***PAGINE DEGLI AUTORI ***
VIAGGIO A GRATOSOGLIO di Andrea Lagrein
La
sua mano esperta mi indica la strada. Le sue dita sapienti scivolano
sulla mia coscia. La luce dei lampioni si mischia ai neon delle insegne
commerciali di attività chiuse a quest'ora di notte. Percorro il viale
sul mio ferro vecchio, lei al mio fianco nella sua minigonna
vertiginosa.
E' strafatta, un mix di non so bene cosa. Coca, acido,
anfetamine, erba e cocktail assortiti. Probabilmente già domani mattina
non si ricorderà più nulla. Intanto però è sulla mia auto e mi sta
indicando la strada verso casa sua. E le sue dita salgono
pericolosamente verso Big Jack.
L'ho rimorchiata in un pub.
Sculettava davanti a me al ritmo di una qualche hit del momento. E che
cazzo! Resistere non è mai stato il mio forte. E poi, resistere perché?
Per il semplice fatto che si era calata l'impossibile? Il moralismo non è
affar mio. Sicché quando mi si è avvicinata sorridente e mi ha chiesto
di offrirle una birra, non ho saputo dirle di no. Detto per inciso,
nell'appoggiarsi alla mia spalla, manco fossimo due vecchi amici,
schiacciò le sue tette sul mio braccio. Big Jack ha apprezzato
all'istante.
E ora siamo per strada, direzione il suo appartamento.
Mi ha invitato lei. Non aspettavo altro. Ho colto l'occasione. Via dei
Missaglia, Gratosoglio, profonda periferia milanese. Oltre, c'è Rozzano
e......il far west, con i pellirossa pronti a prenderti lo scalpo.
Zona di confine. Zona di miseria. Puzza di povertà e brutale
criminalità. Afa e zanzare d'estate. Nebbia e zanzare d'inverno. Zanzare
che devono combattere quotidianamente contro nugoli di puttane
nigeriane pronte a contendergli i lampioni di quei viali. Là dove il
naviglio si allunga verso la campagna, vele di cemento e torrioni
popolari svettano su spacciatori, vagabondi, baldracche, nomadi e
macerie umane ridotte in miseria in mezzo a cumuli d'immondizia, muri
scrostati, merda e piscio. L'ironia più grande è passare di fianco a un
concessionario Ferrari. Il lusso più sfrenato nel tempio del degrado!
Le rotaie del tram mi scorrono a lato con le banchine malamente
illuminate, dove bulletti di quindici anni tengono banco in attesa di
una promozione sul campo, a base di calci, pugni, sprangate e affilati
coltelli.
A quest'ora la brava gente è barricata in casa, dietro
inferiate che ricordano una galera. Questo è Gratosoglio. Questo è
l'inferno. Questo è il mio viaggio.
Parcheggio. Cristo, chissà se la
ritroverò? E' un rottame, ma qui, un rottame, è pur sempre meglio di
niente. Magari ci viene fuori una dose. Comunque non è il momento di
filosofeggiare. Entriamo nell'androne dello stabile. Un'infinità di
cazzi sono affrescati sapientemente su tutte le pareti. Evidentemente
c'è ancora chi si crede Michelangelo e deve aver scambiato questa
portineria per la Cappella Sistina. L'opera però, devo riconoscere, è di
buona fattura, di grande realismo e anche di forte impatto. Peccato
solo l'odore acre e stantio di piscio. Ahimè, l'arte non sempre vien
capita!
Prendiamo l'ascensore. Tredicesimo piano. Credo di non
essere mai salito così in alto in vita mia. OK, baby! Sono pronto a
volare.
Alessia ci mette un po a trovare le chiavi e, una volta
scovate, a centrare la serratura. La mia impazienza aumenta. Anche
perché, chinandosi, mostra tutto il suo splendido culo. Questo viaggio
all'inferno deve pur meritare una qualche gratificazione, o no?
Entriamo in casa. La luce è già accesa. Ma lei pare non farci caso.
"Vado a pisciare. Tu aspettami qui! Se vuoi farti una birra, è nel
frigor". E svanisce dietro a una porta. Noblesse oblige! Son finito
senza accorgermene nella dimora di una duchessa, evidentemente.
Mi
guardo attorno. La sala non è granché. Arredamento un tot al chilo, e
tanto basta. Mi gratto le palle. Così, come per ribadire anch'io il mio
quarto di nobiltà. Non vorrei certo sfigurare!
D'improvviso si apre
una porta. Un tizio e una tizia fanno capolino. Completamente nudi. "E
tu chi cazzo sei?" mi domanda la ragazza. La squadro truce in viso.
"Buona sera" rispondo di rimando, in un mezzo sogghigno. Il ragazzo
ridacchia pure lui. Lei continua a fissarmi. "Ah, devi essere la scopata
serale di Alessia!". Le sue labbra si aprono in un sorriso malizioso.
"Già! Mi chiamo Andrea e ho intenzione di dare una gran ripassata alla
tua amichetta!". Il ragazzo scoppia a ridere e si butta sul divano con
le lacrime agli occhi. Cazzo, è strafatto pure lui. Lei lo guarda con
occhi liquidi. Evidentemente non è gran che sana pure lei. "Lui è Sid ed
è il mio ragazzo". Faccio un cenno a Sid, superfluo, perché pare non mi
veda. In realtà pare non vedere nulla. "Sid come Sid Barrett?" domando
ironico. Ma l'ironia non viene colta. "No, Sid come Sid Vicious!".
Dovevo capirlo dalla cresta da nipote sfigato dei Ramones.
Mi
avvicino all'angolo cottura. Apro quel che dovrebbe essere il frigor e
mi servo da solo una bella birra fresca. "Allora? Scopiamo, scopiamo,
scopiamo?" ulula la contessa di ritorno dal cesso. Butto giù una bella
sorsata. Porca puttana, forse avrei fatto meglio a passare la serata con
i miei vecchi giocando a ramino!
Si ripresenta con addosso solo una
maglietta di due taglie più grandi e un paio di tanga neri col pizzo.
Solo ora pare accorgersi dei due ragazzi. "Ma che cazzo ci fate voi
nudi?". "Stavamo pregando!" ribatte astiosa la ragazza. Sid scoppia
nuovamente a ridere. Credo sappia fare solo quello!
Alessia mi passa
un braccio sulla spalla. Più che altro per non cadere a terra. “Seee,
come no! Alla missionaria stavate pregando?”. Sghignazzo divertito. “Non
sapevo che ti piacesse scopare con i vecchi!” dice la sua amica.
Evidentemente alludendo a me. Alessia si volta a guardarmi. Pare che mi
veda per la prima volta.
Ci fosse stato al mio posto il buon vecchio
zio Buk, avrebbe saputo come rispondere. Con molta probabilità
scopandosele entrambe contemporaneamente. Ma io non sono il buon vecchio
zio Buk. E guardo l'amica con occhi incazzosi.
“Lasciala perdere.
Non capisce un cazzo!” mi blandisce Alessia, mordendomi il lobo
dell'orecchio. “Voglio solo che mi scopi. Ne ho una gran voglia!” le
ultime parole le biascica, del tanto è fatta. Ma Big Jack è già
sull'attenti, fregandosene di quel che si è calata la tizia. Bontà sua,
non ha tutti i torti. Pertanto lo assecondo.
Andiamo in camera da
letto. Alessia si lascia letteralmente cadere sul materasso. A gambe
aperte. In fondo questo viaggio ha avuto il suo perché!
Mi ci butto
avidamente in mezzo. Le sfilo senza troppi complimenti il tanga e mi
eccito alla visione della sua fica. Lei mi passa una mano fra i capelli e
mi spinge il viso verso la vulva. Non chiedo di meglio! La mia lingua
vorace affonda fra le sue pieghe. I suoi umori mi inondano
immediatamente.
L'odore di sesso si diffonde in tutta la stanza.
Afrore intenso, pungente, animalesco. Cristo santo, avrebbe bisogno di
una bella doccia. Non è il momento però di fare i sofisticati. Certo è
che rischio di venir sopraffatto da quell'odore di eccitazione misto a
sudore, piscio e indumenti da quattro soldi. In fondo mi trovo a
Gratosoglio, mica in via Montenapoleone!
A Big Jack pare piacere,
però, questo aroma di periferia, e reclama soddisfazione. Al tempo
amico! qui il lavoro non è ancora finito. Sicché lecco, bacio, succhio,
mordo, incitato sempre più dai suoi ansimi e gemiti. Le sue dita tirano
con maggior vigore i miei capelli. Sento i suoi talloni conficcarsi con
più forza nella mia schiena. La sua figa tracima, del tanto è eccitata.
Urla. Ha perso il controllo. Muove il bacino al ritmo della mia lingua.
E il suo orgasmo è lungo e indemoniato. Le sue mani si contraggono. Il
ventre è scosso da brividi. Le gambe fremono. I suoi umori, misti alla
mia saliva, colano fra le cosce. E' il delirio dei sensi. E' una
melodia. E' il canto della profonda periferia!
Poi.......più nulla.
Mi sollevo sui gomiti. La guardo. Ha gli occhi chiusi. Il suo corpo
completamente immobile. Cristo! E' collassata. Letteralmente andata. E'
nel mondo dei sogni. Big Jack freme di rabbia! A questo giro gli
toccherà fare da spettatore. Mi sollevo dal letto. Ormai qui la partita è
chiusa. Game over. Sospiro. Torno in soggiorno.
Anche l'amica è
crollata su una poltrona. Il regno degli zombie! Sid invece dà ancora
segni di vita. E' sempre sdraiato sul divano. Gli occhi vacui sembrano
osservare un punto imprecisato. Con le dita disegna strani cerchi
nell'aria. Bisbiglia frasi incomprensibili.
Mi siedo al suo fianco.
Gli do due pacche sulla coscia. “Come va, vecchio mio?” domando. Lui si
porta l'indice alle labbra. “Shhhhh!” mi fa quasi in un sussurro. “Sto
parlando con Dio!”. E mi fissa come se avesse condiviso un grande
segreto.
“Posso parlarci anch'io?”. Dio a Gratosoglio è la cosa più
plausibile di questa serata. Sid scuote la testa. “Solo io posso
parlarci” bisbiglia con fare cospiratorio. “Ah, capisco. E' un peccato,
perché avrei tanto voluto chiedergli un paio di cosettine!”. Gli
accarezzo la cresta e mi rialzo. Vuoto d'un fiato la lattina di birra
che avevo lasciato sul tavolo. E' ora di tornarsene a casa. Ma mi blocco
all'istante. Vado al frigorifero e lo apro. Mi ricordavo bene. Afferro
le due confezioni da sei birre che sono sul ripiano. Quindi me ne vado.
Il mio catorcio è ancora parcheggiato dove l'avevo lasciato.
Evidentemente non vale nemmeno il prezzo di una dose. Avvio l'auto e mi
rimetto in strada. Direzione lo svincolo della tangenziale ovest.
Mi
lascio alle spalle Gratosoglio. Mi lascio alle spalle quel cazzo di
viaggio. Mi lascio alle spalle l'inferno. Ma almeno mi son ripagato
della serata. Sogghigno. Guardo sul sedile di fianco. Dodici lattine di
birra fresche e invitanti!
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