mercoledì 16 luglio 2014

MISERIA E NOBILTA' di Andrea Lagrein



Osservai affascinato e al contempo stupito quadri e tappezzerie, mobilio e suppellettili, tendaggi e lampadari, broccati e taffetà. Non mi ero mai trovato in mezzo a tale sfarzo, nemmeno nei miei sogni più sfrenati.
Gesù, ma questi son pieni di soldi! continuavo a ripetermi. Guardai i miei vestiti, sgualciti e mal ridotti. Questo potrebbe essere un gran colpo di culo! pensai speranzoso. Il colpo che mi avrebbe tolto dalla merda in cui ero piombato. Forza Big Jack! Questo è il tuo momento!
Raffaella entrò sorridente e compiaciuta, indossando unicamente una sottoveste nera trasparente. Devo dire che i suoi cinquantanni li portava veramente bene, nonostante l'età e le rughe del tempo. Evidentemente il blasone della nobiltà aveva grandi proprietà terapeutiche!
Sì, perché Raffaella era contessa, gran dama di non so bene quale reame. Inattualità dei tempi moderni ma inattualità che comunque, a ben vedere, gonfiava ancora i portafogli e i conti in banca. Il suo blasone era servito a strappare un ricco matrimonio con un noto industriale. Tu mi porti in dote la nobiltà, io i quattrini! Roba da medioevo, ma evidentemente roba che funzionava bene anche ai nostri giorni. Ognuno poi a farsi gli affari suoi, che questo non era contemplato nei patti stipulati. Roba da nobili, roba da ricchi!
E Raffaella ben si calò nella parte di gran dama degli uccelli altrui, cerimoniera di godimenti e tradimenti, tanto da venir soprannominata la lupa famelica. Per lei di problemi non ve ne erano. Se l'arma del fascino non arrivava all'obiettivo, ci pensava un bell'assegno a comprare giovani corpi disponibili. E i suoi orgasmi erano garantiti!
La conobbi a una festa. Charme e eleganza stonavano vistosamente con i miei jeans bucati e maglietta macchiata. Lei non se ne fece un cruccio. - Mi hanno detto che sei uno scrittore!- mi sussurrò soave dalla coppa di champagne che stava sorseggiando. Scoppiai a ridere. - Di stronzate se ne dicono tante, evidentemente! E questa è anche piuttosto bella grossa!-. Buttai giù in un sol sorso quel che restava della mia birra. In segno di rispetto nei suoi confronti evitai di ruttare.
- Che peccato! Mi son sempre piaciuti gli scrittori!-. Il suo viso rugoso si accigliò. La guardai bene per la prima volta. Una cinquantenne notevole, dovevo ammetterlo. Certo, il giudizio non era completo. Non l'avevo vista ancora nuda. Qualche sorpresa avrebbe sempre potuto riservarmela!
- Invece a me non piacciono. Intellettuali del cazzo che girano sempre a vuoto su argomenti inconsistenti!-. Ordinai una nuova birra. - E chi ti piace, allora?-. Il suo sguardo mi stava provocando. Volevo troncare abbastanza velocemente quella conversazione. Non mi piaceva. Decisi di essere brutale. - Le puttane! Almeno loro sono sincere e oneste. Sai sempre qual'è il prezzo che devi pagare. E i folli! Sono visionari e hanno la capacità di guardare con occhi diversi. E gli ubriachi poi! Che vuoi che ti dica, apprezzo sempre chi ne ha le palle piene dello schifo che ci circonda!-.
Raffaella scoppiò a ridere. - Vedo che ti sai descrivere bene!-. Sogghignai al suo acume. Questa era davvero un osso duro! Tornò seria. - Basta con i fronzoli e le battute! Voglio venire a letto con te. Mi piaci!-. Cristo, si vedeva proprio che non era abituata ai no! Provai a osare. - Mi hai appena dato della puttana. Ci sta, è tuo diritto. Ma se vuoi scopare con me ti costerà parecchio!-.
Non avevo nulla da perdere. Fra una settimana mi avrebbero buttato fuori di casa se non trovavo un bel po di bigliettoni per gli arretrati dell'affitto. Ero al verde ed ero disperato. Lei mi guardò divertita. - Mille euro e sei mio per tutta la notte!-. La guardai fingendo di provare disgusto. - Big Jack non si scomoda per la miseria di mille euro. Tenta con qualcun altro, bella principessa!-. Stavo bluffando, ma era la mia unica chance. Continuò a sorridermi. - Farai tutto ciò che ti chiederò?-. Soppesai la risposta. Era un azzardo. Chissà che cazzo mi avrebbe chiesto! - Certo! Sono una puttana, no?- sogghignai cercando di darmi un tono. Anche lei sogghignò. - Va bene! Tremila euro e non se ne parli più!-.
Esultai fra me e me. Questo mi avrebbe salvato il culo. Non che ci tenessi gran che alla topaia in viale Certosa dove abitavo, ma l'idea di finire in qualche dormitorio per diseredati proprio non mi allettava. Non ero Bukowsky io, cazzo! Cosi ci accordammo per la sera successiva. E quella notte dormii splendidamente.
Dunque ero lì, a casa sua, davanti a lei, mentre la guardavo sedersi. Finalmente la potevo osservare quasi nuda. A parte le grosse tette un po cadenti per via dell'età, per il resto faceva invidia a molte ventenni che si vedevano in giro. Magie della chirurgia plastica, centri estetici e spa assortite!
-Spogliati!- mi intimò in modo perentorio. Avrei tanto voluto mandarla a farsi fottere, ma tremila euro erano pur sempre tremila euro. Eseguii ubbidiente. - Avvicinati e inginocchiati!-. Mi balenò per la testa l'idea di rivestirmi e andarmene. E invece, ancora una volta, eseguii ubbidiente. Mi facevo schifo. Ma la mia miseria mi faceva ancor più schifo!
Iniziò a titillare Big Jack con il suo piede. Lui non aveva moralità di sorta e reagì immediatamente. Raffaella se ne compiacque di tale reazione. La sua vanità femminile veniva appagata! - Baciami! - ordinò sollevando la gamba. - Bacia mostrandomi la tua devozione! -. Il suo piede era all'altezza del mio viso. Non so se fosse per via dei tremila euro, ma il gioco iniziava a stuzzicarmi. E anche a eccitarmi!
Così iniziai a baciarle il piede. Lentamente, sensualmente, devotamente. I suoi occhi luccicavano di lussuria. D'improvviso scoppiò a ridere, mentre appoggiava il secondo piede sulla mia testa. - Adoro avere gli uomini ai miei piedi! Mi da una sensazione di superiorità inappagabile. E non m'importa se devo pagare. Anzi! Ancora meglio! Siete solo degli oggetti al servizio del mio piacere. E adesso leccamela e fammi godere!-.
La osservai. Non stava scherzando. Godeva del fatto di trattarmi come una puttana da marciapiede. Doveva aver avuto un'esistenza difficile se si era ridotta così. Nessun sentimento, nessun trasporto. Solo un triste, desolato senso di rivalsa verso il genere maschile. Che probabilmente, pensai, doveva in passato averla ben presa a calci nel culo!
Feci come mi chiese. E così, ubbidiente, andai avanti tutta la notte, esaudendo ogni sua più sfrenata libidine. Big Jack, fortunatamente, fu all'altezza, e io, da troia in cui mi ero trasformato, guadagnai i miei bei tre bigliettoni.
La lasciai all'alba, stanca ma soddisfatta. Uscii da casa sua, dalla sua reggia, con il gruzzolo che avevo pattuito. L'affitto era salvo. E ci veniva fuori anche una bella scorta di birra, il che non era male. L'aria fresca del mattino attenuò la puzza che mi portavo addosso, un misto fra fica, sperma e Chanel numero cinque. Era la puzza del mio compromesso per sopravvivere. Era la puzza dell'incontro fra miseria e nobiltà!

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