lunedì 28 gennaio 2013

Fantasie veneziane (anonima veneziana) di Insolito Scrittore


Venezia, ha sempre avuto il suo fascino, i suoi canali, l'acqua alta, piazza San Marco, le variopinte case di Burano, i pregiati vetri di Murano o dei viaggi in gondola lungo il canal grande e il carnevale, vogliamo dimenticarci del carnevale?

Un invito in maschera, uno dei tanti a cui non volevo cedere, così, mi ritrovo a Venezia alla ricerca di quelluogo indicato sull'invito e del vestito appropriato per celare la mia identità. Perché il carnevale a Venezia è anche questo - per tradizione - un azzeramento del proprio status sociale.
Mi innamoro di un abito bianco con ricami dorati e di una maschera che copre quasi tutto il viso, lascia scoperta solo la bocca (e sarà una fortuna averla scelta così) oltre ai fori per gli occhi naturalmente. Un cappello con abbinata parrucca dai rigogliosi e fluenti boccoli bianchi.
Le danze d'epoca, dama e cavaliere, abbinamenti casuali, sguardi che si incrociano e si scelgono.
- Buonasera maschera, sono le mie uniche parole proferite quella sera.
- Buonasera cavaliere sono invece le sue.
E' stato così tutta la sera guardarsi e parlarsi con gli occhi, a fare l'amore con gli sguardi.
Le persone dietro la maschera possono diventano chiunque.
Il mio pollice sfiora il dorso della sua mano, lo preme fino a farle sentire il mio desiderio di possesso. Fa caldo la dentro, l'abbigliamento diventa una prigione, solo quegli occhi azzurri mi trattengono ancora la dentro con quella dama.
All'improvviso la festa si anima, tutti corrono fuori, ha inizio lo spettacolo dei fuochi pirotecnici, ha in sé qualcosa di incredibile il loro specchiarsi sulla superficie calma dell'acqua della laguna.
La mia mano si tende all'indietro e la trascino via da lì – seguimi – le dico.
Lei non ha resistenze e si lascia trascinare via.
La trascino per corse a perdifiato lungo percorsi mai improvvisati, destra, sinistra, ancora sinistra, ponti e vicoli, saliscendi e corsa fino a che reggono i polmoni prima di esplodere.
Finalmente mi fermo, il nostro fiato sono coni di vapore che si intrecciano a vicenda. Il suo petto sale e scende, invitante quasi a voler scappare dal vestito.
- Esprimi un desiderio, le dico, sull'onda di un fragoroso fuoco d'artificio.
- Shhhhhhh, baciami. Solleva di poco la sua maschera quel poco che basta per infilarci le mie labbra.
Scendo giù sollevo il vestito e le cerco il sesso, già umido e spalancato, la sua voglia , il suo sapore, la investo del mio respiro caldo e si ricopre di infinite goccioline, continuo, in quell'estenuante banchettare di lei, mi sollevo vedo quegli occhi celesti compiaciuti, un cenno si volta , le mani già sui seni le areole ora sbordano il mio sesso dentro lei, con forza, con brutalità mi muovo come se avessi ancora poco tempo, quello dei giochi pirotecnici.
La sento inondarmi del suo piacere, caldo il mio segue a breve, restiamo piantati li come basso rilievi su quel muro a rapire il respiro dalle sue labbra e infierire quei baci sul collo libero.
Rientriamo, non ci siamo allontanati tanto dalla festa, abbiamo quasi fatto un giro dell'isolato, bagnamo le nostre labbra con dell'ottimo spumante, poi il tempo di chiudere gli occhi ed è già sparita. Non credevo di rivedere quegli occhi mai più. Sul volo di rientro un anonima signore seduta al mio fianco allunga il suo braccio per ritirare la consumazione offerta dalla compagnia aerea. Gliela avvicino sfiorandole il dorso del polso, mi guarda, occhi azzurri, stringo, lei capisce.



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