lunedì 1 settembre 2014

SOGNO DI RABBIA E AMORE DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE di Elsie R Stone




Non mi sentivo a mio agio, ero tesa, nervosa, e il caldo umido di quella serata così particolare rendeva tutto più faticoso. Lui se ne stava seduto sul divano e faceva finta di interessarsi ad un film orribile.
“Hai intenzione di snobbarmi tutta la sera?” gli chiesi.
Silenzio, straziante che urtò ancor di più i miei nervi. Attesi ancora, cercando di mantenere un self control che non avevo, contai fino a dieci, lentamente, controllai il respiro mentre la mia rabbia scalpitava nel mio stomaco come un mostro.
Nulla.
Mi alzai di scatto, mi voltai e a passi decisi mi incamminai verso la porta. Il sangue oscurò i miei pensieri, e la voglia di gridare mi strozzò la gola. Ero così concentrata nella mia follia che non mi accorsi che lui era dietro di me, mi raggiunse e le sue braccia mi afferrarono con violenza. Gridai quando le sue dita affondarono nella mia carne segnandola con le unghie.
“Tu non vai da nessuna parte”.
“Lasciami andare!”.
Mi attirò a sé e mi bacio con violenza, mordendomi le labbra che sanguinarono all’istante, e senza mollare la sua presa d’acciaio, mi strappò i vestiti da dosso. Tentai di liberarmi, inutilmente e quando la sua mano si intrufolò tra le mie gambe e cominciò a torturarmi avidamente, mi arresi.
“Sei capricciosa e troppo impulsiva, so io di cosa hai bisogno, so io come farti calmare”.
Finì di denudarmi, mi prese per le spalle e senza delicatezza mi fece girare.
“Appoggia le mani alla finestra, deve vederti tutta la città mentre ti scopo”.
Ero già fradicia nell’udire quelle parole torbide, cariche di sesso sporco, e come una gatta in calore feci come mi disse.
Mi penetrò di colpo, mi tirò i capelli, si aggrappò ad essi e mi scopò come la peggiore delle puttane, con dolore mescolato al piacere, dilaniando il mio ventre, facendomi urlare come non avevo mai urlato prima.
L’orgasmo ci raggiunse dopo pochi minuti, lui crollò sopra la mia schiena e mi abbracciò, stringendomi a lui anche per sorreggermi.
“Non farlo mai più!”.
Ci stendemmo a terra e io appoggiai la testa sul suo petto, dove mi sentii al sicuro, coccolata e immensamente amata.

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