domenica 23 novembre 2014

COME IL BURRO di Alice Stregatta




Si sentiva come un panetto di burro. Morbido, lucente, invitante.
L'incarto d'alluminio scintillava, una metà perfettamente liscia, accartocciato nella parte aperta e richiusa.
Un panetto di burro è una delle tante cose che non reincarterai mai in maniera perfetta, un po' come quando apri l'imballo di un frullatore.
Non c'è neanche bisogno di tirarlo fuori: si espande al solo contatto con l'aria. Non riuscirai mai a richiuderlo come se fosse uscito dalla fabbrica, o dal negozio... Qualunque cosa tu faccia. Nemmeno se sei campione di Tetris. Mai.
I frullatori, i giochattoli e i panetti di burro.
Dicevo... Si sentiva come un panetto di burro. Le persone sollevavano l'alluminio, ne tagliavano un pezzetto e lo riaccartocciavano per poi rimetterla in frigo.
Ultimamente le sembrava di essere continuamente trafitta da coltelli dalle lame roventi. L'ultima ferita era ancora aperta, recentissima. E, per una volta, non c'entrava niente l'amore ma, come sempre, la fiducia concessa al prossimo.
Si era sentita in vendita. E non lo era.
Mai- mai stata- mai.

Poi... Poi c'era lui, lui che aveva deposto le armi come promesso, lui che non era un coltello, neanche uno di quelli con la lama arrotondata che le piaceva tanto -perché c'è modo e modo per prender qualcosa dagli altri- perchè tutto può diventare carezza... Lui era panna, ricca e corposa. Sostanza nutritiva, golosità e voglia. 
E aveva quel modo di fare che la faceva impazzire.
La scioglieva, la plasmava, si fondeva con lei. 
Burro e panna, sciolti in un abbraccio, fusi in un amplesso.
Burro e panna, che ogni volta che si avvicinavano, cambiavano composizione e sostanza. Che stavano pian piano prendendo una forma nuova, una dimensione diversa.
Stavano diventando un panetto di burro talmente gustoso e speciale, che tutti avrebbero voluto assaggiarne un po'.
Dovrebbero brevettarne la ricetta...

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