giovedì 8 agosto 2013

VARI FIORI OSCURI (ACQUARELLI DI VITA REALE) di Andrea Lagrein



I suoi occhi grigio azzurri mi fissavano. Due lame di ghiaccio. Poi, d'improvviso, si sciolsero in un caldo sorriso. Sorriso malinconico. Sorriso di rimembranze. Sapeva bene che da quel letto non si sarebbe più rialzato. Come del resto lo sapevo bene io. Cristo santo, avevo voglia di una birra, di una sigaretta, di una canna, di qualsiasi cosa mi allontanasse da quel luogo. Sarei corso fuori in corridoio e, a calci in culo, mi sarei fatto dare dell'etere o della morfina, pur di scappare da quella visione. E invece rimasi inchiodato in quella camera di ospedale. La sua mano ossuta scivolò sulla mia in un tocco delicato. Ed iniziò a raccontare.
Quel giorno sarebbe diventato uomo. Era il regalo di suo padre per la maggiore età. Ancor prima di entrare, le gambe gli tremavano in modo folle, incontrollato. Aveva paura, ma non l'avrebbe mai ammesso. Via Fiori Oscuri. Vecchia Brera. La' dove oggi ci sono locali e pub alla moda, a quei tempi, tempi civili, si aprivano gli usci delle case di piacere. E giovani maddalene erano pronte a soddisfare le voglie più nascoste. Appena entrati il padre gli fece portare un bicchiere di Barbera, per scioglierei un po', almeno così disse, allungato però con gazzosa, che mica ti devi ubriacare ancora prima di iniziare, e giù tutti a ridere. Lui era confuso, ansioso, intimidito, ma tracanno' d'un solo fiato il bicchiere che gli porsero. Nemmeno il tempo di guardarsi intorno che un nugolo di puttane lo circondarono. Sorridenti, sensuali, lascive. Era la famosa corsa al verginello. Tutte volevano essere la prima, quella che sarebbe stata ricordata per sempre, quella che avrebbe rubato la castità di un uomo. Per lui erano tutte bellissime. Come fare a scegliere? Alla fine punto' gli occhi sulle grosse tette di una ragazza poco più grande di lui. Le erano sempre piaciute le tette, soprattutto se grosse, piene e belle sode. Come quelle della Ninetta. E Ninetta scelse! Lei lo prese per mano e insieme salirono le scale verso le stanze al piano superiore. Nemmeno il tempo di entrare, che lei già lo stava abbracciando, baciando, spogliando. Lui ce l'aveva duro da impazzire. Se non si fosse controllato, sarebbe venuto li', all'istante. Lei si spogliò e si stese sul letto. Lui rimase in piedi a fissarla. Semplicemente, non sapeva cosa fare! Ninetta sorrise della sua inesperienza e lo invito' a sdraiarsi con lei. Lui ubbidì imbarazzato. Gli sfilò i pesanti mutandoni di lana e gli prese l'uccello in mano. Già solo a quel tocco sapiente lui sussultò eccitato. Ma nulla l'aveva preparato a ciò che accadde dopo. Ninetta, delicatamente, guido' il suo cazzo dentro di lei. Lui gemette. Lui sussultò. Lui trasalì. Mai esperienza fu più dolce e traumatica insieme. La vista gli si annebbio'. Violenti spasmi percorsero tutto il suo corpo. La mente gli si offusco' e non riuscì a pensare più a nulla se non al forte piacere che provava. Ed infine avvertì una dolorosa fitta all'inguine. Urlo'. Urlo' per il piacere, per l'intensita', per la paura, per questo strano dolore. Bastarono pochi colpi per farlo venire. Pochi secondi, ma che a lui sembrarono un'estremità. Pochi istanti, e finalmente divenne uomo.
Io lo guardavo allibito. Ma Cristo santo, quest'uomo ha fatto la guerra, e' stato partigiano, ha avuto tre figli, ha costruito dal nulla un'azienda e, sul letto di morte, mi racconta della sua prima volta con una puttana? Non riuscivo a crederci, non riuscivo a capacitarmi. Ma poi capii, e tutto fu chiaro. Come chiaro, felice e sereno era il sorriso che mi stava facendo. Aveva vissuto. Aveva vissuto appieno la sua vita e ora in ultimo, grazie a questi ricordi, fotteva la morte.
Uscito in strada l'amaro delle lacrime si fuse con il calore della mia risata. Ancora una volta, per l'ultima volta, quest'uomo mi aveva insegnato qualcosa. Mi accesi una sigaretta. Guardai il sole. 
Ci rivedremo in un qualche bordello dell'aldila', ne sono certo. E allora berremo vino e fotteremo in allegria.
Addio nonno!

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