giovedì 5 dicembre 2013

IL TRADIMENTO ( Cahiers del tempo che fu ) di Andrea Lagrein




Salii le scale rapidamente. Avevo finito le sigarette. Ne avevo un pacchetto nuovo nella giacca che avevo lasciato al piano di sopra. La festa era iniziata da un paio di ore. Più di cinquanta persone, alcool in quantità, musica a tutto volume nell'ampia taverna della villetta dei genitori della festeggiata. Giunto davanti alla porta di ingresso dell'appartamento feci per aprirla ma qualcuno mi anticipò e la spalancò dall'interno. Colto di sorpresa mi bloccai di soprassalto. Lei mi guardò stupita. Ma poi si sciolse in un'allegra risata. “Faccio così paura?” mi chiese divertita. Il suo sguardo divenne malizioso. Sorrisi anch'io. “Direi proprio di no. Tutt'altro!”. Ci presentammo. Soliti convenevoli, solite frasi banali. Le nostre mani però non si lasciavano. Non era bella, ma possedeva un innato fascino e una spiccata sensualità che mi conquistarono all'istante. Lisci capelli castani dal taglio molto corto, occhi scuri di una sorprendente profondità, volto asciutto, labbra rosse e avvenenti, sensuali ed erotiche nella piega che sapevano prendere, due seni generosi, ventre asciutto, fianchi e cosce molto femminili. Indossava abiti sciatti, di pessima fattura, ma portati con una sensualità tutta sua. No, non era bella, anzi, direi quasi che era bruttina, ma ai miei occhi sprizzava erotismo da tutti i pori!
Si avvicinò ulteriormente. Ignorai l'urlo di avvertimento che riecheggiava nella mia mente. Mi passò il braccio dietro il collo, affondando le dita della mano fra i capelli, spingendo il suo corpo sul mio e guardandomi con quei suoi occhi colmi di desiderio. Laura era di sotto insieme a tutti gli altri. La festa era al culmine. Risate, urla di divertimento, rumore di bottiglie di birra, brindisi improvvisati, musica. Ma per me erano solo lontani echi. Mi piegai leggermente verso il suo viso. Le nostre labbra si incontrarono in un tacito bacio. Dapprima quasi timido, poi sempre più ardente, fino a divenire infuocato e appassionato. Le afferrai una coscia, con selvaggia brutalità, la sollevai e la portai a cingere il mio fianco. Mi conficcò le unghie nella schiena. “Ti voglio, ti voglio!” sussurrò al mio orecchio. “Mi fai impazzire. Non sai quanto ti voglio!” ripeteva sinuosa. Avevo l'uccello teso e duro da far male. “Vieni con me” mi disse con fare perentorio, non ammettendo repliche. Mi condusse in casa, si diresse verso una camera da letto, chiuse la porta e spense la luce. Non persi tempo e presi subito l'iniziativa. La schiacciai con tutto il mio peso alla parete. La inchiodai a quella parete! A quel punto non mi importò più di nulla, ma solo del suo corpo e della mia voglia. Non mi preoccupai nemmeno di venire eventualmente scoperto del tanto ormai ero soggiogato. Volevo che sentisse tutta la mia erezione. Cazzo, la volevo crocifiggere a quella parete! Baciavo, leccavo, mordevo, mentre le mie dita graffiavano, afferravano, affondavano in tutto il suo corpo. E lei baciava, leccava, mordeva, mentre le sue mani accarezzavano, stringevano, scivolavano su tutto il mio corpo. La saliva colava dalle nostre labbra, il sudore copriva i nostri corpi, l'afrore di sesso avvolgeva le nostre voglie. E tutto precipitò in un delirio sconnesso.

Odore di fica. Caldo. Sudore. Puzza. Puzza di corpi in calore. Ansimi. Gemiti. La mia mano nei suoi slip. Umido. Bagnato. Profumo di vulva eccitata. Le sue dita sul mio cazzo. Duro. Grosso. Aroma di sperma. Mi inginocchio. La voglio. Voglio i suoi umori sulle labbra. Inginocchiato fra le sue gambe. Oh si', dai, leccamela, dai, fammi godere. I peli. Tanti. Scuri. Le mie labbra. La mia lingua. Lecco. Succhio. Bevo. Geme. Freme. Gode. Le tremano le gambe. Caldo. Sudore. Puzza. Puzza di piscio. Puzza di orgasmo. Lecco. Lecco. Lecco. Le sue dita. I miei capelli. Spinge. Spinge. Spinge più forte. Annaspo. Non respiro. Soffoco. E lei spinge sempre più forte. Le sue cosce. Le mie guance. Sudore. Saliva. Umore vaginale. Bagnato. Sommerso. Immerso. Non ti fermare, cazzo, così così, dai che vengo, vengo, vengo. Puzza di fica. Puzza di piscio. Puzza di godimento. E gode, gode, gode. E io bevo, bevo, bevo. Oh Cristo, da quanto non godevo così. Mi guarda. Mi fissa. Beata. Felice. Ha goduto. E' soddisfatta. No. Sbaglio. Non ancora. Mi scruta. Mi osserva. Mi solleva. Scopami. Voglio sentire tutto il tuo cazzo dentro di me. Riempimi. Riempimi tutta. Fottimi come non hai mai fottuto prima d'ora. Le sue dita. Il mio uccello. Nella sua mano. Nudi. La festa. Laura. Ignara. Ignara di tutto. Di un bastardo traditore. Di uno stronzo che le sta accanto. No. Non le sta accanto. Sta di sopra. Con un'altra. La monta. La fotte. La chiava. Con potenza. Con prepotenza. Fica bagnata. Fica grondante. Fica aperta. Mi aspetta. Non aspetta altro. E io la penetro. Entro. Di forza. Non aspetto altro. Le mie dita. Sul suo culo. Le sue unghie. Nella mia pelle. I miei denti. Sui suoi capezzoli. Le sue cosce. Sui miei fianchi. Il mio cazzo. Nella sua figa. Pompa. Pompa. Pompa. I corpi scivolano. L'uno sull'altro. Sudore. Caldo. Puzza. Puzza di uccello. Puzza di fica. Puzza di sesso. Puzza di tradimento. Oh sì, dai. Quanto mi fai impazzire. Quanto godo. Scopami. Scopami. Scopami. Urla. Freme. Grida. E se passasse qualcuno? Laura. Ma chi se ne frega. Nulla ha più senso. Tutto ha un senso. E io scopo, scopo, scopo. Le sue labbra aperte. I suoi occhi chiusi. Il suo bacino fremente. Il suo corpo frenetico. Lei urla. Io urlo. Lei grida e gode. Io grido e godo. Orgasmo. Appagamento. Esausti. Odore di fica. Odore di cazzo. Odore di sesso. Odore di tradimento.

Mi baciò con delicatezza le labbra. Mi sorrise. I suoi occhi brillavano di appagamento. Poi portò l'indice alle labbra. “Non dire niente. Ho avuto quel che cercavo. Torna pure dalla tua bella bimba, non farti menate. Ma se vuoi, sappi che io sarò qui!”. Mi diede un ultimo, caldo, appassionato bacio.
Scesi le scale, ancora tremante. La malinconica e rockeggiante voce della Joplin in Kozmic Blues accolse il mio rientro fra gli amici festanti. I miei occhi cercarono immediatamente Laura, che stava parlando e ridendo insieme ad altre persone. Ignara di tutto! Ignara del traditore che aveva a fianco!

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