lunedì 1 settembre 2014

MI PARLAVA DI AMORE. LE OFFRII UN JACK DANIEL'S di Andrea Lagrein



Mi alzai dal letto. La bottiglia di vino bianco sul tavolo era ancora fresca. Non ci pensai due volte. L'afferrai e tracannai quel che ne rimaneva. Dalla finestra aperta per l'afa estiva provenivano i rumori del traffico notturno. Mi accesi una sigaretta e mi affacciai a osservare lo spettacolo che mi offriva viale Certosa a quell'ora di notte. Desolazione metropolitana!
Sabrina era stesa fra le lenzuola. La guardai furtivamente. Si stiracchiò le braccia mentre allungava le gambe. Donna affascinante, non c'era che dire! Si sollevò sui gomiti e mi sorrise. "Sai che ti dico? Quasi quasi mi trasferisco qui da te!". Inarcai le sopracciglia. Un'esclamazione del genere meritava una bella birra fresca. L'afferrai velocemente dal frigor. Certi momenti andavano affrontati seriamente!
"Dici sul serio?". Feci un ampio gesto con il braccio, indicando lo squallido buco in cui abitavo. "Gesù, Big Jack deve essere stato superlativo per spingerti a desiderare questo immondezzaio!". Sabrina sorrise divertita. "E dai, non è una scopata, seppur superlativa, che può spingermi a prendere una decisione del genere!". Rabbrividii. Sarebbe stato meglio che la causa di tutto fosse stato Big Jack!
Si sollevò e si voltò sulla pancia, facendomi segno con l'indice di avvicinarmi. Il suo sguardo era malizioso e io, a quegli sguardi, non sapevo proprio resistere. Pochi passi e mi ritrovai in piedi di fronte a lei, completamente nudo. Sabrina si sollevò appena, iniziando a baciare delicatamente Big Jack. Interessante divagazione dal tema principale!
La cosa si fece ancor più interessante quando iniziò a succhiare avidamente. Tentai una mossa da grande equilibrista. Cercai di scolarmi nel mentre la mia birra. Non male, davvero non male l'esperimento!
Quando Sabrina terminò quel bacio della buona notte, le gambe mi tremavano all'inverosimile. Cazzo, si vedeva che stavo invecchiando! "Dunque? Non ti piacerebbe addormentarti e svegliarti con questo trattamento?". Le sue labbra, increspate da un sorriso malizioso, erano ancora umide del mio piacere. Sogghignai. "Cos'è? Una sorta di promessa nuziale?". Sabrina scoppiò a ridere. "Ho detto che mi voglio trasferire da te, mica sposarti!". Tirai un sospiro di sollievo. Era già qualcosa!
"Dimmi un po, ma perché vorresti trasferirti in questo letamaio? Hai un bell'appartamento quasi in centro, un buon lavoro, degli amici, un'auto e una splendida collezione di scarpe che, detto per inciso, qui non ci entrerebbe manco pregando in cinese. Non è meglio che tu te ne stia a casa tua e di tanto in tanto passi di qui a trovarmi?". Quanto meno ci provai, anche se ero già scettico in partenza sul risultato. "Hai ragione!" sospirò. La speranza si riaccese in me. Ma fu immediatamente castrata!
"Il fatto, però, è che con te sto veramente bene. Parliamo di arte, filosofia, beviamo buon vino e scopiamo divinamente. Il tuo disincanto mi eccita, è una sfida per me. Mi piace il tuo essere così lontano dalle convenzioni e dalle regole del buon vivere. Sarà forse che le ho subite per così lungo tempo, che adesso amo essere selvaggia, randagia, un po come vivi tu". Rimase per un po in silenzio. Poi.........la botta finale. "Mi sa che mi sono innamorata di te!".
Cristo, ecco il momento a cui non volevo arrivare! Sabrina ed io ci stavamo frequentando da un paio di mesi. Donna notevole. Laureata in storia dell'arte, aveva avuto il merito fra l'altro di farmi scoprire Basquiat, fare una Parmigiana notevole, oltre al fatto che il suo smorza candela era da dieci e lode. Ma l 'amore era tutt'altra cosa. Almeno per me!
"La cosa ti spaventa?". Era d'un tratto divenuta seria. Se la cosa mi spaventava? Cristo santo, mi terrorizzava all'inverosimile. Antiche reminiscenze del passato! "Beh, a dirtela tutta, non son bravo con ste cose!". Dovevo prendere tempo, pensare, riflettere. Elaborare insomma una strategia di fuga! "Con cosa? Con l'amore?". Mi stava mettendo all'angolo. Ero praticamente fottuto!
Andai alla credenza. A pensarci bene rimanere sobrio non era una grande idea. Presi due bicchierini e una bottiglia di Jack Daniel's. La mia antica cavalleria prese il sopravvento. Servii prima lei! Afferrai una sedia e mi misi di fronte a lei, sorseggiando il mio whisky mentre la osservavo.
Perché? Perché avevo così paura? Lei era perfetta, insieme formavamo una coppia notevole. Amava divertirsi, sbronzarsi insieme, scopare come un'indemoniata. Era intelligente, profonda, stimolante. E allora perché? Perché no? I fantasmi del mio precedente matrimonio tornavano ad agitarsi minacciosi.
"Ascoltami!" iniziai con il tono più pacato possibile. "Sono un relitto, un fallito, uno che fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Il domani per me non esiste. Esiste solo il presente. E il presente è fatto solo di questo merdosissimo monolocale in uno stabile di battone e trans, spacciatori e drogati, disoccupati e cerebrolesi. Sono un cumulo di macerie, distrutto da una relazione che mi ha ucciso l'anima. Mi chiedi se ho paura dell'amore? Cristo, me la faccio addosso al solo pensiero, ecco la verità. Sono un fuggiasco. Fuggo dal genere umano. Fuggo perché sono stato ferito, ferito a morte. Non sono un eroe, tutt'altro. E non ho mai preteso di esserlo. Sono solo un codardo che tira a campare, sbronzandosi e andando a troie. E scappando da donne che mi pongono le tue stesse domande. Semplicemente non sono pronto!". Avevo parlato tutto d'un fiato. Perciò mi feci un altro bicchiere di Jack!
Sabrina mi guardava. Il suo sguardo sembrava compassionevole. "Capisco!" fu l'unica cosa che riuscì a dire. Posò il suo bicchiere sul comodino e si alzò. Iniziò a vestirsi. La osservai. Ennesima occasione perduta!
"Solo una cosa!" disse quasi in un sussurro, fissandomi con quei suoi occhi così profondi. "Le macerie si possono sempre ricostruire. Si può sempre ripartire. Sempre! Basta solo volerlo. E volere che le macerie non diventino una scusa, una scorciatoia. Fuggire non porta mai a nulla!". Sollevai il bicchiere in una sorta di brindisi. Si voltò e se ne andò.
Mi accesi una sigaretta e tornai a guardare fuori dalla finestra. La vita continuava a correre, come l'auto di Sabrina che veloce si allontanava da me. In fondo tutto questo, prima o poi, avrebbe dovuto finire. Solo che non avevo le palle per prendere in mano la situazione. Fuggire era semplicemente più facile. E io continuai a fuggire.
Passando il resto della notte a bere Jack Daniel's!

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