sabato 2 febbraio 2013

I hate di Giuseppe Balsamo


Aveva un nodo alla gola, la gola secca quasi le sue ghiandole salivari non funzionassero bene, sentì il rumore delle due monetine da un euro che giravano veloci sul legno del comodino, per poi fermarsi inesorabili con un suono lieve ma frastornante nella stanza ormai vuota, come il “THE END” in un vecchio film, la cosa gli provoco un brivido sul corpo nudo.
“Angelo” è il nome con cui ormai da anni lo conoscono tutti, sia i colleghi che la feccia dei quartieri popolari di Torino, sono anni ormai che lavora sotto copertura; per lo più lavoretti di droga, rapine, sfruttamento della prostituzione. Quando gli si è presentata l'occasione di lavorare con le stesse modalità per un caso di omicidio la cosa gli è sembrata allettante.
Tutto cominciò con il ritrovamento del quarto cadavere, i primi due in realtà erano passati quasi inosservati, o meglio, le indagini erano state indirizzate su false piste: regolamenti di conti, passione e gelosia. Quando sia il terzo che il quarto uomo vennero trovati completamente dissanguati, con la scritta “I HATE” incisa sullo stomaco, tutto cominciarono a pensare che un omicida seriale si stesse molto divertendo in città, che cominciasse davvero a provarci gusto e soddisfazione nel vedere tutto quel sangue.
Face Book, ecco cosa avevano in comune i quattro cinquantenni della Torino bene, tutti si divertivano a “giocare” con il computer all'insaputa delle loro compagne e mogli. Fu così che Angelo cominciò anche lui a fare la stessa cosa ed incontrare donne. Femmine di ogni genere, alcune belle, altre brutte, alcune divertenti altre disperate.
Si era accorto subito che Alice era diversa dalle altre, divertente oltre che affascinante, intelligente, non era sicuramente la donna capace di far del male a qualcuno. Cominciò a parlarci quotidianamente, alternando gli approcci con le altre donne potenzialmente interessate alle indagini. Si ritrovava ad essere su F.B. con donne che cercava di “agganciare” per individuare l'omicida e contemporaneamente con lei. Scoprì così che Alice abitava non distante da Torino, si sentirono al telefonò finchè non decisero di incontrarsi.
Scelsero di vedersi in piazza San Carlo per un aperitivo, fu solo allora che Angelo scoprì di avere fra le mani una delle donne più affascinanti e sensuali che avesse mai incontrato. Per poco Alice non incrociò una delle altre ragazze che lo sbirro adescava in rete, fortunatamente ciò non accadde, quando si accomodò al tavolino Angelo era lì sorridente che l'aspettava.
Il feeling virtuale ebbe la sua conferma anche nella vita reale, così l'aperitivo si prolungo per due ore e si tramutò in un appuntamento a pranzo per il giorno seguente. Il pranzo divenne cena e così Angelo ed Alice terminarono la loro serata nel monolocale dell'uomo. Alice non era solo affascinante ma sembrava affamata di sesso, non appena entrarono in stanza si avvinghiò all'uomo prendendo l'iniziativa come assalita da una voglia irrefrenabile di lui e del suo corpo.
Angelo non fece in tempo ad accendere la luce dell'ingresso che le mani di Alice gli stavano strappando di dosso prima il giubbotto di pelle ed immediatamente dopo la maglietta nera. Con furia baciò quell’ uomo misterioso, lo scaraventò sul letto sbottonandogli i jeans neri attillati, toccò sapientemente il suo sesso che aderiva ai boxer dello stesso colore. La donna, ipnotizzata dallo sguardo di lui, gli permise di abbassare la cerniera del vestito nero corto lasciando che le sue labbra le baciassero i seni turgidi e gonfi di eccitazione: poi lo fermò, finendo ella stessa di spogliarsi e rimanendogli nuda davanti. Tra frasi concitate, prive di senso, lo scaraventò sul letto cominciando a leccargli il sesso con ingordigia, minuziosamente, percorrendo l’asta e concentrandosi sulla cappella, strusciando lentamente il suo corpo su quello di lui come una gatta in calore.
Avvertendo l’apice dell’eccitazione prese il membro in mano infilandoselo dentro di sé; con un gemito languido iniziò una danza di piacere e passione. Sopraggiunse per entrambi il piacere ed Alice quasi immediatamente cominciò silenziosa a rivestirsi, lasciandolo sul letto nudo e limitandosi a fissare con lui un appuntamento la settimana successiva.

Le indagini erano ormai ad un punto morto, come sempre nei casi di omicidio quando i riscontri non arrivano nelle prime 48 ore diventa difficile proseguire, anche i tentativi di “agganciare” nuove potenziali killer risultarono vani, così quando Angelo telefonò ad Alice per incontrarla era pressoché privo di lavoro e di idee su come proseguire l’inchiesta. Il fatto che la donna in quel frangente gli disse che aveva la disponibilità di un appartamentino nei pressi di Porta Palazzo, nel centro storico, non lo stupì più di tanto e si recò a casa di lei con l’intenzione di rilassarsi e non pensare a quegli uomini morti, almeno per qualche ora.
L’appartamento era raffinato, se pur piccolo, la stanza da letto poi gli piacque particolarmente, dominata da un enorme letto impreziosito da lenzuola nere di seta.
Non c’era tempo per mangiare, per inutili convenevoli, così appena entrato la avvinghiò a sè, denudandola dell’unico indumento che la copriva: una sottoveste nera di seta molto corta, che le lasciava nude le cosce fino a far intravedere le mutandine in pizzo. Alice sorrise all’uomo fermandolo e dicendogli di non avere fretta. La sua voce era dolce e suadente, quasi da ragazzina: “non aver premura…spogliati e mettiti a letto, ho una sorpresa per te”. Angelo fece quanto lei chiedeva, appoggiando gli abiti su una poltroncina e sistemando pistola e manette sul comodino accanto al letto. Dopo breve la donna, completamente nuda, se non per le autoreggenti nere, fu sopra di lui, baciandolo in ogni dove e continuando a dirgli di stare fermo. Rideva mentre afferrava le manette di lui, provocando a sua volta il suo sorriso, entrambi giocavano mentre lei serrò le sue mani, utilizzando le manette, sulla testiera del letto in ottone.

Fu allora che l’espressione di Alice cambio, la sua maschera di felicità non c’era più, era comparsa quella dell’odio.
Non provò alcun dolore quando la lama del rasoio da barbiere incise la sua pelle, solo un calore diffuso e la sensazione del sangue caldo che scivolava sul suo corpo. Non riusciva a vedere bene la ferita, sapevo però che c’ era una scritta: “I HATE”.
Inspiegabilmente, nonostante il terrore, quando lei cominciò a scoparlo, seduta su di lui, era eccitato e l’orgasmo si presentò quasi immediatamente.
Stava per morire e non fece nulla quando la donna gli posò sugli occhi le monetine da un euro, sorrise per un momento, sarebbe stato un indizio per chi avrebbe proseguito le indagini.

G.B.

Nessun commento:

Posta un commento