mercoledì 20 agosto 2014

SOLO UN PO' DI ZUCCHERO di Elsie R. Stone



“Dai, ancora un’altra pagina e per oggi basta!”.
Claudio era esausto, aveva deciso di finire il suo manoscritto e di consegnarlo a fine mese al suo editore, per i suoi gusti aveva impiegato fin troppo tempo sul quel romanzo che sin dalle prime righe si era rivelato privo di spirito. L’aveva disfatto una migliaio di volte, aveva cambiato la trama, i protagonisti e finalmente, da due settimane a quella parte era riuscito a trovare un’alchimia perfetta tra tutti gli ingredienti. Non ne era particolarmente entusiasta, ma poteva ritenersi abbastanza soddisfatto.
“Bene!” disse ad alta voce, “Ora ci vuole un buon caffè”.
Andò in cucina canticchiando, prese la macchinetta, mise l’acqua, il caffè e lo mise sul fuoco. Si girò e si affacciò alla finestra, dove la visione del cortile dove abitava gli teneva compagnia nei momenti di solitudine. Aveva preso quell’appartamento da sei mesi, dopo che il matrimonio con Laura era finito dopo anni di incomprensioni e litigi, era stata dura ricominciare in quel luogo sperduto ai margini di periferia, dove gli odori di sughi e fettine panate si mescolavano alla puzza di piscio di cane e tubi di scarico. Volse lo sguardo alla finestra accanto alla sua, dove intravide lei, Nadia, un fiore nel cemento, un’orchidea selvaggia dai mille colori che stonava con il luogo grigio e indecente dove viveva. Nadia aveva ventitre anni, tredici meno di lui, mora, pelle scura, occhi a mandorla neri, corpo formoso e gambe lunghissime, studiava legge e teneva i bambini della signora del primo piano per potersi mantenere da sola, senza chiedere nessun soldo alla madre che si spaccava la schiena dalla mattina alla sera. La osservò mentre beveva un bicchiere di coca cola in cucina e si soffermò in particolare su quelle labbra carnose che si bagnavano di quel liquido scuro, cavolo quanto avrebbe voluto asciugargliele…un minuto e la vide sparire in un’altra stanza, sogno ad occhi aperti finito…..
Rassegnato ritornò in cucina dove il caffè, ormai uscito completamente, aveva imbrattato con i suoi schizzi tutto il piano cottura. Spense il fuoco, prese una tazzina e cercò il barattolo dello zucchero, distrattamente lo aprì e solo quando prese il cucchiaino si accorse che lo zucchero era terminato.
“Eh no, il caffè amaro no!”.
Imprecò scuotendo la testa, ma immediatamente un’idea intrigante gli balenò nella testa. Nadia, in casa, da sola…. afferrò il barattolo vuoto e si precipitò davanti alla porta della casa di lei. Rimase lì con il pugno alzato per qualche secondo, poi bussò energicamente, per paura di ripensarci. Nadia aprì e appena lo vide lo accolse con un sorriso gioioso.
“Ciao Claudio, come stai?”.
Claudio rimase senza fiato nel vedere quella meraviglia con un bellissimo abito bianco, truccata e con i capelli corvini sciolti e lucenti.
“Scusa Nadia, non volevo disturbarti, forse stavi uscendo, volevo solo un po’ di zucchero, l’ho terminato e non me ne sono accorto, sai il libro mi ha assorbito in questi giorni e…”.
“Non disturbi Claudio, entra pure”. Nadia gli sfoderò uno sguardo malizioso e si girò mostrandogli il favoloso fondo schiena che Madre Natura gli aveva generosamente donato e volutamente ancheggiò, consapevole dell’effetto che suscitava agli uomini. Claudio la osservò ipnotizzato, quell'abito bianco le stava divinamente, le sfasciava quelle curve pericolosissime dove lui avrebbe tanto voluto schiantarsi, la seguì in cucina sempre più eccitato da quella magnifica visione. Nadia riempì il barattolo di zucchero mentre i suoi occhi dolcissimi gli regalavano sguardi ammiccanti e provocatori che scatenarono in lui pensieri peccaminosi. La immaginò sul tavolo della cucina che urlava di piacere sotto l’assalto della sua bocca che impavida si cibava del suo nettare, la immaginò mentre lo implorava di farla impazzire, di farla godere come nessun ragazzo aveva fatto prima.
Ma cosa stai pensando! Riprenditi! pensò Claudio ormai con la maglietta e la fronte sudata.
“Va bene così? L’ho riempito tutto”.
Come una gattina giocosa e sensuale Nadia gli porse il barattolo riempito fino all’orlo di zucchero. Per una frazione di secondo Claudio guardò quell’oggetto come se non ne capisse la natura.
“Cosa scusa?”.
“Lo zucchero Claudio, ma cos’hai non ti senti bene?”.
Nadia si affrettò a posare il barattolo sul tavolo per raggiungere il suo adorato vicino e posargli una mano sulla fronte. Quante volte l’aveva spiato dalla finestra mentre fumava una sigaretta dietro l’altra con lo sguardo incollato al pc, troppe volte aveva sognato di stare lì con lui, mentre gli massaggiava la schiena, lo baciava, strusciava il suo giovane corpo a lui desiderosa di riempirsi le narici con il suo odore, ma altrettante volte si era detta che un uomo come lui non perdeva certo tempo dietro le ragazze come lei, sicuramente, da qualche parte, esisteva una gran donna, piena di carisma e fascino che aveva l’onore di gustarsi i suoi baci, il suo corpo, le sue attenzioni, aveva la maledetta fortuna di riceverlo dentro di sé per l’intera notte e goderne fino allo strazio.
“Sei sudato! Hai mal di stomaco?” le chiese dolcemente. Il tocco della sua mano, il suo profumo e la visione ravvicinata della sua bocca aumentarono in Claudio i battici cardiaci e le dimensioni del suo uccello. Le prese la mano e la scostò dal suo viso.
“Nadia, no, ti prego non toccarmi”.
Lei intuì il tono sofferente della sua voce, che lo faceva respirare a fatica. Istintivamente e spudoratamente abbassò lo sguardo dove spiccava fiero il magnifico rigonfiamento tra le gambe di lui. Sorrise felice e soddisfatta di quella visione. Si morse il labbro e rialzò lo sguardo malizioso, si avvicinò ancora di più a lui, lasciando solo pochi millimetri tra le loro bocche.
“Sei stanco, devi pensare a tutto, la tua donna dovrebbe occuparsi della casa e delle spesa”.
“Ma io sono solo Nadia lo sai”.
“Non hai neanche una donna che frequenti, di tanto in tanto?” le chiese curiosa.
“No…nessuna…per il momento” gli rispose con tono sibillino.
“Mi prendo io cura di te” gli sussurrò lei con la voce carica di desiderio. E lo baciò, sfidando la sorte e anche un suo rifiuto. Ma lui non la rifiutò, tutt’altro, la prese per la vita e l’attirò a sé, le dischiuse con forza la bocca dove infilò la sua lingua pronto ad esplorare quella cavità millimetro dopo millimetro, assaggiò il suo sapore e poi le morse dolcemente quelle labbra piene e invitanti. Carico d’eccitazione, Claudio le palpò il sedere mentre i primi mugolii di Nadia si spegnevano nella sua bocca, la spinse sul divano, la fece sedere e le scostò una spallina del vestito scoprendo un seno sodo e prosperoso, glielo toccò, prestando maggiore attenzione ai capezzoli che si indurirono immediatamente sotto la stimolazione delle sue dita, la vide chiudere gli occhi e abbandonarsi completamente. Era stupenda con quei capelli che le ricadevano sulla spalla, mentre il piacere che pian piano si impadroniva del suo corpo trasfigurava i bellissimi lineamenti del suo viso.
“Sei stupenda Nadia, non sai quanto ti voglio…”.
Sorpresa di udire quelle parole gli prese la testa tra le mani e lo baciò con una tale passione da togliergli il respiro.
“Allora che aspetti, vuoi farmi impazzire? Sbrigati!”.
Ragazza intraprendente! La adorava per la sua determinazione che la portava sempre ad ottenere tutto ciò che voleva, le sorrise prima di prenderle in bocca un seno e cibarsi della sua carne. Baciò ogni centimetro della sua pelle, denudandola, leccò la sua fessura insinuando la sua lingua in quel cespuglio appena accennato, e quando finalmente le fu dentro si sentì un uomo nuovo, virile e vigoroso, e quella sintonia, quel magnetismo, quella chimica che li unì, fece provare loro uno di quei piaceri sublimi che annientano il mondo circostante, ti riempiono di emozioni che di stringono lo stomaco e ti tolgono il respiro, e quando l’orgasmo arrivò per entrambi, tra urla e baci, fu come il frantumarsi di uno specchio, mille schegge delle loro paure, dei loro timori si ruppero e quando i loro respiri e i battiti dei loro cuori tornarono alla normalità, si guardarono a lungo negli occhi sorridendo, consapevolizzando che una nuova vita li stava attendendo.

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