martedì 3 dicembre 2013

LA VECCHIA BALDRACCA di Andrea Lagrein




Milano è una puttana, sempre pronta a concedersi al miglior offerente. Solo che oggi, gli offerenti, sono altrove, fra le giovani cosce delle nuove ninfe ammiccanti.
Esco di casa e ne percorro strade, vicoli e marciapiedi. Ne fiuto l'odore, ne palpo la consistenza. Sangue e merda, oro e seta. Un clochard all'angolo mendica miseria, supplica speranza, nell'indifferenza di chi va e di chi viene perso nei propri pensieri. Dall'altro lato della strada un luccicante negozio mercanteggia la propria ricchezza al richiamo di sogni proibiti. Ma questa è Milano con le sue luci e le sue ombre.
Indosso ancora l'odore del tuo corpo, del tuo sesso, delle tue voglie, venute da lontano, venute dal nord, che già tu mi chiedi di uscire dalle lenzuola per accompagnarti a conoscere la capitale di mode e tendenze buone solo per copertine patinate. Ma questa non è Milano, ne è solo un'immagine sbiadita.
Perché Milano è una vecchia baldracca, ricoperta di paillettes e lustrini, sotto i cui veli cela le rughe e le inclemenze del tempo. Un ubriaco piscia sul muro di un vecchio palazzo, segnato dagli anni e dagli istinti artistici di mediocri graffitari. E nel contempo ti offro una birra, perché è tutto ciò che posso, che per lo champagne ti devi infilare nel letto di qualcun altro.
Milano ha il fascino volgare di ricchezza ostentata, di promesse mai mantenute, di sogni irraggiungibili. Ammicca con sguardo malizioso dalle sue vetrine dorate, per celare le sue periferie malfamate. Ammalia lo sguardo con il suo ancheggiare sinuoso, per condurti poi in anfratti maleodoranti al frusciar di banconote.
Tu mi guardi e non comprendi. Ti prendo per mano. Vieni, vieni con me nelle tenebre di questa serata. Dietro la facciata dei daiquiri e pina colada, luci al neon e musica sofisticata, si snoda e si trascina un'umanità di cui Vogue si guarda bene da illustrare, perché non fa copertina, non fa notizia, non fa sognare. Anche questa è Milano. Soprattutto questa è Milano.
Mi hai spogliato e hai goduto. Mi hai sussurrato all'orecchio tutta la tua lascivia e hai urlato tutto il tuo piacere. Tu, che sei giunta da lontano inseguendo un sogno che non esiste. E te ne rendi conto solo ora, osservando questa mediocre sfilata di mignotte in doppio petto e battone dal tacco dodici. Visi vuoti, spenti volti, nonostante le luci dell'effimero, nonostante un palcoscenico in cui inscenare per poche ore l'allegra commedia della felicità, fra spritz e sushi bar misti a fame e miseria di chi è sporco di smog.
Milano arranca, affaticata, infreddolita, sconfitta, piena di umidità e fatiscenza. Eppure, proprio come una puttana all'alba, sfatta e abusata, cerca ancora l'ultimo cliente per dar senso al proprio incedere. E all'alba, avvolti dalla nebbia, ti riaccompagno alla stazione. Non aspetto il vagone che parte. Ti riporterà da dove sei venuta, delusa e disillusa, mentre io tornerò al mio letto, nel caldo abbraccio della mia puttana. Perché io sarò il suo ultimo cliente.
Milano vive, muore, gode e piange giorno dopo giorno, fra la nebbia e l'afa soffocante, sotto la pioggia ed un sole rovente. Milano e' una troia e forse, proprio per questo, la amo con tutto me stesso!

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