martedì 1 luglio 2014

VICOLI di Sereno Notturno



Forse volevi essere quel vecchio suonatore di sax, quello con tanto fiato nonostante la lunga età, quello che ad ogni nota era associata un'emozione, ci s'incantava tutti ad ascoltare i tuoi suoni e tutto ciò che usciva dal tuo pensiero.
Eri bravo a far da sottofondo all'armonia dei pensieri e al desiderio dell'anima.
L'inizio del vicolo era il tuo studio e da li s'infondevano note e sussulti, quelli che facevano ardere, vicoli stretti alle cui laterali c'erano vie ancor più strette dove in molti avevano paura a passare ma non loro dolci teneri amanti, complice quella musica e complici i corpi che s'infrangevano contro.
Gli orari erano i più disparati ma loro preferivano di gran lunga l'imbrunire, forse perché le forme si specchiavano in terra e riprendevano i loro movimenti, eccitanti da guardare quasi loro volessero una testimonianza dei loro gesti.
Sempre quasi un rito un appuntamento una preparazione al desiderio, loro si stringevano con foga, si guardavano e scrutavano quel tanto che bastava per far sentire il contatto, lui sembrava impacciato, forse una tattica, lei pratica dei movimenti le si avvolgeva al corpo, lo guardava e mentre gli occhi suoi lo fissavano, con una mano era dentro i yeans e dopo poco con la lingua dentro alla sua bocca, lui era piacevolmente arreso mentre sentiva salirgli quel piacere misto a voglia di trasgressione, forse desideravano entrambi passasse qualcuno e si fermasse a guardare nascosto nell'angolo, magari frugando nelle sue intimità per masturbarsi alla loro visione, forse quello volevano era proprio quello, teneri complici di quel sesso in pubblico.
Il vicolo di quelli stretti alle estremità aveva i negozietti, tra cui un forno e sinceramente quella location era l'ideale, ogni piacere il suo profumo ed ogni profumo il suo gesto.
Lei gonna al ginocchio alla moda, con il voluto scordare di quell'intimo che le contornava quelle labbra arse dal fuoco, mordevano ogni desiderio, una morsa dell'orgasmo dove spariva dentro quella complicità eretta e il cui desiderio volgeva sulle cosce lasciandole umide a gocce.
Camicetta azzurrina con i bottoni che esplodevano all'attaccatura dei seni, reggiseno che aveva indossato preventivamente sia per la consistenza di quel ben di Dio, sia per nascondere quella veloce eccitazione che sarebbe volutamente stata messa in primo piano, dai capezzoli eretti.
Lei quel calore del fine primavera inizio estate dove le luci si mescolano con la temperatura e quel suo parlare sottovoce all'orecchio di lui, l'uomo stava letteralmente esplodendo mentre lei impiastricciata dei suoi umori di maschio se li portava alla bocca.
Ogni mossa studiata per rendere l'esplosione dell'orgasmo amplificata, come ce ne fosse stato bisogno. Forse l'odore del panificio o il semplice puro odore di sesso, creava simbiosi e impatto sui corpi bagnati, lei questo lo aveva capito dai c/e/ni di lui e a dire il vero la eccitava al punto che alzò delicatamente il ginocchio a premere il suo sesso teso.
Si avvinghiò a lui che spaziava su quel corpo e si saziava di quelle essenze, non le slaccio il reggiseno, si limitò ad alzarglielo da entrambe le parti e a far ballonzolare fuori due tette da paura, sode e vistosamente erette nella carne femminile, esplosione di puro delirio.
Praticamente la sua testa era li in mezzo al piacere e la sua lingua spaziava nel desiderio di lei, mentre abbassando la gamba prese a slacciargli la cerniera e rimestare nei suoi boxer elettrizzati, in un attimo fu fuori e lo percorse su tutta la sua grossezza con la mano fino a giù all'attaccatura delle palle che stringeva con delicata armonia senza far male, infondendo nel sangue il suo percorso accelerato.
Si chinò su di lui e prese a giocare con la lingua, mordere delicatamente e farselo scorrere in gola, mentre l'espressione di lui vagava nel pensiero di esserle dentro alle cosce, lei probabilmente intuiva questo e questo voleva, tornò in piedi e arrotolando la gamba sui suoi fianchi gli disse “Entra senza fatica lo sai?” Lo indirizzo ed in un attimo fu danza pura sotto le note del sax, ora in sottofondo il suono e l'odore del pane, si sentivano solo quei piccoli gemiti che crescevano piano piano, nel vicolo a lato passava una coppia e lei voleva fermarsi quasi a comprendere, mentre l'uomo la strattonava quasi invidioso di quello che loro non azzardavano a pensare, li in mezzo a tutti poi.
Lui sentiva il delicato entrare, spingeva fino all'estremo la sua danza, mentre lei attaccata mordeva a tratti il suo orecchio, era una scena di pura passione, da emozione e delirio, mentre lui le godette il suo piacere, continuò a danzare dentro di lei fino all'impossibile, mentre lei lo guardava negli occhi brillando di quel suo modo di dire sto godendo.
Restarono a lungo abbracciati su quelle note e su quei profumi, ma dovevano cercare altri luoghi altre scene ed altri intrighi, per sapere che quello era per sempre il loro modo d'essere.
Si avviarono come perfetti complici i “bonnie and clyde” dell'emozione, risalendo le note del sax, passarono davanti e si fermarono, intravedendo l'artefice dell'armonia consapevole, lui guardandoli accenno ad un sorriso di quelli che sanno.

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