lunedì 18 novembre 2013

VIAGGIO A GRATOSOGLIO di Andrea Lagrein




La sua mano esperta mi indica la strada. Le sue dita sapienti scivolano sulla mia coscia. La luce dei lampioni si mischia ai neon delle insegne commerciali di attività chiuse a quest'ora di notte. Percorro il viale sul mio ferro vecchio, lei al mio fianco nella sua minigonna vertiginosa.
E' strafatta, un mix di non so bene cosa. Coca, acido, anfetamine, erba e cocktail assortiti. Probabilmente già domani mattina non si ricorderà più nulla. Intanto però è sulla mia auto e mi sta indicando la strada verso casa sua. E le sue dita salgono pericolosamente verso Big Jack.
L'ho rimorchiata in un pub. Sculettava davanti a me al ritmo di una qualche hit del momento. E che cazzo! Resistere non è mai stato il mio forte. E poi, resistere perché? Per il semplice fatto che si era calata l'impossibile? Il moralismo non è affar mio. Sicché quando mi si è avvicinata sorridente e mi ha chiesto di offrirle una birra, non ho saputo dirle di no. Detto per inciso, nell'appoggiarsi alla mia spalla, manco fossimo due vecchi amici, schiacciò le sue tette sul mio braccio. Big Jack ha apprezzato all'istante.
E ora siamo per strada, direzione il suo appartamento. Mi ha invitato lei. Non aspettavo altro. Ho colto l'occasione. Via dei Missaglia, Gratosoglio, profonda periferia milanese. Oltre, c'è Rozzano e......il far west, con i pellirossa pronti a prenderti lo scalpo.
Zona di confine. Zona di miseria. Puzza di povertà e brutale criminalità. Afa e zanzare d'estate. Nebbia e zanzare d'inverno. Zanzare che devono combattere quotidianamente contro nugoli di puttane nigeriane pronte a contendergli i lampioni di quei viali. Là dove il naviglio si allunga verso la campagna, vele di cemento e torrioni popolari svettano su spacciatori, vagabondi, baldracche, nomadi e macerie umane ridotte in miseria in mezzo a cumuli d'immondizia, muri scrostati, merda e piscio. L'ironia più grande è passare di fianco a un concessionario Ferrari. Il lusso più sfrenato nel tempio del degrado!
Le rotaie del tram mi scorrono a lato con le banchine malamente illuminate, dove bulletti di quindici anni tengono banco in attesa di una promozione sul campo, a base di calci, pugni, sprangate e affilati coltelli.
A quest'ora la brava gente è barricata in casa, dietro inferiate che ricordano una galera. Questo è Gratosoglio. Questo è l'inferno. Questo è il mio viaggio.
Parcheggio. Cristo, chissà se la ritroverò? E' un rottame, ma qui, un rottame, è pur sempre meglio di niente. Magari ci viene fuori una dose. Comunque non è il momento di filosofeggiare. Entriamo nell'androne dello stabile. Un'infinità di cazzi sono affrescati sapientemente su tutte le pareti. Evidentemente c'è ancora chi si crede Michelangelo e deve aver scambiato questa portineria per la Cappella Sistina. L'opera però, devo riconoscere, è di buona fattura, di grande realismo e anche di forte impatto. Peccato solo l'odore acre e stantio di piscio. Ahimè, l'arte non sempre vien capita!
Prendiamo l'ascensore. Tredicesimo piano. Credo di non essere mai salito così in alto in vita mia. OK, baby! Sono pronto a volare.
Alessia ci mette un po a trovare le chiavi e, una volta scovate, a centrare la serratura. La mia impazienza aumenta. Anche perché, chinandosi, mostra tutto il suo splendido culo. Questo viaggio all'inferno deve pur meritare una qualche gratificazione, o no?
Entriamo in casa. La luce è già accesa. Ma lei pare non farci caso. "Vado a pisciare. Tu aspettami qui! Se vuoi farti una birra, è nel frigor". E svanisce dietro a una porta. Noblesse oblige! Son finito senza accorgermene nella dimora di una duchessa, evidentemente.
Mi guardo attorno. La sala non è granché. Arredamento un tot al chilo, e tanto basta. Mi gratto le palle. Così, come per ribadire anch'io il mio quarto di nobiltà. Non vorrei certo sfigurare!
D'improvviso si apre una porta. Un tizio e una tizia fanno capolino. Completamente nudi. "E tu chi cazzo sei?" mi domanda la ragazza. La squadro truce in viso. "Buona sera" rispondo di rimando, in un mezzo sogghigno. Il ragazzo ridacchia pure lui. Lei continua a fissarmi. "Ah, devi essere la scopata serale di Alessia!". Le sue labbra si aprono in un sorriso malizioso. "Già! Mi chiamo Andrea e ho intenzione di dare una gran ripassata alla tua amichetta!". Il ragazzo scoppia a ridere e si butta sul divano con le lacrime agli occhi. Cazzo, è strafatto pure lui. Lei lo guarda con occhi liquidi. Evidentemente non è gran che sana pure lei. "Lui è Sid ed è il mio ragazzo". Faccio un cenno a Sid, superfluo, perché pare non mi veda. In realtà pare non vedere nulla. "Sid come Sid Barrett?" domando ironico. Ma l'ironia non viene colta. "No, Sid come Sid Vicious!". Dovevo capirlo dalla cresta da nipote sfigato dei Ramones.
Mi avvicino all'angolo cottura. Apro quel che dovrebbe essere il frigor e mi servo da solo una bella birra fresca. "Allora? Scopiamo, scopiamo, scopiamo?" ulula la contessa di ritorno dal cesso. Butto giù una bella sorsata. Porca puttana, forse avrei fatto meglio a passare la serata con i miei vecchi giocando a ramino!
Si ripresenta con addosso solo una maglietta di due taglie più grandi e un paio di tanga neri col pizzo. Solo ora pare accorgersi dei due ragazzi. "Ma che cazzo ci fate voi nudi?". "Stavamo pregando!" ribatte astiosa la ragazza. Sid scoppia nuovamente a ridere. Credo sappia fare solo quello!
Alessia mi passa un braccio sulla spalla. Più che altro per non cadere a terra. “Seee, come no! Alla missionaria stavate pregando?”. Sghignazzo divertito. “Non sapevo che ti piacesse scopare con i vecchi!” dice la sua amica. Evidentemente alludendo a me. Alessia si volta a guardarmi. Pare che mi veda per la prima volta.
Ci fosse stato al mio posto il buon vecchio zio Buk, avrebbe saputo come rispondere. Con molta probabilità scopandosele entrambe contemporaneamente. Ma io non sono il buon vecchio zio Buk. E guardo l'amica con occhi incazzosi.
“Lasciala perdere. Non capisce un cazzo!” mi blandisce Alessia, mordendomi il lobo dell'orecchio. “Voglio solo che mi scopi. Ne ho una gran voglia!” le ultime parole le biascica, del tanto è fatta. Ma Big Jack è già sull'attenti, fregandosene di quel che si è calata la tizia. Bontà sua, non ha tutti i torti. Pertanto lo assecondo.
Andiamo in camera da letto. Alessia si lascia letteralmente cadere sul materasso. A gambe aperte. In fondo questo viaggio ha avuto il suo perché!
Mi ci butto avidamente in mezzo. Le sfilo senza troppi complimenti il tanga e mi eccito alla visione della sua fica. Lei mi passa una mano fra i capelli e mi spinge il viso verso la vulva. Non chiedo di meglio! La mia lingua vorace affonda fra le sue pieghe. I suoi umori mi inondano immediatamente.
L'odore di sesso si diffonde in tutta la stanza. Afrore intenso, pungente, animalesco. Cristo santo, avrebbe bisogno di una bella doccia. Non è il momento però di fare i sofisticati. Certo è che rischio di venir sopraffatto da quell'odore di eccitazione misto a sudore, piscio e indumenti da quattro soldi. In fondo mi trovo a Gratosoglio, mica in via Montenapoleone!
A Big Jack pare piacere, però, questo aroma di periferia, e reclama soddisfazione. Al tempo amico! qui il lavoro non è ancora finito. Sicché lecco, bacio, succhio, mordo, incitato sempre più dai suoi ansimi e gemiti. Le sue dita tirano con maggior vigore i miei capelli. Sento i suoi talloni conficcarsi con più forza nella mia schiena. La sua figa tracima, del tanto è eccitata.
Urla. Ha perso il controllo. Muove il bacino al ritmo della mia lingua. E il suo orgasmo è lungo e indemoniato. Le sue mani si contraggono. Il ventre è scosso da brividi. Le gambe fremono. I suoi umori, misti alla mia saliva, colano fra le cosce. E' il delirio dei sensi. E' una melodia. E' il canto della profonda periferia!
Poi.......più nulla. Mi sollevo sui gomiti. La guardo. Ha gli occhi chiusi. Il suo corpo completamente immobile. Cristo! E' collassata. Letteralmente andata. E' nel mondo dei sogni. Big Jack freme di rabbia! A questo giro gli toccherà fare da spettatore. Mi sollevo dal letto. Ormai qui la partita è chiusa. Game over. Sospiro. Torno in soggiorno.
Anche l'amica è crollata su una poltrona. Il regno degli zombie! Sid invece dà ancora segni di vita. E' sempre sdraiato sul divano. Gli occhi vacui sembrano osservare un punto imprecisato. Con le dita disegna strani cerchi nell'aria. Bisbiglia frasi incomprensibili.
Mi siedo al suo fianco. Gli do due pacche sulla coscia. “Come va, vecchio mio?” domando. Lui si porta l'indice alle labbra. “Shhhhh!” mi fa quasi in un sussurro. “Sto parlando con Dio!”. E mi fissa come se avesse condiviso un grande segreto.
“Posso parlarci anch'io?”. Dio a Gratosoglio è la cosa più plausibile di questa serata. Sid scuote la testa. “Solo io posso parlarci” bisbiglia con fare cospiratorio. “Ah, capisco. E' un peccato, perché avrei tanto voluto chiedergli un paio di cosettine!”. Gli accarezzo la cresta e mi rialzo. Vuoto d'un fiato la lattina di birra che avevo lasciato sul tavolo. E' ora di tornarsene a casa. Ma mi blocco all'istante. Vado al frigorifero e lo apro. Mi ricordavo bene. Afferro le due confezioni da sei birre che sono sul ripiano. Quindi me ne vado.
Il mio catorcio è ancora parcheggiato dove l'avevo lasciato. Evidentemente non vale nemmeno il prezzo di una dose. Avvio l'auto e mi rimetto in strada. Direzione lo svincolo della tangenziale ovest.
Mi lascio alle spalle Gratosoglio. Mi lascio alle spalle quel cazzo di viaggio. Mi lascio alle spalle l'inferno. Ma almeno mi son ripagato della serata. Sogghigno. Guardo sul sedile di fianco. Dodici lattine di birra fresche e invitanti!

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