martedì 25 giugno 2013

Nuda di Alice Stregatta



Sei nuda,a letto. Lui passa e ti dà un bacino.
Mentre un tizio vorrebbe una foto di te,nuda.
Sua moglie sta passando in cucina in culottes...
Le dice "rivestiti,ti vedono i vicini."

Il meraviglioso non sense dei sensi unici di Alice Stregatta



Tu mi dicesti
"È inutile continuare a bussare
La porta per te è aperta".
Ma la stanza era vuota...
Continuo a turbinare
in questa porta girevole
che non porta in nessun dove...
Vicolo cieco
E Senso Unico.
Ti amo.

Esisto di Allie Walker



Io esisto 
nel chiaro di luna 
tra le costellazioni di un sogno
alla deriva di un isola
nei respiri che prendo
tra i sospiri febbrili
negli attimi fuggenti
sulle ali del vento
nelle parole rincorse
tra i sussurri in cui inciampo
tra le tue dita che marchiano
nelle tue corde che legano
sospesa nel nulla
di un oceano infinito
dal nome desiderio.

Amanti (1) di Francesca Delli Colli



................Ieri e' stato da cancellare,quella telefonata mi ha distrutto, ti ho sentito lontano no so quanti anni luce proiettata in una desolazione profonda.
Forse ti ho perso o forse no.. non so piu' niente non riesco a pensare e mettere in ordine i miei mille pensieri che sono fusi con i batti del cuore che man mano si affievoliscono.
Ma oggi?
Perche' sono sempre in questo stato ansioso perenne?
Inutile che me lo chieda, lo so...
Ogni attimo della mia giornata passa ad attenderti, pensieri piacevoli misti a quelli negativi mi circolano nella mente..
*Perche' non chiami?*
*Oddio , forse ho perso la telefonata!*
*Il messaggio non e' arrivato..*
*Perche' non mi rispondi? *
*Il telefono e' spento...cazzo! *
La mia mente e il mio corpo sono un'intreccio di ansie, tensioni, sensazioni ed emozioni che si accavallano selvagge nutrendosi l'una dell'altra lasciandomi inerme difronte ad ogni cosa.
Il tempo non ha tempo, mi sembro sospesa nella “terra di nessuno”, ogni secondo ha la pesantezza dell'eternita'.
Tutto passa come per magia quando appaiono quelle due parole sul display..."ti amo".
*Ti amo anche io ...* rispondo dentro me mentre le guardo sorridendo ma senza aver il coraggio di digitarle in un semplice sms.
Divento peggio di una bambina rapita dalla timidezza, che non riesco a controllare alla faccia della mia veneranda eta' , che dovrebbe sopperire ogni impedimento quanto meno per esperienza.
E invece no, la macchina del tempo si mette in moto riprendendo le sembianze di una sedicenne alle prime esperienze amorose.
"Sto bene...quando ci vediamo?" ti chiedo armeggiando con quel telefono che trema tra le mani in una telefonata che dura un millesimo di secondo, dove si mischia ogni sensazione possibile.
"Si , va bene al solito posto..ci vediamo li' "ultime parole prima di entrare in fibrillazione per la preparazione che diventa quasi un rito.
Doccia con il miglior bagno schiuma comprato apposta per le nostre occasioni, crema stessa fragranza, l'Ambra, il cui aroma mi abbraccia come una nuvola dolciastra.
Gia' sento le tue mani scivolarmi sul corpo che rabbrividisce mettendo in mostra la sua debolezza.
Poco trucco, non si sa mai..dovesse rimanere qualche traccia di troppo.
Vestito provocante , un tubino nero aderente cercato tra i mille saldi del momento. Adoro comprare qualcosa ed usarla solo con te, voglio essere tutto in quel momento, che spero non abbia mai fine.
Due gocce di profumo dietro i lobi, un'occhiata fugace allo specchio che riflette il volto sorridente e speranzoso e giu' per le scale saltandole due a due oltre ad una frenetica corsa in macchina ,arrivando come al solito troppo in anticipo.
Mi apposto in una viuzza laterale a quella dell'appuntamento, ho il cuore in gola, nervi i ballano addosso, buffo, sembra che ognuno che passa vicino la vettura mi riconosca.
Mi rannicchio su sedile abbassando il capo e sbirciando oltre il finestrino.
Che sensazione strana, mi sento una ladra, si una ladra di emozioni.
Eccoti...
il respiro si ferma per una frazione di secondo mentre il cuore rischia di uscire fuori dal petto.
Un sorriso imbarazzato illumina timido il volto per poi sfiorati le labbra con un bacio fugace.
Respiro il tuo profumo!
Mi sento a casa mentre alzo il volto guardando nei tuoi occhi, affino i miei, assumo una espressione curiosa e cerco di scavare dentro a quelle iridi,
chissa' cosa potrei leggerci..
Le risposte non si fanno attendere.
I miei palmi sulle tue guance, il pollice che lento si muove sulle labbra socchiuse accarezzandole, e' un inizio del tuo essere gia' mio, mio su quelle scale dentro un vecchio portone nel quale mi hai tirata dentro, disegnando in quell'angolo uno spicchio della nostra vita.
In punta dei piedi mi avvicino al tuo volto, serro le palpebre servendomi di te senza nessuna vergogna.
Sei di nuovo mio, ancora per oggi ti ho rubato qualche spazio di vita per riempirla solo di me..

Fetish di Federico Guidotti



Il mio sesso tra i tuoi piedi
stretto in un lubrico abbraccio
il ruvido delle tue calze sulla pelle
in un misto di piacere e dolore
che toglie il respiro.
Ti tocchi e mi tocchi
e il piacere risale
dalla mia schiena inarcata in
bianche gocce lungo
le tue sottili caviglie

Taccuino di viaggio di Giuseppe Balsamo


Sono innamorato di Bangkok quando però il mio volo atterra all’aeroporto di Phnom Penh sono felice. Non c’è molta gente in giro e la struttura è molto semplice, mi guardo intorno e mi ritrovo lontanissimo dal clamore del capodanno cinese.
Solo il giorno prima era immerso nel traffico devastante della capitale thailandese, bagnato come un pulcino, a bordo del mio tuk tuk, con i bambini che gettavano secchiate d’acqua addosso ai turisti, incuranti di bagnare effetti personali, macchine fotografiche e telecamere. Chi conosce Bangkok sa che in quei giorni funziona in quel modo, così anche io zuppo dalla testa ai piedi, mi diverto ad osservare i “farang” che imprecano, cercando di mettere al riparo i loro preziosissimi fardelli da turisti fai da te.
L’aria umida e calda della Cambogia è la stessa di quella thailandese, ma avverti una quiete diversa, riesco a sentire il fruscio del vento caldo che ti investe il viso fino a toglierti il fiato, non appena ti allontani dai luoghi climatizzati.
Posso accendermi una sigaretta, anche all’interno dello spazio aeroportuale, nessun divieto e pochissimi turisti, i locali mi osservano incuriositi, chissà se anche qui mi chiameranno “farang”, in breve recupero la mia sacca militare e cerco un taxi per andare in albergo.
Quando arrivo in un posto nuovo mi piace guardare la gente, come si muove, osservo le persone occupate nelle loro faccende quotidiane e penso a come vivono, a come possano passare le loro giornate. Quello che vedo mi affascina, posso scorgere con facilità le botteghe e gli ambulanti per strada, ci sono poche auto in giro e molte biciclette e moto, molti anche i tuk tuk anche se non belli come quelli thailandesi. Faccio fermare il taxi e mi affretto ad acquistare un po’ di frutta, i banchetti che vendono cibo sono ad ogni angolo, come in tutto il sud est asiatico, ci starei delle ore a guardare i colori del cibo esposto, ma devo fare in fretta.
Il centro cittadino mi lascia a bocca aperta, gli edifici coloniali francesi, anche se mal tenuti e bisognosi di una manutenzione che mai avverrà, conservano una bellezza antica, intrisa di ricordi, di storia. C’è un bell’albergo moderno in città, ma ho scelto di dormire in un hotel in centro, ricavato proprio all’interno di una vecchio edificio coloniale. Quando entro mi sorridono tutti, l’accoglienza orientale è proverbiale, comincio a fantasticare su quella hall e su quelle camere, dove si fermavano solo i reporter ed i giornalisti graditi al regime, ora meta di pochissimi turisti e viaggiatori che hanno deciso che la Cambogia è tornata sicura e che vale la pena dare un occhiata, alcuni dei quali come me esausti della confusione thailandese.
Fa molto caldo e passo le prime ore del pomeriggio a leggere in stanza, mangiucchio la frutta che ho acquistato, mi faccio qualche birra e mi addormento fino all’imbrunire.
Non ho certo voglia di cenare in albergo, così mi vesto ed esco, la mia passeggiata in città è divertente; sono contento di essere lontanissimo dall’orda di americani, italiani e tedeschi che, in bermuda e canotta, affollano Patpong curiosando nei bar intrattenendosi con le puttane locali.
Impossibile non notare la gran quantità di persone, di ogni età, prive degli arti. A chi manca un braccio, chi una gamba, chi entrambe le gambe, ciò che mi stupisce che leggo nei volti dei cambogiani è la normalità di questa situazione, come se quest’altissima percentuale di persone deturpate rovinate per sempre, sia del tutto normale. Il primo impatto, la prima reazione, è di concedere elemosina a tutti quello che ti chiedono qualcosa, poi ti rendi conto che è impossibile farlo, sono troppi…troppi.
Alla fine dopo un gran girare mi decido ad entrare in un ristorante nei pressi dell’hotel, meglio non rischiare la dissenteria o un brutto mal di stomaco. C’è una veranda che dà la vista sul centro cittadino, le strade pian piano si svuotano delle poche auto ed anche il numero di persone che passeggia per cercare un po’ di sollievo al caldo umido della giornata diminuisce. Il gusto del cibo è buono, la cucina cambogiana è ottima, meno speziata di quella thai, ne conserva e ne ricorda i sapori. Lentamente assaporo la mia zuppa di pesce e pomodori, mangio con avidità gli involtini di verdure e gli spiedini di pollo, tanto che non c’è più spazio per il dolce ma solo per un po’ di frutta. Fumo la mia sigaretta e bevo lentamente le mie birre, volgendo a tratti lo sguardo sua una tavolata composta da una decina di persone di varia nazionalità, probabilmente si tratta degli unici turisti presenti con me in città. Ridono e scherzano tra loro, alternando idiomi diversi, fra costoro anche una donna dai capelli castani, non è bellissima ma piacente, interessante. Mi colpiscono le sue labbra, il suo sorriso ed il suo modo di scostarsi i capelli dalla fronte madida di sudore.
Li lascio seduti al tavolo, inoltrandomi nella notte cambogiana, diretto all’albergo. Il giorno dopo sarà lungo e me la prendo comoda tra le vie cittadine poco illuminate, ancora una volta mi sorprendo contento per essermi allontanato dalla bolgia delle notti thailandesi, che pur ho sempre apprezzato, pronto a trascorrere la prima notte in questo Paese.

“Non parli italiano affatto…” rido di gusto dicendoglielo apertamente, invitandolo a sedersi per fare colazione con me. Giò Giò, così mi ha detto di chiamarsi, è un cambogiano alto e dinoccolato, estremamente magro, con un viso che sembra essere sempre pronto al sorriso, per nascondere quello che non ha mai avuto. Mi racconta, in una sorta di italiano pressoché incomprensibile, di aver studiato con un’insegnante italiana in un centro Uniceff appena fuori città. Ora lui è convinto di conoscere abbastanza l’italiano, in realtà conosce appena qualche vocabolo, così invece da farmi da guida come dovrebbe essere, sarò io a fargli da insegnante di italiano per i due giorni successivi.
Si rifiuta di mangiare qualcosa, nonostante le mie insistenze, così faccio in fretta e prendiamo insieme un taxi che ci porterà ad Angkor Wat. Lungo le strade che costeggiano le campagne mi racconta un po’ della sua vita, mi dice di essere orfano e di essere pressoché cresciuto nella missione, che poi è quel centro Uniceff in cui ha conosciuto l’insegnante italiana. “Mine… Boom…no cammina…”, mi indica quasi come fosse cosa normale i campi ai bordi della strada, cambiando improvvisamente discorso quasi incurante del mio viso perplesso nell’osservare la presenza di tutti quei terreni ancora pieni di ordigni devastanti, mi dice che tutti sono felicissimi per la presenza dei turisti in città, anche se ancora pochissimi.
Quando arrivi ad Angkor ti accorgi subito che nonostante gli interventi dell’uomo nel tentativo di disboscare, tagliare, ripulire, Madre Natura ha vinto.
Non poteva essere altrimenti: le mani che avevano progettato quei templi, le fatiche immensi degli indigeni che li avevano costruiti, scontrandosi con il caldo umido e soffocante nonché le dolorose punture di insetti, la sapienza degli scultori che avevano raccontato quelle storie misteriose adoperando non la penna o il pennello ma scalpello e martello, dovevano essere obbligatoriamente guidate da un’entità misteriosa, potente e sovrana, probabilmente la stessa Madre Natura. Non è altrimenti spiegabile come le costruzioni in pietra si armonizzino con la giungla circostante. I tronchi degli alberi secolari si contorcono sui templi, arricchendoli, facendone quasi parte, in un’armonia magica e sovrannaturale, rendendoli unici al mondo. Rimani a bocca aperta, contemplando la giunga con all’interno delle costruzioni in pietra ed all’interno l’anima della giungla stessa che ti urla, ti racconta tutte queste storie, muove i corpi delle danzatrici e dei danzatori al suono della natura.
Sorrido pensando a Giò Giò che all’inizio mi segue nel mio lungo peregrinare tra le rovine, tentando di raccontarmi e spiegarmi il più possibile, poi egli stesso si accorge che sono assorto nei miei pensieri, mi osserva passare le mani sui bassorilievi, come un cieco che legge il braille, nel tentativo di ascoltare quanto è raccontato dalla pietra e non dalla sua voce.
Passò lì tutta la giornata, ogni tanto sento il vociare di qualche strano animale sugli alberi, qualche poliziotto di guardia cerca di vendermi il suo distintivo per un paio di dollari, soprattutto cerco di imprimermi nella memoria quello spettacolo unico, non sentendo nemmeno fame e sete. Tra i sentieri incontro i turisti che la sera prima erano al ristorante, hanno una guida che parla inglese, inutile cercare di carpire qualche informazione, così passo oltre, incrociando per un momento lo sguardo di quella donna dalle belle labbra. Mi sorride per un attimo, sussurrando un buon giorno, rispondo al saluto: è italiana. Proseguo la mia visita fino al tramonto, non voglio certo perdermi il calar del sole in quel luogo, Giò Giò non c’è più, lo ritrovo nell’area riservata ai Taxi gli sorrido incontrandolo. Devo avere il viso soddisfatto e felice, nonostante la stanchezza, perché anche lui sorride orgoglioso di vivere in quel paese, pieno di dolore e mine, ma l’unico in cui la mano dell’uomo e Madre Natura hanno trovato il loro perfetto equilibrio.
Vado a cena tardi, nello stesso ristorante, appena in tempo per mangiucchiare qualcosa ed incrociare la stessa piccola comitiva di turisti. Stanno andando via e, questa volta, sono io a salutare la donna intenta a sorridere e scherzare con i suoi compagni di viaggio.
Dormo un sonno privo di sogni, troppo stanco per sognare, non riesco nemmeno a leggere, né voglio distrarre la mia mente da quello che ho visto, così decido di dormire e basta.

Solo due giorni, non avevo molto tempo per fermarmi, Giò Giò me lo fa pesare, rimproverandomi con gli occhi, anche perché a parole proprio non gli riesce, nonostante i suoi tentativi. Questa volta si decide a mangiucchiare qualcosa con me, ha la stessa camicia del giorno prima: bianca con le maniche corte, una sorta di divisa improvvisata che la sera prima deve aver lavato e stirato per essere pronta il giorno successivo.
Prendiamo un taxi ed arriviamo a quella che un tempo era una scuola, lo chiamano “S-21”.
Appena esco dal taxi ho la netta sensazione che lì intorno aleggi la morte, non si tratta di suggestione, ne sono certo, ne sono convinto: è palpabile. L’aria calda ed umida, che il giorno prima nemmeno sentivo, adesso mi da fastidio è insostenibile, soffocante, toglie il respiro. La luce è diversa, eppure partendo dall’albergo il cielo era terso, ora è plumbeo, mi incammino lentamente nella casa degli orrori, nell’incubo, nella desolazione, nella cattiveria fatta uomo.
Mi aggiro tra le stanze: salgo scale, scendo scale, guardo foto. Ti accorgi di essere sadico a voler vedere quegli strumenti di morte e ti fai schifo, ti fa schifo il genere umano. Ancora una volta Giò Giò prova a spiegarmi, ancora una volta decido di fare da solo: mi limito a leggere le didascalie che qualcuno ha voluto scrivere in più lingue per spiegare quelle immagini, per descrivere quegli oggetti con cui l’uomo ridotto in bestia scopriva il dolore vero, quello puro, quello che solo un altro tuo simile è capace di regalarti.
Nel silenzio più assoluto, mi accorgo della presenza dell’altro gruppo di turisti: nessun vociare, anche le spiegazioni della guida inglese sono blande, sussurrate, sincopate; si limitano a quel tanto che basta per comprendere ed assaporare la morte. Mi accorgo che siamo tutti quanti degli spettri, ci aggiriamo in quelle stanze come tanti fantasmi: camminiamo lentamente come spettri, abbiamo il volto bianco e le labbra serrate come degli spettri. Fantasmi tra i fantasmi, perché in quel luogo ti accorgi che le anime dannate, quelle che non hanno pace e sono costrette a vagare per l’eternità, esistono sul serio: le senti al tuo fianco, quando vedi le immagini di quegli uomini, delle donne, dei bambini sterminati e brutalmente torturati, percepisci il loro fiato freddo sul collo, ne senti l’alito che sa di acido piscio e sangue, il loro pensiero ti sfiora, il loro dolore ti lacera da dentro e capisci che non sarai più lo stesso.
Anche lei è lì, i nostri occhi vitrei si incontrano e si incrociano: nessun sorriso, nessun saluto. Ci fissiamo nel buio, anche se buio non è.

Fortunatamente la visita non dura molto, non ho voglia di mangiare, non ho voglia di scherzare ed un po’ mi spiace perché non rivedrò più Gio Giò e mi duole lasciarlo in quel modo; quando mi accompagna all’aeroporto mi sforzo di sorridergli e lo abbraccio. E’ molto intelligente ha capito come sto e non parla, ben contento della lauta mancia che gli ho lasciato, ma ancora più felice di aver imparato nuove parole in italiano, gli serviranno in futuro quando orde di turisti trasformeranno anche la Cambogia in Thailandia.

A Bangkok resto in aeroporto, non ho tempo ed il mio volo per Roma è nel pomeriggio, mi siedo a mangiucchiare e bere Shinga, osservando i turisti anziani che salutano le loro donne, in fondo si sono fidanzati per quindici giorni, tutto ciò merita saluti degni di un vero e proprio legame sentimentale.
All’imbrunire prendo posto in aereo, sono seduto proprio all’altezza dell’ala, guardo fuori dal piccolo oblò, preso dai miei pensieri e dalla tristezza che si protrae dalla mattinata.
Mi volto appena quando la donna, con cui ho incrociato lo sguardo fortuitamente nei due giorni precedenti, si siede nel posto vicino al mio. Ci salutiamo come ci conoscessimo da sempre, si chiama Cinzia ed ho la conferma che è Italiana. Quando l’aereo decolla raggi di luna penetrano all’interno, le luci sono spente ed il suo volto è illuminato da quella luce irreale. Mi accorgo che è triste, piccole lacrime scendono sulla sua guancia, sono triste anche io. Non so perché l’ho fatto, non so se rifarei ò più una cosa del genere; abbiamo entrambi sul grembo la piccola coperta verde della compagnia aerea, allungo un braccio e cerco la sua mano, gliela stringo sentendola tiepida e sudata, nonostante l’aria condizionata. Si volta verso di me e mi guarda seria, ricambiando la mia stretta, sento il suo pollice carezzarmi. Mi decido a parlarle:”Non pensavo mi facesse quell’effetto, che mi rendesse così… ”. Ha avuto la mia stessa giornata e può comprendermi, ci teniamo per mano e la vedo piangere nel buio. Mi avvicino e le sfioro la bocca con il mio labbro:”non tutti gli uomini sono uguali”. Lei ricambia il mio bacio e la abbraccio. Siamo una coppia come tante in aereo, anche se ci conosciamo appena, ma nessuno lo sa. Nel buio cerco il suo seno, il suo ventre, stringo il primo ed accarezzo il secondo; non preso da pulsione sessuale, ma dalla necessità di trovare conforto, di risalire la china della devastazione umana in cui quella mattina sono sprofondato. Lei lo capisce e mi lascia fare, per tutta la notte ad alta quota cerca il mio collo, le mie labbra, forse ne ha bisogno anche lei.
Ecco come ho conosciuto Cinzia, ecco perché abbiamo fatto l’amore, ne avevamo bisogno ed entrambi lo abbiamo capito


Wild Horse di Federico Guidotti



I tuoi capelli scivolano lungo la schiena,
Come lava incandescente del vulcano che sei.
Stringo il tuo collo, la tua pelle brucia di me.
Righe rosse come un pentagramma
Su cui scrivere le note della nostra passione,
Sangue che pulsa sotto le mia dita,
La tua chioma come lunghe briglie di seta.
Tu, selvaggia puledra dalla pelle di luna,
Ora posi il capo docilmente sulle mie gambe
Doma e sazia dell’orgasmo che ti ha sciolta
In mille rivoli di caldo piacere.

L'altra faccia della luna di Luna Rossa


Adoro le tenebre. Mi permettono di far uscire quell'Ombra che altrimenti mai si vedrebbe. Danno riparo alle vegogne che mai a nessuno potrei mostrare. Fanno da schermo a quel volto protetto che mai volli vedere. Io. L'altra faccia della Luna. ¥

Senza titolo di Francesca Delli Colli



E sento il tuo corpo dietro il mio...
Meravigliosa sensazione di impotenza
sono le tue braccia che mi avvolgono
lasciandomi priva di ogni volonta'.
I desideri dell'anima escono timidi
confondendosi con l'irruenza
del corpo che prende vita.
Si offre pudico e scevro di ogni malizia
alle tue mani.
Un batter di ciglia
e Il ricordo mi fende come una freccia
incrinando il respiro.
Il distacco.
Il dolore e' sordo.
L'anima no.
L'hai strappata lasciando
il corpo vuoto.

Fiori di Larissa Ragdoll



Guardo Viareggio sopìta
stremata dal caldo
poca gente per strada 
e l'asfalto sembra evaporare.
Un'esplosione di colori
nei giardini rigogliosi,
i fiori guardano il sole
mentre le radici, di nascosto,
cercano acqua.
Come loro cerco gocce d'amore
ancora un pò di vita, vorrei.

Demone della Merda di Luna Rossa


Chissà perché ma io devo cancellare. Sempre. Credo sia come un'esorcismo. Lui è nascosto la dentro, il Demone, nel ricordo. I cacciatori per trovare le prede spesso cercano e leggono nelle feci dettagli dello stato delle prossime loro vittime. Non sarò più ciò che ero. Ed io cancello, via, tutto, parole, pensieri, emozioni, immagini.. tutto di te e di me. 
Niente merda dietro me.

Silenzi DiVersi di Allie Walker



Entro, lascio le scarpe vicino alla porta
Mi siedo sul letto, perfettamente disfatto
Segno di un giorno già consumato
Di un'insaziabile fame
Le spalle erette, a guardare te
Gli occhi si spostano, in basso
Meriti di essere assaggiato
Morsi d'amore
Dove il tuo c...uore freme e oscilla
Impulsi su per la gola
Provo a parlare
"Taci..." mi dici. "Taci ora."
Le parole sono d'intralcio
Hai ragione
Taccio
Mi tendo ad esso
Chiudo gli occhi
Quello che voglio
E' lì, davanti a me
Ci saranno momenti per parlare
Ora è il momento di amare
Nel silenzio
Dove solo il cuore martella
Unico suono in questa notte
Necessariamente nostra
E il mondo fuori.

Per un'amica di Federico Guidotti



Spesso la mia mente spazia
inseguendo un pensiero
che è pesante anche se sta lì in una nuvola:
quali parole possono aver cucita tra le lettere
la trama di seta e oro che lega il mio cuore al tuo?
La seguo con un dito, brilla nei miei occhi
e come il filo di Arianna mi indica la via
per uscire dal labirinto delle piccole tristezze
e di quelle grandi.
E in questo divenire nessuna parola è scritta,
nessun suono è pronunciato.
Allora capisco davvero qual'è la risposta:
Sono i nostri occhi che si guardano
e il silenzio.

Possessione di Michele Costantini



Il nostro desiderio
voglia e sensualità
la pelle si cerca
le lingue si saldano
il tuo corpo si inarca
ti stringo. 

Lecco il tuo sudore
i tuoi fianchi fremono
brividi
urli
Scopriamo i nostri sapori
conquistiamo assieme
i piaceri indecenti che ci appartengono
i sensi si esaltano.

Ci avvolge la tenebre del godimento 
violento 
intenso 
inteminabile.

Cerco i tuoi occhi
e mi sento padrone 
e ti senti sicura

lunedì 17 giugno 2013

NOI di Federico Guidotti





La tua pelle di porcellana
è seta sotto le mie dita
i tuoi occhi chiusi
... la bocca socchiusa in un respiro
che è vita e piacere insieme
ossimori sul tuo viso giovane
di donna bambina

L'aria calda di sole e sesso
il profumo intenso del fieno
l'odore inebriante dei nostri corpi, ora uno solo
sudore che bagna la schiena
e brucia sui graffi delle tue unghie
umori come ambrosia
che nutre e sazia la mia sete di te

La tua schiena inarcata e liscia
percorsa da una strada che porta dritta
verso il paradiso del tuo sedere morbido
che si appoggia alla mia vita e poi fugge
come percorso da una scossa e poi torna
e si ferma e mi stringe e palpita
per poi fuggire e tornare ancora...e ancora...

La mia schiena su bianche lenzuola di lino
le tue mani che percorrono la mia pelle
tu che danzi sinuosa e sensuale su di me
sei come un'onda del mare, costante ma imprevedibile
i tuoi occhi nei miei, uniti da un filo invisibile
impalpabile e indistruttibile, fatto di anima
fatto di amore e di appartenenza

le tue labbra si schiudono
per accogliere il mio piacere
fluida metafora del mio corpo e della mia anima
le mie labbra si schiudono
per accogliere il tuo piacere
fluida metafora del tuo corpo e della tua anima
anime e labbra che sono per noi fonte di nutrimento e vita.

E poi si uniscono in un bacio eterno...
i sapori si mescolano, le anime si fondono
non ci sono più IO
non ci sei più TU
 ci siamo NOI


L'ATTESA di Federico Guidotti






Ti ho attesa
Con il tempo che passava gocciolando
Ti ho cercata
... Perdendo speme e occhi
Ho lasciato cadere lungo il sentiero della vita
Stille rosse del mio cuore
Perché tu seguissi un giorno
La via che verso lui portava

Ma non eri Pollicino
Il mio lento sanguinare a nulla è valso
La strada, dolente cuore mio,
La può trovare solo chi la cerca
Ora guarderò solo più chi passa
E mi siederà accanto
Anch'egli affannato dal cercare,
Paziente anch'egli nell'attendere


A TE di Federico Guidotti

 




 Chiuso in un involucro di dolore
Era il fiore della sua anima pura
Dentro di lei infinito amore
... Ma più forte era la paura

Tra le mie braccia dolcemente
Felice ora lei riposa
Non soffrirai più amor mio finalmente
Ti proteggerò io, mio bocciol di rosa


domenica 16 giugno 2013

VERTIGINOSAMENTE di Alice Stregatta





Mi avvicino,inizio a sbottonarti la camicia...le mie mani hanno voglia di riconoscere la tua pelle. Ti bacio le spalle,il petto...accarezzo la tua schiena... Mi aggrappo,sono sull'orlo della vertigine che mi hai promesso... E tu mantieni sempre le promesse...e ancor di più le minacce...
Mi piace come mi guardi...mi piace come mi tocchi,mi piace come mi baci...e come mi baci...
Sei nudo,davanti a me...bello...bellissimo.
... Ora tocca a te sfilarmi i vestiti.
Prendi possesso di ciò che è tuo...prepotentemente.
Rimaniamo un attimo sospesi a mangiarci con gli occhi,ti va?
Ci siamo desiderati così a lungo...
Tua. Mio.


GAME OVER di Ilona Mills





Il tempo scorre inesorabilmente...
Il mio equilibrio stà crollando.
Resto inerme ad attendere momento
... Di accettare, che te ne stai andando.
Alzando gli occhi, mi rivolgo al cielo,
Chiedendo l'indulgenza degli Dèi.
E dal profondo, l'anima sprigiona
Un grido disperato di sentimenti miei.
Finito il gioco.. riprenderò i sensi.
Fin ora sono stata troppo incosciente.
Noi fingevamo di appartenersi,
Quando da tempo già non è rimasto niente.
Il solo pensiero, che un'altra ti consola
Mi fa andar in mille pezzi da una ostinata gelosia.
Piuttosto.. preferisco rimanere sola,
Che diventare vittima di un'ipocrisia.


CLESSIDRE di Federico Guidotti

 
 
 
 
 
 
 Luce che filtra scomposta
In mille coriandoli d'oro e d'argento
Secondi e minuti che scorrono
... Granelli di sabbia nell'infinito
Deserto del tempo che passa
Scivolano lenti ed inesorabili
Da un'ampolla all'altra
Della clessidra della mia vita
Quietamente li vedo scorrere
E aspetto la sera che arriva
Che capovolgerá col sonno
Il corso del tempo
 

PAROLE MUTE di Francesca delli Colli

 
 
 
 
 
Trattengo il respiro
nel momento in cui le tue mani accarezzano il mio corpo.
Dai fianchi al seno ,
... dal seno alle spalle,
dalle spalle al collo
che abbasso offrendotelo.
Le labbra semiaperte e secche,
lasciano uscire un rivolo d'aria soffocato...
Gli occhi si socchiudono lasciando che gli altri sensi assaggino quei baci.
Il mio respiro si fa piu' pesante, lento , ritmato,
cercando di intrappolare ogni sensazione che mi trascina ancora piu' verso te.
La lampo del vestito si e' sganciata di qualche centimetro.
Pelle contro pelle
pelle contro cuore
cuore contro....

...il mio corpo ti parla senza parole....

SILENZI PARLANTI di Supermario Bross

 
 
 
 
 
Shhhh non parlare…
s'ode la musica suonare, oltre la notte…la senti?
velate le note scendon lungo dolci colline:
... un tango, canzone appassionata, risuona ed arde.
Chiudi gli occhi e vai oltre tutte le parole parlate sentite ed ascoltate
prendi la mia mano…la senti?
Gocce di rugiada scivolan dai tuoi occhi splendenti
laghi lucenti, vulcani ardenti le tue labbra roventi
-Dimmelo tu cosa mi hai fatto-
tra silenzi graffianti e respiri celati

SOTTO PELLE di Simone Rossi

 
 
 
 
In silenzio presi quella rosa bianca sfumata di scarlatto…la tenni capovolta e con cura la immersi in quel vino passito dall’aroma vellutato e subito i bordi rossi dei petali ebbero quasi un brivido rubato dagli occhi…i contorni all’improvviso divennero lucidi e gocciolanti mentre sollevando lo stelo ritraevo la corolla dal calice lentamente, senza toccare il cristallo, senza violare quel grumo di vita appena sbocciato…. e altrettanto lentamente la avvicinai al suo viso in attesa…immobile… bendato di nero… fino a sfiorarne le labbra… e fu come se in quel gesto il tempo, tutto il mio tempo, ad un tratto rallentasse il suo… indugiando su quel respiro… fino a permettere all’olfatto di avvertire l’odore del nettare prima ancora che le arrivasse tra le labbra e in bocca… e lei bagnata da quella sorpresa inattesa diventò ancora più la femmina che era e quel attimo le sconvolse i sensi… con la lingua accarezzò la superficie carnosa della bocca fino a nutrirsi avidamente del pianto dolce di quel fiore e sotto la benda, per un attimo, assaporò il mio sguardo appagato da un’eccitazione che rende la mente il luogo più osceno e indecente in cui spogliare i pensieri prima di donarli come linfa tra le gambe dell’anima…. fu allora che cambiai le mie intenzioni e diedi alla rosa un altro destino ….la lasciai urtare il mento e piano arrivare sui brividi dei seni per poi seguire la scia del ventre e allargandole le gambe l’appoggiai sull’ambrosia calda di altre labbra…e i petali si mischiarono alla sua voglia di morirne sfiorai a lungo quelle labbra… le stesse che serbano il sapore proibito di ciò che inevitabilmente ora siamo …. NOI.

LA TUA VOCE di Alice Stregatta

 
 
 

 Calda,mi sfiora,mi accarezza
Suadente,mi penetra la mente
Liquida,si fa strada nei miei desideri
... Forte,mi stringe,mi lega
Violenta,mi sconquassa
Dolce,mi blandisce
Tenera...mi coccola
La tua voce che si fa occhi mani corpo...
Che si fa te.

MISSING di Giuseppe Balsamo

 
 
 
Con fare ipnotico si perdeva in “Chi l’ha Visto”, lasciando scorrere le immagini sulla TV, ascoltando le telefonate che giungevano in redazione, facendo il tifo per quegli uomini e per le donne sconosciute.
Si ritrovava a passeggiare alla stazione, alla ricerca di quei manifesti. Ogni volta che ne scopriva uno era un piccolo tesoro: osservava la foto, le informazioni fornite dai parenti. Da lì partiva la sua immaginazione e, allontanandosi, si raccontava tra sè la storia di quello sconosciuto.
Cercava tra la gente quel viso, tra le panchine, al bar gremito, tra i cartoni.
Voleva sparire anche lui e ricominciare

ARMONIE di Allie Walker

 
 
 
Come tasti d'avorio
in attesa di esser toccati

respiro a pieni polmoni
l'armonia del silenzio
...
prima che le note
di un virtuoso amante

colmino l'aria
di una melodia seducente.

venerdì 14 giugno 2013

SENSAZIONI DI UN SOGNO di Allie Walker




La tua pelle che sfiora la mia,
per un secondo, per sempre, per un attimo.
Poi sotto l'acqua, senza peso, 
due corpi che cadono insieme,
sotto il mare, immersi nel profondo,
nel buio,
prima di emergere con violenza,
alla luce del sole,
nel calore, nell'aria.
Il sale dell'oceano
gocciolante dalle nostre dita,
dai capelli,
dalle spalle,
sulle labbra.

FLUTTUA di Allie Walker




Chiedo a te
nel buio della notte
quando le mie mani
sono alla deriva sul corpo
e la mia mente
finge che siano tue.
Chiedo a te
mentre la tensione cresce
i muscoli si irrigidiscono
e il cuore tuona.
Chiedo a te
con la schiena inarcata
e il collo a nudo
pensando sia tu
a liberare
il mio fuoco.
Sussurro a te
quando il cuore rallenta
gli occhi si chiudono
mentre vado alla deriva
nel sonno
nei sogni.

ESTASI di Il Solito Bagatto


FAVOLE di Larissa Ragdoll




Avrei voluto darti i giorni della giovinezza,
quando se non bella avevo l'età dalla mia,
e il futuro é una lunga strada
verso un orizzonte lontano.
Il destino non esisteva
perchè tutti i sogni erano possibili,
gli errori ancora da fare,
meravigliosamente.
Avrei voluto poterti offrire
qualcosa di nuovo, vergine
ma non ce l'ho... solo tanti sbagli
pesanti sulle mie spalle
e nessun futuro radioso...
in fondo nè tu nè io abbiamo mai amato
quell'odioso lieto fine.

LABBRA di Giuseppe Balsamo




Mi perdevo dietro al sogno delle tue labbra, è più di qualche giorno che cerco il motivo. Non è come si può facilmente immaginare, non è perché siano carnose o abbiano una forma particolare tanto da indurre a pensieri peccaminosi. Non mi attraggono quando ridi felice per qualcosa che ti ho raccontato.
Le adoro maggiormente quando sorridi accigliata, quando formano quell’espressione particolare sul tuo viso. In quel momento mi sembra di riviverle di avere una sorta di dejavù, di averle già vedute in una mia vita passata. Difficile da spiegare, ma è per questo che mi piacciono le tue labbra


LA LUNA E IL MARE di Allie Walker




Parole dolci, preziose
Fiammeggia l’animo
Labbra incandescenti
Sotto un trucco scarlatto

Una canzone sotto la luna
Tesse incantesimi
Che spazza chilometri
Nella marea di un sogno

Baci come fuoco, come ghiaccio
Risvegliano le mie parole
Nel calore, nel chiarore
Di una luce che balla

Una spada affilata
Ha partorito pensieri
Su un isola, nel mare
Fragili parole che annegano

INSIEME IN UN RESPIRO di Allie Walker




Un velo di tristezza
Copre il viso
Vuoto di versi

Le dita cercano un senso
Gli angoli, le curve
Il tuo corpo

Gli occhi chiusi
Immagino il tuo tocco
Il tuo suono

Come un succoso vino
Scivola inebriante
Goccia dopo goccia

Sulle labbra fiorisce
La fiamma di un ricordo
E ascolto il tuo respiro.

LA VENDETTA DI UNO SHAMPO di Allie Walker





Il sole era già sorto, Fiamma si apprestava ad uscire di casa. Il primo giorno come shampista. Fabrizio l’ aveva assunta perché aveva modi gentili, un sorriso che riempiva l’ anima. Fu una giornata fantastica. Fino al momento in cui entrò Cristiana, splendida mora dalle curve mozzafiato, amante perversa di suo padre, più volte l’aveva coinvolta nei loro giochi. Quando andò al lavatesta, Cristiana fece finta di non conoscerla. “Si appoggi meglio, signora.” Fiamma non aprì nemmeno il getto dell’ acqua, si appoggiò al collo della signora e, con una forza che non credeva di avere, le spezzò il collo.

DI NOTTE, UNA ROSA di Allie Walker




Petali di un fiore
Nascosto sotto la gonna
In pensieri audaci e setosi

Foglie vacillano
Sotto il peso
Di incontri spinosi

Gaudente il suo lamento
Inebriante la fragranza
Più dolce di un rosso vino

Si accartoccia poi
Come poesia impaurita
Al buio, alla brezza


Petali cadono
Morta la loro essenza
Dimenticando perché era lì