giovedì 11 aprile 2013

GIUSTIZIA E' FATTA di Giuseppe Balsamo


Dalle finestre entra una brezza che gli fa asciugare il sudore sulla pelle, la camicia bianca alla coreana è attaccata sul suo corpo, adora l’estate e gli odori che la notte riesce a trasportare.
E’ contento, si muove nel buio della casa, lei sta dormendo inconsapevole nel suo letto, così fa piano ad andare in bagno per svestirsi e buttarsi sotto la doccia.
Si guarda allo specchio, un sorriso malizioso viene riflesso, ha le occhiaie, è stanco ma felice, questo pensa passando la mano sulla barba incolta e pungente.
Sta per sfilarsi la camicia quando i suoi occhi si soffermano sul colletto:”cazzo..cazzo..meno male “ un sospiro di sollevo quando velocemente afferra il colletto guardandosi quella macchia rossa. Lei non porta quasi mai il rossetto, ma da qualche tempo volendo accondiscendere i suoi desideri ha sempre le labbra coperte da un sottile strato di trucco; in genere dura solo qualche istante, dopo qualche minuto glielo ha già consumato con le labbra.
“Merda”, finisce di sfilarsi la camicia, prende una spugnetta, la bagna e comincia a passarla sopra, invece di sparire la macchia si allarga, il colore diviene meno intenso, ma il risultato è disastroso. Non può far rumore con il rischio di svegliare sua moglie e far succedere un pasticcio. Si aggira così nelle stanze buie alla ricerca di qualche prodotto magico un detersivo, un diluente, un acido, qualsiasi cosa in grado di risolvere il problema.
Arriva alla camera di suo figlio, dorme beato, l’occhi gli cade su un pennarello rosso privo di tappo e tutto diventa più chiaro. Sorridente lo afferra con la mano, si dirige verso la lavatrice: “fatto”. Ora tra la biancheria bianca, in quel buco nero, giace la sua camicia, ben nascosta in fondo ed il pennarello rosso.
Non pensandoci più , inconsapevole ed ignaro, affronta così la sua giornata di lavoro come tante altre, il solito squillo di telefono nella pausa pranzo da parte della consorte, una routine consolidata da anni, lo riporta alla realtà.
“Tuo figlio mi ha combinato un disastro..c’è tutta biancheria bianca che è diventata rosa, compresa la tua camicia nuova!!...ha infilato nella lavatrice un pennarello rosso….ma come gli è saltato in mente…ed è anche bugiardo..nega di averlo fatto…ma stavolta non la passa liscia…in punizione per tutto il week end”.
I sensi di colpa ed i rimorsi cominciano a farsi strada nella sua testa, tutto ciò merita giustizia!
Passa parte delle sue ultime due ore di lavoro a pensare il da farsi, sale in moto e va all’appuntamento con lei, oggi ha pensato bene di mettere una maglietta, mentre lei indossa un abitino scuro che le lascia le cosce ed una spalla scoperta. Si vedono come il solito davanti l’ingresso del loro albergo, cioè non è che sia di loro proprietà, ma è lì che ormai si incontrano per consuetudine, nota immediatamente le sue labbra rosse e carnose, per la prima volta le osserva prima del suo sguardo che sempre lo invoglia a prenderla senza dare spazio alle parole.
E’ sull’ascensore che li conduce alla stanza che medita la vendetta, che il senso di giustizia si fa strada. Un sorriso malizioso e veloce come il guizzo di un pesce nel fiume, scorre veloce sul suo viso, scompare non appena la porta della camera si chiude alle loro spalle. Lei fa per abbracciarlo e baciarlo come al solito, cingendogli il corpo sotto il giubbotto di pelle, questa volta l’uomo si comporta diversamente: si divincola e con una mano si sbottona i jeans, tirando fuori il membro eretto e pulsante.
Le afferra entrambe le mani, mente i loro sguardi si incrociano lascivi, quello di lui colorato di crudeltà. Induce una mano di lei a stringergli il cazzo e la guida in movimenti lenti e languidi, con l’altra la invita ad inginocchiarsi. La donna lo fa sempre guardando dapprima il suo sesso, poi i suoi occhi, trovandosi ormai con la cappella pulsante davanti al viso, non può far altro che prenderla fra le labbra.
I movimenti si fanno lenti , la donna prova gusto ad ingurgitare il sesso gonfio di lui. Lo gusta, lo bagna con la lingua, lo stringe fra le labbra. Movimenti lunghi finchè l’uomo non inarca la schiena, spingendolo dentro ed afferrandoli i capelli, guidandola verso il suo piacere.
La sente massaggiargli i testicoli mentre il suo cazzo le scompare fra le labbra, quasi a soffocarla. Un ultima occhiata, gli sguardi si incrociano ed il piacere lo assale, una scossa elettrica lo pervade mentre schizzi di sperma le invadono la bocca. Prosegue con la mano, saziandosi del suo seme che le cola fra le labbra.
Nessuna traccia di rossetto, ha avuto la sua vendetta.
Le due ore che seguono sono fatte di amplessi, confessioni, racconti e le loro risate che riempiono, la stanza; come sempre si concludono con un bacio clandestino lontano da occhi indiscreti.
E’tardi deve fare in fretta, deve comprare un bel gioco al suo cucciolo.
E’ questione di Giustizia.

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