Doccia scrosciante come fluenti pensieri. Neri come pece, freddi come ghiaccio. La fronte bollente appoggiata alle piastrelle. Acqua carezzevole come viscide promesse.
Bolle di sapone come parole al vento.
Shampoo a lavare ricordi, balsamo a lenire ferite.
Spugna a lambirmi, guanto di crine a ferirmi.
Sfrego finchè la pelle, arrossata, brucia. Pulviscolo di pelle morta come la mia anima, aleggia e cade.
Come i miei sogni. Come i miei desideri.
Mi guardo riflessa nel vetro.
Sorriso spento, sguardo vacuo.
Non mi riconosco.
Non mi piaccio.
Qualunque cosa tu mi abbia fatto, qualsiasi cosa mi abbia rubato: rendimi il maltolto.
Hai rubato tempo, emozioni.
Alito di vita.
Anelito d'amore.
Vomito rabbia e disincanto.
Osservo il mulinello d'acqua che turbinando scompare nello scarico.
Oscuro gorgo che risucchia scorie.
Gorgogliando percorrerà lo snodarsi di tubi, sfocerà nella cloaca.
Ti massaggerà con cascate e ribollìo di acqua schiumosa e profumata.
Inalerai per un attimo effluvi di purezza e dolore, prima di rituffarti nella melma in cui sguazzi.
Tu, topo di fogna, sfiorato dalla mano di Amore, l'hai morsa, irriconoscente.
Sprezzante.
Non meriti altro che ciò che hai: niente.
Nient'altro che ciò che dai: niente.
Nient'altro che ciò che sei: niente!
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