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Un Everest tutto profumato
Finisco
di bere la mia Keglevich dry, mi lecco le labbra soddisfatto e poso il
bicchiere sul tavolino di palissandro che ho di fronte. Scendo dal
divano e mi tiro in piedi stiracchiando la schiena. Ho fame e non gliela
faccio più a stare seduto nel tuo soggiorno pieno di vetrine. Decido
quindi di venire a cercarti in cucina. Voglio sapere a che punto è la
preparazione del pranzo.
Infilo il corridoio camminando leggero come
una piuma e mi fermo davanti a una porta che si trova alla mia destra.
Lancio lo sguardo oltre i battenti spalancati. Ti vedo. Sei intenta a
controllare l’arrosto nel forno china sulle ginocchia e agghindata nella
tua mise più casalinga: tubino corto e scollato grigio acciaio, calze a
rete nere e decolleté in vernice tacco dodici dello stesso colore delle
calze. Mi dai le spalle. Non ti sei perciò accorta del mio arrivo
silenzioso.
Decido allora di mettere in atto una delle mascalzonate più coreografiche
del Cattivo Tenente. Varco così la soglia della cucina e m’irrigidisco
sull’attenti battendo i talloni all’impazzata. Tu hai un sobbalzo e
scatti in piedi velocissima. Ti giri quindi verso di me puntando i tuoi
occhi nei miei.
- Canaglia – sussurri.
Io ti regalo un’ombra di
sorriso. Poi, guizzante e rapido, mi spalmo sul tuo corpo e t’arruffo i
lunghi capelli rossi. Settanta euro di parrucchiere andati in fumo in un
colpo solo.
- Sei proprio un sorcio! – esclami.
Mi scollo da te
e indietreggio d’un passo. Alzo gl’occhi. Ti fisso. Abbarbicata su quel
paio di scarpe oltrepassi ampiamente il metro e ottanta d’altezza.
- Cazzo – dico – sei un Everest profumato tutto da scalare.
Ridi.
- Davvero?
- Sì.
Torno quindi alla carica e m’inerpico su di te in cerca di baci appassionati.
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