giovedì 31 ottobre 2013

FANCULO HALLOWEEN di Giuseppe Balsamo




Il locale era caldo, la musica insopportabile, come gran parte degli zombie, vampiri, streghette e fantasmi che si aggiravano impazziti alla ricerca di un divertimento lontano dalle nostre tradizioni. “Spegni la sigaretta!!”, la voce sembrava venire da lontano, ma il buttafuori era alle mie spalle e l’aveva con me, uno dei pochi come il sottoscritto a non essere travestito da nulla, ma in realtà costretto in quella maschera che ti porti dietro ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, finchè non ti accorgi che è diventata la tua seconda pelle. Lo guardo con aria di sfida, la mia solita faccia da cazzo che in passato mi ha provocato tanti guai, gli soffio il fumo in faccia e butto la cicca per terra. Si gira e se ne va, bofonchiando un “Che stronzo!!", riesco a sentirlo nonostante le casse rimbombano rendendo zombie tutti coloro che hanno pensato bene di travestirsi così, non immaginando minimamente di esserlo già da un pezzo. Voglia di rispondergli, di andare verso quella montagna di muscoli e servirgli la mia faccia da schiaffi, consapevole di rimediare un bel po’ di legnate; come fosse quello l’unico scopo di quella serata. Vedo la scena al rallentatore nella mia mente, ma resto immobile, tirando fuori un’altra sigaretta che però non accendo. Una dama del ‘600, con il viso sanguinante ed i capelli viola ha evidentemente visto tutta la scena, non mi ero accorto della sua presenza. Sorride, o forse è la sua maschera, fatto sta che sembra sia un sorriso. Poggia il suo bicchiere pieno di un intruglio a base di menta e rhum e mi rivolge parola: “Serataccia??!!”. La guardo senza rispondere, prendo il suo bicchiere e bevo quell’intruglio, la guardo prima in viso e poi nella generosa scollatura, le parlo incazzato col mondo “Questa roba fa schifo”, lei mi sorride mentre la sigaretta cade per terra. Mi abbasso a prenderla, trovandomi al cospetto delle sue gambe rivestite da autoreggenti bianche che si intravedono sotto un vestito moderno che richiama il ‘600 barocco per pizzi e merletti. Sfioro la sua caviglia, la tocco, le mie mani risalgono sulla sua gamba, mentre mi alzo, ritornando a guardarla negli occhi color nocciola. Lei si ritrae indietro, sorride di nuovo, questa volta in maniera diversa “Sei uno stronzo!! Aveva ragione lui”, anche lei evidentemente aveva sentito il buttafuori. Si volta e se ne va, lasciando il bicchiere mezzo vuoto sul bancone. Il mio solito sorriso da faccia da schiaffi, prendo il bicchiere e lo svuoto, vedendola scomparire tra la gente, verso l’uscita in compagnia del Mago Merlino. “Fottiti…fanculo”. Mi avvio anche io verso l’uscita - che serata di merda. Spingo il buttafuori per farmi spazio, guadagnandomi il suo sguardo assassino, gli sorrido sarcastico alla ricerca di guai, finalmente l’aria fredda della notte di fine ottobre mi soffia sul viso. Il Mago Merlino ha una bella macchina che deve costare molte migliaia di euro, le cose con la dama del ‘600 probabilmente non sono andate come dovevano, i due litigano e lui invece di farle un sortilegio le molla una sberla, lasciandola in lacrime nel parcheggio. Mi avvicino, solita faccia da schiaffi, tiro fuori la bandana dai jeans e gliela offro..”Chi è lo stronzo ora?!.." La dama mi guarda e sorride, mi avvicino e la bacio, lei si lascia baciare. Le prendo una mano e la trascino dietro il locale, ormai c’è poca gente in giro. Il vestitino sembrava fatto apposta per essere strappato piuttosto che sfilato, le sue cosce fasciate da autoreggenti le davano un’aria da cortigiana d’altri tempi, dopo averla addossata con forza al muro del locale comincio a palparla con violenza, finchè sento il rumore di uno strappo ed il vestito cade a terrà. Sento un suo gemito sommesso di dolore, il bruciore improvviso alle natiche la fa urlare; le tappo la bocca con la mia lingua, subito dopo un'altra sferzata prepotente fra le sue cosce, questa volta non si trattiene ed urla costringendomi a baciarla di nuovo con forza. I colpi dentro di lei si susseguono, mentre le mani le strizzano i capezzoli, le frugano la fica facendole sentire una fiamma nel ventre. L'ennesima frustata la fa esplodere in un orgasmo liberatorio. Eccitata ed addossata al muro sente il mio odore di maschio, sento la sua mano stringermi il membro. Si gira verso di me, lo sguardo eccitato, mezza nuda, seguendo il mio sguardo si inginocchia. La vedo quasi ipnotizzata davanti al mio cazzo che le sfiora le labbra, lo afferra con due mani e comincia a leccarlo, inumidendo la cappella . Il silenzio della notte viene rotto dalla mia voce, mi sorprendo a sentire il mio tono, la mia eccitazione “Succhiamelo, prendilo in bocca e succhiamelo”. I miei occhi carichi di lussuria non ammettono replica, così le mie mani che afferrano con forza la sua parrucca viola. La dama obbedisce così al suo Signore, le sue labbra lambiscono la cappella per poi ingoiare il membro. Inarco la schiena, quasi strozzandola, lei continua però nei suoi movimenti inesorabili, agguantando i miei testicoli, massaggiandoli, finché schizzi del mio piacere la invadono. Godo come lei ha goduto di me poco prima. Si alza, la addosso di nuovo al muro, ansimante le bacio un orecchio “Non ho la macchina, non posso accompagnarti”. Il mio numero di telefono passa dalla mia mano alla sua. Ansimante sento la sua voce eccitata: ”Devo andare..”.

VERITA' NASCOSTE di Francesca Delli Colli




Ci sono dei segreti che si tengono dentro perche’ forse nessuno puo’ capire il significato dell’emozione che ti sconquassa ogni lembo del cuore e del tuo corpo.
Sono un bene prezioso che ti preserva i ricordi che lentamente svaniscono nel tempo anche se sono ben radicati nella tua vita.
Era la fine degli anni ’80, periodo in cui si era ancora spensierati, si cazzeggiava per ogni cosa, si rideva e scherzava senza grossi problemi, fino a che qualcosa di grande non ti colpiva in pieno e toglieva la serenita’ che ci era dovuta in quel periodo.
Io cercavo di vivere come si sarebbe dovuto, anche se un dolore sordo mi oscurava il cuore, ma si sa l’istinto di sopravvivenza c’e’ comunque e soprattutto quando si e’ giovani si e’ portati via dalla voglia di vivere.
La fine di ogni Ottobre istiga sempre pensieri lucubri e diversivi ludici infondendo una sorta di sadismo nell’avvicinarsi a situazioni che infondono paura ed ansia, tramutando le sensazioni da negative a positive e divertenti.
Quella sera giravamo annoiati per le strade poco illuminate del paesino natio dei miei nonni, tirando idee sul come potevamo raggiungere quanto meno la mezzanotte ed andare a dormire.
Era severamente vietato rincasare prima di quell’ora.
Continuammo a camminare senza una meta ben precisa, tra spintoni, risate, ululati e scherzetti macabri, fino ad arrivare davanti al cimitero.
Ci bloccammo di colpo come rapiti dalle mille lucette che attraverso il cancello di ferro massiccio rischiaravano appena l’oscurita’ della notte incipiente.
Davide si giro’ verso di noi con uno sguardo sadico che non prometteva nulla di buono.
“Che ne dite se scavalchiamo il cancello e ci infiliamo dentro?” Ci chiese a tradimento mentre noi, i rimanenti tre, ci guardavano dubbiosi cercando una risposta che non arrivava.
“ Dai ..su… sai che fico, siamo o non siamo ad Halloween, muovete quel culo ed entriamo! L’adrenalina e’ gratis fidatevi!! “ Cosi dicendo e senza aspettare i nostri assensi si avvio’ aggrappandosi ai ferri dell’uscio come una bertuccia ed arrivando in cima.
“Davide ma che diavolo stai facendo!!” Urlai con tutta la voce possibile anche se rotta da un forte senso di ansia che mi opprimeva.
“ Occhio alle punte che ci rimani infilzato e poi a me non va di entrare li dentro, non vengo , tu fai come ti pare!!! “ continuai bloccandomi li davanti con una sensazione di gelo che mi oltrepassava la schiena.
Come previsto tutti gli altri si cimentarono come bertucce in quell’arrampicata estemporanea lasciandomi li come una deficiente.
“Allora che fai entri?” mi urlarono dall’altra parte del cancello mentre come scemi si aggiravano per le tombe ridendo nervosamente.
Passarono dieci minuti prima che mi decidessi e trovato uno squarcio su una rete di recisione che delimitava dei lavori di ampliamento del luogo mi feci coraggio ed entrai, maledicendo i miei amici e tutta la loro spensieratezza nel godersi quel divertimento.
Per me il cimitero era l’ultimo luogo in cui sarei voluta ritornare, luogo a cui non riconoscevo e riconosco ancor oggi nessun valore intrinseco.
Mio padre era in tutti i posti fuorche’ li dentro, era nel mio cuore, nei miei pensieri, nella mia carne.
Non provavo certo nessuno spasso ad aggirami tra quei vialetti, avevo freddo, ero nervosa e nella mia testa di accavallavano pensieri scomposti che mi turbavano.
Gli occhi scorrevano ogni fotografia ed epitaffio apposto sulle lapidi avida di conoscere qualche notizia sulla vita passata dei loro “inquilini”. Nonostante tutto sono stata sempre amante e fervida credente dell’occulto, ma in quel periodo lo avevo accantonato clamorosamente, avendo paura di conferme che non avrei potuto reggere visto lo stato emotivo critico in cui giacevo.
“Venite qui ragazzi guardate cosa ho trovato! ! esclamo Davide distogliendomi dai miei pensieri bruscamente.
Gli fui grata e con passo veloce mi avvicinai verso la direzione dalla quale proveniva la voce.
Davide era seduto su un vecchio altare di pietra mentre ne sondava la stabilita’ sbattendo la mano sul piano.
“ E’ perfetto per fare una seduta spiritica, che ne dite?” esclamo’ soddisfatto della scoperta e dell’invito.
“Tu sei tutto scemo, finiscila Davide non mi piacciono queste cose!” gli risposi adirata e per nulla ispirata dalla proposta mentre la voglia di fare marcia indietro e tornarmene a casa si faceva sempre piu’ forte. Volevo fuggire dai miei ricordi, pensieri, scorci di vita passata ed emozioni troppo recenti.
Come da copione tutti gli altri annuirono eccitati all’idea di chissa’ cosa sarebbe accaduto nel caso fossero riusciti a mettersi in contato con qualche entita’.
“Eddai Patrizia sei sempre a rompere le uova nel paniere, ma che vuoi che succeda, ci stiamo tutti divertendo, non lo vedi? Abbiamo trovato il modo per passare la serata e tu stai a fare tutte queste storie e seghe mentali ! Sei sempre la solita rompicoglioni!” Concluse l’arringa iniziando ad ignorarmi e confabulare con gli altri.
Il silenzio che mi avvolgeva fuori e dentro era rotto dai loro screzi e senza dire una parola mi avvicinai all’altare invidiosa un po’ del loro divertimento.
“Sapete che i morti non si devono disturbare e se si riesce ad avere un contatto potrebbero rimanere incastrati in quella zona che separa la terra dall’oltre?” Chiesi sperando di dissuaderli mettendo fuori un po’ della mia conoscenza in materia.
“Nessuno di noi e’ esperto in questo, lasciamo stare vi prego!” Della mia preghiera se ne fregarono altamente e Davide inizio’ a dare le direttive.
“ Ci serve un qualcosa per mettere su una tavola Ouija” disse guardandosi intorno e mettendo gli occhi su un pezzo di gesso posto vicino ad un secchio ed una cazzuola.
Raccolto inizio’ a scrivere le lettere dell’alfabeto e i numeri da 1 a 0 in modo circolare, un “SI” ed un “NO”. Da ultimo tiro’ fuori dalle tasche una moneta da due Euro che pose al centro.
Io nel mentre cercavo di estraniarmi dai miei fantasmi, sicuramente in libera uscita considerato il periodo e posi come richiesto un dito sulla moneta senza toccarla. Avevo i brividi che mi trafiggevano schiena e ventre non per la paura, ma per la consapevolezza che mi stavo spingendo verso qualcosa che inconsciamente desideravo da qualche mese.
Presi un cero acceso da una tomba e lo posi vicino al disegno . “ Serve per indicare alle anime la via” Spiegai ed iniziai a pregare a voce alta, mentre lo sguardo degli altri si poso’ incuriosito su di me.
“E’ una preghiera di benvenuto, affiche’ le anime prendano la forza di comunicare con noi” spiegai . Gli sguardi da incuriositi furono velati da un soffio di paura e di apprensione mentre le voci si unirono alla mia nell’invocazione.
Socchiusi gli occhi, cercai una catarsi , provando a dividere corpo e anima, dolore e piacere, paura e serenita’.
Mi sentivo diversa, diversa dagli altri che finite le preghiere e tolte di mezzo come se fossero da intralcio al loro divertimento, iniziarono a fare le domande piu’ cretine, dare le risposte piu’ assurde mentre sghignazzando muovevano consapevolmente la moneta verso le lettere formando frasi.
Come per incanto arrivarono i personaggi piu’ disparati, da Hitler a Carlo Magno a Marilyn Monroe che fu letteralmente bersagliata di domande sulla sua morte, conclusasi con uno scambio di persona effettuata dai servizi segreti americani, tanto per cautelare il rapporto che aveva con i Kennedy.
Una cazzata appresso all’altra tanto per trovare un motivo per ridere e divertirsi obbligatoriamente.
Ero innervosita da tanta leggerezza, ma ero comunque impotente e non volevo risultare pallosa.
Ci fu un’attimo di stasi a quella farsa alla quale mi stavo abituando ed anche apprezzando, alla fine erano tutti dei gran cazzari ed era impossibile non seguirli ed anche io avevo bisogno della mia buona dose leggerezza.
Ancora con le dita che sfiorava il metallo ma molto poco concentrati a continuare quel gioco, la moneta si sposto di qualche cm.
“Davide smettila dai mi sono stancata!” affermai guardando il mio amico
“Devo smetterla di cosa? “ mi rispose guardandomi interrogativo.
“Basta con questa moneta non la muovere piu’ mi si sta atrofizzando ma mana forza di stare in questa posizione” continuai.
“Ma io non ho spostato nulla” rispose Davide mentre tutti e quattro ci scambiammo altri sguardi stupiti.
“Neanche io”, “Io neppure” risposero uno dopo l’altra Matteo e Flavia.
Il silenzio che scese era ancora peggiore di quello che ci girava intorno. Tornammo con l’attenzione sulla moneta mentre intonai una breve preghiera e una domanda secca.
“Chi sei?”….. nessuna risposta
“Per favore dicci chi sei, sei il ben venuto tra di noi!”. Continuai cercando di rassicurare non so chi o che cosa, ma agivo di istinto.
La moneta inizio’ a muoversi a stento, io quasi mi sentii mancare, le gambe mi cedevano e il cuore mi batteva come se volesse uscire da petto, ma ero serena..
Nessuno parlava piu’, i volti da ilari erano diventati seri, tesi , cerei, impauriti….
La moneta si sposto’ prima sul 5 e poi sul 7.
“57? “ esclamai non capendo il significato.
“Cosa ci vuoi dire?” alla domanda la moneta si sposto’ sul 2 e poi sull’8
“28? Dai ragazzi finitela di prendere per il culo che mi sto cagando sotto” Esclamo’ Matteo
“Non togliere il dito!” gli ordinai secca “Rompi la catena!”
Mi sembrava essere in un’altra dimensione, come se tutto fosse attutito e io solo prodiga a cio’ che stava accadendo.
“Ti prego segui la luce della candela e trova la forza di spiegarti, noi ti vogliamo aiutare!” continuai rivolta verso il buio della notte.
“Dicci il tuo nome!” esortai e la moneta dopo qualche secondo si mosse con appresso il nostro sguardo allucinato posandosi sopra la lettera P.
“ Piero, Paolo, Pitagora, Ponzio Pilato?” Davide inizio’ a sparare nomi a casaccio cercando di indovinare, lo zittii con uno sguardo incenerendolo.
“Non puo’ essere…” pensavo col cuore in fiamme, quei numeri qualcosa mi dicevano, ma la lettera P no. “Finiscila Patrizia ti stai coinvolgendo troppo e senza motivo” cercavo di autoconvincermi e di chetare inutilmente il mio animo, preso da sentimentalismi e da rimpianti.
Flavia inizio a piangere e si urino’ un po’addosso.
Davide e Matteo non parlavano piu’ ma si capiva che sarebbero scappati all’istante.
“Ti chiami P. ? conosci qualcuno di noi P?” chiesi con chiarezza.
La risposta fu “Si” .
Il tempo orami era diventato senza tempo.
“Chi conosci di noi? “ ma moneta si sposto di nuovo sulla P.
“Certo ..P. sei tu, ma chi conosci di noi” intonai ancora quella domanda.
“Per favore smettila, voglio andare via non mi piace piu’ questo gioco” affermo Matteo.
“ Non e’ piu’ un gioco” Asserii gelida senza neanche guardarlo. Dentro di me dissi l’ennesima preghiera e di nuovo la moneta’ giro verso la I, poi la Z, la Z di nuovo e poi la I, fino a formare la parola PIZZI.
“….e merletti…bastaaaaa!!! Questa volta fu Davide, Flavia era come imbalsamata.
A leggere quella parola mi venne un nodo alla gola, gli occhi si riempirono di lacrime ed un senso di amore quasi mi rese senza fiato. Nessuno poteva conoscere quella parola, era il nomignolo col quale mi chiamava mio padre da piccola.
Papa’ era li con me, come lo era sempre stato , non mi aveva mai lasciata come credevo.
Questa fu la prova di cio’ che sapevo da sempre, quel qualcosa nato con me e che sarebbe morto con me perche’ difficile da capire e da accettare.
L’anima continua a vivere oltre al corpo.

LUCY E SCHROEDER di Alice Stregatta







Era una notte buia e tempestosa,
come scriverebbe il brachetto più creativo del fantamondo dall'alto del rossotetto della sua cuccia.
Dicevamo,era una notte buia e tempestosa,e lei avrebbe voluto passarla in una vignetta di Schulz,appoggiata alla pianola di Schroeder,in ammirazione,visibilio,sollucchero....
Incredula che tanta dedizione venga presa con tale indifferenza.
Un giorno lei gli disse "non si ama per amare,si ama per amore":
PUTTANATE!
Si ama pregando tutti i Santi del calendario di venir ricambiati!
Pur non credendo in nessun Dio.
Ri-cam-bia-ti.
Dio.Dio Dio Dio...
Ecco,si,Dio si invoca sotto le lenzuola. Dio esisterebbe solo se Tu fossi qui,o io lì,o ovunque,insieme.
Legami pure alla cuccia. Alla pianola.
Dove vuoi.
Ma tienimi.
Cazzo. Ecco l'unico Dio che invocherei.
In una notte buia e tempestosa.
Fino al mattino e oltre.
Sempre.
DioDioDio.
Oddio.


LA SECONDA VOLTA di Alice Stregatta

 
 
 
La seconda volta mi bacerai,me l'hai promesso.
Avrò il mio collare.Il Tuo,collare.
E le tue mani...sul collo,sui fianchi,sul culo....
E la cera,rossa,con cui disegnerai bollenti arabeschi sul mio corpo.La cinghia,che mi lascerà i segni.Visibili,questa volta.
E saremo entrambi nudi,e faremo tutto tranne l'Amore.Quello è per gli innamorati."E noi non lo siamo".
Avrò più paura di spogliarmi della prima,perchè tu sei giovanee bello ed io ho un anno in più.Un anno in più e milioni di frasi imbarazzanti all'attivo.
Ma forse sono stata nuda,esposta,vera,tutti i giorni.Da quel giorno.Tu hai letto la mia Anima in ogni parola che ti ho dedicato.
Semplicemente non l'hai capita.E amata.

Passeremo due giorni insieme,io sarò assente e ci guarderò dall'esterno per immagazzinare assorbire memorizzare tutto,tutto,tutto.
Tutto perchè,della prima volta,io,non ricordo nulla.
Socchiudo gli occhi,tocco il punto in cui mi sarei fatta tatuare la tua iniziale. I...
Penso alla nostra seconda volta.
Che non ci sarà.


mercoledì 30 ottobre 2013

IL BACIO DEL VAMPIRO di Monica Finotello




Baciami vampiro, bacia.
Sono un corpo bruciante,
sento il tuo respiro caldo
Prendimi con mano e voce
avvicinati al collo e bacia
implorerò la pace
alla notte nera come pece.
Cinque giorni, cinque notti,
avvinghiati
Baciami vampiro, bacia.
Conosco il desiderio
parole adeguate...
Come ferita sotto l'unguento
ti seguirò nell'eterno tormento
cambieranno sapori e sentimenti
la non vita sarà lenta.
Abbellire di ricami il corpo
piacevole e godurioso...
imprigiona accaldati sensi
nell'agognato tempo...
Baciami vampiro, bacia.
Percepisco i sussurri
gemiti, respiri e voglie...
ansimi in carezze focose
Ogni evento ha la sua coincidenza
durante questa convalescenza
io vorrei accarezzarti
ma rischierei di contagiarti.
pensavi che io non esistessi
... invece eccomi,
e voglio vivere del tuo piacere,
perchè sei un'emozione grande
Baciami vampiro, bacia.
Tu medicina, io malattia
lunga è l'agonia
dunque, portami via
e pazzia sia.
perchè tu con me sei te stesso
.. come non speravi di poter essere,
io con te sono me stessa
Baciami oh vampiro... baciami.
Saziami di te.

CHI SEI? di Monica Finotello




Occhi invisibili
corpo impalpabile
d'un tratto mi blocca
resto immobile.
Il resto del tempo nell'intermezzo
è solo un breve attimo dell'eterno
che se ne va.
Lui grida e mi fissa
ma mi libero
con una contromossa.
Sono io che non mi do pace
sono io che spengo luce...
e si materializza quel fantasma
mettendo ordine in questo caos.

LUSSURIA E TRADIMENTO (Tema: la fiera dell'horror) di Alie Walker






La notte continua a muoversi lentamente.
Ma… il peccato? Il peccato e il tradimento era stato così veloce.
Ero assetato, avevo fame di carne da scopare. ...
Mi ha tentato. Lei, una stupida puttana al bancone del bar. Mi ha irretito con i suoi occhi ammalianti, attirato verso quel corpo che prometteva amore e tutte le mie remore sono andate a farsi fottere.
La mente divenne debole e dopo poche chiacchiere, la seguii verso il retro del locale.
La stanza era squallida, ma lei era una dea. Seduto sul bordo di un letto lercio, la guardai spogliarsi lentamente. Rimasi incantato a idolatrare la sua carne nuda, mentre camminava verso di me sopra quei tacchi assurdi.
Il seno morbido, le forme sinuose, le movenze sensuali. Volevo imprimere ogni dettaglio nei ricordi. Assaggiai il suo corpo con gli occhi. La mente e i muscoli del mio corpo presero velocità. Sudavo. Respiravo velocemente mentre si avvicinava.
Mi aprì la patta e prese in mano il cazzo. Abbassandosi, notai i suoi capelli pendere verso il mio ventre, sfiorarlo ondeggiando, poi la sua bocca famelica dischiusa, pronta ad accogliermi. Mi guardò ancora un istante prima di imprimere le sue labbra rosse, lasciando la prova adultera sulla mia carne.
La presi per i capelli, volevo vedere la sua bocca succhiarmi via, i suoi movimenti affamati. Aveva più fame di me, la puttana! Chiusi gli occhi, perso in quella sensazione calda attorno alla mia carne. La staccai da me appena prima di godere. Aprii gli occhi e guardai i fiotti di sperma imbrattarle il viso. Sorrideva, la puttana!
Non si pulì e si distese al mio fianco. Ancora seduto sul letto, ansimante, la guardavo toccarsi, infilare le unghie laccate tra le labbra. Aveva gli occhi chiusi, non si accorse di nulla. Un taglio netto alla gola e un fiotto di sangue si allargò sulle lenzuola.
Uscii dalla stanza e fu facile non farmi notare, troppa gente intenta a divertirsi, troppe persone intente a festeggiare. Festeggiare cosa? Questa cazzo di notte assurda, nascosti dietro maschere terrificanti. Idioti! Me ne andai dal locale.
Avevo succhiato via un’altra vita e ora trascinavo le gambe come la notte che sembrava non finire più.
Ogni 31 ottobre la medesima storia: una puttana morta e il ricordo di mia moglie in un lago di sangue, nuda e sporca di sperma. Nove anni prima, la stessa notte, in un albergo infimo, mia moglie aveva consumato il suo tradimento e la sua stessa vita.
Lussuria e tradimento. Lussuria e morte. Lussuria e sangue. Questa la maledizione che mi portavo appresso, ogni 31 ottobre


SOGNI ALLA VIGILIA DI HALLOWEN (Tema: Fiera dell'horror) di Alice Stregatta



 
 
Sarebbe la Giornata ideale per andare in giro a leccare rospi allucinogeni,scambiarne uno per l'Azzurro Principe e passarci il pomeriggio a letto.
 

ANCORA VOI (Tema: Fiera dell'horror) di Monica Finotello




Racchiuso in quel morso di cui la mia bocca si è cibata; tramortendone
lo svuotamento dei sensi
in rotazione al concepimento del vostro cuore...
che dissolvendosi mi ha mostrato
i cancelli; sigilli del vostro respiro...!!
Della vostra perversa
Sarcastica Anima..
Mostratemi dunque!!
Peccaminoso,
nell'osservare la mia pelle ...
Mostratevi,
indulgente
nel abbracciarmi e respirar
i baci eterni che lascivi
in Me
soccorre
arresta,
annega,
lega il pulpito degli attimi da voi concessi
attraversandomi..




ANGELO (Tema: La fiera dell'horror) di Monica Finotello



 
 
 
Dolci tenebre,
accogliete il vostro angelo,
un angelo solo, maledetto,
vinto dalla angusta vita....
Date lui, quel calore che,
nessun, su questa terra,
riesce ad infondere
nella sua gelida e oscura anima.
Indicategli il cammino,
per opera della lucente madre luna
che rischiara l’oblio,
che diffondete nella sorella ed oscura notte.
Raggiungete il nostro angelo nel suo rifugio,
sull ’ardua rupe che sovrasta la città e,
accarezzate la sua solitudine.
Conducete la sua anima
a Lilith, che l’accoglierà
nelle sue demoniache e amorevoli braccia.
Ella effonderà in lui,
il soffio di una nuova vita,
rendendolo figlio e principe della notte.
Lui risorgerà, come l‘Araba Fenice,
dalle sue stesse ceneri,
e più oscuro del pipistrello
con nere ali e tenebroso sguardo
veglierà le anime perse nelle tenebre notturne.
Udrà i lamenti dei suoi fratelli,
che banchetteranno con il sangue delle loro tenere vittime.
E al sorgere del sole, il nostro angelico ed oscuro principe
svanirà come la notte.

BESTIA (Tema: la fiera dell'horror) di Monica Finotello






Angoscia Non vengo questa sera per il tuo corpo, o bestia Che i peccati d'un popolo accogli, né a scavare Nei tuoi capelli impuri una triste tempesta Sotto il tedio incurabile che versa il mio baciare: Chiedo al tuo letto il sonno pesante, senza sogni, Librato sotto il velo segreto dei rimorsi, E che tu puoi gustare dopo le tue menzogne Nere, tu che del nulla conosci più che i morti. Poi che il Vizio, rodendomi l'antica nobiltà, M'ha come te segnato di sua sterilità; Ma mentre nel tuo seno di pietra abita un cuore Che crimine o rimorso mai potrà divorare, Io pallido, disfatto, fuggo col mio sudario, Sgomento di morire se dormo solitario.

NEL TEMPO ( Tema: Fiera dell'horror) di Monica Finotello





È stato tanto tempo fa, il tempo, la ruggine di questa vita lentamente deteriora tutti i ricordi.
È stato tanto tempo fa che per la prima volta ho scorto il tuo sguardo.
Dolci occhi scuri, un taglio fine quasi orientale, i lunghi capelli mossi quasi rossi, la carnagione chiara.
Che emozione è stata, il tuo sguardo vacuo si perdeva oltre l'orizzonte, mi... guardavi senza vedermi e il mio animo palpitava per la gioia.
Se non fosse per i secoli ormai fuggiti potrei respirare ancora la tua fragranza espansa dal vento, potrei sentire con chiarezza il suono della tua voce
Le tue mani, le ricordo bene. Lunghe dita affusolate, unghie curate. Il candore, ecco cosa mi stupì, sembravano di ghiaccio, quasi trasparenti.
C'era qualcosa che stonava, questo lo percepii subito, ma come in un opera cacofonica si è disposti a tollerare molti paradossi, così mi sfuggi di primo acchito quella stonatura che mutò la mia vita non ancora eterna.
Mi sorridesti, una volta bastò per sempre.
I tuoi piccoli canini fecero capolino tra le labbra porpora.
Stupendi in quella cornice settecentesca.
Ti avvicinasti a me.
Come un ubriaco colmo d'amore ti cinsi tra le mie braccia, almeno così mi sembrò.
Una lieve puntura fredda, poi il deliquio.
Mi espansi in tè, come un orgasmo infinito. Persi la cognizione del tempo, persi la vista. Un flusso di ricordi, emozioni sfociò nel mio animo, che tenerezza, che sospirata virtù era questo amore oltre il tempo di questa dimensione.
Staccarsi fu terribile.
Barcollai, tu eri già scomparsa, come un neonato reclama la madre così piansi in quella strada squallida e sporca.
A carponi vedevo le mie mani vacillare, la pioggia mi colava negli occhi, l'olezzo del selciato inacidiva le mie narici.
Il tuo profumo, il tuo amore già fuggivano via nella valle arrugginita dei ricordi.
Allora disperato mi chiedevo se saresti tornata, avrei donato la mia vita per un altro bacio.
Oggi la donerei per non averti mai desiderato.


TU (TEMA Fiera dell'horror) di Monica Finotello








O tu, che come un coltello sei penetrata nel mio cuore gemente: o tu, che come un branco di demoni, venisti, folle e ornatissima,
a fare del mio spirito umiliato il tuo letto e il tuo regno - infame cui sono legato come il forzato alla catena,
come il giocatore testardo al gioco, come l'ubriaco alla bottiglia, come i vermi alla carogna - maledetta, sii tu male...detta!
Ho chiesto alla veloce lama di farmi riconquistare la libertà, ho detto al perfido veleno di venire in soccorso della mia vigliaccheria.
Ahimè, che il veleno e la lama m'hanno disdegnato, e m'hanno detto: «Tu non sei degno di venir sottratto alla tua maledetta schiavitù,
imbecille! Se i nostri sforzi ti liberassero, i tuoi baci risusciterebbero il cadavere del tuo vampiro.»
Una notte che giacevo presso un'orribile Ebrea, come un cadavere disteso presso un cadavere, mi diedi a pensare, vicino a quel corpo venduto, alla malinconica bellezza di cui il mio desiderio si priva.
Mi figuravo la sua nativa maestà, il suo sguardo armato insieme di forza e di grazia, i capelli che le fanno un casco profumato e il cui ricordo in me riaccende l'amore.
Avrei con ardore baciato il tuo nobile corpo e passato il tesoro di profonde carezze dai tuoi freschi piedi alle tue trecce nere,
se, qualche sera, o regina crudele, con un pianto ottenuto senza sforzo tu potessi solamente offuscare lo splendore delle tue fredde pupille
 





TU SEI CON ME NON ME di Alice Stregatta

 
È passato un anno...
Un anno,cazzo,dodicimesidodici da quel primo messaggio.
"Sinceri complimenti"....
Avrei dovuto capire subito che avevi il dono della sintesi,come me tranne con te.
Come me,ma senza sentimenti,coinvolgimenti,batticuori e desideri...come non me. Insomma.
Sapevo in che acque pescavo,ma devo aver sbagliato esca lenza canna retino,perchè mi son trovata arpionata,irretita.Io.
Trafitta dalla freccia di un Cupido dilettante.
Non eri nei miei programmi.
Resti nei miei sogni.
Resti.Resti.
Resti.
 

martedì 29 ottobre 2013

ASPIRANTE VEDOVA di Alice Stregatta




Il suono cacofonico della tua voce che mi sommerge di inutili informazioni dettagli non richiesti spiegazioni illustrazioni elucubrazioni mentali sul nulla che rimbomba nella tua scatola cranica.
Sento l'eco l'eco l'eco.
Pontifichi critichi inveisci rimpiangi ti lamenti.
La nostra contemporanea presenza in una stanza casa paese mondo universo è impossibile.
E mentre parli parli parli mi assento mi immagino sogno mille modi per finirla mille modi per morire mille modi per liberarmi di te.
Ma il sollievo dura lo spazio di un secondo.
Tu sei vivo falso bugiardo ipocrita,e lo sarai ancora per molto.
Temo. Tremo.

MORFINA di Larissa Ragdoll




Morfina
il tempo, il tempo
lento scorre di notte
il dolore che sento
fa quasi compagnia
conto l'intervallo
fra una fitta e l'altra
fra una coltellata e l'altra.
Se chiudo gli occhi
i sogni della morfina
mille colori e mille suoni
che mi feriscono i sensi
suggeriti dai miei mostri,
quelli che stanno
dentro nascosti
e mi assalgono
mi tormentano.
Nessun rimpianto
nessuna speranza
mi risucchia un buco nero
é quasi l'alba
di un altro giorno
uguale a ieri.

lunedì 28 ottobre 2013

COME CORIANDOLI di Monica Finotello




Annegami nel piacere.
Nella mia carne offrimi
la tua...
Occhi negli occhi accendono il fuoco,
girandole di palpiti lambiscono di piacere,
attimi su attimi rubati.
Non sai resistermi... Lo so!
Occhi negli occhi accendono il fuoco,
navicella in orbita nello spazio,
nella costellazione astrale.
Perchè su questo cielo di infinite
stelle porti con te fari di luce
che ti accendono erotici pensieri.
Occhi dei tuoi occhi parlano d'amore,
uno spicchio di luna,
dai tuoi occhi ai miei..
Sguardi, bozzetti
di pensieri sensuali,
falò accesi al calar del sole...

Ascolta il ritmico respiro e
consumami fra queste lenzuola
impregnate di sapori.
Attraversando il mio, spoglio di
inibizioni.
Brulicano farfalle sulla schiena,
formicolio di dolce desio,
come onde sbattono sui scogli.
Mentre la tua anima danzerà con me
abitando nelle tue mani.
Corpi celesti, sferoide luminosa,
energia solare, calda atmosfera.
Amore nel tuo sguardo nasce il desiderio...
Perchè voglio sentirmi piena...
Di tutto ciò che hai...
mentre ti unisci a me come un
raggio di sole.
Son due stelle,
coriandoli di intensi colori,
luci accese nella sera,
ombre celate nella sfera.

SCARNO di Monica Finotello




Scarno è il raccolto
se si mietono
spighe verdi,
occorre
che il sole le maturi.
Non si affrettano
i tempi dell'amore,
pur se il desiderio
accende i sensi.
Deve esso maturare,
diventare frutto
per poterlo assaporare.
Sarà poi l'incanto
del fuoco,
sarà passione,
il sentimento
puro e veritiero,
scorrerà trasparente,
cristallino,
fresca acqua di sorgente.

T'AMO di Monica Finotello




T'amo dolcemente e curo le mie ferite
- quando è giunta sera -
con le foglie di rosa che nel ricco
giardino mi doni a maggio.
E non importa l'addio,
la diaspora di tutti i sogni
che affido ai tuoi occhi
lontanissimi,
perché t'amo semplicemente
come una piccola stella
che non arriverà al mare.

domenica 27 ottobre 2013

NON SAI ESSERE di Sereno Notturno




Non puo' esistere
nè rimpianto
nè speranza
per chi ha deciso.
Di essere
parte
di un'altra
vita.

NUDA di Alice Stregatta




Nuda,davanti a te.
Mi spoglio del passato.
Un abito lercio,
squallido simulacro di sogni infranti.Rimpianti.
Nuda,davanti a te.
Senza trucco:
trucchi-inganni-maschere-ipocrite finzioni-menzogne.
Nuda,davanti a te.
L'anima è più esposta del corpo.
Distrutta,ferita.
Ho un pallido ricordo di me stessa.
Nuda. Nuda,davanti a te.
Proteggimi.
Rivestimi di speranza-sogni-nuove illusioni-certezze.
Regalami rimorsi e speranza.
Amami.

MANTRA di Alice Stregatta




Scopami
Riempimi di te
Svuotami la mente
Penetrami
Estirpami i pensieri
Fottimi
Non ricordo nulla
Baciami
Risucchiami i problemi
Accarezzami
Blandisci le ferite
Scopami
Il mondo non esiste
Scopami

sabato 26 ottobre 2013

TERAPIA DI COPPIA di Giuseppe Balsamo




Anche quella sera lui le scivolò a fianco, allungando la mano verso l’abat-jour spegnendo la luce. Nemmeno un buona notte, nessuna parola. Dopo breve sentì il respiro pesante di colui che una volta era il suo amante, oltre che marito. Molte immagini gli si affollarono nel buio, sentiva nello stomaco una rabbia che cresceva fino a raggiungere gli occhi aperti nella notte. Lacrime calde sgorgarono sul suo viso, il pensiero di allungare una mano verso di lui affiorò veloce come un treno in corsa, ma come un convoglio ferroviario immediatamente svanì nel nulla; sarebbe solamente servito a guadagnarsi l’ennesimo rifiuto; ancora una volta si sarebbe sentita ripetere: “Non fai un cazzo tutto il giorno e la notte vuoi scopare?, io sono stanco ho lavorato cazzo!!”.
Lentamente il sonno arrivo, liberatorio, blando, in grado di tranquillizzarla per qualche ora, come bonaccia sul mare increspato.
Quel pensiero lo rimuginava ormai da qualche mese, era solo indecisa su come affrontare il discorso. L’avrebbe trattata sicuramente come una troia, come l’ultima delle puttane, ma forse era meglio quello dell’indifferenza che, ormai, li stava distruggendo. Prese la sua decisione, che accadesse quello che doveva accadere.
Quella sera dopo cena, aspettò che anche lui fosse seduto sul divano, completamente immerso in qualche insulso evento calcistico. Queste cazzo di partite ormai le facevano ogni sera; in mancanza della diretta c’era qualche imperdibile differita che lo attirava più di qualsiasi impresa erotica. Decise di provare, prese il suo I pad, scelse la home page dell’unico “Club Privè” presente in provincia, annunciò come sempre che andava a struccarsi e poi a letto, lasciando incurante lo strumento elettronico aperto sul divano , in bella mostra.

Anna si mise sotto le lenzuola, accese la luce immergendosi nel suo libro, aspettando che succedesse qualcosa, sperando che succedesse qualcosa.
Quando Andrea arrivò in camera da letto non aveva la faccia per niente allegra; lei lo conosceva, non era il tipo da tenersi le cose dentro, amava affrontare le situazioni senza rifletterci troppo su, anche sbagliando ma mai rinviando.
“Ti piacciono i posti da puttana?!”, era sulla porta della camera da letto, le aveva appena lanciato l’I Pad sul materasso col rischio di romperlo. Il viso imbronciato, gli occhi trapelavano un misto di cattiveria e forse eccitazione, o forse era lei che si illudeva di leggere questo nel suo sguardo.
Anna prese l’I Pad, limitandosi a poggiarlo sul comodino: “Me ne ha parlato un’amica ed ero incuriosita tutto qui, non è il caso di incazzarsi siamo grandi tutti e due no?!”.
Lui la guardava in silenzio, come se si aspettasse qualcosa, come se volesse pronunciare qualche parola, ma non ne avesse il coraggio.
“Andrea io ti amo, sei il mio uomo. Non ti tradirei mai, però non c’è nulla di male a fantasticare, provare esperienze nuove. Tra noi c’è qualcosa che non va più “.
L’uomo uscì dalla stanza, non rispose, si limitò a ripetere le solite noiose ed odiose azioni che lei doveva sorbirsi tutte le sante sere, si infilò nel letto, occupando la sua parte , addormentandosi senza dar più seguito alla discussione.
Passarono alcuni giorni, caratterizzati dal marcato mutismo di lui, dal quale non si smuoveva nemmeno al cospetto delle sue consolidate frecciatine; capaci di farlo incazzare in un nano secondo, incendiare come la capocchia di uno zolfanello. Niente, provava a provocarlo, stuzzicarlo, ma Andrea a mala pena le rispondeva.
Anna ormai era convinta di aver sbagliato, che forse lui non era l’uomo adatto per quelle cose. Gli si prospettava davanti l’ennesima cena in tedioso silenzio, col solo TG a far compagnia al rumore delle posate e dei piatti.
Il silenzio fu rotto dalla voce di lui: osservava interessato l’origano sulla mozzarella, come fossero i primi astronauti sbarcati sulla luna, quando cominciò inaspettatamente a parlare:”Il venerdì sera è aperto, anche il sabato, però ci sono solo puttane e coppie finte. Dicono che la serata migliore per provare è il martedì, neanche troppo tardi, aprono alle dieci”. Uccise gli astronauti col coltello, tagliando il pianeta lunare in due pezzi per mischiarlo con il pomodoro.

Anna restò per un attimo con la forchetta a mezz’aria, osservandolo, cercando di capire cosa stesse pensando, ma lui era impenetrabile. Impossibile comprendere se fosse stata una scelta dettata dal desiderio o dalla curiosità di provare, oppure dal volerla accontentare in quella scellerata impresa che, probabilmente, avrebbe distrutto del tutto il loro matrimonio.
Si alzò per cominciare a sparecchiare, di schiena e senza osservare la sua reazione, si risolse a rispondergli:”Va bene per martedì. Magari andiamo solo a curiosare. Può farci bene, lo capisci vero?”
Andrea sfilò una sigaretta dal pacchetto, dirigendosi verso il balcone, passò dietro di lei, per la prima volta, dopo chissà quante settimane, le sfiorò i capelli con due dita, come non faceva da tanto: “Speriamo Anna. Lo spero davvero”.

Martedì sera arrivò prestissimo, lei scelse un vestitino rosso, appena sopra il ginocchio e scollato dietro. Quello che lui preferiva. Andrea invece infilò i jeans sdruciti, una giacca nera ed una camicia bianca, il massimo della sua eleganza.
In auto si guardavano, come se entrambi stessero andando al primo appuntamento. Anna provò a dirgli che erano ancora in tempo ad andare a bere qualcosa che non era necessario, ma lui non volle ascoltare, dirigendosi verso il locale che avevano scelto, che lei aveva scelto.
L’ambiente non era male. Una discoteca come tante: le solite luci, il solito bancone del bar, la solita pista da ballo, i soliti divanetti. Non c’era tantissima gente; una ragazza che li accolse all’ingresso disse che tra un po’ sarebbe arrivata altra gente. Andrea andò al bar ed ordinò uno Scotch per sé ed un Daiquiri per sua moglie, entrambi ormai sapevano bene cosa volevano.
Imbarazzati sedevano vicini su quel divanetto, sorseggiando le bevande, guardandosi intorno, auto convincendosi tra loro che il posto era carino e che comunque ne era valsa la pena. Qualche coppia ballava al centro della pista, persone del tutto normali: nell’età, nell’abbigliamento, nei modi, niente di eccessivo al contrario di come ci si sarebbe potuti aspettare in un luogo del genere.
“Possiamo sederci? Sono Marco, lei è mia moglie Dana”. Andrea ed Anna si guardarono per un attimo negli occhi, facendo spazio ai nuovi arrivati, senza avere voglia né intenzione di dimostrarsi entusiasti, né di inventarsi qualche scusa improbabile.
Sia Marco che Dana sembravano giovani. Forse sui trent’anni, o poco più. Marco al contrario di Andrea era completamente privo di capelli, un bel ragazzo dalla testa rasata, con addosso un completo grigio scuro. Dana al contrario di Anna era bionda, aveva dei bei lineamenti ed indossava uno striminzito vestitino nero che le lasciava scoperte le cosce, non lasciando nulla all’immaginazione.
Per fortuna erano entrambi simpatici e molto allegri, così si trascinarono a vicenda in un giro dopo l’altro di bevande alcoliche che servì ad allentare la tensione.
Per fortuna, pensavano sia Anna che Andrea, senza sapere l’uno ciò che passava nella testa dell’altro, ma all’unisono allineandosi sulla stessa idea, non c’era nessun accenno al sesso o alla voglia di scambiarsi i rispettivi consorti.
All’improvviso però qualcosa cambiò. La mano di Dana si allungo verso la patta dei pantaloni di Andrea. La ragazza bionda si rivolse ad Anna alludendo alle dimensioni del sesso del marito. Andrea, vistosamente imbarazzato rivolse lo sguardo alla moglie, aspettandosi una reazione. Anna di rimando sorrise, replicando scherzosamente che non è che si ricordasse granchè bene l’ultima volta che l’aveva visto, posando un bacio sulle labbra del marito e provocando così una risata generale, mentre la mano di Dana non voleva saperne di staccarsi dal “pacco” di Andrea.
Era chiaro che la provocatrice del gruppo era la ragazza bionda: prese la mano di Anna e quasi a forza la spostò sull’inguine di Marco:”Se devo essere sincera anche io ho dei ricordi remoti, prova a raccontarmelo tu!”. Anche in questo caso tutti risero, mentre le due donne massaggiavano con noncuranza il membro di colui che non era suo marito.
Dopo le risate generali, accadde che tutti e quattro presero piena consapevolezza di ciò che stava avvenendo. Cadde il silenzio, si incrociarono gli sguardi al suono della musica. L’eccitazione crebbe ed Andrea assaggiò il collo di Dana, al cospetto di sua moglie e del marito di lei, chi fissava tutto ciò che avveniva, godendosi le carezze sempre più insistenti di Anna.
Fu Marco a proporre di visitare il locale, vincendo a malincuore le attenzioni della nuova amica.

Camminavano barcollanti, le due donne dietro, loro due davanti. Tutti e quattro complici di ciò che forse stava per avvenire.
I due uomini sentivano dietro di loro le due donne ridere allegramente, Andrea fece spallucce, accedendo ad una sala chiusa da una pesante tenda in velluto amaranto.
La musica all’interno era diversa e decisamente più soft, le luci erano soffuse ed essenze aromatiche si diffondevano nell’ambiente, al centro della stanza a pianta circolare c’era un grosso letto della stessa forma.
“Bello qui”, disse Anna, mentre si trovò avvolta dalle braccia di Marco che da dietro le posava le labbra sul collo, scuotendola in un brivido che non sentiva da molto.
Dana si stese sul letto, tirandosi su il vestitino a scoprire le minuscole mutandine in pizzo viola trasparenti. Anche Anna si stese sul morbido talamo immediatamente a destra; entrambe osservavano i due uomini e proprio Anna si fece sentire, provocandoli:”Ci starebbe bene uno spogliarello per ravvivare la serata” scoppiando a ridere.
I due maschi, non se lo fecero ripetere, cominciando a denudarsi, restando con indosso solo gli slip.
Le due donne applaudirono divertite, gli occhi puntati sui membri di ciascuno che spingevano sotto il tessuto delle mutande.
All’unisono si avvicinarono al letto, ognuno adocchiando la donna dell’altro. Marco si distese su Anna, aiutandola a disfarsi del vestitino rosso, Andrea fece altrettanto con Dana.
Non era il luogo né il contesto per lasciarsi andare a preliminari, su quel letto vi erano due donne appoggiate sulla schiena, nude degli abiti e di ogni inibizione, su di loro i due uomini le penetravano: ora lentamente ora con maggior veemenza.
Colpi su colpi, a tratti lo sguardo di Marco e di Andrea si incrociava, in un miscuglio di primitiva eccitazione e sfida. Non vi era più il piacere del corpo, dell’atto fisico, ma l’eccitazione degli sguardi, l’osservare ciascuno il volto della propria donna trasfigurato, mentre veniva montata da un altro.
Gli ansimi ed i gemiti riempivano la stanza, sul punto di avere l’orgasmo fu Marco a dare un colpetto sulla spalla di Andrea, richiamando la sua attenzione. Nell’apice del piacere ognuno di loro volle ritornare sulla propria femmina, si scambiarono di posto riversando così il proprio seme sul corpo bianco e sudato della propria donna.
Dopo furono quattro copri distesi sul letto tondo, ad osservare il vuoto, in un silenzio intramezzato da battute stupide, necessarie ad alleviare l’imbarazzo ancora presente.

Il viaggio verso casa fu veloce, in auto Andrea ed Anna si osservavano. Non c’era astio, solo quiete e complicità.
Entrati in casa l’uomo scaraventò la sua donna sul tavolo della cucina, sollevandole il vestitino e trovandola priva delle mutandine:”Sei una puttana!”. Era eccitato e cominciò a montarla con violenza. “Si, sono la tua puttana” la voce di Anna era calda, bassa, sensuale “Ora scopami come una puttana!”
L’orgasmo fu rumoroso, gli oggetti cadevano per terra. Avevano ritrovato qualcosa che era andato perso.
Le speranze di Anna non furono tradite, non andarono più in quel locale, non ebbero rimpianti per quello che accadde.
Mancava loro la complicità, il sentirsi ancora desiderati, le ritrovarono e fu la loro terapia di coppia.

RIMPIANTO E SPERANZA di Alice Stregatta




Bivacco impotente tra le macerie della mia vita,tutto è imploso.
Nulla sarà mai più come prima.E fa male.
Male perchè sto zitta,non urlo,piango sommessamente.
Ci son giorni in cui non mi alzerei dal letto,in cui m'impongo di farmi una doccia.
Altri in cui vorrei essere morta.
La speranza è l'ultima a morire.
Dopo di me,mi auguro.

A TUTTE LE DONNE di Monica Finotello




Voglio dedicare questa poesia
A tutte le donne amate
Voglio sapere se il cuore
è una pioggia o un confine.
Che vogliono qualche istante segreto.
O qualcosa di conosciuto appena,
Quel che resta da parte quando
due si sorridono.
Che un destino diverso porta via.
E che non si ritrovano più.
O solo quella frontiera
tra due mani recenti
che stringono una pelle
calda che non divide.
E che resta marchiata in noi.

SOLO GESTI di Sereno Notturno




La giornata passa nel bene o nel male.
La sera rimane stretta agli artigli
delle emozioni.
Quelle che vacillano il pensiero
destabilizzando le menti
Lunghi ancoraggi di bocche
su carne rovente, che medita vendetta del piacere.
Solamente minimi sforzi per aggredire un gesto
piccoli stimoli per assistere al godimento.
Noi questo lo sappiamo, ci prendiamo tutti i rischi
che nessuno ci faccia perdere il momento

mercoledì 23 ottobre 2013

ESTRANEI di Monica Finotello




Ricordo ancora nitidamente
Il tempo che fu;
quando ti conobbi.
Mi dicevi sempre,
che ti piaceva il mio sguardo.
Come parlavo con te
e com’ero.
Tu… mi hai colpito subito,
nonostante il tuo carattere
così chiuso.
I nostri anni di differenza erano tanti,
ma neppure così evidenti.
Non avevamo molte cose in comune,
e ora, rammentando,
mi colpirono le tue parole:
“innanzi tutto voglio la tua felicità”.
L’amore era sempre più profondo,
e giunse la nostra unione.
La nostra vita non era rose e fiori,
avevamo alti e bassi.
Con l’arrivo della nostra piccina,
speravo potesse cambiare tutto.
Ma la realtà è ben diversa.
Gelosie, allontanamenti e discussioni,
facevano da cornice
alla nostra apparente felicità.
Gli anni passavano
E di sbagli ne abbiamo fatti tanti,
e non solo tra di noi,
ma anche con colei che doveva essere
la nostra luce.
La nostra sola ragione di vita.
La nostra piccina.
Che ormai cresceva,
in tensioni e dolori.
Ora son passati diversi anni
E lei è ormai una donna,
si sta creando la sua vita
e cercando di realizzare
i suoi sogni e rimettersi in salute.
Noi invece siamo sempre più lontani,
preda di delusioni,
rabbia, e l’amore che un di,
anche se in apparenza ci legava,
ora non vige più.
Siamo solo due estranei.
Che tirano a campare,
pieni di acciacchi
e amarezze.
Due estranei ormai…
Incapaci di amare.
rimpianti?
tanti!
Speranze?
solo un po di felicità!

LA MIA MUSA di Monica Finotello




Come ti dona la morte,
come ti sta bene addosso.
La carrozza del cuore
corre sulla strada della vita.
Ti osservo sdraiata, inerte
distesa sul ventre, di morte vestita
sei bella.
D'un tratto un balzo
una buca…
di cui si sa l'esistenza
ma non quando la si incontrerà.
Sulla tua schiena, fiorita di rose porpora,
appoggio le mani ed il petto.
C'è il rumore d'un sol battito
mentre penetro il tuo corpo.
Per un istante lo sbigottimento
lo strattonamento dei sensi
la paura di cadere nel vuoto
il colpo all'anima.
Non un gemito ti scuote, non un fiato
ed io, geloso del coltello che già ha avuto la sua parte,
affondo la mia carne nella tua.
Poi tutto torna come prima
La carrozza del cuore continua
il suo viaggio
per le strade della vita
Sei perfetta così, fredda, e pallida d'eternità
col mio operato ho invaso il tuo cadavere
e con un colpo di razionalità mi redimerò;
avendo così creato una vera opera d'arte.

LEGGIMI... di Alice Stregatta




Leggimi,come uno di quei libri che metti da parte quando sei alle ultime pagine...
Per non finirlo...

RACCONTARMI di Allie Walker




In ogni angolo,
che cerco di tenere nascosto,
ritrovo te.
Nei ricordi ti nascondo,
nei ricordi ti ritrovo,
nei ricordi vedo che mi vuoi,
nei ricordi io mi allontano.
Il mio collo è nudo,
freddo e liscio,
niente pelle e borchie al tatto,
un dono andato a nascondersi,
involontariamente.
C’è solo silenzio,
un bicchiere a metà,
libri e versi scritti.
Non ci sei tu.
Sei solo le storie che scrivo.
Non c’è realtà in questo.
E' unicamente quello che
la mia mente diabolica può evocare.
Per passare il giorno. Le ore.
Per riempire di parole una pagina bianca.
Il bianco per me non ha senso,
non amo il bianco.
Non sei niente più che una flebile luce,
la fiammella tremolante di una candela,
il ricordo bruciante sulla pelle,
la cera rappresa,
il morso della frusta.
Mi sei passato attraverso,
ma quella scintilla
che accendeva il mio sorriso,
ogni giorno e ogni notte,
ora è solo un ricordo.
Non ci sei.
Non ci siamo.
Nessun rimpianto per me.
E solo finzione adesso,
parole ispirate da un amore finito
e la speranza che il raccontarmi
scacci del tutto il demone della tristezza.

LA CERTEZZA di Sereno Notturno




A tutti i livelli della mente, esiste il rimpianto, andando a scuola ricordo di aver avuto il rimpianto di non essere andato a quella determinata gita programmata, sapendo, quindi consapevolmente ( da qui il rimpianto) che ci sarebbe stata quella determinata persona in corriera e nei desideri di un adolescente poter avere quelle intimità quasi nascoste da poter far sfociare.
Sicuramente erano rimpianti innocenti, ora che dire, l'unico rimpianto che travaglia la mente, sta negli approcci diversi che si potevano avere.
Ho capito tante cose, da qui l'estratto, che si deve liberare in ogni forma ogni emozione, che viviamo, inutile reciderla, per sperare poi ricresca, ogni volta la poti e non la usi a dovere.
Vivere, sentire e fare propri gli attimi, innaffiando l'emozione, coltivandola.
Per chi tenta di scrivere sembra sempre di dire gli stessi concetti, forse questo è vero. Ma sono le basi solide dei sentimenti, mostrarsi sempre per ciò che si è, mai usare falsità o ambiguità.
Il secondo concetto e quello della speranza, ma non ha senso ci sia, se dai tutto te stesso non puoi vivere di speranze, ma di certezze.

TI AVEVO AVVISATO di Alice Stregatta




"Amore,ti ho portato un caffè.Hai finito di scrivere o sei ancora alle prese col tuo racconto? (Sembra la fabbrica del Duomo!)"
"Sono in alto mare,gioia. Mi fai un massaggino intanto?Mi duole il collo".
Ma certo,serata di coccole...mi va.
Inizio a massaggiargli le spalle,il collo,le mani scivolano verso il petto.
Incrocio le braccia intorno al suo petto,appoggio la guancia alla sua (e sbircio il desktop,ma non diteglielo,è un rompicoglioni con le bozze,manco fosse Gramellini)...bacini sull'orecchio,a pioggia-tanto per stare in tema con l'autunno-la lingua segue i contorni del padiglione auricolare (ho una passione per questi),il lobo. Mordicchio.
"Sai di buono."
Mi siedo in braccio,tocca a me essere coccolata.Sono pur sempre la sua Dea,eccheccazzo!
Mentre mi accarezza la schiena,continuo a baciarlo...gli occhi,gli angoli del naso,la punta,scendo verso le labbra.Finalmente,la mia lingua incontra la sua. Mi fa venire i brividi quando mi bacia.
Amo,amo,amo i (suoi) baci!
Beh,amo i baci in generale,ma intanto mi gusto i suoi.
Lo spoglio,lentamente,e intanto bacio ogni centimetro del suo corpo,fino a trovarmi in ginocchio tra le sue cosce. Il suo cazzo svetta voglioso appena riesco a liberarlo dagli slip. Lo lecco,golosamente,la lingua gira intorno alla cappella,poi lungo l'asta.
Geme,ansima...
"Se non mi supplichi,continuo con i bacini e la lingua. Non te lo prendo in bocca!" Sorrido.
Lui tace...non gli piace questo giochino. Lo so. E più lo so e più piace a me.
Tace e geme.Geme e tace.
"Tro...ia. Ti basta,come supplica?"
Mi afferra per i capelli e mi forza ad accoglierlo in bocca.Fingo di opporre resistenza.Non aspettavo altro.
Ha un cazzo fatto per essere succhiato.Lo sento pulsare mentre pompo e lo accarezzo con la lingua,le mani ad aggrapparmi ai suoi fianchi.
Inarca il bacino e si muove dentro di me. Mi scopa in bocca e sento che inizia a girarmi la testa,impazzisco di desiderio...lui mi guarda in un modo che...mi fa godere.
Sussulta,e con un colpo di reni affonda,sento il suo orgasmo salire,le sue mani non allentano la presa intorno ai miei capelli.Spinge,mi spinge il cazzo in bocca e la testa sul cazzo...Spinge...
Scarica e,mentre viene,riesco a divincolarmi dalla sua stretta.Il suo sperma mi schizza sulle labbra,sul mento,sui seni. Scivola sul ventre e tra le mie cosce.
TI AVEVO AVVISATO. IO,NON INGOIO.

lunedì 21 ottobre 2013

SUSSURRI DI TE di Allie Walker




E’ stato un capriccio, un piacevole passatempo, una sorpresa dopo la giornata vissuta tra alti e bassi. E’ apparsa all’improvviso, devo ancora capire da dove è venuta, ma era così palpabile che ho dovuto farlo ed è stato un piacevole “imprevisto”. Allora ho sostituito tutto il mio malessere e sono andata dritta per quella strada irresistibile, seguendo quel sussurro che si faceva sempre più insistente e indisciplinato. Ho preso un bel respiro, mi sono completamente rilassata e ho pensato a me, al mio corpo, alle sensazioni lussuriose che prendevano il sopravvento e diabolicamente colmavano la mia testa, prima di tutto il resto. Credo di aver dato il mio meglio già dalla prima volta… la seconda è stata paradisiaca. Ma tu lo sai, non sono una brava persona… non mi sono fermata. Ho aperto l’acqua della doccia e mi sono infilata sotto l’acqua bollente, continuando ad affondare le mani, scavando tra le labbra con un’urgenza che ha meravigliato anche me. E stavo così fottutamente bene, il piacere così grande, che quando avevo finito ero incerta sul continuare. Perchè non è mai abbastanza? Perché anche ansimate e gocciolante ho voluto continuare ancora? E’ una linea così sottile da oltrepassare, quando penso a te, in bilico tra l’incertezza e la voglia, che sorrido e l’impulso prende il sopravvento.

SCENA DI ( STRA ) ORDINARIO PIACERE di Allie Walker




Sarebbe stato facile descrivere il momento, le azioni, i movimenti delle mani sul corpo. Altrettanto facile dirti cosa ho usato e dove. Il difficile viene quando devo descrivere quella marea di sensazioni ed emozioni che si affacciano alla mente, quelle immagini che sono stagliate nella memoria e che difficilmente dimenticherò.
Ecco… quello che è passato per la mia testa, oggi pomeriggio, è stato come rivedere immagini impresse su una pellicola di un film muto. Scene a rallentatore, fotogrammi di istanti vissuti intensamente, spezzoni di attimi. Ho chiuso gli occhi, il mondo attorno a me è scomparso. E quando tutto è diventato silenzio, ho iniziato il mio “viaggio”. Ed ero solo io e la tua voce, io e le tue parole, io e il tuo sguardo. Ho navigato verso lidi conosciuti, nuotato nelle maree, sono arrivata fino a te e non importava quanto eri lontano. Eri così vicino da sentire il tuo odore, il tuo tocco e il tuo respiro, abbastanza vicino da sentirti dentro di me. Il desiderio si è diffuso, il respiro prima lento è divenuto tonico, vibrante. Brividi hanno percorso la pelle, gli aromi e i profumi affondati nei polmoni. Colma di lussuria, fili dolci di ambrosia hanno vagato liberi sulle cosce. Scosso il corpo in movimenti sinuosi in una danza di gitani desideri. Fluidi di piacere che ho lambito e raccolto, per portarli alle labbra e assaporare anche questo ultimo attimo prima di tornare a immergermi nell’ordinario scorrere del tempo.

TOUT SIMPLEMENT di Alice Stregatta




L'aveva scelta come Musa Ispiratrice in maniera avventata.
Si rese conto che,da quando la conosceva,non riusciva più a creare.
Lei era poesia.
Impossibile da trascrivere.
Abbandonò penna e calamaio e la amò.
Tout simplement.

MIA DOLCISSIMA MUSA di Monica Finotella




Ti regalai la vita
ti regalai alla vita
tu…… il più bel regalo che la vita
fece a me…
stretta dentro un girotondo,
io che avrei voluto
regalarti il mondo.
Sull'acqua di mare, i tuoi anni
sono come piume di gabbiano,
che riposano dolci, leggere
nel vento fresco che ti trascina.
Era il diciotto Maggio
la tua manina che
stringeva il mio dito.
una felicità immensa
da non sembrare vera
e lungo quella strada
hai cosparso il prato
di giorni come fiori,
tu che col pennello
di un arcobaleno
distribuisci colori.
Più bella di ieri, perché i fiori
di primavera sono sbocciati
prematuri, nel caldo gineceo
dei tuoi occhi.
Col tuo orgoglio,
che parli coi silenzi
come allora bimba
con tanti sogni.
Non c'è attesa,
dove l'augurio per la tua vita,
sia un sole che sempre
ti renda felice.
Un salto nel tempo
e ci ritroviamo già qua,
dall'alto dei tuoi ventidue anni.
Mi regalasti la vita,
stretta dentro un girotondo
ed io anche se a fatica,
ti regalo al mondo.
Mia dolcissima Musa.

SCRIGNO di Giuseppe Balsamo




Tangibile presenza, fai sorridere il cuore.
Tesoro nell’ assenza, vuoto e dolore.
Segreta per gli altri, dono prezioso.
Ti celo geloso, schiava e padrona.
Luna oscura, ombra del Sole.
Sei Musa, scrigno di Amore.

PROFUMO DI MOSTO di Francesca Delli Colli




Dolce musa,
ispiratrice
dello sbocciar dei miei sensi
e delle mie profonde pulsioni dolenti.
Odo le Vostre parole veleggiare nell`aree ,
sfiorami come dolci carezze
ed infondermi mielate e sensuali ebbrezze.
Il Vostro viso,
le Vostre mani,
i Vostri sospiri ,
ho impresso indelebilmente nella mia mente
nell`attesa di poter godere acerbamente
di qualche attimo di dolce oblio.
Son io,
che nell`attesa trepido
ed un caldo tremito
mi agguanta a tradimento.
Immagino servirmi di Voi,
affondando le labbra tremule
nella rosa di desiderio umida
e di ogni indugio fatuo
avida .
Intensamente la mia anima Vi annusa.
Soave essenza emanano le carni inermi,
nascoste tra le cosce timide e socchiuse,
come a sfoderar le armi
onde evitar arrese.
Sapore fugacemente carpito
Mentre quel fremito,
dolce invito,
Scuote le Vostre membra
arrossendo il volto verecondo,
una volta diafano ed infecondo.
Son persa nel ricordo dei turgidi pistilli,
precursore dello sbocciar dei vostri seni
gonfi e di brama pieni.
Eterea Musa ,
mi avete lasciata attonita e confusa,
del mio ardore prigioniera
e nel mio amore reclusa.

Per sempre Vostra…