lunedì 13 maggio 2013

ISTANTI D'ETERNO di Sharon Lake



 
E’ calamita: come le note che susseguono su tasti ora bianchi, ora neri, i poli allontanano o attraggono, questi attraggono!
La donna lascia cadere lo sguardo nell’uomo, inesorabilmente, costantemente, incessantemente, furtivamente.
Sono parole silenziose che nascono fluendo lentamente come l’acqua di un fiume, lui, comodo in poltrona, segue ogni respiro che la donna emette, osserva il collo: dove la vena batte in maniera appena percepibile. Sente il cuore di lei che esplode dentro il suo. Silenzio, fra uno sguardo e l’altro, parole in attesa che le labbra possano dare, dita che si vorrebbero posare come una carezza.
... Gli occhi chiusi lasciano il senso del momento, ampliano il sentire nella cadenza dei respiri, arrivano impetuosi come un desiderio che si fa spazio dentro, arrivano alle dita dove dicono per conto delle labbra.
Lei in attesa del momento che l’uomo le regali una carezza, lenta, lieve, morbida, che non sia tormento ma appagamento di un mancare che dovrebbe essere colmato. Riempito con respiri intensi, forti, devastanti per lo sgomento che vestirà l’anima, vibrerà in ogni suo strato sottile come foglie in balia del vento.
Le dita si posano sul contorno degli occhi chiusi, scendono sotto le palpebre a disegnare il fremito che la pelle non sa nascondere dentro il respiro sommesso, salgono sulle labbra per toccare un tremito irrorato dal sangue come petali di una rosa alle prime gocce di pioggia, accarezzano la vetta per scivolare lungo lo stelo del fiore. Una carezza sul velluto.
Le palpebre regalano lo schiudersi per raccontare il desiderio che gli occhi non sanno più nascondere, nell’istante in cui le dita scendono inesorabilmente lungo il collo, la spalla, dentro la lunghezza del braccio, all’interno del gomito, dove si sente il battito che accelera, sui polsi si soffermano disegnando piccoli cerchi come velluto sulla seta.
Il palmo si riempie dell’altro, come calamite si uniscono, attendendo le labbra a chiusura di un cerchio scritto chissà dove. Inesorabilmente labbra che si uniscono in attesa di lancette che fermino il tempo, per poco, ancora per poco.
Purché duri l’eterno.
 


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