Aeroporto. Trolley. Palpitazioni. Era andata a riprendersi il suo cuore,rimasto impigliato al rivetto dei suoi jeans. Lui la aspettava. Bello come un Dio greco,ma più perverso. Niente baci. Cheppalle. Lo sai. Abbraccio...l'ultima cosa che ricordava di Lui, la prima del week end.
"Andiamo in bagno,cagnetta,ho proprio voglia di riprendere la mia
proprietà." Tua Tua Tua. Nonostante la distanza, i silenzi, Tu. Tua.
Si slacciò i pantaloni mostrandole il cazzo già in erezione e la spinse
giù senza tante cerimonie. La sua mail provocante e insolente doveva
aver fatto effetto... "Succhialo." Non vedeva l'ora di essere ai
suoi piedi,tra le sue cosce. Il suo posto era lì. Lo sentiva
mugulare,sentiva il suo sguardo su di lei,le dita tra i capelli.Era dove
voleva essere. Finalmente. "Alzati e girati. Ho voglia di
prenderti,adesso - sibilò sfiorandole la figa per controllare se era
bagnata- voglio sentirti gemere il mio nome,fradicia e sottomessa." Mani
appoggiate al muro, gambe larghe, fianchi inarcati, la sodomizzò
bruscamente, fottendola con foga. Ansimando le sussurrava oscenità
all'orecchio. Sapeva di farla impazzire. Scaricò un fiotto di
sperma mordendole violentemente una spalla e lasciandole come marchio il
segno dei suoi denti. "Mi piaci sempre,troia." Sborra e umori le
colavano verso le caviglie,lui si chinò e le raccolse con due dita, che
le infilò in bocca. "Bevi. Pulisci tutto, non vorrai sporcarmi la
macchina! Ora ti porto a cena,poi NOI non usciremo di casa per i
prossimi due giorni,nè IO da qui" le disse sogghignando. Il dito puntato
sul suo orifizio fu più eloquente delle Sue parole.
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