martedì 7 maggio 2013

GRANELLI DI SABBIA di Giuseppe Balsamo



Finche non vide la sua figura scendere in spiaggia era pressoché sicuro che i loro discorsi sarebbero rimasti delle semplici fantasie, quando per la riconobbe scendere la scalinata che dal lungo mare l’avrebbe portata sui sassi della spiaggia semi piena dai primi bagnanti di giugno, un fremito leggero fece capolino nel suo stomaco, donandogli un brivido di eccitazione e paura.
Non l’aveva mai vista in quella veste, accompagnata dai bambini e dal marito, la sensualità che aveva accompagnato i loro incontri era ora accompagnata ad una naturalezza dettata dalla quotidianità che gli piacque. La osservò camminare seguita dai suoi familiari, gli short da cui spuntavano le morbide gambe pallide che più volte aveva toccato, plasmato, violentato: le braccia occupate dai teli da bagno e da una sacca ricolma di giochi per i bambini.

Non era certo che si fosse accorta di lui, con lo sguardo cercava un posto in cui piazzarsi discutendo animatamente col marito, finchè evidentemente adocchiarono un posto libero non lontano da lui, ove distesero i teli da mare e cominciarono a sistemarsi, impegnata a spogliare i bambini i loro sguardi si incrociarono per un istante, sorrise impercettibilmente il frangente di un istante poi si alzo, togliendosi di dosso i piccoli grani di sabbia che erano rimasti sulle gambe e sui piedi, voltandosi verso la moglie:”Vado a fare una corsetta”. Senza aspettare la risposta di lei, si infilò i pantaloncini da footing e la maglietta consunta e senza maniche che utilizzava per allenarsi, indossò le scarpe da corsa e l’i pod e camminando andò verso il lungo mare, dove abitualmente correva da solo, cercando nel ritmo della musica e nello sforzo muscolare sollievo alle sue inquietudini.

Se la prese comoda, alle orecchie la musica suonava forte, gli occhi invece cercavano lei laggiù sulla spiaggia, prima di mettersi a correre la osservò infilare le scarpe da ginnastica e sopra il costume da bagno un paio di pantaloncini neri attillati da allenamento, non levò il minuscolo top bianco che aveva appena arrivata, scambio qualche battuta con suo marito, che ovviamente non poteva sentire e la vide correre lentamente in salita verso il lungo mare, verso di lui.
Solo a quel punto si decise anch’egli ad avviarsi in una corsa lenta. Sentiva i suoi passi sotto la musica ed il proprio respiro, ogni tanto si girava controllando che lei fosse dietro, finchè non la vide a circa cinquanta metri da lui. Solo allora si fermò per aspettarla, notando il suo sorriso che ricambio. Ci erano riusciti, lo dimostrava il loro abbraccio e la bocca di lui sulle labbra morbide di lei, che avevano un sapore nuovo, un misto di salsedine e fragola. Incuranti degli sguardi dei bagnanti e di pochi altri corridori che li scansavano essendosi fermati proprio al centro della strada. Fu un bacio lungo e le mani di entrambi fecero fatica a star ferme , sfiorando appena i fianchi di ciascuno, sentiva i capezzoli duri di lei sotto il tessuto sottile della maglietta:”dai leviamoci di qui!” lo disse ridendo sulle labbra di lei, ritornando a correre questa volta con lei al suo fianco. 
Sulla sinistra le auto e le moto occupate dai bagnanti si muovevano lentamente alla forsennata ricerca di un buco dove mettersi, alla destra c’era il mare blu, calmo e piatto come una tavola, di un azzurro brillante e complice.
Corsero per qualche centinaio di metri, fino dove le spiagge erano sostituite dalla scogliera quasi inaccessibile:”Da questa parte”, non aveva il respiro affannato quando lo disse., non come lo avrebbe avuto da lì a poco, indicandole un invisibile sentiero sterrato che li avrebbe condotti fra gli scogli. Lo percorsero per qualche decina di metri, poteva sentire il battito del suo cuore e quello del cuore di lei, finchè non trovarono un anfratto nascosto, ove potevano starci sdraiati a malapena due persone, quasi a ridosso del mare che, fosse stato agitato li avrebbe inzuppati con gli spruzzi delle onde. 
Non le diede nemmeno il tempo di spogliarsi, le sue mani erano colme dei seni abbondanti di lei, dei capezzoli rosei e duri che ormai fuoriuscivano dal costume.
Baciandosi furiosamente, sentendo le mani di lei che gli toglievano la maglietta, si distese tra le pietre e la sabbia con lei sopra che gli ricopriva il viso con ciocche di capelli e baci infiniti.
Sentiva il suo membro duro sotto i pantaloncini che strusciava sul grembo della donna, impazzito e preso da vita propria spingeva, urlava il suo desiderio.
Lei con il movimento dei suoi fianchi lo voleva, bramava di averlo dentro, tra giochi di lingua e mani che esploravano, stringevano ed assaggiavano, si ritrovarono nudi uno sull’altro.
Ora gli occhi di lei erano fissi sul suo sguardo, maliziosa lo osservava mentre con la lingua percorreva il suo corpo alla ricerca lenta ed estenuante del cazzo che aveva in mano e muoveva lentamente, alterando carezze fuggevoli ai testicoli.
Cominciò a succhiarlo lentamente, riempendosi le labbra con la cappella turgida, assaporandolo fino in fondo, e sentendo inarcare la schiena del suo uomo che la tratteneva per i capelli e guardava ipnotizzato i movimenti della sua lingua e della sua bocca.
“Non ce la faccio più ti voglio” la donna obbedì col membro che sentiva vibrare nella sua bocca, pronto ad esplodere di piacere. Si sedette su di lui, cercano le labbra calde e bagnate, infilandoselo dentro e cominciando a muoversi su di lui, prima lentamente e poi impazzita ed incontrollata. 
Gli scogli risuonavano dei loro gemiti, dei loro sussurri, finchè l’uomo non le strinse i glutei, accompagnandola all’orgasmo. Una serie di singhiozzi, simili al pianto, gli fecero capire che aveva raggiunto il piacere, mentre lui ancora ansimava e si muoveva impazzito. Solo allora ricominciò a stuzzicarlo con la lingua, soffermandosi sadica sui capezzoli di lui che mordeva con forza.
Scese con le labbra, più giù, fino a prenderlo nuovamente in bocca, soffocandosi della sua carne e sentendo le mani di lui che le stringevano i capelli accompagnando l’amplesso.
“Vienimi in bocca, voglio sentirti” furono le parole pronunciate da lei, avida, prima di ricevere il suo seme fra le labbra e sul viso.
Stettero sdraiati ancora un po’, l’una sull’altro, ad osservare il mare. 
Cercarono di ricomporsi, bagnarono le magliette con l’acqua di mare, spolverandosi a vicenda, cercando di levarsi la sabbia di dosso, ridendo come due cretini.
Raggiunsero la strada e dividendosi con un ultimo bacio fugace, ognuno ritorno al suo posto, era quasi sera.

Sentì la mano piccola e calda sul suo collo, risate, si svegliò di soprassalto, con la bocca amara secca ed il mal di testa. Lei non era venuta, perché sarebbe dovuta andare da lui.
Sorrise triste, decisamente aveva bevuto troppo, queste cose non accadono nella realtà.

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