lunedì 2 giugno 2014

I SEGNI CHE VORREI ... di Alice Stregatta




La stanza era buia. Dalla benda filtrava solo una luce tremula... Una candela?
Rabbrividì di piacere aspettando la prima goccia a disegnarla, pioggia battente...
Sentiva il Suo respiro, calmo e rassicurante, avvicinarsi lentamente.
La stava osservando, nuda, legata al tavolino basso da corde che le stringevano polsi e caviglie... Lo immaginò, sorridente del Suo dominio su di lei.
Si sentì bella. Bella per lui, che possedeva ogni suo pensiero, ogni respiro, ogni battito di ciglia e di cuore.
Quel cuore che le pulsava forte, rimbombandole in gola, nelle tempie.
In attesa... Una lunga, lunghissima attesa.
Godeva nel farla aspettare... Quel giorno, aveva deciso diversamente... Poggiò la candela tra le scapole.
"Non muoverti."
Sentì la prima, bruciante cinghiata, un colpo secco. Trasalì.
Amava l'inatteso...
La colpì fino ad arrossarle la pelle, bianchissima... Striature rosse, bordi rialzati... Le sarebbero rimaste a lungo, passando da tutti i colori dell'arcobaleno. Il dolore era sempre più intenso, più piacevole, più eccitante... La candela si rovesciò, inondandola di liquido bollente. La fiamma la bruciò appena, prima di spegnersi soffocata dalla cera liquida. Rossa.
"Volevi i miei segni, eccoteli, Mia cagna", le disse seguendone i contorni sulle cosce, sul culo, sulla schiena.
"Grazie, mio Padrone."
La carezzò dolcemente, frugò tra le sue cosce, bagnate di lui, lubrificandole il culo con i suoi umori, e finalmente fu in lei.
Aggiungendo dolore a dolore, piacere a piacere, Dio quanto le faceva male, Dio quanto godeva ad ogni sua spinta. Ad ogni colpo, urlava...
"Toccati. Mentre ti fotto da dietro. Fammi vedere quanto sei troia."
Non si trattenne. Venne, molto prima di lui.
Lui si chinò... "Questo ti costerà altre dieci frustate, cagna. E non sarò tenero."
Il suo orgasmo la inondò. Di sperma e soddisfazione.
Amava essere la sua cagna disubbidiente.
Amava Lui.

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