaraventano indietro nel tempo senza pieta'.
La stessa stanza.
Lo stomaco mi si accartoccia strizzando i battiti del cuore. Non so se sono rallentati per mancanza di ossigeno e non riesco a sentirli o sono troppo veloci e non riesco a contarli.
Le tue dita sulla schiena, scendendo lentamente disegnano la spina dorsale per poi fermasi sui lombi premendo ai lati in modo mirato facendomi saltare per una sensibilita' eccessiva e di piacere inaspettato . Non ho idea che significato possa avere questo gesto compreso inun rituale a me del tutto nuovo.
Gocce di adrenalina pura scivolano senza fretta inumidendo di sudore la pelle tesa agonizzante.
Io li nuda davanti a te, nuda come Cristo davanti alla croce che attende il suo destino.
Brividi sconnessi scuotono il mio corpo offerto, la mente si scioglie in mille pedine che si accavallano tra loro pur non sapendo quale sia la prossima mossa indemoniando i miei sensi.
Il tuo respiro mi gira attorno, scrutatore, pacato, attento, assorbendo quanto e cio'che cerco di emanare , io non lo riesco a sentirmi tanto sono attonita da quell'esame.
Sensazione di caldo della tua anima mista a sensazione di gelo del tuo corpo
Il tuo sguardo si intrufola dentro ogni mia insicurezza per metterla alla berlina del tuo ego, mi perlustra peggio delle tue mani che mi perimetrano il bacino per poi soffermarsi sotto il mio sesso, dopo un paio di percosse sulle mie natiche.
- Sei bagnata?
Questa domanda suona sinistra, mentre le dita sprofondano curiose e quasi beffarde nelle mie carni sondando la loro umidita'.
Ho la mente vuota, non so cosa e come devo rispondere, non so come devo essere.
Con ogni domanda secca che suona fendendo il silenzio,mi sembra di essere sotto inquisizione, ogni risposta mi sembra inadeguata, le cerco disperatamente in quella tabula rasa frastagliata.
Ho la bocca secca.
Voglio darle giuste, come se fossi la prima della classe, ma sono troppo ragionate e fallimentari.
Le risposte dovrebbero provenire dalla mia anima.
E' lei sotto inquisizione.
E' questo che vuoi sentire, la mia anima che parla alla mente e la mente al mio corpo, che come un traditore non aspetta altro che mostrare il mio lato debole.
Abile aguzzino che mi porta lentamente all'espiazione di cio' che sono io.
Si sono bagnata, eccitata, impaurita,
devota.
Il capo reclinato in avanti rende lo sguardo rivolto al pavimento, posso vedere solo i tuoi piedi che si fermano ogni due passi.
Nel rispondere istintivamente mi viene da alzare il viso, non so che espressione abbia, e' come se mi fossi traslata in un'altra dimensione.
Un limbo.
Avrei voluto un segno che rasserenasse il mio stato d'animo, ne' avevo bisogno come una bambina che anela una carezza dal padre.
A domanda risposta, a risposta un'affermazione gelida mentre mi poni la punta delle dita sotto il mento costringendo a sollevarlo.
“E mi rispondi con questa faccia? - intoni secco - “Faccia giu'! Mani lungo il corpo! Ferma!”
La sensazione ha i tratti della delusione che ingoio amaramente.
La bambina ha sbagliato!
Riabbasso il capo con una espressione indefinibile mentre mi inginocchio davanti a te.
Ho osato farlo senza un'ordine, mi sento esausta per quella indecisione che mi vomiti addosso anche senza parlare.
“Sono quello che vuoi te, ci sono riuscita!” penso rendendomi conto del passo, anche se felpato, che ho fatto, per me enorme e fonte di una realizzazione di una consapevolezza insperata.
Le dita nervose mi graffiano le cosce.
Il tempo non ha tempo.
Tutto scorre veloce tutto scorre con una lentezza esasperante.
Sono avvolta da un valzer degli opposti.
Unica cosa reale e determinata e' la mia appartenenza che pero' te non senti .
Appartenenza che racchiude nelle tue mani la mia mente e il mio corpo faticosamente mutati.
Non l'hai voluta sentire , non mi hai voluta e suppongo che sia stato l'ultimo regalo questo sfregio che mi ha lacerata dentro ributtandomi di colpo in quella melma informe dalla quale mi hai fatta uscire.
Dentro e' tornato il vuoto.
Fuori mi rimane solo il ricordo del tuo corpo che mi hai permesso di toccare.
Dell'essenza che mi hai impresso e che ho lasciato volutamente sulla mia pelle .
L'acqua ti avrebbe portato via da me...
Si puo’ vivere di ricordi ?

APPARTENERE A TE di Eleonora Rosso Seta



Sed delectatio dolor sit aeterna
Sentīmus manus in me:
fortitudo et tenacitatem
quod mihi ego tibi ad infinitum
et certe magister dilectissime
servus tuus Eleonora

IN OMBRA di Federico Nakel-Phelge




La proiezione di me
è come l'ombra scura
che si staglia lunga
in un pomeriggio d'estate.
Solo i contorni sono definiti
ma tutto dentro è buio e senza forma.
E come per l'ombra, il tempo che passa
l'assottiglia e l'allontana
disperdendone i contorni.
Solo la notte porta ristoro.
Qui tutto è ombra
e non ombra il tutto

IN UN ANGOLO di Larissa Ragdoll



In un angolo
Dolore denso che pesantemente
mi circonda come un lago scuro
con i suoi cerchi concentrici
io svanisco con loro
liquidamente

giovedì 11 aprile 2013

PENSIERO UNICO di Larissa Ragdoll



Nella mente ho solo te,
inquilino dei miei pensieri,
destinatario d'amore e sogni
che guidi le miei paure e i desideri
mi fai vivere e morire insieme
ed io felice mi abbandono
fra le tue braccia.

SENSI di Michele Costantini




Risento ancora
I sibilanti canti della tua pelle
Gli schianti sul tuo corpo 
Che si segnava di me

Poi…la calma
La calma sui seni arrossati
Il tuo dolce mugolare
China sotto il mio volere
Le mani strette
Ad indicarmi la mia possessione

Risento ancora
I sibilanti canti della tua pelle

GIUSTIZIA E' FATTA di Giuseppe Balsamo


Dalle finestre entra una brezza che gli fa asciugare il sudore sulla pelle, la camicia bianca alla coreana è attaccata sul suo corpo, adora l’estate e gli odori che la notte riesce a trasportare.
E’ contento, si muove nel buio della casa, lei sta dormendo inconsapevole nel suo letto, così fa piano ad andare in bagno per svestirsi e buttarsi sotto la doccia.
Si guarda allo specchio, un sorriso malizioso viene riflesso, ha le occhiaie, è stanco ma felice, questo pensa passando la mano sulla barba incolta e pungente.
Sta per sfilarsi la camicia quando i suoi occhi si soffermano sul colletto:”cazzo..cazzo..meno male “ un sospiro di sollevo quando velocemente afferra il colletto guardandosi quella macchia rossa. Lei non porta quasi mai il rossetto, ma da qualche tempo volendo accondiscendere i suoi desideri ha sempre le labbra coperte da un sottile strato di trucco; in genere dura solo qualche istante, dopo qualche minuto glielo ha già consumato con le labbra.
“Merda”, finisce di sfilarsi la camicia, prende una spugnetta, la bagna e comincia a passarla sopra, invece di sparire la macchia si allarga, il colore diviene meno intenso, ma il risultato è disastroso. Non può far rumore con il rischio di svegliare sua moglie e far succedere un pasticcio. Si aggira così nelle stanze buie alla ricerca di qualche prodotto magico un detersivo, un diluente, un acido, qualsiasi cosa in grado di risolvere il problema.
Arriva alla camera di suo figlio, dorme beato, l’occhi gli cade su un pennarello rosso privo di tappo e tutto diventa più chiaro. Sorridente lo afferra con la mano, si dirige verso la lavatrice: “fatto”. Ora tra la biancheria bianca, in quel buco nero, giace la sua camicia, ben nascosta in fondo ed il pennarello rosso.
Non pensandoci più , inconsapevole ed ignaro, affronta così la sua giornata di lavoro come tante altre, il solito squillo di telefono nella pausa pranzo da parte della consorte, una routine consolidata da anni, lo riporta alla realtà.
“Tuo figlio mi ha combinato un disastro..c’è tutta biancheria bianca che è diventata rosa, compresa la tua camicia nuova!!...ha infilato nella lavatrice un pennarello rosso….ma come gli è saltato in mente…ed è anche bugiardo..nega di averlo fatto…ma stavolta non la passa liscia…in punizione per tutto il week end”.
I sensi di colpa ed i rimorsi cominciano a farsi strada nella sua testa, tutto ciò merita giustizia!
Passa parte delle sue ultime due ore di lavoro a pensare il da farsi, sale in moto e va all’appuntamento con lei, oggi ha pensato bene di mettere una maglietta, mentre lei indossa un abitino scuro che le lascia le cosce ed una spalla scoperta. Si vedono come il solito davanti l’ingresso del loro albergo, cioè non è che sia di loro proprietà, ma è lì che ormai si incontrano per consuetudine, nota immediatamente le sue labbra rosse e carnose, per la prima volta le osserva prima del suo sguardo che sempre lo invoglia a prenderla senza dare spazio alle parole.
E’ sull’ascensore che li conduce alla stanza che medita la vendetta, che il senso di giustizia si fa strada. Un sorriso malizioso e veloce come il guizzo di un pesce nel fiume, scorre veloce sul suo viso, scompare non appena la porta della camera si chiude alle loro spalle. Lei fa per abbracciarlo e baciarlo come al solito, cingendogli il corpo sotto il giubbotto di pelle, questa volta l’uomo si comporta diversamente: si divincola e con una mano si sbottona i jeans, tirando fuori il membro eretto e pulsante.
Le afferra entrambe le mani, mente i loro sguardi si incrociano lascivi, quello di lui colorato di crudeltà. Induce una mano di lei a stringergli il cazzo e la guida in movimenti lenti e languidi, con l’altra la invita ad inginocchiarsi. La donna lo fa sempre guardando dapprima il suo sesso, poi i suoi occhi, trovandosi ormai con la cappella pulsante davanti al viso, non può far altro che prenderla fra le labbra.
I movimenti si fanno lenti , la donna prova gusto ad ingurgitare il sesso gonfio di lui. Lo gusta, lo bagna con la lingua, lo stringe fra le labbra. Movimenti lunghi finchè l’uomo non inarca la schiena, spingendolo dentro ed afferrandoli i capelli, guidandola verso il suo piacere.
La sente massaggiargli i testicoli mentre il suo cazzo le scompare fra le labbra, quasi a soffocarla. Un ultima occhiata, gli sguardi si incrociano ed il piacere lo assale, una scossa elettrica lo pervade mentre schizzi di sperma le invadono la bocca. Prosegue con la mano, saziandosi del suo seme che le cola fra le labbra.
Nessuna traccia di rossetto, ha avuto la sua vendetta.
Le due ore che seguono sono fatte di amplessi, confessioni, racconti e le loro risate che riempiono, la stanza; come sempre si concludono con un bacio clandestino lontano da occhi indiscreti.
E’tardi deve fare in fretta, deve comprare un bel gioco al suo cucciolo.
E’ questione di Giustizia.

Seme di Insolito Scrittore

Nelle tue labbra il mio sapore
nei tuoi pensieri l'eccitazione ancora viva
rapita da quel pulsare invadente e cremoso
che ti ha schiaffeggiata

Le tue dita scorrono su di me
si deliziano impregnandosi del mio seme
ancora, insaziabile, mi avvolgi
nella tua calda brama di avermi

Guadagni centimetri
inforni nelle fauci
quel serpente tentatore
fino i gola.

Pausa, respiri
ti muovi su di me, ancora veloce
accompagno i tuoi movimenti
sfiorando il capo con delicate carezze

Sei in me, sono in te
spingo mentre vizio la tua bocca
di nuovi flutti
che scivolano come lava dentro te

Non-Maestro di Ali Spezzate


Mi confidò che sperava ricevere lezioni di vita.

Ma io non sono un "maestro di vita". 
Non ho nulla da insegnare. 
Non ne ho interesse, nè voglia. 
Devo solo essere me stesso, nonostante.
Mettimi un sasso in mano e aiutami a scagliarlo contro ogni ragione. 
Poi un altro ed un altro ancora, finchè cadranno tutte. 
E cadrà il cielo e prenderà fuoco la luna.

Schiavo d'amore di Charmel Roses



Era puerile il suo imbarazzo, il modo in cui attendeva e seguiva i miei movimenti. Mi faceva tenerezza e mi eccitava sentirlo così, inerme e in balia del mio volere.
Sapevo ciò che voleva, solitamente non assecondavo mai i desideri degli uomini, non tolleravo la loro mancanza di rispetto, la loro pretesa di possedermi.
Era alto il prezzo che dovevano pagare per sperare che io li compiacessi, troppo alto perché potessero ottenere da me un cedimento. Chi mi aveva conosciuto lo sapeva bene, prima di tutto venivano i miei desideri.
Ma lui era dolce, un cucciolo innocente da accarezzare. Era raro un uomo così e decisi di premiarlo.
Lo feci inginocchiare e i suoi occhi brillarono, era estasiato e riconoscente per quell'ordine. Malgrado la sua inesperienza, non osò avvicinarsi, attese col capo chino, che fossi Io a dirgli quel che doveva fare.
Intinsi la punta del piede nel miele e gliela porsi. Lui sembrava incredulo, fremeva ed esitava, quel dono dovette sembrargli un piacere troppo grande per lui e dubitava di esserne degno.
Intanto il miele colava, lentamente, dalle mie dita. Lui leccò quelle gocce che erano cadute dal pavimento ed Io lo incitai, con dolcezza, finché non sentii la sua lingua morbida scorrere lungo il mio piede e tra le dita.
Lasciai che si nutrisse, che la sua brama montasse. Mi leccava i piedi e intanto, in silenzio, mi invocava, mi implorava, si sottometteva, offrendosi a me, incondizionatamente.
Calzai il suo volto, “comodo”, pensai, sorridendo per quell’immagine buffa e al tempo stesso tenera. Mi piaceva il modo in cui si piegava, abbandonandosi ai capricci del mio piede che lo accarezzava. Il tepore del suo respiro soffiava come brezza tra le mie dita, un vento tiepido e leggero che cullava le mie voglie e le assecondava. Allora le allargavo e il tocco umido della sua lingua tornava a bagnarle e succhiarle, scorreva tra le mie dita in maniera quasi oscena. Era avido, insaziabile, il suo volto era rosso per l'eccitazione, la sua bocca si allargava e implorava di poter accogliere il mio piede, di averlo tutto, pur sapendo di non poterlo contenere. In quelle carezze percepivo la sua brama di possedermi. Sì, in fondo era come tutti gli altri, voleva avermi. Ma non poteva, non più di quanto io gli avrei permesso. Mi apparteneva, era totalmente soggiogato e asservito, ma nella sua sottomissione vibrava un prepotente desiderio di possesso che lasciavo inappagato, facendolo crescere, fino a renderlo folle d’amore, di un amore devoto, senza confini.
Giurava di voler essere mio, di desiderare solo di potermi servire e adorare, assecondando il mio volere, forse lo credeva, ma era come ogni altro uomo, voleva solo imporre il proprio desiderio. Iio però sapevo, conoscevo ogni corda del suo animo e sapevo come farla vibrare intonando solo le melodie che potevano deliziare le mie orecchie.
"Basta così" gli intimai e vidi i suoi occhi languidi brillare.
Chinò il capo e rimase prostrato, annientato dall'attesa e dal mio prolungato silenzio.
Dovevo metterlo alla prova, spingerlo ad accettare fino in fondo il mio volere, solo così sarebbe stato degno di appartenermi.
Lo volevo, volevo la sua mente, tutta. Ma era un uomo e sarei dovuta passare attraverso il suo corpo per raggiungere la sua anima.

Via Crucis di Francesca Delli Colli



Cammino lungo la tua vita
mentre vedo tracciare la mia via
passo dopo passo.
Ti seguo restando nel mio silenzio
fino a che non inizio a sentirti urlare dentro
e la mia insicurezza si scioglie tra le tue mani.
Sei un istante da vivere dove riesco a respirarmi,
io un eterno morire senza te.
Guardami negli occhi
E scova quell’anima che appartiene,
imprevedibile e fragile.
Combatto perche’ credo,
Ma ho bisogno di essere raccolta da terra
e legata alla mia croce.

Sete di Larissa Ragdoll


Come un fiore appassito
chino il capo e aspetto
le tue parole come acqua,
pioggia di primavera che disseta
e lava via la solitudine.

Ricordi di Larissa Ragdoll



Rimane nella mia mano
la sabbia del tempo
ma mi scivola fra le dita
a terra si confonde con altra sabbia.
Come un faro lontano rimane
flagellato dalle onde
l'amore vissuto.

Parole di Federico Nanker-Phelge



Parole proprie o altrui 
Come appigli. 
Tentativi vani di riempire un vuoto. 
Infinite combinazioni per riempire il nulla
Intarsi di inchiostro
Come sangue rappreso colato
Da un'anima ferita
Sussurri impercettibili di
Inconfessabili segreti o urla sguaiate
Di dolore.
Tutto questo sono le parole,
E molto altro ancora.
Ma nemmeno tutte le combinazioni
Di lettere e parole potranno mai dire
Tanto quanto potranno dire
Le non-parole del
SILENZIO


Amore di Larissa Ragdoll


Nuove tempeste
mi agitano il cuore
puoi placarle?

Stranamore di Larissa Ragdoll



Gioco sottile di assenza
che di nascosto controlla,
con apparente indifferenza,
bolla che racchiude un noi evanescente
ma d'amore pieno vero e presente.
E a volte è incontro di occhi e di mani
desideri a lungo sopiti che trionfano
in attimi di Verità.

Viaggio di Larissa Ragdoll



E' l'ora che confonde i contorni
di cose ed alberi
cammino nella strada deserta
trascinando il peso delle mie valigie
di ricordi, senza più dolore,
così tanto sono lontani.
Chi era non é più
forse non é mai stato.

Un peccato spezzato di Francesca Delli Colli




Prenditi cura di me
che sia un attimo o una eternità 
non ha importanza.
Ho bisogno di lasciarmi andare,
Ho bisogno delle tue mani
Ho bisogno di credere
vivere
respirare...
Sei una catena che non posso spezzare
Sei un pensiero fatto solo per peccare.
Tutto gira intorno a noi
senza un confine preciso,
dove finisci tu esisto io.
Vorrei che mi inventassi,
svuotarmi e poi riempirmi
e a goccia a goccia
l'anima carpirmi.
Che siano dolori o passioni
io sono sempre dentro le tue decisioni...