mercoledì 17 aprile 2013

DE JAVU di Francesca Delli Colli



Mi sembra un deja vu, un flash , un ricordo.
Questa luce che filtra tra le fessure della persiana semichiusa.
Lo stesso profumo indossato, la stessa biancheria, le stesse emozioni che mi serpeggiano bastarde in ogni parte del corpo , ogni angolo della mia mente e' racchiuso in quei respiri affaticati e quasi inesistenti e questa cicatrice sulla mano che ormai e' un segno indelebile del tuo passaggio ,mi scaraventano indietro nel tempo senza pieta'.
La stessa stanza.
Lo stomaco mi si accartoccia strizzando i battiti del cuore. Non so se sono rallentati per mancanza di ossigeno e non riesco a sentirli o sono troppo veloci e non riesco a contarli.
Le tue dita sulla schiena, scendendo lentamente disegnano la spina dorsale per poi fermasi sui lombi premendo ai lati in modo mirato facendomi saltare per una sensibilita' eccessiva e di piacere inaspettato . Non ho idea che significato possa avere questo gesto compreso inun rituale a me del tutto nuovo.
Gocce di adrenalina pura scivolano senza fretta inumidendo di sudore la pelle tesa agonizzante.
Io li nuda davanti a te, nuda come Cristo davanti alla croce che attende il suo destino.
Brividi sconnessi scuotono il mio corpo offerto, la mente si scioglie in mille pedine che si accavallano tra loro pur non sapendo quale sia la prossima mossa indemoniando i miei sensi.
Il tuo respiro mi gira attorno, scrutatore, pacato, attento, assorbendo quanto e cio'che cerco di emanare , io non lo riesco a sentirmi tanto sono attonita da quell'esame.
Sensazione di caldo della tua anima mista a sensazione di gelo del tuo corpo
Il tuo sguardo si intrufola dentro ogni mia insicurezza per metterla alla berlina del tuo ego, mi perlustra peggio delle tue mani che mi perimetrano il bacino per poi soffermarsi sotto il mio sesso, dopo un paio di percosse sulle mie natiche.
- Sei bagnata?
Questa domanda suona sinistra, mentre le dita sprofondano curiose e quasi beffarde nelle mie carni sondando la loro umidita'.
Ho la mente vuota, non so cosa e come devo rispondere, non so come devo essere.
Con ogni domanda secca che suona fendendo il silenzio,mi sembra di essere sotto inquisizione, ogni risposta mi sembra inadeguata, le cerco disperatamente in quella tabula rasa frastagliata.
Ho la bocca secca.
Voglio darle giuste, come se fossi la prima della classe, ma sono troppo ragionate e fallimentari.
Le risposte dovrebbero provenire dalla mia anima.
E' lei sotto inquisizione.
E' questo che vuoi sentire, la mia anima che parla alla mente e la mente al mio corpo, che come un traditore non aspetta altro che mostrare il mio lato debole.
Abile aguzzino che mi porta lentamente all'espiazione di cio' che sono io.
Si sono bagnata, eccitata, impaurita,
devota.
Il capo reclinato in avanti rende lo sguardo rivolto al pavimento, posso vedere solo i tuoi piedi che si fermano ogni due passi.
Nel rispondere istintivamente mi viene da alzare il viso, non so che espressione abbia, e' come se mi fossi traslata in un'altra dimensione.
Un limbo.
Avrei voluto un segno che rasserenasse il mio stato d'animo, ne' avevo bisogno come una bambina che anela una carezza dal padre.
A domanda risposta, a risposta un'affermazione gelida mentre mi poni la punta delle dita sotto il mento costringendo a sollevarlo.
“E mi rispondi con questa faccia? - intoni secco - “Faccia giu'! Mani lungo il corpo! Ferma!”
La sensazione ha i tratti della delusione che ingoio amaramente.
La bambina ha sbagliato!
Riabbasso il capo con una espressione indefinibile mentre mi inginocchio davanti a te.
Ho osato farlo senza un'ordine, mi sento esausta per quella indecisione che mi vomiti addosso anche senza parlare.
“Sono quello che vuoi te, ci sono riuscita!” penso rendendomi conto del passo, anche se felpato, che ho fatto, per me enorme e fonte di una realizzazione di una consapevolezza insperata.
Le dita nervose mi graffiano le cosce.
Il tempo non ha tempo.
Tutto scorre veloce tutto scorre con una lentezza esasperante.
Sono avvolta da un valzer degli opposti.
Unica cosa reale e determinata e' la mia appartenenza che pero' te non senti .
Appartenenza che racchiude nelle tue mani la mia mente e il mio corpo faticosamente mutati.
Non l'hai voluta sentire , non mi hai voluta e suppongo che sia stato l'ultimo regalo questo sfregio che mi ha lacerata dentro ributtandomi di colpo in quella melma informe dalla quale mi hai fatta uscire.
Dentro e' tornato il vuoto.
Fuori mi rimane solo il ricordo del tuo corpo che mi hai permesso di toccare.
Dell'essenza che mi hai impresso e che ho lasciato volutamente sulla mia pelle .
L'acqua ti avrebbe portato via da me...
Si puo’ vivere di ricordi ?

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