domenica 23 novembre 2014

PRATICHE LEGALI di Alessandro Testa




L’odore di castagne arrosto misto ad un condimento di origine indiano si spargeva per l’androne del mio palazzo quando arrivato davanti alla distesa delle cassette della posta, vidi fuoriuscire dalla numero 19 (la mia) una busta bianca mista a volantini di ‘’Speedy pizza’’ e ‘’Pizzeria La Magnolia’’ … Alla ricerca della chiave per aprire, decisi di estrarre la busta direttamente, il mittente era chiaramente uno studio legale ed immaginavo già cosa ci fosse scritto all’interno di quella busta.
Erano passati appena 3 giorni dal ricevimento dell’invito, quando mi ritrovai catapultato all’interno di una sala d’aspetto in uno studio in pieno centro della capitale. Il mio era l’ultimo appuntamento della giornata evidentemente perché dopo essere entrato io nel salottino, nessun’altro entrò dopo di me e pian piano i posti a sedere si liberavano. Leggevo tranquillamente una rivista tra quelle a disposizione, tutte trattavano di borse, di affari , di trattative legali e codice civile. Il salotto era in pieno stile ottocento con drappeggi alle pareti pesanti, lampadari riaddomesticati con il neon freddo, tappeti sul pavimentologori e di dubbia fattura, e finestre alte due metri il cui affaccio era proprio su Piazza di Spagna.
La signorina che mi aveva aperto la porta all’ingresso, mi venne a chiamare perché l’avvocato si era finalmente liberato, tanto che mi accorsi di essere proprio l’ultima persona presente ad eccezione del cliente precedente che stava saldando una fattura staccando un succulento assegno dal suo blocchetto. Entrando nell’ufficio dell’avvocato venni soffocato da un’aria torrida, quasi come quella nelle giornate di agosto al mare, togliendo l’eventuale umidità ed aggiungendo un vago profumo di mughetto che veleggiava a mezza altezza. Lo stile dell’ufficio era completamente diverso, sintomo di una personalizzazione forte del proprio occupante: il moderno era di casa in quell’ambiente e lo stile unito al buon gusto la facevano da padrone
’Eccomi, mi scusi un attimo prendo il suo fascicolo e sono subito da lei!’’.
Da una porta laterale interna dell’ufficio, una voce di donna mi sottolineò, se ce ne fosse stato bisogno, la sua assenza. Ero in attesa restando in piedi con il mio soprabito curiosando all’interno delle vetrine su tutti i dorsi dei libri che negli studi professionali sono tutti uguali tra loro e progressivamente numerati in base all’anno di scrittura. I passi che subito dopo distinsero l’ingresso di una figura erano quelli di un tacco dodici che si stagliavano su un parquet di mogano invecchiato e logoro.
Girandomi verso i passi, il mio sguardo iniziò a disegnare la figura dell’avvocato a partire dalle sue caviglie, sottili e curate, del suo ginocchio che pronunciavano gambe diritte ed affusolate, fino all’inizio del suo tailleur senza dubbio Chanel. La vista riprese il cammino sulla sua figura arrivando velocemente al viso, occhi chiari, carnagione chiara, capelli biondi finissimi e ricci, ma non credo un riccio naturale e comunque alquanto stanco per via del finire della giornata lavorativa.
‘’Le dispiace se apro un poco la finestra per cambiare l’aria?’’
“ … faccia pure…” , le risposi io che soffocavo in assenza di ossigeno.
Le movenze ancheggianti dell’andare suo verso la finestra mi fecero venire in mente una miriade di soluzioni possibili, così come noi uomini siamo sempre tenuti a fare per contratto.
‘’Ma veniamo a noi, dunque, mi è giunta da qualche giorno una lettera che la riguarda, nella quale viene dichiarato lo stato fallimentare di una azienda dove lei era impiegato anni fa. La ditta in questione richiede ……. ‘’.
…. Ma francamente il mio pensiero era tutt’altro che presente alle parole dell’avvocato, ero invece concentrato sulla sua dentatura, sulla sua bocca che si apriva e chiudeva ritmicamente per far uscire parole e significati per me del tutto sconosciuti. Pensavo in realtà come una donna con quello stile e quel fascino potesse vestirsi intimamente sotto quel tailleur …. colori forti …. forse un blu scuro…. un rosso bordeaux …. Si tolse gli occhiali e si alzò nuovamente … io che ero ancora in piedi a fantasticare sulle sue abitudini private ed intime, la vidi nuovamente avvicinarsi alla finestra, chiuderla e stavolta abbassare anche la tenda a pacchetto. Si tolse gli occhiali da vista e la vidi avvicinarsi a me come una gatta si avvicina al suo gioco preferito. Mi prese il soprabito e lo getto sul divano, mentre la sua mano destra mi afferrò il nodo della cravatta per scioglierlo un poco, tanto da poter avere accesso al primo bottone del colletto della camicia e strapparlo! A quel punto ci annusammo a vicenda, lei sul mio collo fece come un piccolo sentiero con il naso raccogliendo le ultime molecole del mio profumo quotidiano ed io, non fui da meno su di lei. Mi padroneggiava ed io ero il suo schiavo prescelto! Non potei fare nulla se non attendere le sue mosse successive. Mi tolse la giacca facendola cadere sul posto, la cravatta prese il volo, lontano stavolta, e la camicia perse uno dopo l’altro i suoi bottoni bianchi. La sua bocca avida mi morse i capezzoli con forza e voracità, mi leccò i pettorali per poi prendere a mordermi nuovamente i capezzoli, ancora e ancora una volta fino a segnarli duramente. Provai dolore, si , un dolore di piacere, ma la mia reazione non seguì i suoi movimenti. Allora mi sospinse con decisione verso la scrivania, gettandomi seduto sulla sua sedia presidenziale in pelle nera e facendomi ribaltare col mio peso all’indietro. Ero in balia di una selvaggia che stanca di tutto il moscio che fino a quel momento l’aveva attanagliata, aveva finalmente trovato un duro da domare. Mi tolse le scarpe ancora allacciate con fermezza e mi slacciò la cinta dei pantaloni non senza qualche difficoltà, cosa che le fece perdere la pazienza a tal punto da alzarsi e darmi uno schiaffo in volto a mano piena senza che questo mi facesse ancora far perdere la pazienza. I suoi occhi erano rossi dalla voglia di trattarmi male e da quella posizione mi sfilò i pantaloni come un guanto ad una mano, e anch’essi volarono via. Eravamo solo io, lei ed il suo tailleur quando tutti i miei dubbi furono fugati. Sotto il suo vestito era completamente nuda e le sue intimità erano curate da un perfetto taglio del pelo biondo naturale a filo. Ebbi solo la possibilità di concentrarmi sui suoi capezzoli grandi quando lei mi balzò sopra senza nemmeno darmi la possibilità di diventare duro appieno, mentre lei era già completamente bagnata e aperta alle mie più intime reazioni. Quando ancora mi morse l’orecchio destro avvinghiandosi a me con tutta la sua forza, io persi la testa e mi alzai in piedi, con lei abbracciata a me, con il mio pene dentro di lei la riversai sulla scrivania, portando via tutto quanto fosse presente, carte, fascicoli, fogli, penne tutto prese il volo …. Anche il cellulare saltò via e mi concentrai su di lei con tutto me stesso. Ero ancora intento a riavermi dal piacere finalmente di possedere una professionista del sesso trasgressivo, vedendo i suoi seni che ritmicamente si muovevano i senso circolare, quando sulla mia schiena avvertì il calore di due seni grandi e succosi. La segretaria si aggiunse al divertimento già pronta ad entrare in partita a gioco iniziato e fui sorpreso nel sentire che abbassata dietro di me era intenta a leccare il mio ano con la sua lingua dura ed appuntita facendomi provare un piacere interno fortissimo, tale da rafforzare i colpi di bacino verso la professionista che gemendo, mordeva un libro del codice civile fino a strapparne dei pezzi con violenza. La segretaria mi invitò a rivolgere a lei delle attenzioni che non le potevo ancora dedicare, ma alla fine anche lei ebbe il suo compenso; il mio pene finì nella sua bocca aperta e lei seduta in ginocchio davanti a me mi ripulì di tutti gli umori che la colpevole avvocatessa mi aveva lasciato sopra. L’avvocato perverso si rialzò dalla scrivania e si sedette sulla sua poltrona allargando le gambe come in procinto di iniziare una visita ginecologica, aiutandosi con le dita delle mani si allargava la sua intimità implorando qualche attenzione dalla segretaria. Difatti non ci volle molto perché venisse accontentata: la segretaria lasciò per un attimo il mio pene e voltandosi di spalle a me, si mise in ginocchio a leccare la golosa professionista. Capì che l’occasione che mi si presentava era di fare un sesso anale veloce e frenetico senza ulteriori attese e tutto questo mentre la professionista era in pieno godimento. Il mio pene accontentò la segretaria, penetrandola dietro con velocità, ma anche con cura ed attenzione. I suoi capelli lunghi mori furono facile preda da raccogliere nelle mie mani e da usare come briglie di cavallo, la tirai a me, con forza, facendola gemere ancor di più. Quando le due anime furono sazie di avermi dentro, volevo che tutte e due contemporaneamente potessero assaggiarmi finalmente per l’ultima volta e mi posi sopra le loro bocche maneggiandomi per arrivare alla mia venuta finale. Quando fui pronto a godere, io trattenni lo sperma per un secondo e poi lo sparai fuori con ancor più forza colpendo nella gola profonda la professionista avida e con il secondo getto in pieno occhio, la segretaria sfaccendata. Come una vecchia tela dipinta, che ritrae una scena orgiastica, mi vedevo sfinito seduto sul tavolo con le due ancelle che si leccavano i resti del mio sapore, con me, al centro, non privo di lacrime e ferite.
‘’….. e quindi a partire dal mese di novembre del prossimo anno le verranno restituite tutte le somme pattuite con l’aggiunta degli interessi ! …. Signor Jones mi sta ascoltando ??...’’.
…. La professionista del sesso era ancora seduta alla sua scrivania vestita del suo tailleur più prezioso, la finestra aperta su Roma faceva entrare una brezza fresca e umida… ed io mi riebbi da quel pensiero stupendo che mi aveva trasportato in una nuova dimensione. Ero impacciato, ma ugualmente la ringraziai della sua cortesia, per la chiara e esaustiva esposizione del caso avendo capito tutto quanto era necessario sulla situazione. L’avvocato alzandosi con la sua solita sinuosità fece per accompagnarmi alla porta per uscire, mi strinse la mano dicendomi ‘’La ringraziamo di tutto !’’, quando il mio sguardo fu incuriosito dalla presenza sul parquet di un bottone bianco, chiaramente di una camicia … come mai poi la mia cravatta fosse sciolta resta per me ancora un mistero!

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