domenica 21 settembre 2014

IDEA MALSANA di Andrea Lagrein



In memoria di Stefano.

Era lì davanti a me. La osservavo. La osservavo e non sapevo decidermi. Folle idea, idea malsana. A tanto ero arrivato! Era lì, bastava poco. Pochi secondi, un attimo, e tutto sarebbe finito. Non sarei stato il primo, ne l'ultimo. Molti, prima di me, l'avevano già fatto. Gesto estremo per l'estrema fuga. Da tutto e da tutti. A iniziare dal mio padrone di casa.
Si era presentato quella mattina sul presto. Figurarsi! Il suono del campanello mi aveva buttato giù dal letto. Non dovevo essere granché presentabile quando andai ad aprire. Lui era gioviale e sorridente, al solito, dai toni pacati e educati. Giacca e cravatta, camicia ben stirata, barba appena fatta, profumo di bagnoschiuma e gessato impeccabile. Senza molti preamboli, ma sempre molto educatamente, mi fece presente che entro sera voleva i sei mesi di affitto arretrato, altrimenti mi avrebbe sbattuto fuori a calci in culo. Ovviamente non usò tale frasario, che mal si addiceva alla sua educazione. Poi mi salutò, sempre sorridente e pacato.
Dove cazzo sarei andato a prenderli tremila euro in un giorno? Non è che l'idea di finire per strada mi angustiasse oltremodo. Ma ero stanco, stanco di combattere ogni giorno per la misera sopravvivenza, stanco di accettare lo schifo in cui vivevo, stanco di fingere che non me ne importasse nulla, stanco di non poter fare nemmeno un piccolo regalo alla puttana della porta accanto, così, tanto per sentirmi galante, tanto per sentirmi ancora uomo.
Sicché alla fine presi la decisione. E che si fottessero tutti quanti! Semplicemente io non ce la facevo più! Dunque ero lì che la osservavo. Il nodo era già bello che pronto. Un piccolo gesto e tutto sarebbe finito. Mi accesi una sigaretta. Sorrisi ironico. Decisi di gustarmela tutta. In fondo doveva essere l'ultima!
Se non che bussarono alla porta. Che tempismo! La mia naturale codardia mi spinse a posticipare il mio progetto e andare ad aprire. Era Lola, la escort che abitava sopra di me. Entrò senza che io le dicessi nulla. In fondo si sentiva di casa, qui da me. "Dammi da bere, Andre, che oggi sono veramente esausta!". Le offrii una birra ghiacciata. "Cliente esigente?" chiesi con un mezzo sorriso ironico. Lei sbuffò. "Di quelli che ti chiedono l'impossibile!". Mi sedetti di fianco a lei, lasciando scivolare distrattamente la mano su una sua coscia. Eravamo finiti a letto un bel po di volte, noi due, e devo dire che Big Jack aveva alquanto apprezzato la sua maestria. Un'ultima palpatina era quello che ci voleva!
"Lascia stare, non è il momento" mi disse sorridente mentre mi spostava la mano. Per Dio! oggi girava così. Tutti sorridenti nel mandarmi a cagare. Ma tanto sarebbe finita presto!
Lola gettò distrattamente lo sguardo verso la corda appoggiata al tavolino davanti a noi. "E quella cos'è? Hai finalmente deciso di toglierti dalle palle?" chiese sorridente. Ma il suo sorriso svanì non appena vide la mia espressione. Si accasciò sulla poltrona. "Non dirmi che anche tu hai deciso di gettare la spugna, eh?". Non risposi, ma continuai a bere la mia birra. "Soldi?" domandò infine. Sospirai. "Di questi tempi c'è una ragione migliore?" feci avvilito. "Di quanto sei sotto?". La sua voce era stanca, quasi quanto la mia. Le raccontai il tutto, più per gentilezza che per altro. "E' tutto così uno schifo!" disse alla fine, avvicinandosi e abbracciandomi. Poi si alzò, prese la sua borsa e, senza dire nulla, mi allungò un fascio di banconote. Fischiai dopo averle contate. Millecinquecento bigliettoni! "Non posso, Lola, davvero. Ti ringrazio ma non posso!". Con la mano fece un veloce gesto per tacciarmi. "E poi dopo chi mi scopa quando ne ho veramente bisogno?". Era una frase d'effetto, ma dietro si celava del vero affetto. "E' quello che mi ha dato il bastardo di oggi. Gli piaceva farsi pisciare addosso, al porco!". Sghignazzai divertito scuotendo il capo. "Sono tanti soldi, Lola. Veramente, non posso accettarli!". Mi si sedette sulle gambe. "Ne hai più bisogno tu di me, Andrea. Senza di te, come dire, mi sentirei un po più sola. Quando sono incasinata, incazzata o depressa, so che posso venire qui da te e sfogarmi, rilassarmi, trovare un rifugio. Fidati, questi sono soldi sporchi e se servissero ad aiutare un amico, beh, sarebbero molto meno sporchi!". Mi baciò delicatamente, prima di alzarsi. Cristo, avevo quasi le lacrime agli occhi. Poi d'improvviso sorrise. "E poi, se mai un giorno mi venissero le strane voglie di quel tipo, potrei sempre contare sul credito che ho su di te!". Mi fece l'occhiolino. "A tua disposizione, mia padrona!". Risposi facendole una riverenza. Lola se ne andò, lasciandomi quel gruzzolo di soldi in mano.
La vita alle volte era davvero sorprendente, pensai ancora sorpreso da quel che era appena capitato. C'è gente che non ha nemmeno un euro per mangiare, mentre altri che si possono permettere millecinquecento euro per farsi pisciare addosso da una puttana. Il mondo stava proprio andando a gambe all'aria!
Decisi di scendere giù al bar di Stefano, per vedere che aria tirasse. Tanto la corda sarebbe stata lì anche al mio ritorno! Nel locale non c'era ancora molta gente. I soliti perdigiorno del pomeriggio, rifiuti umani come me. Mi appoggiai al bancone e ordinai una Guinness. Dopo poco entrò Sergio. "Dio, che giornata di merda!" esordì mentre ordinava il solito bicchiere di whisky. "Puoi ben dirlo, ragazzo!" risposi a labbra serrate. "Che ti è successo, Lagrein?" domandò incuriosito. Sergio era uno di quei classici venditori che non si faceva mai gli affari suoi. Voleva sempre sapere tutto di tutti. Così lo accontentai e gli raccontai tutto. Anche della mia decisione finale. Alla fine si ordinò un altro whisky. "Non saresti né il primo né l'ultimo. Ho conosciuto due tizi che alla fine non hanno più retto. Sono crollati e l'hanno fatta finita. Una vigliaccata, secondo me. Anche perché hanno lasciato le famiglie con il culo per terra!". Sospirai. "Se è per questo io non ho proprio nessuno. Nessuno sentirebbe la mia mancanza!". Mi guardò serio in volto. "E' qui che ti sbagli, vecchio figlio di puttana! Prendi me, per esempio. Con chi cazzo finirei sbronzo marcio alle tre del mattino se tu non ci sei più? Con chi potrei fare l'alba parlando di politica, se decidi farla finita? Forse a te non sembra, ma mancheresti a un bel po di persone da queste parti!". Mi diede una violenta pacca sulla schiena. Poi, dalla giacca, tirò fuori una busta bianca. "Ecco, prendi. Ci sono mille verdoni qui dentro!". Si avvicinò con fare furtivo e iniziò a sussurrare. "E' una mazzetta per uno del comune che deve chiudere un occhio su certe cosucce della mia azienda. Beh, il bastardo può aspettare la sua stecca ancora un po!". Mi fece l'occhiolino con fare cospiratorio. Abbozzai una protesta, ma lui mi fermò immediatamente. "Sta zitto, prendi il grano e non rompere i coglioni! Sistema quel che devi sistemare, che poi ci becchiamo qui questa sera per una sbronza colossale!". Scoppiando a ridere si alzò e se ne andò, lasciandomi lì solo, ancora incredulo su quel che stava capitando quel giorno.
Era ora di rincasare. Fra non molto si sarebbe presentato il padrone di casa. E io ero ancora sotto di cinquecento euro! Ma sapevo che lei era ancora lì, ad attendermi, con la sua promessa di pace finale. Idea malsana! Camminavo lentamente. In fondo non c'era fretta. O forse volevo solo ritardare il più possibile l'inevitabile. Con l'animo gonfio di malinconia entrai nel portone. Iniziai a salire le scale. Giunto al secondo piano vidi la porta di un appartamento aprirsi. Lo conoscevo bene, quell'appartamento. Ci abitava Samara, un trans che stava due piani sotto di me. Appena mi vide, mi fece cenno di entrare. "Fammi un po di compagnia!" mi disse con il suo marcato accento portoghese. "Non ho molto tempo, Sam. Fra poco avrò visite!". E in breve le raccontai tutta la storia. Samara era un'amica. Quante serate avevamo passato insieme sul divano, parlando e bevendo, confidandoci e sbronzandoci. Un paio di volte ci aveva pure provato, ma lei, da quel punto di vista, non faceva al caso mio. Big Jack amava essere l'unico al centro dell'attenzione! "E' stato mio cliente, sai?" disse quasi con noncuranza. "Chi? Il padrone di casa?" domandai incredulo. "Certo! E' venuto un paio di volte. Gli piace succhiare!". Mi fece l'occhiolino. Scoppiai a ridere. Mister gessato inginocchiato fra le gambe di un trans! Era proprio vero che tutti noi avevamo i nostri lati oscuri! Samara mi fece cenno di aspettarla. Andò in camera da letto e tornò quasi immediatamente. "Ecco, tieni!". Mi porse una banconota da cinquecento euro. "E questo cosa significa?" domandai. Si sedette di fianco a me. "E' quello che ti manca per chiudere i conti. Prendili. Sono di un tizio che mi ha pagata oggi, quando è venuto con la moglie. A lui piaceva guardare mentre mi scopavo la signora. Vai tu a capirle, certe persone!". "Scusa, lui ti guardava mentre gli fottevi la moglie?" chiesi quasi a bocca aperta. Samara sorrise divertita. "Oh sì, e se lo menava pure, se è per questo. Lei era una gran vacca. Gli è proprio piaciuto il mio uccello. Mi ha proprio prosciugata!". Scoppiò in una grossa risata. Io invece stentavo a credere a ciò che stavo udendo. Pagare per osservare la propria moglie scopata da un altro!
E fu così che rientrai a casa con i soldi necessari per pagare gli arretrati. Lei era ancora lì, ferma, immobile. Mi sedetti davanti a lei. Presi una birra e mi accesi una sigaretta. La fissai. L'idea malsana strisciava ancora nei meandri della mia mente. Ma era pur vero che quella giornata mi aveva lasciato anche qualcos'altro. Una puttana, un faccendiere e un trans, senza che io chiedessi nulla, erano giunti in mio soccorso. Relitti e reietti che in caso di bisogno, però, erano pronti a tendere la mano in un gesto di solidarietà. Ironia della sorte, vizzi e peccati altrui erano giunti in mio soccorso. La vita era ben strana e forse sarebbe valsa la pena viverla ancora un po. In fondo la speranza non era ancora morta!
Presi la corda e la gettai nella spazzatura, fra lattine di birra vuote e mozziconi di sigarette. Mi sedetti sul divano e scoppiai a ridere. Mister gessato, succhiatore per diletto, educato e pacato come al solito, sarebbe arrivato di lì a poco. I soldi erano lì ad attenderlo. Era l'aiuto della mia gente, paria come me.
L'idea malsana avrebbe dovuto attendere!

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