lunedì 14 luglio 2014

ESSERE UN CAVALIERE DA' LE SUE PENE di Den Cavliere



Avevo appena terminato l’ accademia militare di Modena, quale Ufficiale di Cavalleria, che fui trasferito al mio primo reparto di vicino Udine. Dopo un paio di mesi di permanenza fui comandato di rappresentanza a sostituire il mio Comandante ad una serata di gala e cosi’ fu che quella sera conobbi lei, Erika. Tutto accadde per colpa del mio eterno ritardare in quanto arrivai nella villa, dove era stato organizzata la serata, con abbondante ritardo, perche’ non ero ancora pratico delle localita’, la villa era proprio sulle sponde del lago di Cavazzo vicino Gemona del Friuli ed io ero partito da Palmanova per cui chi conosce quelle zone sa bene che non e’ poi cosi’ facile arrivarci. Colto dalla fame dopo essermi presentato ai padroni di casa e porso i saluti e le scuse del mio Comandante, subito dopo mi fiondai sul buffet per divorare tutto quello che era rimasto e li’ seduta a fianco al buffet c’era Erika. “hai fame?” mi disse e io risposi “da morire”, e lei “che bella divisa che grado hai?” io tra un boccone ed un altro “sono un Tenente di Cavalleria” “e dove fai servizio?” mi domando’; io che avevo una fame da lupi risposi seccatamente “a Palmanova” e lei sorridendo mi rispose “ ah vero al maneggio dove io ho il mio purosangue voi di cavalleria venite li’ a fare dressage, comunque io sono Erika piacere e tu?” oramai avevo ingurgitato tutto il possibile che avevo reperito sul tavolo mi avvicinai dove era seduta e dissi “piacere mio Den, ti andrebbe di dare due passi nel parco? la serata e’ bella e quando sono arrivato ho visto una stupenda luna riflessa sul lago”. Lei tentenno’ poi guardandomi disse scoprendo le sue gambe “non ti sei accorto che non posso?”; solo allora mi accorsi che era seduta su una sedia a rotelle e per non rendermi ulteriormente fuori luogo le dissi sforzandomi di essere il piu’ disinvolto possibile” non c’e’ alcun problema posso spingere e passeggiamo lo stesso”; lei sorrise divertita e disse “va bene Den sarai il mio cavaliere”. Passeggiammo tutta la sera parlando di noi, lei era la figlia unica dei proprietari della villa e mi racconto’ della sua disgrazia dell’ attesa dell’ intervento che avrebbe sostenuto in Austria ma del quale aveva il terrore di un eventuale esito negativo, io le raccontavo dei miei aneddoti giovanili, dell’ accademia, dell’ equitazione militare e dell’ importanza dell’ ippoterapia praticata come terapia per i portatori di handicap, lei mi disse che possedeva un purosangue e che spesso veniva a Soleschiano per montare, e cosi’ mentre spingevo la sedia arrivammo sotto una grande quercia sulle sponde del lago e ci fermammo a guardare la luna; non ricordo piu’ come accadde ma ci baciammo con tanta passione e vigore che lei ad un certo punto mi disse” ti prego sollevami dalla sedia e appendimi a quel ramo, mentre mi tengo con le braccia tienimi al tuo bacino e possiedimi”: Fu cosi’ che appesa al ramo con la sola forza delle braccia e sorretta dal mio corpo la possedetti con una tale vigoria che quell’ orgasmo quella notte fu per me irripetibile. Dopo averla posseduta rientrammo nel salone della festa e ci salutammo come nulla fosse accaduto. Ripartii per Palmanova con ancora il suo umore sul mio sesso il suo odore sulla mia divisa e col il pensiero che era stata davvero la scopata piu’ strana e fantastica della mia vita. Passarono tre settimane che un pomeriggio la ritrovai che mi aspettava a Soleschiano e mi disse: “ Den sono innamorata di te, ne ho parlato con mia madre voglio fidanzarmi ufficialmente con te, ho bisogno di te voglio essere per sempre tua”; in quel momento mi crollo’ il mondo addosso un brivido di terrore mi attraverso’ tutto il corpo respirai forte e le dissi “rifletti bene a quello che vuoi, tu non mi conosci affatto non sai nemmeno il mio cognome, poi il mio lavoro i miei trasferimenti la mia carriera il tuo handicap ..” provai a dirle 1000 scuse ma non ebbi il coraggio di dirle che per me era stata solo una botta e via. Da allora inizio’ una persecuzione feroce da parte sua, mi cercava ovunque e per mesi fu un fuggire da lei persino mia madre da Roma mi telefono’ chiedendomi chi fosse e cosa fosse accaduto tra noi; cambiai persino il numero del cellulare finche’ una mattina mi convoco’ il Comandante facendomi la classica paternale comportamentale riguardo il mio status di Ufficiale di Cavalleria e di gentiluomo; uscito dall’ ufficio del Comandante letteralmente distrutto col timore che potessi essere soggetto a provvedimento disciplinare o altro decisi di affrontare i genitori di Erika che non sentivo piu’ da circa due settimane. Quella stessa sera mi misi in macchina ed arrivai alla villa chiedendo dei proprietari, trovai solo la madre che mi invito’ ad accomodarmi e comunicandomi che il marito con Erika erano a Salisburgo per l’ intervento alla colonna vertebrale; ero si imbarazzato a parlare con la madre ma oramai il dado era tratto, le raccontai per filo e per segno tutta la storia, dalla passeggiata al richiamo del Comandante e le dissi che ero oramai esasperato dal comportamento di Erika che ero pronto persino ad esporre denuncia nei confronti della figlia ; lei mi ascolto’ senza mai interrompermi, poi attese che io terminassi, mi guardo’ fissa immobile gelida come se avesse voluto scavarmi nei pensieri e mi disse con un filo di voce: “mia figlia e’ rimasta la bambina viziata che era da piccola, quando pretende una cosa non si ferma sinche’ non l’ha ottenuta, tu l’hai colpita particolarmente, e’ folle di te, perche’ tu hai fatto una cosa che nessuno aveva mai fatto prima per lei”; non capendo il senso replicai: “ ma cosa potrei aver mai fatto, per giunta Erika non era nemmeno vergine?”; aspetto’ un attimo abbasso’ gli occhi e disse” lo so mia figlia e’ donna ma tu …. Sei stato di tutti i suoi amori l’ unico che non me l’abbia lascia appesa al ramo”.

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