giovedì 26 giugno 2014

QUEL MONDIALE DEL '94 (cahiers del tempo che fu) di Anfrea





Mi sedetti sul divano. Avevo ancora addosso il suo odore, l’aroma della calda pelle misto all’afrore di umori sessuali. L’inno nazionale risuonava a tutto volume dalla televisione ma nelle mie orecchie riecheggiavano ancora i suoi gemiti e le sue urla. Erano le dieci di sera di un sabato di giugno e stavano per iniziare i campionati del mondo di calcio. Italia-Irlanda! Ero a casa di Laura. Eravamo soli. Laura arrivò dalla cucina con una bottiglia d’acqua in mano. Quanto era bella! pensai nell’osservarla avvicinarsi. Il nostro rapporto, lungo di tre anni, era ormai logoro. Ma il suo corpo riusciva a farmi passare qualsiasi crisi! Stupenda nei suoi corti pantaloncini di cotone, dal quale s’intravvedeva il culo sodo, e nella sua aderente canottiera, che metteva in risalto i capezzoli ancora turgidi! Entrare nel clima partita non era facile con lei al mio fianco. Solo pochi minuti prima avevo ancora il viso sprofondato fra le sue cosce! E che cosce! Subito mi tornò alla mente il suo volto arrossato e stravolto dal piacere quando, nel pomeriggio, si trovava a cavalcioni sopra di me, cavalcando come un’amazzone furiosa in cerca del proprio piacere. Si strinse accanto a me. Abbracciarla, accarezzarla, passare la mia mano sulla sua pelle setosa e levigata mi dava ancora un piacere fuori dal comune. Il suo giovane corpo sapeva come risvegliare i miei appetiti! La partita terminò. L’Irlanda aveva vinto. Emisi un sospiro di delusione. Laura mi abbracciò. Poi mi baciò, prima su una guancia, quindi sulle labbra. Le nostre lingue si strinsero in una voluttuosa danza. Lei, allargando le gambe, si mise a sedere sopra di me. Il mio sesso rispose immediatamente al contatto. E immediatamente dimenticai la partita inaugurale della nostra nazionale ai mondiali di USA 94!

Il locale era gremito. Ogni giovedì sera ci si ritrovava lì con gli amici. Un anonimo pub di provincia nell’hinterland milanese. Un paio di birre, quattro parole, due risate per lasciarsi scivolare addosso le fatiche e le preoccupazioni della giornata. Ma quel giovedì sera era ben diverso. Italia-Norvegia, la seconda partita dei mondiali. E questa era la partita cruciale. Dopo la prima sconfitta, ora non si poteva più sbagliare. Altrimenti…..tutti a casa. Tatiana si sedette vicino a me. Le presi il suo boccale di birra e ne bevvi una generosa sorsata, fra le sue proteste sorridenti. Fischio d’inizio. La partita incominciò. - Dov’è Pietro? – chiesi a Tatiana alludendo all’assenza del suo uomo. – E’ rimasto a casa. Almeno, così m’ha detto. Forse è con l’amante! – rispose. Mi risedetti sulla panca in legno massiccio, mi ricomposi e la guardai. Risi. – Beh, se è così, allora dopo ti riaccompagno a casa io. Che ne dici? – le sussurrai all’orecchio strizzando l’occhio in un gesto di complicità. Poi scoppiai a ridere sottolineando lo scherzo che era sottinteso a quella mia domanda. - E lei? – mi domandò facendo cenno con il capo in direzione di Laura, seduta poco distante da noi e intenta a chiacchierare con Silvia. – Beh, prima accompagno lei, poi…….poi rimaniamo da soli! Un ottimo piano, eh? – le sussurrai sempre con aria furtiva, e sempre più divertito. – Forse è meglio di no! – disse lei ridendo di gusto. Poco male, pensai io facendo spallucce. Concentriamoci sulla partita! Le cose si stavano mettendo male per noi. Arrivò l’intervallo. Sigaretta di ordinanza. Tatiana mi passò a fianco e mi fece l'occhiolino. La seguii nel giardino retrostante. Nel buio lei mi afferrò, mi spinse contro il muro e iniziò a baciarmi con foga. Le nostre lingue guizzarono l'una sull'altra mentre le mani scivolavano lungo i corpi. Iniziò il secondo tempo, mentre io ero avvinghiato al suo corpo. Le sollevai una coscia. Lei mi slaccio' la cerniera dei pantaloni. La nazionale cercava disperatamente quel goal per cercare di andare avanti nel sogno mondiale. Io schiacciai Tatiana contro il muro e la penetrai con forza. L'urlo di chi stava assistendo alla partita mi fece capire che l'Italia era passata in vantaggio. Ma per me, in quel momento, c'erano solo le urla soffocate di Tatiana. Scopammo, scopammo, scopammo. Fin quando i nostri orgasmi ci lasciarono esausti e senza fiato. Rientrai giusto in tempo per la fine della partita. Il sogno mondiale poteva continuare!

L'odore della sua fica mi mandò in visibilio. Era bagnata all'inverosimile e la mia lingua e le mie dita vi scivolavano frenetiche. In televisione risuonavano gli inni. Italia-Messico, partita cruciale del girone. Ma a me non interessava per niente. Ero steso fra le gambe di Tatiana e nulla, ma proprio nulla, poteva distogliermi dal suo sesso voglioso. Erano le sei e mezza del pomeriggio. Mi aveva invitato a casa sua e io non ero stato capace di resistere. Non era bella. Ma aveva una carica erotica fuori dall'ordinario che riusciva a rapirmi completamente. Appena entrai non perse tempo. Mi abbracciò e mi baciò con impeto, sfilandomi la maglietta quasi in modo furioso. Mi slacciò i pantaloni e mi afferrò la verga, sussurrandomi all'orecchio che amava da pazzi il sesso orale. Non le diedi il tempo di aggiungere altro. Quasi con brutalità la feci stendere sul divano, le tolsi i pantaloncini che indossava e mi lanciai fra le sue gambe. Iniziai a leccare, baciare, succhiare, con un'avidità impressionante. L'Italia passò in vantaggio, ma erano solo suoni ovattati che giungevano lontani, senza senso, senza significato. La sua fica era tutto per me, in quel momento. Le sue urla di godimento mi stordivano tanto erano vibranti. L'afrore del suo piacere mi fece dimenticare ogni cosa. La partita, Laura, me stesso! Il Messico pareggiò. Ma io manco me ne accorsi. Ero avvolto dai suoi umori e tanto mi bastava. L'odore del nostro peccato, del nostro tradimento, ricoprì la nostra stessa infuocata lussuria. Puzza di sudore, di vulva gemente, di piscio, saliva e calore fuori controllo. Ansimi, gemiti, urla a rimarcare voglie irrefrenabili. E che si fottessero i mondiali, la partita e tutto il resto! Giunse il triplice fischio quando io ero ancora fra le sue cosce. L'Italia aveva pareggiato. Terzi nel girone ma fortunatamente ripescati. La storia non era ancora finita!

Al pub tutti insieme. Al pub a trepidare per la nazionale. Al pub quando ormai l'incubo dell'eliminazione era ormai quasi cosa certa. Mancava un minuto e trenta secondi al fischio finale. Italia zero, Nigeria uno! Era la disfatta. Poi.....poi il miracolo. Tiro dal limite di Roberto Baggio e pareggio. Scattammo tutti in piedi, in un urlo che sapeva di liberazione. Si andava ai supplementari. Tutti noi sembrammo risvegliarci da un incubo. – Oh, sai cos’è successo oggi a mia madre? – mi fece Enrico mentre beveva la sua birra. – Senti un po’ che roba! Allora, ero in casa, stavo studiando. A un certo punto, vedo mia madre che, in fretta e furia, molla sull’asse da stiro il ferro e corre verso il bagno.- Luca si voltò verso di noi e, scoppiando a ridere, gli disse – Che c’è di strano? Doveva cagare, no? -. Anch’io scoppiai a ridere. – Sì sì, doveva cagare, è vero, ma le scappava così tanto che, una volta arrivata in bagno, s’è seduta sulla tazza dimenticandosi di alzare il copri water! – disse con le lacrime agli occhi del tanto rideva. – Nooo! – esclamò Luca – e s’è cagata addosso? – domandò non riuscendo a fermarsi dal ridere. – Un disastro! – sentenziò Enrico tentando di rimanere serio. – Un vero disastro! -. Iniziarono i tempi supplementari e il disastro si trasformò in apoteosi. Ancora Baggio, su rigore, segnò la rete che ci portò ai quarti di finale!

Era un sabato di luglio. Un'amica di Laura ci aveva invitati nella sua villa dalle parti di Alba per il week end. Eravamo circa una quarantina di persone. Tutti insieme ad assistere a Italia-Spagna. Erano le sei del pomeriggio e Laura era già brilla. Non che io non avessi bevuto, ma evidentemente reggevo molto meglio di lei! Si avvicinò. Sorridendo con fare malizioso iniziò a sussurrarmi all'orecchio. - Ho una voglia matta di scopare! Saliamo di sopra, non resisto più!-. Era destino che questi mondiali io non li vedessi! Ma a quell'invito non potevo dir di no. Mentre salivamo le scale lei mi abbracciò e mi sorrise lasciva. - Voglio che mi prendi da dietro. Mi hanno detto che è bellissimo. Voglio che mi scopi il culo!-. La guardai esterrefatto. Stentavo a credere a quel che avevo sentito. Non era da lei. No, proprio no! Non sapevo se fosse l'alcool o l'aria estremamente disinibita della festa. Forse entrambi. Ma non me lo feci ripetere due volte. La partita? Me l'ero già dimenticata! Una volta entrati chiudemmo la porta della camera da letto. La spogliai velocemente. La mia eccitazione era già fuori controllo. Le baciai il corpo. Tutto quanto, centimetro dopo centimetro. Lei si dedicò al mio sesso, baciandolo, succhiandolo, insalivandolo a dovere. Le scostai la testa. Non volevo certo venire prima del tempo, rovinandole tutti i suoi programmi! Nel frattempo l'Italia era passata in vantaggio. Lo capii dal boato sottostante. Ma le natiche che così generosamente mi stava offrendo fecero svanire qualsiasi altra cosa che non fosse la sua voglia. Si mise a carponi sul letto. Io mi avvicinai da dietro. E lentamente iniziai a spingere, spingere, spingere, vincendo alla fine la sua naturale resistenza. Le urla inferocite che provenivano da sotto sottolineavano il pareggio della Spagna. Ma il tutto era attutito dalle sue, di grida. Inizialmente grida di dolore, poi di piacere. Intenso piacere. Era per tutti e due la prima volta. Mai prima d'ora mi era capitato di avvertire simili e intense sensazioni. Nessuna scopata era paragonabile a quel che stava accadendo in quel momento. Fui colto da vertigini. Fui assalito da un piacere talmente forte da annebbiarmi la vista. Non capii più nulla, non sentii più nulla. E quando venimmo, insieme, provammo l'orgasmo più dirompente mai sperimentato. Ci accasciammo infine esausti uno di fianco all'altra. L'Italia aveva segnato il secondo goal e la partita era terminata. Si schiudevano le porte della semifinale. Per me invece si erano schiuse ben altre porte!

E infine giunse la grande sera. La finale del mondiale. Italia-Brasile, la storia. In semifinale avevamo battuto la Bulgaria. Me la guardai a casa insieme ai miei genitori. Il giorno dopo avevo un esame all'università e ci volevo arrivare bello sveglio! Ma la finale era differente. Mi sedetti sul divano. Eravamo a casa di Anita, la storica fidanzata del fratello di Laura. Tutti e quattro in attesa del grande evento. Solo una cosa mi infastidiva. Anita abitava in via Benedetto Marcello, famosa zona di trans sudamericani. Sentire le loro urla e il loro tifo sguaiato mi innervosiva alquanto. Ma tant'è! La partita scivolò via senza grandi sussulti. Fortunatamente il frigor era pieno di birra e le cosce di Laura erano sempre un gran bel vedere. Alla fine si giunse ai rigori. Andai sul balcone e mi accesi una sigaretta. Sul terrazzino a fianco spuntò un viados. Evidentemente aveva avuto la mia stessa idea. Era bella, bellissima. Bionda all'inverosimile, capelli lunghi, viso angelico da fotomodella, gambe slanciate, culo perfetto, tette dirompenti. E non era neppure volgare nel suo corto vestitino candido come l'innocenza! Mi guardò. Mi sorrise. Si accese una sigaretta. - Siamo al dunque, vero tesoro?- mi disse con la classica inflessione portoghese. Le sorrisi anch'io. - Già! Ancora poco e sapremo chi sarà campione del mondo. Voi o noi!-. Il suo intenso profumo da mignotta da marciapiede mi avvolse completamente. Si accorse che le stavo fissando il culo. Sghignazzò. Senza dire nulla, sollevò appena il corto vestitino, scostò il perizoma e prese in mano la sua mascolinità. Un uccello fuori dall'ordinario, devo ammettere! Mi fissò divertita. - Chi perde fa un pompino all'altro. Ci stai tesoro?-. Continuava a sorridere. I calci di rigore sono una lotteria. Può andar bene come andar male. Ma se fosse andata male a me sarebbe toccata tutta quella roba in bocca. Lei era lì, che mi sfidava, sicura di se. E questo mi fece incazzare. - Ci sto bellezza!- dissi senza esitazione. Lei scoppiò a ridere e rientrammo entrambi nelle rispettive abitazioni. Ora avevo un motivo in più per trepidare. E quando Baggio andò sul dischetto, e quando calciò, e quando sbagliò il rigore decisivo, non mi disperai per la sconfitta della nazionale, quanto per quello che mi doveva attendere! Fortunatamente però fra tutti i trans del quartiere scoppiò una grande festa e la bella bionda non la rividi più. Ne lei ne il suo uccello da campione del mondo!

UNA DIFFICILE INDAGINE


Era il primo pomeriggio di una bella giornata di fine primavera , l' estate incipiente si sentiva dai profumi nell' aria , dal mare che aveva cambiato colore , dalla forza del sole ; erano entrambi in ufficio il Sovraintendente Pasquale Peluso ed il suo superiore , l' Ispettore capo Walter Capelloni , sbrigavano tranquillamente le loro innumerevoli pratiche d' ufficio.
Non aveva neanche la consueta sonnolenza pomeridiana , quel giorno , merito , oppure colpa di sua moglie , pensò Capelloni . Devi stare leggero , aveva sentenziato ! Pasta al pomodoro (poca) , una fettina di petto di pollo ai ferri ed un poco di insalata verde con pomodori , con poco sale e poco olio , tutto maledettamente poco , per finire il solto schifoso caffè. 
Non è che sua moglie che non fosse capace di farlo , il punto era , che , da brava massaia , per cercare di far quadrare i conti , che le spese erano sempre tante , anzi troppe , comperava molti prodotti , fra cui il detto caffè in quei hard-discount tipo Sosty , dove tutto costa meno ; aveva provato ha protestare , una volta , ma Daniela , si era incazzata di brutto ed aveva minacciato di farla fare a lui la spesa , poi si sarebbe visto alla fine del mese come sarebbero andate le cose , per cui la sua ribellione era morta sul nascere.
Ad un certo punto suonò il telefono , rispose , come sempre Peluso , "Pronto" disse con una voce stanca , che sembrava voler far capire all' interlocutore < Chi è che rompe ? > , poi si fece improvvisamente più attento , il suo viso si distese in un largo sorriso , infine , tenendo una mano sul microfono disse , rivolto a Capelloni " Senti , è l' Agente scelto Speciale , che funge da segretaria alla Commissaria Zanotti , la quale vorrebbe parlare con te , questo pomeriggio , se sei libero , che gli devo dire ? ",dopo alcuni secondi riflessione l Ispettore gli rispose "Dille che ci vado subito , sarò da lei entro pochi minuti , fatti dire , intanto che cosa ella desidera da me ", Peluso ripetè fedelmente il messaggio ricevuto , poi dopo una fitta conversazione , di cui però non afferrò minimamente il senso , depose la cornetta e gli disse " Niente da fare , non mi ha voluto dire il motivo della tua convocazione , dice che te lo spiegherà il Commissario in persona".
"Allora , tanto vale andarci subito" , gli rispose Capelloni alzandosi dalla sedia , intanto con una mano si toccava , dubbioso , il pizzetto. "Secondo te , che cosa potrà mai volere ? " , disse rivolto al Sovraintendente " Ed io che ne so ? Forse ti vuole invitare a cena ", gli rispose facendogli l' occhiolino . "Ma va laaaà ! Ed io che ti sto anche a sentire ! " rispose Capelloni ed uscì dalla stanza.
Raggiunse davvero in pochi minuti l' ufficio del Commissario Stefania Zanotti , bussò delicatamente ed aspettò che dall' interno , una voce dicesse "Avanti " Entrò e si diresse verso la scrivania "Prego , siediti pure" le disse cordialmente il superiore , poi rivolta all' agente che sedeva ad una scrivania alla sua sinistra disse " Susanna , tu vai pure , ti chiamo io " 
"Diamoci pure de tu , oramai è un certo tempo che ci conosciamo " gli disse la Zanotti quando si fu seduto , porgendogli la mano "Stefania, piacere" "Piacere mio , Walter" , rispose Capelloni. 
" Ti domanderai perché ti ho fatto venire qui , non è vero ? " "In effetti...."rispose lui.
"Semplicemente di volevo chiedere se eri disposto ad essere al mio fianco in una difficile indagine che mi è stata affidata " , "Che genere di indagine , se posso saperlo ?" ,lei restò un momento in silenzio , dubbiosa , poi rispose " Resta inteso che ti parlo in via del tutto confidenziale e che , naturalmente conto sul tuo riserbo" , un gesto affermativo della testa di lui , senza altre parole la convinse a continuare "La DIA nazionale , tramite la Dia regionale ci ha fatto sapere , che da loro fonti , considerate attendibilissime , un grosso esponente , un pezzo da novanta della 'ndrangheta calabrese , sarebbe giunto da qualche mese nella nostra regione , con il placet di tutte le grandi famiglie , per prendere in mano la situazione gli affari locali , in poche parole anno chiesto il nostro aiuto , come anche ai Carabinieri ed alla Finanza , per cercare di individuarlo e catturarlo "
"Ai detto niente ! " esclamò Capelloni e poi aggiunse " Guarda Stefania , che io non sono l' uomo adatto per questa indagine , non mi sono mai occupato di queste cose , scippi, furti in appartamento , quelli si , che sono il mio pane quotidiano , una rapina ogni tanto , spaccio di droga al minuto , gioco d' azzardo , cose così . Minkiatine in confronto ha quello che mi proponi tu "
"Poi l' Ndrangheta......peggio non potevi capitare ! "
Lei , allora , con un gesto che egli assolutamente non si aspettava , prese le sue grosse mani fra le sue , lo guardò dritto negli occhi e gli rispose " No , sei proprio l' uomo di cui ho bisogno Sono solo pochi mesi che sono qui , ma ho imparato ad apprezzarti , ho visto come ai condotto le tue ultime indagini, parli poco e sei schivio ma ai una mente brillante e deduttiva , e poi....."
Qui si fermò un momento , incerta se proseguire o meno , infine fattasi coraggio , dopo aver deglutito , continuò "Mi trovo in difficoltà , questa è la verità . Avrai certamente notato , nelle settimane passate , che il Primo dirigente mi stava sempre appresso, io sono una donna libera, sono divorziata ,se non lo sai , te lo dico io ; inizialmente l' ho lasciato fare , era gentile ed anche un bell' uomo, oltre che un superiore ,anche lui era arrivato qui da voi poco prima di me , inoltre saprai anche tu che ha sposato la figlia dell' On.. D....." un altro breve gesto affermativo con il capo da parte di lui la convinse a continuare "Deve a questo la sua fulminea carriera , che dire napoleonica mi sembra quasi riduttivo " ed una specie di sorriso apparve sul suo volto , ma subito ritornò seria e continuò " Ultimamente però si faceva sempre più insistente , finchè pochi giorni fa ha tentato di baciarmi , ma mal gliene incolse ! " "Gli rifilasti due ceffoni ? " gli chiese Walter . "Uno solo ", rispose lei. "Ma bello forte , non fu quello, comunque che lo ha convinto ha desistere , ma la mia minaccia di informare il suo illustre suocero , che fra le altre cose è Vice presidente della commissione parlamentare sulla sicurezza .E' bastato questo accenno perché rimanesse di sasso , da allora neanche mi saluta più , e se mi vede cambia strada per non incrociare la mia ; nel frattempo però , non perde occasione per mettermi in cattiva luce con il Questore ed il Prefetto , spera che io chieda il trasferimento ad altra sede prima del tempo , ma questo vorrebbe dire una macchia nel mio stato di servizio , il che potrebbe causare un danno alla mia carriera , che io sia dannata se mai lo farò ! "
"Anche questo incarico mi è stato affidato dietro il suo perfido suggerimento , spera che io fallisca così da poter continuare ancora meglio la sua opera di denigrazione nei miei confronti "
"Ecco , ora sai tutti i risvolti , non mi vuoi aiutare ? "
Può un uomo rifiutare una qualunque cosa ad una bella donna che gli tiene strette le mani nelle sue e nel mentre ti guarda con dei gradi occhi di un color verde-grigio , così profondi da sembrare un lago ?
No , non può e meno di altri lo avrebbe potuto fare l' Ispettore capo Walter Capelloni il quale si arrese pronunciando queste semplici parole " Cercherò di fare del mio meglio ".

ALL'OMBRA DELLE PAROLE


Vivo all'ombra delle tue presenze mute
addestrando i miei pensieri affamati
ad un'attesa ingestibile.
Il tempo scorre in una dimensione sconosciuta
dove le ore solcano i bisogni pieni di ebbrezza,
soffocati dal peso dei silenzi,
esplosi limpidi in un'anima sospesa.
Nessuna cura per il mio sguardo implorante
immerso nel desiderio di un gesto. 
Una carezza che scivola densa su una pelle arida,
rimanendo conficcata tra carne e cuore,
dolore e piacere
vita e morte.
Io, figlia di un Dio minore,
immersa nella debolezza della mia incompletezza,
non mi accorgo che i tuoi silenzi
leniscono le mie sofferenze.
Silenzi che danno voce alla tua presenza,
silenzi per cui vivere.

RIFLETTENDO


I rapporti fluidi. Lo scivolarsi dentro. Il piacersi. Il capirsi. Senza bisogno di giri di parole. Puntualizzazioni.
Prese di posizione.
Le spine mi stanno scomode. Vorrei solo farmele sfilare una ad una, spogliarmi dalle paure.
Farti entrare. Ricambiare.
Svuotare il fossato, abbassare il ponte levatoio. Mandare i coccodrilli alle terme, bruciare i paletti.
Farne un falò.
Presa. Arresa.
Con la paura? Certo. Il timore di quel che sarà. Solo gli stupidi non ne hanno. Ed io, stupida, non sono.
Non quello di conoscersi, annusarsi, magari, esageriamo, viversi.
Siamo tutti irrisolti come equazioni di terzo grado. La materia mi è ostica.
Io voglio solo una semplice addizione.
Tu+me=noi.
E vaffanculo al passato, vaffanculo al futuro.
Pure al presente.
Cogliere l'attimo, vivere giorno per giorno. Dirsi a domani.
Esserci.
Tutto troppo complicato.
Alice è semplice. Non sempliciotta.
Pura ma non ingenua.
Romantica e disincantata.
Un totale casino.
Basta trovare il bandolo della matassa.
O fottersene, e buttarla via.
Ne fileremo una nuova.
Tabula rasa.
Carta bianca.
Io ricomincio da qui.
E tu?
Tu... Ci sei o ci fai?

HO SCRITTO AMO, E NON T'AMO

 
Srotolo il tappeto rosso dei miei pensieri per permettermi di ammirarti mentre ti allontani. Divino e altero come una consumata attrice degli anni cinquanta. 
Godi degli sguardi adoranti che accompagnano il tuo incedere. Lanci sguardi ammiccanti che sembrano mirati, ma che ad un'attenta osservazione rivelano il tuo specchiarti in quegli occhi.
Ti pavoneggi del tuo apparire, tronfio di barocche esternazioni. 
Frasi ad effetto che si prestano a mille interpretazioni.
Consumato attore di pantomime seduttive, fini a se stesse.
Seduci per sedurre. 
Attrai per attrarre. 
Sei vuoto. Un magnifico tronco cavo abitato da vermi. 
Pasturi. Lanci esche a cui abboccano sventate donzelle in cerca d'amore, 
che morranno con l' Amo piantato in gola. 
Sanguinanti.
Le abbandonerai boccheggianti appena le scaglie smetteranno di brillare, le code a sbattere sulla battigia. 
Gli occhi spenti come speranze svanite. 
Se sarai magnanimo, le ributterai in acqua dopo aver quantificato il peso che t'han dato.
 Pesca sportiva.
Scaverai nel tuo vuoto, frugherai in ciò che rimane del tuo ego nutrito, estrarrai un altro verme. 
L'amo è pronto.
"Sai in che acque stai pescando".
Credevo di pescare in torbide e profonde acque di lussuria e perversione. 
Mi son trovata seduta ai bordi di una pozzanghera infestata da un parassita.
Tu.

OSTINAZIONE


Mi nutro di ideogrammi multicolori 
quando la poesia attraversa le mie porte. 
Le lettere si riflettono nella mente 
e le parole fluiscono blasonate 
in una vertiginosa atmosfera 
carica di emozioni strappate alla memoria.
Ordisco trame, macino versi,
studio modelli e codici 
per disperdermi nella marea 
di sensazioni che vanno e vengono. 
E rinasco ogni volta, 
ricca di sostanza estorta alla materia, 
come le acque nella risacca 
che si prosciugano al sole,
ma di nascosto si riuniscono 
al loro amato mare.
- E’ un moto perpetuo. -
Gioco con le parole e i pensieri, 
come un funambolo senza paura, 
banchettando sulle appendici lessicali.
Appaio distaccata dal mondo, 
strategicamente impersonale con chi lo popola, 
fuggo dalla produzione del conformismo sociale. 
Piscio e vomito i miei lamenti, sì! 
Ma è un sereno vivere 
entro un silenzio perfetto attorno alla mente.
Dio… 
Perché sono così dura con il mondo intero? 
Perché tutto mi appare inutile e falso?
Potreste prendermi a calci in culo 
per farmi uscire dai miei schemi folli, 
ma sono così elegantemente legata 
a questa mia pazzia, 
che pensare razionalmente 
non potrebbe farmi scrivere
anche, e solo, quest’ammasso di parole
che ancora mi ostino a chiamare poesia.

IL PROFUMO DELLA BELLEZZA (Passages)


Muri antichi, angusti vicoli, case arroccate. Il tramonto ci colse sul terrazzo. Nubi basse, color di madreperla, nascondevano al nostro sguardo la pianura sottostante. Ci abbracciammo e ci lasciammo cullare dallo spettacolo che si stendeva sotto i nostri occhi. Il vociare della via sottostante non rovinò l'idillio del momento.
Tornammo in camera. Mi inginocchiai davanti a lei, Venere rediviva in quel lembo di Magna Grecia. Appoggiai il volto sul suo grembo. Profumo di pulito, profumo di buono. Le baciai l'ombelico. E con le labbra iniziai la discesa.
Dalla finestra appena schiusa entravano i sapori di quelle terre. Il caldo agostano era mitigato dalla brezza serale. Aroma di glicine, di muschio e rampicanti. Profumo di arance e uva sultanina. Odore di mare e di terra riarsa dal sole.
Le sfilai il perizoma. Affondai le mani nei morbidi glutei. Avvicinai la lingua al suo monte di Venere. Un ansimo, un gemito, e subito la mano fra i miei capelli per spingermi dolcemente il viso nella sua femminilità. Profumo di piacere e godimento. Afrore di estasi e intensa voracità.
Per tutto il pomeriggio, dal nostro arrivo, camminammo senza meta fra calli e stradine di quell'antico borgo, lasciandoci rapire dalla poesia del suo passato. Scorci di struggente bellezza si svelavano da stradine anonime. Fortificazioni, antiche chiese, conventi, giardini e botteghe accompagnavano i nostri passi estasiati.
Come d'estasi fu rapita quando la mia lingua iniziò la sua lenta danza. Il suo clitoride palpitava di passione. Le gambe iniziarono a tremarle, vinte dall'eccitazione. Si sedette sul bordo del letto. Si sdraiò e sollevò le cosce appoggiando i piedi sulle mie spalle. Lasciai scivolare le labbra sulla calda fica e godetti del fragrante aroma della sua voluttà.
Eravamo giovani sposi, felici e innamorati, e la vita non era ancora giunta a chiederci il suo conto. Lei era mia moglie e la sua bellezza era pari solo allo splendore del luogo in cui ci trovavamo. Lunghe chiome color dell'oro, pelle abbronzata dai baci del sole, occhi da cerbiatta, corpo da dea sinuosa. Intensa fragranza di donna.
Come intenso era il profumo di dolciumi che ci accompagnò nel nostro estasiato peregrinare fra muri che narravano storie millenarie di popoli svaniti nelle nebbie del tempo. Fenici, cartaginesi, greci, romani, arabi e normanni. Tutti a lasciar tracce in quella rocca abbarbicata fra i dirupi.
Ma in quella stanza il tempo parve fermarsi. Semplicemente il tempo non aveva più senso. Vi erano solo le nostre voglie imperanti, la mia lingua, i miei baci, la sua vulva fremente, la sua voglia smodata. Succhiavo e leccavo gli umori densi e copiosi, mentre i suoi ansimi incitavano sempre più la mia lussuria.
Furono una giornata e una nottata indimenticabili. Erice ci accolse nel suo splendido abbraccio. E noi ne godemmo appieno. Mia moglie mi accolse nell'intimo della sua voluttà. Ed io mi persi totalmente. Ancora oggi, a distanza di anni, percepisco l'aroma fragrante di quagli istanti. Ancora oggi, a distanza di anni, fremo ancora al pensiero del loro profumo. Il profumo della bellezza!

MA PERO', MI MANCANO I SE


I giorni tutti uguali
Le serate malinconiche
Le notti insonni
L'attesa 
Il non aspettarti più
Le lacrime
Il non cercarti
Il non pensarti
Ma poi... 
Poi non riesco a scrivere d'altro
Se non di te
Sconosciuto
Immaginario
Irreale

Che, qui, fa tutto schifo.
Ma, tu, di più.

SETA di Sereno Notturno


Mostra quel triangolo di seta dal morbido apparire, 
convulsamente arrotolata nell'acerba carne ti proponi allo sguardo.
Veritiero é quel mio guardare, che si infrange su pelle arsa dal piacevole vedere. 
Sei così tinta della tua stessa essenza, bagnata del tuo respiro.
Sarà gioia godimento emozione o solamente piacere dell'essere.

E' ORA, E'TEMPO


Era impaziente d'incontrarlo.
Continuava a pensarci.
Come sarebbe stato, cosa si sarebbero detti, dove l'avrebbe portata, cosa le avrebbe fatto provare. Come l'avrebbe baciata?
E lei, come voleva che fosse?
Aveva solo un'infinita Lista dei Vorrei, un'altrettanto lungo elenco dei Mai Così, e un paio di Neanche Morta.
Si diede un'ultima sbirciata allo specchio: era carina, quel giorno.
Le brillavano gli occhi, come capita quando sei in trepidante attesa. Come quando sei QuasiFelice...
Come se stesse per succedere qualcosa di bello!
Uscì, sicura che, quel giorno, Quello Giusto le sarebbe piombato addosso come un falco su un coniglietto ignaro.
Si, era il giorno X.
L'Amore l'avrebbe trovata.
E lei... Lei non aspettava altro.
Era pronta. Era tempo.
È.

APPARTENGO A TE


Sfiorami
Dammi la scossa.
Genera scintille nel mio bassoventre che si tramutino in gocce di lussuria.
Dissetati alla fonte del desiderio.
Torturami facendomi bramare ciò a cui anelo.
Infine, baciami, mordimi... Oh si, mordimi.
Portami sull'orlo dell'orgasmo.
Aspetta la mia supplica.
Penetrami.
Scopami.
Guardami.
Se tu mi guardi, io esisto.
Possiedimi.
Corpo cuore mente anima.
Sono in gioco.
Conquistali.
Prendimi.
Non lasciarmi andare.
Tienimi.

931, E' SOLO UN NUMERO



Collezionava parole al vento. Le riecheggiavano nella mente, sospinte da brezze di malinconia. Cercava di respingerle, ripensando alla bora ghiacciata e violenta che era lui, algido e distaccato. Misurato in gesti ed espressioni.
Monosillabico. Inamovibile.
Più cercava di respingerle, più si insinuavano nei meandri del suo cervello. Tornavano prepotenti a ricordarle quanto fossero vuote.
Scevre da ogni significato.
Perchè, benché alcune fossero state meravigliose, insinuando in lei la fievole speranza di un sentimento ricambiato, non erano mai state seguite dai fatti.
E sono i fatti, cazzo, i fatti a contare.
In fondo, li separavano solo 931 chilometri. Una manciata di ore.
Mai 931 chilometri furono distanza più impossibile da colmare.
Mai comunicare fu più ostico.
Mai condividere fu più problematico.
Mai Amore fu più sprecato.

PENSIERI AI RAGGI X di Sereno Notturno


Arrivi a imbronciare te stesso, nel momento in cui vuoi render conto di come sei, anche se non ti viene chiesto.
Sembra quasi un'autodifesa per cosa poi, le vere persone libere debbono essere così libere di fare pensare e dire; ogni parola non deve essere soppesata ed ogni discorso mai essere analizzato con precisione millimetrica, si è tutto e il contrario di tutto, non stupiamoci di essere allegri e poi tristi.
L'inventario del folle non finisce mai, quello dei pensieri ancor meno.
Vivi dando spensieratezza agli altri perché insito nella mente, trasgressivo nel fare giusto ed ingiusto, agli altri le libere scelte se volerti così, di gran lunga solo così ti circonderai di anime sagge.
Nell'indecisione vivi e domani svegliati con la sicurezza di averlo fatto.

mercoledì 18 giugno 2014

LE TUE MANI SU DI ME di Francesca Delli Colli




Contro ogni regola
che gestisce la mia mente,
il corpo si adegua all'anima
ogni volta che la Tua mano
penetra in quei frammenti
colmi di un’eternita'
scaturita da un tempo
regolato dalla Tua essenza .
Il respiro scivola in un esanime alito instabile
che definisce il mio non essere,
delimitando l'essenza
dei tratti della perfezione
ancora acerba.
Annullarsi in Te,
per colmarsi
di un amore incomprensibile,
dove ogni cosa non e' piu' al suo posto,
riordinata secondo uno schema
a me riservato.
Un'ordinato caos della mia mente
dove l'anima lentamente se ne ciba,
diventando sazia ma ancora bisognosa
delle Tue mani su di me.

IN LENTISSIMO PROGRESS di Alice Stregatta




Lui non le mancava.
Le mancava l'idea di lui, l'attesa, iI sorriso a lui riservato, da lui ispirato: 
i pensieri, i sogni, le fantasticherie.
Ora non aveva nulla da sperare, nulla da aspettare, nulla in cui credere.
In fondo, mancava a se stessa.
Persa da troppo, troppo tempo.
Si era allontanata così tanto da ciò che era che non si riconosceva più in ciò che era stata. 
Non sapeva chi fosse.
Poteva solo diventare.

IO HO UN CUORE di Alice Stregatta







Succede all'improvviso. Ti aggiri per il mondo col tuo vuoto-dentro. Nulla ti piace, nulla t'interessa. Nessuno ti fa ridere di gusto.
Ad un certo punto, senti un tonfo. Bum.
Il cuore smarrito, donato, sprecato, torna in sede. Troppo grande per lo spazio ormai ristretto. Sproporzionato rispetto al tuo corpo, assuefatto alla sua assenza.
Un timido battito, poi un altro, uno scossone: si assesta. Si riappropria di te.
"-Ci sono, sono tornato!
-Figliol prodigo del cazzo, dove sei stato, come ti ha trattato?"
Scopri che con lui non c'è mai stato.
Non se n'è preso cura neanche un istante.
Ha vagato semplicemente, disperso, cercando la via di casa. 
Come un gatto smarrito in fase di trasloco.
Ha lottato, è squarciato da mille strappi e ferite. Denutrito e malconcio.
Sentiva ogni tuo sospiro, soffriva per ogni tua lacrima.
Ma ora è qui. Pronto a ributtarsi nella mischia.
"Ma solo se ne vale la pena, tonta."
Ho un cuore che parla.
No, meglio... Mi insulta.

martedì 17 giugno 2014

IL SACRIFICIO di Rouge Giuseppe Balsamo




Capitolo 1

“Almeno il caffè lo potresti fare tu, cazzo!!”.
E’ già notte e sono almeno cinque ore che Asia Berti si sta consumando gli occhi su quella pagina ingiallita. La stanzetta che condivide con Michel, la sua storica compagna di università ed amica è sempre la stessa, fin dal primo anno di corso: un minuscolo attico in piazza Vittorio a Torino, a due passi da Palazzo Nuovo, dove entrambe si sono laureate. Gli interessi e gli studi in comune, gli stessi sogni, hanno rafforzato il loro legame, facendole diventare inseparabili sia nella vita che nel percorso di studi.
Per entrambe il sogno si sta avverando, il dottorato in egittologia è ormai nelle loro mani. E’ stata dura certo, gli studi in archeologia, gli approfondimenti di tutte quelle lingue ormai morte , ma ancora vive nei loro cuori, è stata dura ma il traguardo è vicino.
Asia si sta confrontando con uno dei misteri più oscuri, però anche l’argomento più affascinante dei suoi studi, probabilmente verrà considerata banale, ma con Michel sono rimasto d’accordo che il tema che permetterà il loro esordio in quel campo di ricerca sarà proprio il grande Libro dei Morti.
Entrambe ormai conoscono ogni passo di quelle oscure formule funerarie, scritte per consentire ai faraoni di arrivar al cospetto di Osiride. In particolare Asia è ormai da giorni bloccata da un singolo passaggio secondo lei fondamentale, a cui però il professor Ferrero ha solo accennato con un’inspiegabile noncuranza.
“Ora lo faccio, sei diventata una schiavista!!”. Michel si è convinta ad alzarsi dal letto, sta trafficando in cucina con la vecchia moka, quando sente l’amica urlare entusiasta. La cosa non la scuote più di tanto, è abituata a quelle reazioni, ogni qualvolta Asia pensa di aver trovato il modo per risvegliare Tutankhamon sveglia l’intero condominio, così lei prosegue con calma nella preparazione del caffè.
“Bingoooo, cazzo Michel vuoi venire?!”
Con le due tazzine in mano, trascinando i piedi, Michel si avvicina alla scrivania tracimante di ogni genere di scartoffia. La stanza è illuminata dallo schermo del PC portatile e da una piccola luce d angolo:”Leggi qua!!”. Asia, come impazzita, mostra alla compagna la traduzione che ha fatto della centoventiseiesima formula del Libro.
“VIENI A ME ATTRAVERSAMI, COSPARSO DI VITA. SOLO NELLA DENSITA DELL’UNIONE DARO’ LA VITA E TROVERAI ME E L’INFINTA FELICITA’ NELL’ADORAZIONE MIA!!”
Michel stenta a credere a quello che legge. E’ una traduzione nuova, la risurrezione del morto per raggiungere il suo Dio è pressoché identica a tante interpretazioni di quel fatto, l’amica però ha aggiunto delle parole:”Spiegami!!”.
Frenetica Asia comincia ad aprire i libri e gli appunti che ha a disposizione sul grande tavolo che funge da piano di lavoro. Le sue spiegazioni in effetti non fanno una grinza e Michel è sbalordita.
Le due ore successive passano a discutere sul da farsi, devono parlare della loro scoperta al Ferrero, col rischio che possa usurpare la loro scoperta, entrambe ormai conoscono il loro professore, persona in gamba certo, ma un vero furbacchione, quando si tratta di “pubblicare” qualche novità. Egocentrico per natura, sensibile alle adulazioni, non sarebbe la prima volta che sfrutta i suoi allievi ai propri fini.
Decidono di prendersi qualche ora di pausa, stabilendo di rimandare la loro decisione al giorno successivo, in modo da vedere le cose con più chiarezza e razionalità .
Michel si butta sul letto sognante, gli occhi spalancati a guardare il soffitto , Asia si avvicina per godere insieme di quel momento. In silenzio le accarezza i capelli d'oro sottili che la le scendono, mossi come le onde dell'oceano, fino agli esili fianchi. Comincia ad osservare l’amica, le sue labbra grandi e scarlatte, che risaltano sulla pelle chiara e tenera. Ha gli occhi verdi Michel, del colore delle foglie a primavera, le piccole pagliuzze che si vedono nel suo sguardo sembrano rugiada, è una ragazza fragile. Lei invece è tutta l’opposto, la classica donna mediterranea: due occhi leggermente a mandorla color malto, un carré nero corvino che incornicia il viso dalla pelle olivastra, il seno prominente ed un carattere forte.
Si addormentano così, una accanto all’altra, con l’entusiasmo ed il pensiero della decisione da prendere.
Quella stessa sera il professor Giorgio Ferrero, avvolto dal fumo e dal tanfo delle sue sigarette, sta leggendo lo stesso passaggio oscuro che per tanti giorni ha assillato Asia Berto:”Merda!”, con la mano ha scontrato il porta cenere colmo di cicche, distribuendo quello che rimane del tabacco bruciato su tutti i suoi appunti e sul quel maledetto disegno.
Alza il prezioso papiro, ci soffia sopra ripulendolo accuratamente e si fissa ad osservare la raffigurazione.
Un uomo, con il profilo del viso coperto da una maschera, infila una pietra verde di grosse dimensioni all’interno di un vaso canopio, poco lontano da lui un sarcofago fa da sfondo.
Il piccolo documento gli è costato molto in termini di danaro, ancora più sforzi però ha dovuto compiere per comprendere chi vi è raffigurato. Grazie alla comparazione con il sarcofago contenente il faraone Amenhotep III, è riuscito finalmente a capire che l’uomo mascherato è Kha, il capo architetto che progettò la tomba del faraone. Giorgio è convinto che l’architetto egiziano abbia trafugato un grosso smeraldo dal tesoro che seguì il faraone nel regno dei morti, per poi nasconderlo in un vaso canopio, una sorta di premio di produzione per il suo lavoro.
A questo punto per il docente è diventato fondamentale capire di quale vaso si tratti, questo pensa quasi quotidianamente, immobile ed affascinato davanti la mummia di Kha, esposta al Museo Egizio del capoluogo piemontese.
Quante volte, assorto nei suoi pensieri, ha interrogato il defunto, non ottenendo quella risposta tanto agognata.
L’unica soluzione sarebbe stata quella di risvegliare i resti terreni dell’architetto egizio, persa ogni speranza ha ricominciato a studiare attentamente il Libro dei Morti e quella fottutissima formula, fantasticando sulla mummia che, risorta , gli avrebbe indicato il nascondiglio, rendendolo un uomo ricco.
Dopo tanti anni di carriera Giorgio non ha più la sensibilità e l’entusiasmo della scoperta, in questo ha già avuto molteplici soddisfazioni: cinico e senza scrupoli si è votato completamente al dio danaro, quello che desidera più di ogni altra cosa è quella pietra, contenuta in un vaso canopio nascosto chissà dove.
Non è un caso che nelle sue lezioni tralasci accuratamente due argomenti: la vicenda della sepoltura di Amenhotep ed il passaggio sulla resurrezione dei morti, anche questo in bella mostra al museo egizio.
Qualche giorno prima, le domande su questo argomento proposte due studentesse: Asia Berto e Michel Marini, gli hanno messo addosso una preoccupazione inspiegabile.
Quelle due puttanelle continuano a ribadire che, secondo loro, quel passaggio va reinterpretato, costringendolo a chiudere il discorso, ma anche ad accelerare e raddoppiare il suo lavoro. Rinchiuso al’interno del suo studio, sa che probabilmente entrambe hanno ragione.
Qualcosa è sempre sfuggito a tutti, anche a lui. La traduzione ufficiale pare scarna e priva di significato. Non ha mai creduto alla magia ed a fantasie del genere, ma probabilmente esiste un rito propiziatorio, qualcosa di oscuro e potente in grado di mutare gli eventi. Da sempre, in queste cose, la leggenda si fonde con la realtà.
Spenta l’ultima sigaretta e riordinata la scrivania, Giorgio si accorge che ormai è tardissimo e gli occhi sono pesanti. Una volta in bagno si specchia, scrutando le proprie rughe e la barba incolta da giorni. Ormai c’è molto bianco, anche i capelli, una volta di un bel castano scuro, sono sempre più brizzolati e radi, anche se ama continuare a portarli lunghi sul collo. Il suo sguardo è sempre uguale, da molte donne definito magnetico ed a tratti dolce, gli occhi color nocciola hanno suscitato l’interesse di molte femmine nella sua vita.
Anche il suo fisico non è male, nonostante ormai si più vicino ai cinquanta che hai quaranta. Dedica molto all’attività fisica ed i risultati sono evidenti.
Nella stanza bollente si sdraia sul letto, lasciandosi andare al sonno.



 Capitolo 2

Le due giovani dottorande passano una notte agitata, voltandosi e rigirandosi nel letto finché un raggio di sole filtra dalle imposte della camera. La prima ad aprire gli occhi è Asia, finalmente è mattina e per lei è un sollievo. Euforica comincia a saltellare sul letto, come una quindicenne, cercando di svegliare la sua amica, anche lei desta da un po’ finge di dormire, ancora assillata dai dubbi sul da farsi:”Sveglia è il grande giorno!! Coraggio!!”.
Asia scende dal letto per recarsi in cucina a preparare la colazione: per entrambe è d’obbligo un caffè, accompagnato da yougurt e biscotti. Michel ancora in preda ai residui di una notte insonne, si mette seduta. Assorta e con la tazzina in mano, dopo un attimo di silenzio, si decide a parlare:
”Non mi stai pigliando in giro Asia, è tutto vero?”. Asia si fa seria anche lei:”Michel sono sicura, è la nostra unica e grande occasione, e poi hai visto anche tu, tutto combacia alla perfezione”.
Le due ragazze convengono che non hanno altra scelta che rivolgersi al loro super visore, senza l’appoggio del professore Ferrero non hanno alcuna possibilità di essere prese in considerazione. Proprio quella mattina hanno appuntamento con lui.
Entrambe in camera, davanti gli armadi spalancati, sono indecise sull’abbigliamento da indossare per l’occasione. Michel, dopo essersi consultata con Asia, si infila un paio di jeans a cui abbina una camicetta scollata bianca. Asia sceglie per sé un abitino attillato e nero, che disegna perfettamente le sue forme, chiuso da una zip che lo percorre per tutta la sua lunghezza.
Prima di vestirsi scherzano entrambe, mentre indossano il loro intimo; amano curare quell’aspetto della loro persona, così la ragazza bionda indossa un perizoma nero e reggiseno abbinato, mentre Asia copre il suo seno generoso con un balconcino bianco in pizzo e culottes abbinate, che lasciano intravedere la sua pelle. In bagno, a turno, si truccano velocemente, infilano le scarpe con tacco alto e, dopo un’ultima occhiata allo specchio, sono pronte per affrontare il professore.
Lungo la passeggiata verso l’università non parlano molto tra loro, sperano che tutto vada bene, che il loro nome possa un giorno apparire su qualche pubblicazione scientifica, oppure addirittura su qualche giornale.
Com’era da aspettarsi Giorgio Ferrero è al suo posto: l’ufficio che occupa a Palazzo Nuovo è in un’ala tranquilla del polo universitario.
Quando entrano nel suo ufficio, dopo aver bussato, lo trovano con la testa appoggiata agli avambracci, chino sulla scrivania color noce. La stanza, nonostante fuori sia giorno, è avvolta del buio ed illuminata da una piccola lampada verde da scrivania e dal bagliore del monitor del computer.
All’entrata delle due ragazze, stirandosi la schiena, le saluta, mostrando i segni di una notte insonne:” Le mie dottorande!! Buongiorno, accomodatevi, fatevi spazio”.
Le due sedie di fronte la scrivania sono occupate da incartamenti e testi, in realtà tutto lo studio ne è pieno, ci sono libri in ogni dove, in un disordine totale ove solo lui riesce a raccapezzarsi.
“Allora, veniamo a noi! Come procede la tesi per il dottorato?”.
Asia, dopo un cenno con gli occhi all’amica, si decide a parlare:”Professore, in realtà siamo qui per un altro motivo. Pensiamo sia qualcosa di importante. Lei sa che la tesi riguarda il Libro dei Morti…la centoventiseiesima formula, noi crediamo che debba essere riformulata, abbiamo trovato una nuova interpretazione è questo potrebbe….”.
Ferrero sentendo quelle parole muta espressione, alzando una mano quasi a voler fermare un treno in corsa, la interrompe:” Sognorina Berti la prego…”.
Asia vedendo quel comportamento si zittisce, Michel prova a parlare per recuperare il filo del discorso, il professore interrompe bruscamente anche lei.
”Signorine siamo qui per fare ricerca scientifica.” Sottolinea la parola “scientifica”, battendo la mano sulla scrivania:”Se volete giocare a fare le negromanti, il posto giusto non è un’università, ed ora se volete scusarmi ho del lavoro da fare, ritornerete quando avrete le idee più chiare su quello che mi aspetto da chi vuol far parte del mio gruppo”.
Il docente si alza, con il volto tirato, accompagnandole all’uscita, aprendo la porta del suo ufficio.
Le due studentesse, non riuscendo a dire altro, si allontanano lentamente.
Giorgio Ferrero, appoggiandosi con la schiena alla porta chiusa, immediatamente dopo, si pente del suo atteggiamento, forse avrebbe fatto meglio a capire cosa hanno realmente scoperto quelle due.
Ritorna alla scrivania, rilegge per l’ennesima volta la sua personalissima traduzione di quella formula: “VIENI A ME ATTRAVERSAMI, COSPARGI LA TUA VITALITA’. SOLO NELLA UNIONE DARO’ LA VITA E VERRAI A ME AD ADORARMI!!” .
Secondo i suoi calcoli non manca molto, se quel rito propiziatorio risponde a realtà non ha che un paio di giorni di tempo, sa il luogo, conosce il giorno e persino l’ora, necessita però di altre due persone.
Comincia a quel punto a meditare su quelle due studentesse, può fidarsi di loro? Sono troppo ambiziose certo, però forse se ne può servire.
Tira fuori dal cassetto della scrivania una piccola bottiglia di cognac e comincia a bere, valutando i pro ed i contro di quella situazione.


Capitolo 3

Il tragitto a piedi fino in piazza Vittorio non è privo di conversazione come all’andata, entrambe si ritrovano a sfogare tutta la loro rabbia ed il loro risentimento, non riuscendo però a trovare una soluzione: parlarne al rettore non sortirebbe alcun effetto, avrebbe certamente difeso il professore. Una volta entrate nel piccolo appartamento, Asia si spoglia in bagno e si infila sotto la doccia, per schiarirsi le idee e ritrovare la calma. Michel, nonostante l’ora, afferra una birra dal frigo. Seppur ognuna per se, le due donne pensano all’ incontro, o meglio allo scontro appena avuto, riflettendo sul motivo di quella reazione.
Asia, dopo una lunga doccia calda, esce avvolta nel suo accappatoio arancione ancora bagnata. Michel poggia la bottiglia sul tavolo; osserva lo sguardo deluso e triste dell’amica: stavolta sarebbe toccato a lei consolarla, così si avvicina ad Asia:” Tranquilla gioia, non pensarci è solo un fottuto stronzo!”. Comincia a baciarla sulla bocca, Asia non risponde subito, si morde leggermente il labbro inferiore e l’accappatoio scivola a terra, rivelando un corpo sodo e pieno, sensuale ed attraente.
Sulla fica di Asia una sottile ma folta striscia di peli delimita un sesso tutto da accarezzare, sotto penzolano due labbra carnose ed il clitoride gonfio e pronunciato. Michel, mascherando il proprio nervosismo, inizia a denudarsi, restando come Dio l’ha fatta accanto all’amica. Il sesso della bionda è completamente depilato, con labbra minuscole e composte, ma altrettanto seducenti e bramose di sesso. I suoi seni sono piccoli e sodi, grandi la metà di quelli di Asia. Le due rimangono qualche secondo a guardarsi e scrutare i loro corpi, poi Michel posa le mani sulle abbondanti mammelle dell’amica, iniziando a stringerle dolcemente ed a giocare con i capezzoli scuri. La bruna, da parte sua, comincia a far scivolare le manine sulle terga sode dell’amante, stringendole ed aprendole, mentre dischiude le labbra per passarvi sopra la lingua. Dopo qualche secondo si stanno baciando con passione, mulinando le lingue tra loro in una battaglia senza fine. Ormai la mano di Asia ha raggiunto la fica depilata della compagna, la esplora con due dita, trovandola dischiusa ed accogliente. Anche Michel masturba la sua amante, con un solo dito, a fatica la penetra, trovandola stretta e morbida come una fanciulla.
Adagiandosi sul letto a due piazze invertirono le loro posizioni, ritrovandosi ognuna con il viso sulla fica dell’altra. Con le mani si esplorano, si fanno spazio tra le carni ormai zuppe di piacere, leccandosi e titillandosi reciprocamente il clitoride, vanno avanti così per diversi minuti, movendo il bacino al ritmo dei loro baci.
Lo squillo insistente del cellulare di Asia interrompe il loro amplesso. Nonostante Michel cerca di impedirgli di prendere il telefono, Asia lo afferra e risponde:”Pronto?..”
“Asia Berti?...sono Ferreri, spero di non disturbare. Stamattina sono stato un po’ duro con voi, senza nemmeno farvi terminare l’esposizione...magari potremmo riparlarne”. Asia interdetta da quelle parole, ascolta quelle frasi come un naufrago che riceve un salvagente. Trattenendo l’euforia, comincia a gesticolare verso la compagnia rimasta nuda sul letto, al termine della conversazione concorda di vedersi per l’aperitivo, in un ambiente più tranquillo. Ferreri inoltre afferma che sarà anche un modo per farsi perdonare il suo comportamento.
Non è facile per Giorgio giungere a quella decisone, ma non ha molte scelte. Deve assolutamente constatare che cosa abbiano scoperto quelle due, nel primo pomeriggio si decide a chiamare Asia Berti, non sa ancora se e come riuscirà a coinvolgerle nel suo progetto, prima deve però capire cosa e quanto sanno.
Visto quello che ha in mente, si prepara con cura a quell’appuntamento, decide di sbarbarsi e sceglie una camicia pulita bianca, a cui abbina un paio di pantaloni kaki. Adopera anche un pizzico di profumo, cosa inusuale per lui.
Prima di uscire afferra la sua borsa di lavoro, di cuoio consunto e color tabacco, si incammina sotto i portici di via Po, imbocca via Lagrange. Il pub che ha scelto è a due passi dal Museo Egizio, spera che il luogo possa aiutarlo nella sua opera di persuasione.
Quando arriva le due ragazze non ci sono ancora, decide di entrare e sceglie un tavolino appartato, ordina un daiquiri e rimane in attesa, mancano solo dieci minuti all’appuntamento.


Capitolo 4

Asia e Michel non portano a termine quello che avevano cominciato:”Ma chi è?”. 
Asia ha lo sguardo perplesso, così comincia a raccontare all’amica il succo della telefonata appena intercorsa. Ormai le due non sanno più se fidarsi o meno del’uomo, molteplici dubbi si fanno strada, è Asia a decidere per entrambe:”Non abbiamo scelta Michel, su prepariamoci abbiamo un appuntamento per l’aperitivo”. 
“Può darsi che alla fine ci dica bene”, Michel come sempre cerca di vedere l’aspetto positivo di tutta la faccenda, a malincuore abbandona le lenzuola tiepide e si avvia verso la doccia:”Mi fai compagnia?”. 
Asia le sorride complice:”Va bene così facciamo prima, ma niente giochetti siamo di fretta”.
L’acqua calda scorre sui corpi nudi delle due, si insaponano a vicenda scherzando fra loro, senza abbandonarsi ai piaceri della carne. 
Avvolte nei loro teli da bagno, ritornano in camera per scegliere con cura cosa indossare, hanno ancora tempo e sono intenzionate a far colpo sul loro mentore. 
“Stavolta lo stendiamo!”, Michel ridendo tira fuori dall’armadio una minigonna in pelle nera, a cui ha deciso di abbinare un corpetto anch’esso di pelle. Asia, proseguendo con quello scherzo, sceglie un tubino nero molto aderente, che ne mette in risalto le curve. D’obbligo delle scarpe a tacco alto.
Lungo la strada, soffermandosi ogni tanto a guardare le vetrine sotto i portici di via Po, discutono su quello che dovranno dire al professore, sono entrambe convinte che se ha richiamato non lo ha fatto per generosità, lo conoscono molto bene, evidentemente è interessato all’argomento e cercherà di sfruttare il loro lavoro. 
Quando arrivano davanti al bar di via Lagrange Ferreri non c’è, sanno che di solito è puntuale, decidono di entrare, ritenendo che potranno trovarlo dentro. Il ragazzo del bar le invita a sedersi, Michel risponde che stanno aspettando una persona e vogliono controllare che non sia già entrata. Effettivamente il Ferreri è seduto ad un tavolino appartato, sta già bevendo qualcosa ed è assorto nella lettura di un libro. 
L’uomo sollevando lo sguardo da libro in cui sembra immerso, nota le due ragazze avvicinarsi al tavolo, si alza regalando un sorriso:”Eccovi, prego accomodatevi, cosa prendete?”
Sia Michel che Asia hanno voglia di mojito, così Ferreri si fa portare i due cocktail ed ordina un altro daiquiri per se. 
“Veniamo al sodo ragazze, credo che quello che avete scoperto possa interessarmi, vi chiedo ancora scusa per stamane, devo però confessarvi che anche io ho trovato delle inesattezze sull’interpretazione di quella formula, per onore della scienza mi pare corretto confrontarci sull’argomento, dopo tutto siete in procinto di entrare nel mio gruppo di lavoro”. Il professore tira fuori dalla propria borsa in cuoio un foglio e lo porge ad Asia. 
La ragazza comincio a leggerlo, permettendo a Michel di fare altrettanto. Le due donne si guardano, la traduzione del loro professore si avvicina a quella che hanno fatto loro, ma è solo parziale. 
Evidentemente galvanizzate da quella lettura, basta un ‘occhiata per capire che è il momento di mostrare le loro carte. Michel tira fuori dalla borsetta una cartellina trasparente, la porge al professore. 
Ferrero sorride:”E’ fantastico, ci siete riuscite, vi rendete conto di quello che abbiamo scoperto”. L’uomo sottolinea la parola abbiamo, facendole presagire come andranno le cose. 
Arrivano le bevande ed i tre brindano al ritrovato accordo, Ferreri a questo punto si decide a parlare.
“C’è un'altra cosa che ho scoperto che vi potrebbe interessare”. Sempre attingendo dalla borsa in cuoio, il docente, guardandosi intorno ed assicurandosi di non essere visto, tira fuori il vecchio foglio di papiro, raffigurante Kha ed il sarcofago di Amenhotep. 
Le due donne sorprese guardano l’antico disegno, osservano poi il loro professore con interesse. Asia immediatamente riconosce il sarcofago del faraone, lo ha visto centinaia di volte al museo.
Ferreri comincia a spiegare il significato di quello strano papiro. 
Ovviamente le due ragazze domandano come lo abbia avuto, sapendo che l’uomo non avrebbe risposto.
Michel, scherzando e ridendo esclama ingenuamente:”Sarebbe bello trovarlo questo smeraldo gigante, ci farei un enorme anello”.
Ferreri, facendosi serio, dopo aver osservato la reazione si decide a dire la sua:” A cosa sereste disposte per trovarlo, non sto scherzando ragazze, vi assicuro che il tesoro esiste”.
Immediatamente sia Asia che Michel si rendono conto che l’uomo non le sta pigliando in gieo. E’ Asia a parlare:”Quale sarebbe la nostra parte?”.
Ferreri resta qualche secondo a riflettere:”Il valore di quello smeraldo è inestimabile, non è facile venderlo, inoltre vi assicuro che ho sborsato un bel po’ per questo papiro. Diciamo che pensavo ad un 20% per voi, più la pubblicazione della scoperta della formula a vostro esclusivo appannaggio”.
Michel decide di intervenire:”Se ci ha convocate, caro il mio professore, significa che senza di noi non è in grado di trovarlo, quindi tutto dipende da cosa si aspetta da noi”.
Dopo un lungo sospiro Giorgio Ferreri comincia a spiegare il tutto, rimandando a dopo la spartizione del tesoro:”Tra due notti ci sarà l’equinozio, il luogo è il sarcofago di Amenhotep, avrete capito che solo Kha o il suo spirito potrà rivelarci dove si trovo il vaso che contiene lo smeraldo. Per risvegliarlo occorre fare un rito, seguire insomma quello che dice la formula che avete così bene interpretato. Dobbiamo unire le nostre fertilità, servono due donne ed un uomo, la loro fertilità ed il loro sangue. Se non è solo leggenda sarà Kha a svelarci qual'è il vaso contenente lo smeraldo”.
Le due donne squadrano il loro professore, mai in tutti questi anni hanno ricevuto avances o proposte, né sono al corrente che lui le abbia mai fatte ad altre studentesse, Asia, deglutendo e giocherellando con la sua sigaretta, alla fine parla per tutte e due:”Se abbiamo compreso le sue parole dovremmo accoppiarci con lei all’interno del museo egizio? E’ rischioso e non è una richiesta così consueta diciamo. La percentuale sale professore, il 20% per me ed altrettanto per Michel, prendere o lasciare. Per la pubblicazione della scoperta possiamo condividerla, nessun problema che compaia il nostro nome e la sua supervisione, in fondo è lei il nostro insegnante .”
Ferreri fa per riflettere un momento sulla proposta:”Affare fatto, non è necessario che facciamo l’amore, l’importante è raccogliere il nostro materiale e dare via al rito, per entrare al museo non ci saranno problemi, sono tra i membri più importanti della fondazione, potrò giustificare la mia presenza al museo oltre l’ora di chiusura per motivi di studio”. L’uomo allunga la mano sul tavolino, cercando la stretta delle due ragazze. Entrambe poggiano la mano su quella del professore: la caccia al tesoro può cominciare.


Capitolo 5

Le due donne escono dal locale e percorrono le grandi vie dello shopping. I negozi sono chiusi, orami è tardi. 
“Questa storia mi ha fatto venire fame”, Asia prende per mano la sua amica e le due cominciano a correre come due quindicenni:”Stasera cinese” urla Michel. Raggiungono il ristorante che frequentano di solito:”Che aspettiamo, entriamo!”. Asia fa strada alla donna bionda. 
Salutano alcuni presenti, ormai sono anni che vanno lì a mangiare. Il proprietario è un ‘anziano pechinese, oltre al cibo tradizionale ormai cucinano anche piatti italiani e pizza, insomma una sorta di trattoria cinese con prelibatezze piemontesi. Raggiungono il loro solito tavolo e cominciano a scherzare con le loro scommesse. E’ un loro gioco personale e del tutto particolare, non sanno nemmeno quando sia cominciato, fatto sta che scommettono per gioco sugli argomenti più disparati, la perdente in genere si sottopone alle penitenze più strane, tipo baciare uno sconosciuto od indossare capi di abbigliamento bizzarri: insomma amenità del genere. Cercano in ogni modo di scordare per qualche momento quanto discusso con il loro professore.
Si dedicano con malcelata spensieratezza ai loro involtini primavera, cui segue un più tradizionale piatto di fettuccine, in compenso abbondando con la birra cinese. 
“Scommetti che faccio centro con questo pezzettino di pane nel cestino del tavolo accanto a noi??” Asia sta già prendendo la mira con il suo proiettile alimentare. 
Michel, con aria di sfida, tamburella con le dita sul tavolo, soppesando la scommessa:”No lo faresti mai!!”, cui segue una risata. 
“Se faccio centro ti togli il corpettino mia cara!”. 
I maschietti dei tavoli accanto, molti dei quali abituali frequentatori della trattoria e che conoscono le due, iniziarono ad esultare ed a fare il tifo per Asia. La bruna teatralmente fa il suo tiro, la parabola del pezzettino di pane raggiunge il suo obiettivo.
“Nuda, nuda, nuda..” , alcuni dei presenti, a cui si associa anche qualche voce femminile, ora pretende il pagamento della strana scommessa.
“Questa me la paghi!”, Michel alticcia per l’effetto della birra, si alza guardando storto l’amica. Lentamente e seguendo il ritmo di una suadente musica che non c’è, slaccia il corpettino rimanendo in reggiseno, meritando così l’applauso degli spettatori.
Tra i commenti dei ragazzi le due decidono di ritornare a casa, non prima di avere discusso davanti all’anziano cinese su chi dovesse pagare il conto.
Barcollando e canticchiando, passo dopo passo riescono finalmente a raggiungere l’appartamentino di piazza Vittorio.
“Finalmente a casa!” Asia, toltasi le scarpe col tacco, si lancia suo lettone ancora vestita. Michel la guarda e la aiuta a denudarsi:”Ubriacona scansafatiche, almeno struccati!” , la copre con il lenzuolo:”Ora dormi, domani è un altro giorno.
Michel si concede l’ultima sigaretta sul terrazzino, dal quale si ha la vista sul centro, in lontananza la Mole Antonelliana veglia sul sonno dei piemontesi. Il suo pensiero ritorna all’incontro con Ferrero, i molteplici dubbi, avanzano a frotte come un branco di lupi intenzionato a morderle le caviglie, secondo lei tutto il rito alla fine prevede un sacrificio, qualcuno dovrà morire, perlomeno secondo lei il rischio che qualcuno possa lasciarci le penne è più concreto che mai.
Senza che la bionda possa accorgersene, Asia si è alzata dal letto, si è accesa una sigaretta e l’ha raggiunta fuori. Guardando l’amica e vedendola così assorta, sa esattamente cosa stia pensando:”Riassumiamo il tutto Michel. Il Libro dei morti è una raccolta di formule funerarie: durante il viaggio verso il regno di Osiride il defunto ha la possibilità di incontrare demoni o animali. Chi lo ha scritto fornisce la soluzione: la trentaduesima formula da la possibilità di evitare l’ attacco dei coccodrilli ed altro. Po ci sono le formule della trasformazione, con cui il defunto compie il passaggio, assumendo l’ aspetto di una pianta o di una bestia. Infine arriviamo alla 125^: si arriva al cospetto di Osiride: è quella più orribile, il defunto deve pronunciare la sua innocenza, consegna il proprio cuore ed avviene la cosiddetta pesatura sulla bilancia. Viene calcolato il peso dell’organo vitale, contrapposto al peso di una piuma.” Nel ripercorrere il racconto un brivido divora la pelle di Asia, che prosegue a riflettere ad alta voce:”Se ciò avviene il defunto varca la soglia. Arriviamo al dunque, quello che ci interessa è la formula della resurrezione, per risvegliare il nostro amico Kha. 
Michel spegna la sigaretta:”Qui è il mio dilemma. Anche se conosciamo l’esatto senso della formula e quindi sappiamo bene cosa ci servirà per procedere, non sappiamo nulla del rito necessario, o per lo meno dovremo improvvisare Cristo Santo!! Non funzionerà, ed anche se funzionasse siamo certi che sia tutto qui e che non possa succedere qualcosa di grave o di strano?”
Asia abbraccia l’amica da dietro:”Intendi dire che il prof ci sta nascondendo qualcosa? Che ci vuole fottere?”
Michel si gira, passando con affetto la mano sui capelli corvini di Asia:”Intendo dire che stiamo giocando col fuoco, è ovvio che non ci ha voluto svelare tutto, questo posso anche capirlo, ho solo paura che ad uno di noi tre possa capitare qualcosa che non possiamo prevedere”.
Asia si allontana e le volta le spalle:”Il gioco vale la candela, ormai abbiamo preso un accordo, intendo andare in fondo alla faccenda!”
Michel segue la sua compagna in casa:”Lo sai che sono con te, non mi tiro indietro.”
Le due donne affrontano la notte con quel pensiero, decise però a non mollare.
Ferrero non ha per niente appetito, una volta che le due ragazze si allontanano paga il conto e si concede una lunga passeggiata, ha bisogno di aria e di riflettere. 
Pur per pensando e ripensando a come sta procedendo il suo piano non trova lacune, le due ragazze gli servono, inoltre si rende conto che la loro traduzione è completa, mentre la sua lacunosa. 
Ha una lunga notte davanti in cui dovrà definire alcune cose, ha già un’idea per il rito che dovrà compiere, non sa nemmeno lui se funzionerà, ma è l’unica soluzione, solo lo spirito di Kha potrà rivelargli il segreto.
Sorride per un attimo pensando a quelle due, non sono affatto male, per lo meno anche se non dovesse funzionare avrà la possibilità di rifarsi gli occhi con i loro corpi nudi.
Indeciso se proseguire la sua passeggiata verso la Gran Madre, reputa infine di tornare a casa. La basilica illuminata di notte, con la sua pianta circolare lo a sempre affascinato, starebbe delle ore ad osservarla, ma ha molte cose da fare ed il tempo è poco, così si decide a raggiungere la sua abitazione. 
Una volta nell’appartamento si mette comodo, è tentato da una birra gelata ma rinuncia all’idea, rifugiandosi nel suo studio.
Afferra al volo e sicuro i testi antichi di cui ha bisogno, si accomoda quindi alla scrivania e, preso un blocco per gli appunti, comincia a scrivere quello che dovranno fare, consultando quando gli serve i testi che ha sotto mano. 
Infine l’uomo si dirige verso la libreria, sposta alcuni volumi, potendo così aprire una cassaforte. Protetti da copertine trasparenti, estrae alcuni papiri, fittamente incisi da geroglifici.
Una volta tornato al suo posto, ne ricopia il contenuto sul blocco di appunti, avendo cura di tradurlo in lettere e renderlo leggibile ad alta voce.
Questo lavoro lo occupa fino a tarda notte, ormai stanco decide di rifugiarsi sotto le lenzuola.
La mattina successiva come sua consuetudine si reca in università, la prima telefonata è per il presidente della Fondazione del Museo Egizio. Il professor Grignani, una volta ascoltato l’esimio collega, non ha nessuna difficoltà a concedergli la possibilità di fermarsi all’interno del museo oltre l’orario di chiusura, il fatto che sarà accompagnato da due dottorande non crea alcun problema per lui.
Risolta la questione telefona ad Asia, confermandole che si vedranno al Museo per le 19,00 della sera successiva.
La giornata per lui trascorre nella preparazione e nell’attesa di quello che dovrà fare. Con cura si dedica alla preparazione di una borsa in cuoi, contenente alcuni oggetti che gli serviranno ed alcune provette piene di un liquido color ambra.


Capitolo 6
 
“Si professore, allora ci vediamo alle 19,00”.
Se Asia e Michel dovessero raccontare ora cosa accadde nelle ventiquattro ore successive, non avrebbero molto da dire. Evitarono di uscire, rinchiuse nel loro piccolo appartamento, vissero momenti di ansia alternati ad attimi di intensa euforia, come spesso accade tra loro litigano, sorridono, mangiano in maniera disordinata, fumano più del dovuto, leggono e rileggono tutto quello che può essere loro utile in quella impresa, senza però trovare elementi di novità.
Già dalle 18,00 le due ragazze sono presenti in via Lagrange, presso l’ingresso principale del museo, in attesa del loro mentore.
Si confondono tra i turisti che escono da quel luogo, terminata la visita, gli occhi attenti a scorgere l’arrivo di Ferrero. 
Al contrario il professore giunge in perfetto orario, appare sorridente ed euforico, porta con se la solita borsa da lavoro in cuoio consunto. I tre si stringono la mano, visibilmente emozionati per quello che si accingono a fare. 
Nessuno li ferma all’ingresso, tutti conoscono il docente, poiché membro della fondazione del Museo, ma anche le due dottorande. 
Si aggirano nel museo come normali turisti, fino a quando restano da soli. I custodi, prima di chiudere definitivamente le visite, inseriscono gli allarmi, consultandosi col professore, ben sapendo che è autorizzato a trattenersi, come peraltro successo già in altre occasioni. 
Spengono le luci principali, lasciando gli ampi saloni illuminati da una flebile luce che fa sprofondare quel luogo in un ambiente spettrale. Ora ogni piccolo rumore rimbomba, sembra quasi che ogni oggetto sia dotato di un proprio respiro, di vita propria. Il museo in quello stato diventa un ambiente surreale, magico, da far venire i brividi. 
Una volta che il professore è certo di essere solo con le due donne, i tre si recano ove è esposto il sarcofago di Amenhotep, identico nel suo splendore a quello raffigurato nell’antico papiro. 
Il Ferreri comincia a parlare: “Allora ragazze, ci siamo, vi spiego come procedere, tutto si svolgerà qui. Dovremo creare un altare, in realtà sarà costituito da una di voi due che rimarrà nuda. Esattamente non so nemmeno io se funzionerà. Ho ritenuto di attingere da diverse ritualità, credo che però possa funzionare. Come avrete notato stanotte c’è la luna piena. La cerimonia inizia a luci spente, quindi verranno accese delle candele rituali, insieme con la prima invocazione ad Osiride. Asia ho scritto quello che dovrai recitare su questo foglietto. Un fallo, creato con la stessa cera e gli ingredienti che illumineranno il rito, viene introdotto dal celebrante nella vagina della donna, che funge da altare. Verrò masturbata fino al raggiungimento dell’orgasmo. Lei è il sacrificio, dovrà sottostare al fuoco delle fiamme, il suo sangue verrà versato”. 
Le due donne rabbrividiscono, scambiandosi uno sguardo atterrito, mentre il docente prosegue nella sua esposizione:”Anche il celebrante dovrà masturbarsi, raggiunta l’eiaculazione, raccoglierà il suo seme in questo calice, dove verrà mescolato con il sangue dei presenti. Prima di iniziare berremo tutti da quel calice una sostanza che ci indurrà lo stato di trance, a quel punto spero che qualcosa accada. Avete domande prima di cominciare?
Deglutendo vistosamente è Michel a parlare:”Intendi dire che una di noi deve sacrificarsi?”
Asia con tono acceso si rivolge al professore dandogli del tu, come non aveva mai fatto:”Senti Giorgio, qui nessuno devere rischiare di lasciarci le penne, o ci spieghi cosa ti aspetti che succeda e ci assicura che ne usciremo tutti illesi o non se ne fa niente!”
“Nessuno morirà, voi avrete il vostro momento di celebrità accademico e parte del tesoro. Ora dobbiamo aprire il sarcofago e svuotarlo sarà il nostro altare. Questa è la parte più rischiosa. Alle telecamere ho già provveduto, vediamo di non rompere e rovinare nulla se no finiamo nei guai. Michel rappresenterà il sacrifico, Asia leggerà la formula e le invocazioni all’infinito. Vi do la mia parola, non voglio la morte di nessuno”. 
Asia non è più sicura di volerlo fare, solo la stretta alla mano di Michel la induce a proseguire. Il professore ha un volto pallido per via delle luci biancastre, si morde le labbra nervoso quasi a volerle far sanguinare, imponendo alla paura che cresce dentro di sé di allontanarsi.
“Andrà tutto bene”, conclude Michel sorridendo ed incoraggiando gli altri.
Ferrero comincia col prendere due panche e provvede a sistemarle accanto al sarcofago, sotto lo sguardo delle due donne.
Dopo una rapida occhiata, tutti e tre, con estrema delicatezza, lo aprono poggiando il coperchio per terra.
Alla vista del corpo bendato e perfettamente conservato i tre hanno un moto di terrore, pur indossando i guanti in lattice sono inorriditi all’idea di toccare quel corpo e frantumarlo. Saggiano con le mani la consistenza della mummia:”Si sbriciolerà se la muoviamo, cazzo!!” 
Sia il Ferrero che Michel si trovano d’accordo. In quel momento di empasse, Giorgio trova una soluzione: “Venite con me”.
Il trio, velocemente, si dirige nel laboratorio, situato in una saletta attigua, riservata al personale.:”Useremo questa e la metteremo sul sarcofago, speriamo che regga”. L’uomo indica una lastra di vetro sagomata, utilizzata per coprire i sarcofaghi già aperti e permettere al pubblico di osservarne il contenuto. 
Con non poco sforzo, i tre trasportano la lastra, con cautela la poggiano sul sarcofago aperto.
“Siamo pronti per cominciare”. Il docente estrae dalla borsa: i ceri neri che verranno accesi, un fallo enorme dello stesso colore, un kriss antico e finemente rifinito ed infine un calice, in cui riversa il liquido ambrato che aveva conservato in tre provette. 
“L’ altra panca per chi e? a cosa ci serve?” domanda Michel. 
Il professore prosegue ella sua spiegazione:”La seconda di voi, pensavo ad Asia, al termine del sacrificio, nel pieno della trance, si sdraierà su una di esse, sarà l’unica ad essere pura dal piacere della carne, in grado di compiere un viaggio astrale che la porterà al momento dell’imbalsamazione e sepoltura di Amenhotep, se siamo fortunati potrà rivivere il momento della trafugazione del gioiello e dirci dove è stato nascosto da Kha. 
Sbalordita Asia spalanca gli occhi atterrita:”Ma stiamo scherzando? Giorgio è pericoloso, se qualcosa va male potrei rimanere bloccata!!”
Giorgio stizzito ora la guarda con astio:” “C’è un modo piu semplice … risvegliamo la mummia, gli offriamo un caffè …buonasera egregio architetto, gentilmente ci può dire dove ha nascosto quel fottuto smeraldo?? Ma grazie..ora può tornare a dormire…ecco le risistemiamo il bendaggio…”
Giorgio stringe delicatamente la mano di Asia e guarda Michel:”Forza ragazze, ce la possiamo fare..probabilmente non succederà proprio nulla, è solo un tentativo …diamoci da fare…in bocca al lupo” 
Michel, per fare coraggio all’amica le sorride:”Be io sarà tutta tagliuzzata, però aspetteremo il tuo ritorno, ho portato dei tramezzini ed il caffè”.
Tutti e tre scoppiano in una risata nervosa:”Certo buon pic nic….”. Dopo quelle ultime parole di Asia, vengono sistemati i ceri neri intorno al luogo del sacrificio, i tre si denudano completamente, tutto può avere finalmente inizio.