domenica 23 novembre 2014

COME BABBO NATALE FINITO IL TURNO DI LAVORO SOLITARIO RIENTRA A CASA di Sara Zanchetta



Ormai di questi tempi
Perfino le renne son troppo stanche
E la magia...quella costa uno sproposito.
Nell'aria umida della città,
tra i vapori caldi della metro,
nel rumore lontano della coincidenza persa
attende, solo, il treno verso casa.
E lo attende sapendo, in fondo, che arrancare la corsa per la consegna degli ultimi due regali, dopo 18 ore di lavoro, gli ha fatto perdere l’ultimo treno della notte.

“Aspetta e spera”
Gli sembra di sentir sussurrare dalla bocca balbuziente
del Bacco stanco sulla banchina dirimpetto.
“Dovrai aspettar mattina ormai”
L’altro dice e l’altro ride.
S’era dimenticato per un attimo di come la gente sia sempre brava a ridere – di te.

Come Babbo Natale
Sconsolato, stanco e malaticcio,
attendo il mio treno per Spring Street.
Aspetto l’aria calda che lo precede.
Una tubatura perde.
Sembrano terzine di quarti in battere.
Attendo sperando che qualcuno,
per una volta, la sorpresa la faccia a me
(o te caro Babbo Natale).

Brutta cosa dover attendere un treno:
ti vengono in mente tutti i motivi per cui sai che nessuno si ricorderà di te.
Cola pure il naso.
E siamo senza fazzoletto

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