sabato 17 agosto 2013

Un Everest tutto profumato




Finisco di bere la mia Keglevich dry, mi lecco le labbra soddisfatto e poso il bicchiere sul tavolino di palissandro che ho di fronte. Scendo dal divano e mi tiro in piedi stiracchiando la schiena. Ho fame e non gliela faccio più a stare seduto nel tuo soggiorno pieno di vetrine. Decido quindi di venire a cercarti in cucina. Voglio sapere a che punto è la preparazione del pranzo.
Infilo il corridoio camminando leggero come una piuma e mi fermo davanti a una porta che si trova alla mia destra. Lancio lo sguardo oltre i battenti spalancati. Ti vedo. Sei intenta a controllare l’arrosto nel forno china sulle ginocchia e agghindata nella tua mise più casalinga: tubino corto e scollato grigio acciaio, calze a rete nere e decolleté in vernice tacco dodici dello stesso colore delle calze. Mi dai le spalle. Non ti sei perciò accorta del mio arrivo silenzioso.
Decido allora di mettere in atto una delle mascalzonate più coreografiche del Cattivo Tenente. Varco così la soglia della cucina e m’irrigidisco sull’attenti battendo i talloni all’impazzata. Tu hai un sobbalzo e scatti in piedi velocissima. Ti giri quindi verso di me puntando i tuoi occhi nei miei.
- Canaglia – sussurri.
Io ti regalo un’ombra di sorriso. Poi, guizzante e rapido, mi spalmo sul tuo corpo e t’arruffo i lunghi capelli rossi. Settanta euro di parrucchiere andati in fumo in un colpo solo.
- Sei proprio un sorcio! – esclami.
Mi scollo da te e indietreggio d’un passo. Alzo gl’occhi. Ti fisso. Abbarbicata su quel paio di scarpe oltrepassi ampiamente il metro e ottanta d’altezza.
- Cazzo – dico – sei un Everest profumato tutto da scalare.
Ridi.
- Davvero?
- Sì.
Torno quindi alla carica e m’inerpico su di te in cerca di baci appassionati.

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