domenica 17 febbraio 2013

La fenice di Insolito Scrittore

La osservavo puntuale nelle sue abitudinarie faccende domestiche. Forse è nato lì quel desiderio. Ricordo un film “Il Silenzio degli innocenti” quando il Dottor Annibal Lecter, il cannibale, suggeriva all'agente FBI che il serial killer doveva essere cercato tra le possibili persone che avevano avuto la possibilità di vedere la vittima.

E' l'inquilina del piano terra. La mia vittima. Una persona riservata, ci incrociamo raramente. Avevo anche fatto qualche pensierino indecente su di lei, forse le scie di buon profumo che lasciava lungo l'androne del condominio nel quale abita o forse quell'aria di mistero mista a di trasgressione che la avvolgeva. Opium, mi sembra di ricordare che fosse proprio Opium, il profumo che principalmente usasse. Lo associo a lei comunque, quella sensazione carnale che emanavano le essenze di mirra e vaniglia. Le poche volte che l'avevo incrociata indossava sempre abiti eleganti, e i suoi occhi erano magnetici, non ero riuscito ad individuarne il colore, quel leggero trucco sulla bianca pelle era così delicato da sembrare quasi assente.
Ci sono persone che fanno scattare in noi appetiti, il più delle volte sai che non accadrà mai, ma altre volte incominci a fantasticare situazioni più o meno intriganti, creando spiragli, occasioni per incrociarsi. Come quando da adolescente avevo studiato i movimenti della ragazza del piano di sopra, sapevo, conoscevo i suoi orari, riconoscevo il rumore dei suoi passi che si avvicinavano alla porta e stava per uscire, e dirigersi nell'ascensore, e io ero già li a schiacciare quel pulsante dell'elevatore per ritrovarmi solo con lei, offrirgli un passaggio in motorino.....
Cosi, mi trovavo ora a scrutare i suoi movimenti nel giardino sotto la mia finestra, leggermente defilato tra lo stipite della finestra e la tendina. Forse aveva intuito che la osservavo, ogni tanto si girava cercando chi avesse posato gli occhi su di lei, o forse ancora era il suo modo di dirmi che aveva capito. Con il sole innanzi a lei riuscivo a intravedere le sue forme nelle trasparenze degli indumenti che aveva indosso.
Una vestaglietta rosa, semi trasparente con un qualcosa disegnato sulle spalle. Sapete quei disegni sui grossi ventagli orientali, forse un airone nell'atto di librarsi in aria, come un sole che nasce o forse era una fenice che si rigenerava e risorgeva...ecco questo può essere uno spunto per chiedergli il significato. Ma no, troppo banale. Troppo scontato.
Continuava a trasmettere quel suo desiderio di manifestare il suo corpo. Non so perché, voleva che guardassi i suoi lineamenti, ma anche che andassi oltre? Stavo dando per scontato che lei mi avesse visto. Mi avesse smascherato.
Rimasi incantato a guardarla un istante di più, si girò e agitò la manina in segno di saluto. Ecco ora sapevo che ne era a conoscenza, aprii la finestra facendo buon viso a cattiva sorte, pensando di aver fatto ormai naufragare ogni approccio. La solita insicurezza affiorava.
Spalancai la finestra nel timido tentativo di porgere un saluto più consono.
- Buongiorno, come va? (che razza di saluto è questo?, sei un incompetente...ahhahahha)
- Bene, grazie, disse immediatamente lei cogliendomi di sorpresa. Posso offrirle un thè continuò lei.
Mi ero trasformato da cacciatore a preda. Il che era tutto dire sulle doti di cacciatore che pensavo di possedere, meglio dire non doti).
Sapeva, leggere nel mio pensiero, aveva una padronanza della situazione, come pochi, era aggressiva, forse impulsiva, ma lo faceva con dolcezza era riuscita a essere e armonizzare tutti quegli aspetti in sé.
Va bene, arrivo. - Lo accetto molto volentieri il suo thé, rispondendo finalmente alla sua domanda.
Che scemo riflettei un istante dopo e ora cosa le porto. Normalmente si portano fiori o cioccolattini, non posso andare a mani vuote....Che fare? Mi è venuta un idea.....
10 minuti dopo ero davanti alla porta di casa sua. Nervoso.
Avrei immaginato che si fosse cambiata, indossato abiti diversi. Invece indossava ancora quella vestaglia semitrasparente, in cui lasciava intravedere il suo completino intimo fatto di lacci e laccetti, nastri e nastrini.
Prego, si accomodi sul divano. Usava ancora l'impersonale. Non riuscivo proprio a inquadrarla. Era proprio una cacciatrice spietata oppure una saggia persona. Capivo dei segnali e l'attimo successivo ne interpretavo altri.
Ritorno nel soggiorno con il vassoio con alcune tazze vuote, una teiera tutto in stile giapponese.
Suonano alla citofono, prima di alzare la cornetta mi guarda incuriosita.....
Si? risponde. …..prego.
Possibile che siano già arrivati.....avevo ordinato una composizione floreale stile ikebana, semplice ma che avesse le essenze di bergamotto e mandarino che richiamavano il suo profumo Opium.
Ne fu meravigliata e incominciò a scrutarmi come se ci fosse stata interazione ora. Che potesse passare allo step successivo.
L'occasione del thé delle tazze disegnate di orientali richiami mi permise di chiedere a lei il significato del disegno sulla vestaglia.
Le vidi sgranare gli occhi, come se ancora una volta l'avessi sorpresa, nel mio atteggiamento di interessarmi a lei.
Slaccio la vestaglia, per nulla turbata dal mostrarsi in intimo innanzi a me. Piegò la vestaglia in modo che fosse ben evidente il disegno stampato su di essa.
- Conosce la fenice? Chiese lei
- Si certo, risorge dalle ceneri. Risposi baldanzoso.
- La fenice è un animale unico, non ha compagni, esiste per rendere felici gli altri, e in questo consiste la sua felicità estinguendosi, donandosi e rinascendo per donare felicità.
E' un essere che rimane solo tutto la vita, senza un suo simile.
- Ti senti così gli chiesi? Avendo occhi dolci per lei perché vedevo la sua unicità.
- A volte si mi sento una fenice, un essere solitario, incompreso, rispose lei. Ma ora, in questo momento non è così. Ho voglia di fare l'amore con te.
Mi portò nella sua meravigliosa camera.
Nel vederla sopra di me mi sembro di veder estinguere il suo desiderio (oltre che il mio naturalmente) e rigenerarsi. Era quanto di più simile a una geisha avessi incontrato. Era entrata nella mia mente, ora assecondata, era lei che aveva iniziato o ero io? Era tutta farina del mio sacco oppure ancora ora tra le sue braccia era lei che plasmava i miei sensi.
Non so rispondere a queste domande, forse un po' l'uno un po l'altro. Un po' preda un po cacciatore. 

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