martedì 12 agosto 2014

Disperato erotico stomp di Giuseppe Balsamo



“Ti hanno vista alzare la sottana, la sottana fino al pelo: che nero!...”.
Dalla suonava nell’IPod insistentemente. Le note e le parole di quel brano rimbombno nelle tue orecchie, ossessive ritmate ed incessanti, mentre un invisibile strato di sudore ricopre il tuo corpo nudo, costringendoti ad un continuo girarti e rigirarti fra le lenzuola appiccicose. 
La sagoma di tuo marito si muove impercettibilmente, seguendo il ritmo del suo respiro e tu, in quella notte d’agosto, ti senti terribilmente sola; in quel letto troppo spazioso, talmente grande che le tua mente non vuole saperne di smettere di galoppare dietro sentieri tutti da esplorare.
Sai bene che alla fine mi troverai, così fra una nota e l’altra di quella melodia, rimbombano anche le mie parole. Sottofondo alla proiezione in technicolor del nostro ultimo amplesso.
Seguendo le parole di Lucio Dalla, mi osservi mentre ti scopo seguendo il ritmo di quella canzone. Da dietro ti penetro riempiendoti di piacere, tirandoti a capelli ed affondando le mie mani sul tuo culo, dosando dolore e piacere, come piace a te, come piace a noi. Ti assaggio con le labbra, poi ti mordo lasciandoti i segni dei miei denti, costringendoti a dondolare le natiche per accogliermi meglio, per avermi tutto dentro. Il tuo sudore diventa così la mia saliva calda, il pensiero di me si diffonde nella tua fica umida, risale nella pancia per arrivarti dritto al cervello.
“Ho chiuso un poco gli occhi e con dolcezza è partita la mia mano…”.
Non riesci a non seguire le parole della canzone in quel momento, nel silenzio di una notte d’agosto, mentre lui inconsapevole dorme al tua fianco, esegui i miei ordini e l’esempio di Lucio Dalla.
La tua mano scivola nelle mutandine, cerchi il clitoride gonfio e lo torturi, penetrandoti poi con le dita senza trovare pace, muovendole come fosse il mio cazzo.
Passi la lingua sulle labbra, immaginando di avere il mio sesso fra le labbra, ti strizzi i seni perché tutto sia come quando sei con me, non puoi smettere, almeno finchè c’è questo, così lo segui fino alla fine.
Ora è la tua sagoma a muoversi impercettibilmente nel buio, al ritmo di me che da lontano ti possiedo fino a non poterne più.
Così arriva il mio seme caldo, ectoplasma immaginario, ad inondarti il corpo, mentre l’orgasmo ti invade improvvisamente. Una sorta di fuoco d’artificio colorato e rumoroso, esploso in una festa di mezza estate in cui sei l’unica invitata.
Non puoi godere come vorresti. Costretta al segreto, l’esplosione è solo nella tua mente, nella realtà si riduce ad un gemito soffocato e muto, ad una serie di respiri affannosi, che lui può sempre interpretare come un’insonnia dovuta al troppo caldo.
La canzone è finita, Lucio Dalla sfuma e così anche il nostro film in technicolor. Comincia un'altra canzone, decidi di ascoltarla prima di dormire.
Sono gli Stadio, cantano: “Grande figlio di puttana”, mi pensi e trattieni una fragorosa risata, di quelle che sappiamo fare solo noi quando siamo insieme :”sscchhhh non ridere che lo svegli!!”. 

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