giovedì 26 giugno 2014

QUEL MONDIALE DEL '94 (cahiers del tempo che fu) di Anfrea





Mi sedetti sul divano. Avevo ancora addosso il suo odore, l’aroma della calda pelle misto all’afrore di umori sessuali. L’inno nazionale risuonava a tutto volume dalla televisione ma nelle mie orecchie riecheggiavano ancora i suoi gemiti e le sue urla. Erano le dieci di sera di un sabato di giugno e stavano per iniziare i campionati del mondo di calcio. Italia-Irlanda! Ero a casa di Laura. Eravamo soli. Laura arrivò dalla cucina con una bottiglia d’acqua in mano. Quanto era bella! pensai nell’osservarla avvicinarsi. Il nostro rapporto, lungo di tre anni, era ormai logoro. Ma il suo corpo riusciva a farmi passare qualsiasi crisi! Stupenda nei suoi corti pantaloncini di cotone, dal quale s’intravvedeva il culo sodo, e nella sua aderente canottiera, che metteva in risalto i capezzoli ancora turgidi! Entrare nel clima partita non era facile con lei al mio fianco. Solo pochi minuti prima avevo ancora il viso sprofondato fra le sue cosce! E che cosce! Subito mi tornò alla mente il suo volto arrossato e stravolto dal piacere quando, nel pomeriggio, si trovava a cavalcioni sopra di me, cavalcando come un’amazzone furiosa in cerca del proprio piacere. Si strinse accanto a me. Abbracciarla, accarezzarla, passare la mia mano sulla sua pelle setosa e levigata mi dava ancora un piacere fuori dal comune. Il suo giovane corpo sapeva come risvegliare i miei appetiti! La partita terminò. L’Irlanda aveva vinto. Emisi un sospiro di delusione. Laura mi abbracciò. Poi mi baciò, prima su una guancia, quindi sulle labbra. Le nostre lingue si strinsero in una voluttuosa danza. Lei, allargando le gambe, si mise a sedere sopra di me. Il mio sesso rispose immediatamente al contatto. E immediatamente dimenticai la partita inaugurale della nostra nazionale ai mondiali di USA 94!

Il locale era gremito. Ogni giovedì sera ci si ritrovava lì con gli amici. Un anonimo pub di provincia nell’hinterland milanese. Un paio di birre, quattro parole, due risate per lasciarsi scivolare addosso le fatiche e le preoccupazioni della giornata. Ma quel giovedì sera era ben diverso. Italia-Norvegia, la seconda partita dei mondiali. E questa era la partita cruciale. Dopo la prima sconfitta, ora non si poteva più sbagliare. Altrimenti…..tutti a casa. Tatiana si sedette vicino a me. Le presi il suo boccale di birra e ne bevvi una generosa sorsata, fra le sue proteste sorridenti. Fischio d’inizio. La partita incominciò. - Dov’è Pietro? – chiesi a Tatiana alludendo all’assenza del suo uomo. – E’ rimasto a casa. Almeno, così m’ha detto. Forse è con l’amante! – rispose. Mi risedetti sulla panca in legno massiccio, mi ricomposi e la guardai. Risi. – Beh, se è così, allora dopo ti riaccompagno a casa io. Che ne dici? – le sussurrai all’orecchio strizzando l’occhio in un gesto di complicità. Poi scoppiai a ridere sottolineando lo scherzo che era sottinteso a quella mia domanda. - E lei? – mi domandò facendo cenno con il capo in direzione di Laura, seduta poco distante da noi e intenta a chiacchierare con Silvia. – Beh, prima accompagno lei, poi…….poi rimaniamo da soli! Un ottimo piano, eh? – le sussurrai sempre con aria furtiva, e sempre più divertito. – Forse è meglio di no! – disse lei ridendo di gusto. Poco male, pensai io facendo spallucce. Concentriamoci sulla partita! Le cose si stavano mettendo male per noi. Arrivò l’intervallo. Sigaretta di ordinanza. Tatiana mi passò a fianco e mi fece l'occhiolino. La seguii nel giardino retrostante. Nel buio lei mi afferrò, mi spinse contro il muro e iniziò a baciarmi con foga. Le nostre lingue guizzarono l'una sull'altra mentre le mani scivolavano lungo i corpi. Iniziò il secondo tempo, mentre io ero avvinghiato al suo corpo. Le sollevai una coscia. Lei mi slaccio' la cerniera dei pantaloni. La nazionale cercava disperatamente quel goal per cercare di andare avanti nel sogno mondiale. Io schiacciai Tatiana contro il muro e la penetrai con forza. L'urlo di chi stava assistendo alla partita mi fece capire che l'Italia era passata in vantaggio. Ma per me, in quel momento, c'erano solo le urla soffocate di Tatiana. Scopammo, scopammo, scopammo. Fin quando i nostri orgasmi ci lasciarono esausti e senza fiato. Rientrai giusto in tempo per la fine della partita. Il sogno mondiale poteva continuare!

L'odore della sua fica mi mandò in visibilio. Era bagnata all'inverosimile e la mia lingua e le mie dita vi scivolavano frenetiche. In televisione risuonavano gli inni. Italia-Messico, partita cruciale del girone. Ma a me non interessava per niente. Ero steso fra le gambe di Tatiana e nulla, ma proprio nulla, poteva distogliermi dal suo sesso voglioso. Erano le sei e mezza del pomeriggio. Mi aveva invitato a casa sua e io non ero stato capace di resistere. Non era bella. Ma aveva una carica erotica fuori dall'ordinario che riusciva a rapirmi completamente. Appena entrai non perse tempo. Mi abbracciò e mi baciò con impeto, sfilandomi la maglietta quasi in modo furioso. Mi slacciò i pantaloni e mi afferrò la verga, sussurrandomi all'orecchio che amava da pazzi il sesso orale. Non le diedi il tempo di aggiungere altro. Quasi con brutalità la feci stendere sul divano, le tolsi i pantaloncini che indossava e mi lanciai fra le sue gambe. Iniziai a leccare, baciare, succhiare, con un'avidità impressionante. L'Italia passò in vantaggio, ma erano solo suoni ovattati che giungevano lontani, senza senso, senza significato. La sua fica era tutto per me, in quel momento. Le sue urla di godimento mi stordivano tanto erano vibranti. L'afrore del suo piacere mi fece dimenticare ogni cosa. La partita, Laura, me stesso! Il Messico pareggiò. Ma io manco me ne accorsi. Ero avvolto dai suoi umori e tanto mi bastava. L'odore del nostro peccato, del nostro tradimento, ricoprì la nostra stessa infuocata lussuria. Puzza di sudore, di vulva gemente, di piscio, saliva e calore fuori controllo. Ansimi, gemiti, urla a rimarcare voglie irrefrenabili. E che si fottessero i mondiali, la partita e tutto il resto! Giunse il triplice fischio quando io ero ancora fra le sue cosce. L'Italia aveva pareggiato. Terzi nel girone ma fortunatamente ripescati. La storia non era ancora finita!

Al pub tutti insieme. Al pub a trepidare per la nazionale. Al pub quando ormai l'incubo dell'eliminazione era ormai quasi cosa certa. Mancava un minuto e trenta secondi al fischio finale. Italia zero, Nigeria uno! Era la disfatta. Poi.....poi il miracolo. Tiro dal limite di Roberto Baggio e pareggio. Scattammo tutti in piedi, in un urlo che sapeva di liberazione. Si andava ai supplementari. Tutti noi sembrammo risvegliarci da un incubo. – Oh, sai cos’è successo oggi a mia madre? – mi fece Enrico mentre beveva la sua birra. – Senti un po’ che roba! Allora, ero in casa, stavo studiando. A un certo punto, vedo mia madre che, in fretta e furia, molla sull’asse da stiro il ferro e corre verso il bagno.- Luca si voltò verso di noi e, scoppiando a ridere, gli disse – Che c’è di strano? Doveva cagare, no? -. Anch’io scoppiai a ridere. – Sì sì, doveva cagare, è vero, ma le scappava così tanto che, una volta arrivata in bagno, s’è seduta sulla tazza dimenticandosi di alzare il copri water! – disse con le lacrime agli occhi del tanto rideva. – Nooo! – esclamò Luca – e s’è cagata addosso? – domandò non riuscendo a fermarsi dal ridere. – Un disastro! – sentenziò Enrico tentando di rimanere serio. – Un vero disastro! -. Iniziarono i tempi supplementari e il disastro si trasformò in apoteosi. Ancora Baggio, su rigore, segnò la rete che ci portò ai quarti di finale!

Era un sabato di luglio. Un'amica di Laura ci aveva invitati nella sua villa dalle parti di Alba per il week end. Eravamo circa una quarantina di persone. Tutti insieme ad assistere a Italia-Spagna. Erano le sei del pomeriggio e Laura era già brilla. Non che io non avessi bevuto, ma evidentemente reggevo molto meglio di lei! Si avvicinò. Sorridendo con fare malizioso iniziò a sussurrarmi all'orecchio. - Ho una voglia matta di scopare! Saliamo di sopra, non resisto più!-. Era destino che questi mondiali io non li vedessi! Ma a quell'invito non potevo dir di no. Mentre salivamo le scale lei mi abbracciò e mi sorrise lasciva. - Voglio che mi prendi da dietro. Mi hanno detto che è bellissimo. Voglio che mi scopi il culo!-. La guardai esterrefatto. Stentavo a credere a quel che avevo sentito. Non era da lei. No, proprio no! Non sapevo se fosse l'alcool o l'aria estremamente disinibita della festa. Forse entrambi. Ma non me lo feci ripetere due volte. La partita? Me l'ero già dimenticata! Una volta entrati chiudemmo la porta della camera da letto. La spogliai velocemente. La mia eccitazione era già fuori controllo. Le baciai il corpo. Tutto quanto, centimetro dopo centimetro. Lei si dedicò al mio sesso, baciandolo, succhiandolo, insalivandolo a dovere. Le scostai la testa. Non volevo certo venire prima del tempo, rovinandole tutti i suoi programmi! Nel frattempo l'Italia era passata in vantaggio. Lo capii dal boato sottostante. Ma le natiche che così generosamente mi stava offrendo fecero svanire qualsiasi altra cosa che non fosse la sua voglia. Si mise a carponi sul letto. Io mi avvicinai da dietro. E lentamente iniziai a spingere, spingere, spingere, vincendo alla fine la sua naturale resistenza. Le urla inferocite che provenivano da sotto sottolineavano il pareggio della Spagna. Ma il tutto era attutito dalle sue, di grida. Inizialmente grida di dolore, poi di piacere. Intenso piacere. Era per tutti e due la prima volta. Mai prima d'ora mi era capitato di avvertire simili e intense sensazioni. Nessuna scopata era paragonabile a quel che stava accadendo in quel momento. Fui colto da vertigini. Fui assalito da un piacere talmente forte da annebbiarmi la vista. Non capii più nulla, non sentii più nulla. E quando venimmo, insieme, provammo l'orgasmo più dirompente mai sperimentato. Ci accasciammo infine esausti uno di fianco all'altra. L'Italia aveva segnato il secondo goal e la partita era terminata. Si schiudevano le porte della semifinale. Per me invece si erano schiuse ben altre porte!

E infine giunse la grande sera. La finale del mondiale. Italia-Brasile, la storia. In semifinale avevamo battuto la Bulgaria. Me la guardai a casa insieme ai miei genitori. Il giorno dopo avevo un esame all'università e ci volevo arrivare bello sveglio! Ma la finale era differente. Mi sedetti sul divano. Eravamo a casa di Anita, la storica fidanzata del fratello di Laura. Tutti e quattro in attesa del grande evento. Solo una cosa mi infastidiva. Anita abitava in via Benedetto Marcello, famosa zona di trans sudamericani. Sentire le loro urla e il loro tifo sguaiato mi innervosiva alquanto. Ma tant'è! La partita scivolò via senza grandi sussulti. Fortunatamente il frigor era pieno di birra e le cosce di Laura erano sempre un gran bel vedere. Alla fine si giunse ai rigori. Andai sul balcone e mi accesi una sigaretta. Sul terrazzino a fianco spuntò un viados. Evidentemente aveva avuto la mia stessa idea. Era bella, bellissima. Bionda all'inverosimile, capelli lunghi, viso angelico da fotomodella, gambe slanciate, culo perfetto, tette dirompenti. E non era neppure volgare nel suo corto vestitino candido come l'innocenza! Mi guardò. Mi sorrise. Si accese una sigaretta. - Siamo al dunque, vero tesoro?- mi disse con la classica inflessione portoghese. Le sorrisi anch'io. - Già! Ancora poco e sapremo chi sarà campione del mondo. Voi o noi!-. Il suo intenso profumo da mignotta da marciapiede mi avvolse completamente. Si accorse che le stavo fissando il culo. Sghignazzò. Senza dire nulla, sollevò appena il corto vestitino, scostò il perizoma e prese in mano la sua mascolinità. Un uccello fuori dall'ordinario, devo ammettere! Mi fissò divertita. - Chi perde fa un pompino all'altro. Ci stai tesoro?-. Continuava a sorridere. I calci di rigore sono una lotteria. Può andar bene come andar male. Ma se fosse andata male a me sarebbe toccata tutta quella roba in bocca. Lei era lì, che mi sfidava, sicura di se. E questo mi fece incazzare. - Ci sto bellezza!- dissi senza esitazione. Lei scoppiò a ridere e rientrammo entrambi nelle rispettive abitazioni. Ora avevo un motivo in più per trepidare. E quando Baggio andò sul dischetto, e quando calciò, e quando sbagliò il rigore decisivo, non mi disperai per la sconfitta della nazionale, quanto per quello che mi doveva attendere! Fortunatamente però fra tutti i trans del quartiere scoppiò una grande festa e la bella bionda non la rividi più. Ne lei ne il suo uccello da campione del mondo!

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