lunedì 21 luglio 2014

PETER PAN di Andrea Lagrein



La porta si aprì violentemente. L'aria gelida si riversò nel locale, accompagnata dai violenti scrosci della pioggia che da ore stava imperversando. Tutti noi ci voltammo verso l'ingresso, sorpresi da quell'imprevisto fuori programma. In fondo, a quell'ora della sera inoltrata, la noia rapiva le menti di noi usuali avventori, persi fra boccali di birre, bicchieri di whisky e vacui vaneggiamenti da delirio alcolico.
Ma era solo Pietro, e noi tutti tornammo ai nostri miseri pensieri. Io ero seduto al bancone e osservai Saverio, barman nonché padrone della baracca, scuotere il capo. - Prima o poi io a quello lo sbatto fuori a calci in culo!-. L'italiano non era proprio il suo forte, ma a me bastava che ogni tanto mi offrisse da bere per soprassedere su questi particolari. - Lascia perdere!- tentai di rabbonirlo. - In fondo è un povero diavolo come tutti noi. Svitato, d'accordo, ma non farebbe male a una mosca!-. Saverio mi guardò dubbioso, prima di andare a servire un altro cliente.
- Ehi, proprio te cercavo!- urlò Pietro al mio indirizzo, avvicinandosi tutto trafelato. Era bagnato fradicio, ma pareva non accorgersene. Qualcuno dei presenti sghignazzò. Oggi era il mio turno di sorbirmi i suoi farneticamenti.
Tutti nel quartiere conoscevano Pietro. Fossimo stati in un paese, sarebbe stato indicato come lo scemo del villaggio. Ma eravamo a Milano, in città, e ben pochi si curavano di uno dei tanti folli che si trascinavano lungo i marciapiedi. Alcuni lo guardavano bonariamente, altri con spavento, altri ancora con ribrezzo. Ma tutti, ma proprio tutti, facevano di tutto per evitarlo. La fortuna dei folli!
A me stava simpatico. Nella sua pazzia intravvedevo una certa logica. E un po lo invidiavo anche! Per il solo fatto di essere matto gli venivano risparmiate un sacco di seccature. In fondo era un uomo libero, libero nel suo mondo perfetto!
- Che vuoi stavolta, Pietro?-. Continuava a guardarsi furtivamente intorno, come per accertarsi che nessuno ci sentisse. Poi iniziò a parlare sussurrando. - Presto, dobbiamo andare!- furono le sue uniche parole. Lo guardai con un mezzo sorriso. - Andare dove, se non ti dispiace?-. Era visibilmente agitato. - Da Guenda!-. Il suo tono misterioso mi incuriosì. E mi incuriosì anche che parlasse di Guenda.
Guenda, Guendalina, era una battona della zona. Ogni sera stazionava sul marciapiede poco distante dal locale dove ci trovavamo. Tutti noi bevitori incalliti del posto ci avevamo fatto almeno un giro, chi prima chi dopo. Ci conosceva tutti per nome. E conosceva perfettamente tutti i nostri uccelli!
- E che ci andiamo a fare da Guenda? - chiesi sorpreso. - E' in pericolo. In grave pericolo!- bisbigliò furtivo. Mi allarmai immediatamente. A Guenda ci tenevo. Era una brava ragazza, spesso veniva a casa mia a scambiare quattro chiacchiere. La vita non era stata benevola con lei. Insegnante precaria, era stata costretta a far marchette per tirare fine mese. Le volevo bene. E inoltre era anche molto carina, cosa che non guastava affatto!
- Che le è successo?- domandai forse con troppa foga. Pietro mi fissò stupito per la mia reazione. Poi tornò a guardarsi intorno. - Ancora niente, per il momento. Ma l'ho vista passeggiare sul marciapiede vestita in modo provocante. E poi salire su un'auto guidata da un brutto ceffo. Dobbiamo correre a salvarla!-. Lo guardai allibito. Poi scoppiai a ridere. Stupido io che gli avevo dato credito. - Non ti preoccupare, Pietro!- dissi tornando alla mia birra. - E' normale quello che hai visto. Guenda sta solo facendo il suo lavoro!-. Mi scrutò perplesso. - Che intendi dire?-. Lo fissai con una certa tenerezza. - Ascolta! Guendalina fa la puttana. E' normale che si vesta in quel modo e salga sulle auto di sconosciuti. E' il suo lavoro!-.
Pietro mi guardò quasi con le lacrime agli occhi. E iniziò a urlarmi contro. - Come ti permetti? Come ti permetti di parlare così della mia principessa? Sei diventato arido e insensibile come tutti gli altri. Ti sei lasciato plagiare e sei diventato come uno di loro!- indicando i pochi avventori del locale.
Uno di questi, il più ubriaco e rissoso di tutti, si alzò e venne minaccioso verso di noi. - Senti un po, fottuto pazzo figlio di puttana. Se non ti levi subito dalle palle, ti apro quella testa marcia in due, capito?-. Mi frapposi fra i due. Con Giacomo non c'era da scherzare. Non so se fosse vero o meno, ma si diceva che aveva fatto un bel po di anni di galera. Non era tipo con cui litigare!
Pietro sghignazzò. Nella sua follia, sembrava non avvertire la minaccia incombente. - Eccolo qui il capo banda della ciurma. Miseri bucanieri senza sogni, senza speranze, spugne intrise di cinismo e tristezza!-. Sospirai. Giacomo lo avrebbe sicuramente fatto a pezzi. - OK, state calmi! Adesso lo porto via, non c'è bisogno di sporcarsi le mani, Giacomo!-. Mi squadrò truce, ma fortunatamente sembrò desistere dai suoi violenti propositi.
Afferrai per le spalle Pietro pronto a spingerlo fuori dal locale, quando la porta si aprì nuovamente. E comparve Guenda. Evidentemente aveva terminato il suo turno ed era venuta al locale per scaldarsi un po. Appena mi vide sorrise.
- Guenda, sei salva. Non ti è successo nulla per fortuna!-. Pietro le corse incontro, abbracciandola. Lei cercò il mio sguardo perplessa. Feci segno di non farci caso. Le avrei spiegato tutto più tardi, magari dopo una bella scopata!
A rompere l'idillio, però, ci pensò Giacomo che, appena vide Guenda, si avvicinò a noi con un mezzo ghigno. - Ciao bambolina! Questa sera ho proprio voglia di sbatterti un bel po. Dai, andiamo da te che c'ho le palle belle gonfie!-. E scoppiò in una grassa risata. Fece per afferrarle il braccio, quando Pietro con un colpo secco glielo allontanò immediatamente.
Tutti noi lo fissammo sorpresi. Giacomo più di tutti! Poi si fece livido in volto e un'espressione truce gli si disegnò sul viso. - Giuro che adesso ti ammazzo, maledetto bastardo!-. Non ci sarebbe stato nulla da fare. Lo avrebbe ammazzato sul serio. Lo avrebbe fatto se non fosse intervenuta Guenda.
- Lascia stare, Giacomo! Questa notte l'ho promessa a lui!- disse indicando Pietro, mentre con una mano accarezzava il braccio di Giacomo, tentando di calmarlo. - Non sarei comunque potuta venire con te. Che dici, facciamo domani?-. L'uomo sospirò rassegnato. Ancor più rassegnato quando vide Guenda abbracciare teneramente Pietro, che la fissava con sguardo adorante. Alla fine si voltò e tornò al suo tavolo.
- Allora? Andiamo mio eroe?- chiese Guenda a Pietro. Lui balbettò qualcosa di confuso e infine, insieme, uscirono dal locale.
Terminai velocemente la mia birra e tornai a casa. Non avevo sonno. Cercai e trovai il libro che volevo. E mi immersi nella sua lettura. L'avevo letto quando ancora ero bambino, ma quella sera mi tornò alla memoria.
Mentre leggevo ripensavo a Pietro. Pazzo visionario! Ma se in fondo avesse avuto lui ragione? E se noi tutti, cinici naufraghi avvinghiati a incombenze e preoccupazioni non nostre, fossimo stati nel torto? Cristo, e se fossimo noi i matti? Lui sognava, e in questo momento era nel letto di Guenda a fare l'amore, abbracciato alla sua principessa.
Sorrisi felice mentre terminavo il libro scritto da Barrie, Peter Pan. In fondo, alle volte, il lieto fine non avveniva solo nelle favole. A volte anche la vita reale poteva stupirci con i suoi tesori!

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