giovedì 26 giugno 2014

IL PROFUMO DELLA BELLEZZA (Passages)


Muri antichi, angusti vicoli, case arroccate. Il tramonto ci colse sul terrazzo. Nubi basse, color di madreperla, nascondevano al nostro sguardo la pianura sottostante. Ci abbracciammo e ci lasciammo cullare dallo spettacolo che si stendeva sotto i nostri occhi. Il vociare della via sottostante non rovinò l'idillio del momento.
Tornammo in camera. Mi inginocchiai davanti a lei, Venere rediviva in quel lembo di Magna Grecia. Appoggiai il volto sul suo grembo. Profumo di pulito, profumo di buono. Le baciai l'ombelico. E con le labbra iniziai la discesa.
Dalla finestra appena schiusa entravano i sapori di quelle terre. Il caldo agostano era mitigato dalla brezza serale. Aroma di glicine, di muschio e rampicanti. Profumo di arance e uva sultanina. Odore di mare e di terra riarsa dal sole.
Le sfilai il perizoma. Affondai le mani nei morbidi glutei. Avvicinai la lingua al suo monte di Venere. Un ansimo, un gemito, e subito la mano fra i miei capelli per spingermi dolcemente il viso nella sua femminilità. Profumo di piacere e godimento. Afrore di estasi e intensa voracità.
Per tutto il pomeriggio, dal nostro arrivo, camminammo senza meta fra calli e stradine di quell'antico borgo, lasciandoci rapire dalla poesia del suo passato. Scorci di struggente bellezza si svelavano da stradine anonime. Fortificazioni, antiche chiese, conventi, giardini e botteghe accompagnavano i nostri passi estasiati.
Come d'estasi fu rapita quando la mia lingua iniziò la sua lenta danza. Il suo clitoride palpitava di passione. Le gambe iniziarono a tremarle, vinte dall'eccitazione. Si sedette sul bordo del letto. Si sdraiò e sollevò le cosce appoggiando i piedi sulle mie spalle. Lasciai scivolare le labbra sulla calda fica e godetti del fragrante aroma della sua voluttà.
Eravamo giovani sposi, felici e innamorati, e la vita non era ancora giunta a chiederci il suo conto. Lei era mia moglie e la sua bellezza era pari solo allo splendore del luogo in cui ci trovavamo. Lunghe chiome color dell'oro, pelle abbronzata dai baci del sole, occhi da cerbiatta, corpo da dea sinuosa. Intensa fragranza di donna.
Come intenso era il profumo di dolciumi che ci accompagnò nel nostro estasiato peregrinare fra muri che narravano storie millenarie di popoli svaniti nelle nebbie del tempo. Fenici, cartaginesi, greci, romani, arabi e normanni. Tutti a lasciar tracce in quella rocca abbarbicata fra i dirupi.
Ma in quella stanza il tempo parve fermarsi. Semplicemente il tempo non aveva più senso. Vi erano solo le nostre voglie imperanti, la mia lingua, i miei baci, la sua vulva fremente, la sua voglia smodata. Succhiavo e leccavo gli umori densi e copiosi, mentre i suoi ansimi incitavano sempre più la mia lussuria.
Furono una giornata e una nottata indimenticabili. Erice ci accolse nel suo splendido abbraccio. E noi ne godemmo appieno. Mia moglie mi accolse nell'intimo della sua voluttà. Ed io mi persi totalmente. Ancora oggi, a distanza di anni, percepisco l'aroma fragrante di quagli istanti. Ancora oggi, a distanza di anni, fremo ancora al pensiero del loro profumo. Il profumo della bellezza!

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