venerdì 10 maggio 2013

VASI COMUNICANTI di Giuseppe Balsamo




Posò il bicchiere appena svuotato, tutto di un fiato. Accese la sigaretta e l’uomo davanti a lui lo guardava. Andavano sempre nello stesso bar, seduti sempre uno nei pressi dell’altro. Mai una parola, un saluto o un “come va”. Stavano lì e bevevano uno accanto all’altro senza essersi mai presentati ma consapevoli di conoscersi. Quella sera forse l’uomo riconobbe in lui una dispera...zione diversa, senza dire nulla fece un cenno al barista che portò di nuovo da bere, lui fece altrettanto subito dopo e così via.
Più l’alcool gli riempiva lo stomaco, più l’immagine di quelle labbra che non poteva più avere si dissolvevano, più sentiva in bocca il sapore dolciastro del distillato scozzese, più il sapore delle sue cosce umide e del suo sesso spariva. Beveva per dimenticarla, e man mano che lo faceva ci riusciva, non sentiva più l’assenza del corpo di lei che si agitava sul suo.
Con la mente offuscata sorrise stupido, pensando ai vasi comunicanti, era così che stava accadendo: perche man mano che affogava il ricordo nel bicchiere colmo, si svuotava il pensiero di lei e del suo membro affogato nel sesso di lei, fino a che non ne potevano più.
Pagò la sua parte e si alzo, sorridendo complice al compagno sconosciuto al quale ancora una volta non aveva rivolto parola.
Come sempre faceva, camminò verso l’uscita, dignitoso, barcollando appena, geloso della sua nostalgia e del suo male. Non inciampò, nessun movimento anomalo e da ubriacone, un passo dopo l’altro, lento imboccò l’uscita.
La pioggia incessante gli faceva bene, costringendolo a camminare lento addossato al muro della strada, la lucidità di un istante lo costrinse a vomitare in un angolo. Conati dolorosi, piegato sul suo corpo si svuotò e sopraggiunse forte , nuovamente la voglia che lei fosse lì con lui, in quel preciso istante, con la sua voce, con le sue mani, con il suo odore
 


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