mercoledì 18 dicembre 2013

LA MIA NANA' di Andrea Lagrein




Anna si rimirava allo specchio, visibilmente compiaciuta, completamente nuda, mentre con un dito si sfiorava un piccolo neo che aveva su un fianco. Si mise di profilo, si contemplò, si ammirò e infine, soddisfatta, godette della vista di sé. Si voltò a guardarmi, sorridente. Fianchi ben torniti, capelli corvini, lunghi fino alla vita, tette perfette, cosce rigogliose, culo pieno e sodo, occhi azzurri, labbra turgide. Non faticavo a credere che molti uomini si fossero rovinati per lei!
"Ancora non capisco cosa io ci faccia qui!" mi disse quasi con noncuranza, quasi che io non fossi presente, quasi non volesse essere un'offesa ma una semplice constatazione. Mi guardai attorno. Cristo, come darle torto?
Mi alzai dal letto e mi diressi verso la cucina. Pochi passi, beninteso, che il tutto era racchiuso in un unico locale. Soggiorno, camera da letto, cucina a vista. Monolocale in affitto, uno degli ultimi caseggiati di via Ripamonti, termine ultimo della periferia milanese prima che iniziassero campi incolti e svincoli autostradali.
Mi aprii una birra, mi appoggiai al lavello e la guardai. Ero completamente nudo. "Sono appena tornata da Parigi. Hotel cinque stelle extra lusso. Ha pagato tutto lui, ovviamente. Il mio notaio. Figurati che si è portato dietro anche la moglie! Questa volta non poteva lasciarla a casa, mi ha detto. Come se a me cambiasse qualcosa!". E tornò a fissarsi allo specchio.
Sogghignai. "Ed eravate tutti e tre nella stessa stanza?". Non so perché, ma la scena mi divertiva. Lei mi guardò senza afferrare l'ironia. "Ma certo che no! Sei impazzito? La moglie non sa nulla di noi due. Avevamo stanze separate. E ogni tanto lui veniva a farmi visita!". Gesù! Sarai pure uno schianto, bambola, ma quanto a perspicacia stai messa maluccio!
"Già, certo, che stupido che sono! E così, una sveltina prima dell'aperitivo con la moglie, giusto? E poi tu a fare shopping sugli Champs a spese sue, dico bene?". Mi sorrise soddisfatta. "Hai detto bene!" rispose avvicinandosi lentamente.
Anna era così. Prendere o lasciare! Faceva del suo corpo un arma di sopravvivenza. In effetti la sua bellezza era sconvolgente, travolgente, da far ammattire anche il più sano di mente. Molti uomini si erano rovinati per lei. Matrimoni mandati a puttane, fortune dilapidate, vite distrutte. Tutto per rincorrere il sogno e la speranza di averla tutta per se. Speranza vana! Anna non era una preda facile. Lei non chiedeva, non aveva un tariffario. Lei sceglieva in base alla convenienza. Un bell'appartamento, un'auto sportiva, un viaggio a cinque stelle, abiti da tre zeri. Si concedeva a chi le concedeva. E chi le concedeva di più, magari, aveva in premio un po più di tempo. Ma Anna concedeva solo il suo corpo che il resto, per lei, non esisteva. Anna amava solo una persona. Se stessa. E di questo non ne ero neanche gran che sicuro.
"E allora perché sei qui?" le domandai quasi in tono di sfida. Non avevo nulla da perdere. Pertanto non avevo nulla da rischiare! Mi appoggiò le mani sul petto. I suoi occhi scintillavano. Le sue labbra sorridevano appena. I suoi capezzoli erano turgidi. Abbassò lo sguardo. Scoppiai a ridere. "Ah beh, ti capisco! Parigi o non Parigi, a Big Jack è difficile resistere!". Le feci l'occhiolino. Tanto.....non avevo nulla da perdere!
Scivolò inginocchiandosi fra le mie gambe. I suoi occhi mi fissavano. Le sue labbra iniziarono a sfiorarmi il glande. Big Jack si mise subito sull'attenti. Le infilai una mano fra i capelli. Sentivo il suo respiro sulla pelle tesa. E intanto i suoi occhi continuavano a fissarmi.
Anna era così. Prendere o lasciare! Decideva lei. Il quando, il come e il dove. Il quanto invece, con me, non aveva senso. Semplicemente perché non avevo nulla da offrirle. O quasi! Sostenni il suo sguardo e tornai a sorseggiare la birra che avevo aperto. Io non ero come uno dei tanti che si era rovinato, o che era pronto a rovinarsi, per lei. Non lo ero non perché fossi speciale, semplicemente perché non ne avevo i mezzi. Altrimenti mi sarei accodato alla schiera!
Era figlia di un lattoniere e di una donna delle pulizie. E di quel mondo, lei, non ne voleva più sapere. Aveva tentato con la televisione. Scopandosi qualche impresario era riuscita ad avere qualche fugace apparizione. Ma nulla di che. Già tutto dimenticato. Ben presto però scoprì il lato debole degli uomini, degli uomini ricchi, degli uomini di potere. E iniziò a sfruttarlo alla perfezione. Talmente bene che ora si poteva permettere un grande appartamento in centro a Milano, un paio di auto costosissime e boutique sempre aperte e disponibili nei suoi confronti. I genitori, senza rimpianti, se li era dimenticati!
Glielo cacciai tutto in bocca. Così, tanto per ribadire una puerile superiorità maschile che non esisteva. Lei non fece una piega e mi spompinò a dovere. Talmente a dovere che alla fine rimasi senza fiato! Quindi si rialzò, si rivestì e con tutta naturalezza mi disse "Devo andare dal parrucchiere. Questa sera mi passa a prendere un pezzo grosso della finanza. Cena con i suoi amici e poi sicuramente vorrà il dolce da me!". Mi sorrise maliziosa. "Sai com'è! Mi piacerebbe tanto avere una bella casettina a Cortina. Adoro la neve in inverno!". Mi accarezzò una guancia. "Beh, nel qual caso ricordati di me. A Big Jack non dispiacerebbe darti una ripassata davanti a un bel camino scoppiettante!". Mi schiaffeggiò scherzosamente. "Stronzo!". E questo fu il suo commiato prima di uscire da casa mia.
Mi distesi nuovamente nel letto. Effettivamente facevo fatica a capire. Capire il perché saltuariamente una così venisse da me. Forse, io, ero la sua nemesi. Forse aveva bisogno, ogni tanto, di tornare a sentire la puzza da dove proveniva, da dove era stata concepita, da dove era fuggita. Una sorta di ritorno alle origini.
Non che me ne fregasse gran che. Me la scopavo, ed era una gran scopata. Tanto mi bastava. Sorrisi. Il mondo stava andando a puttane e di eroi ormai non ce n'erano più. Mi sentivo come una delle ultime cariatidi sopravvissute a un cataclisma totale. Ora regnavano loro, quelle e quelli come Anna, disincantati, senza poesia, pronti a tutto e con un nuovo fiammante Maserati sotto il culo. Il mio tempo era passato, senza nemmeno che me ne accorgessi!
Quella sera, in suo onore, decisi di rileggermi uno dei miei romanzi preferiti. Nanà di Zola. In fondo, a ben pensarci, Anna era proprio così. Esattamente la mia Nanà!

Dedicato a Martina Galvani, mai come in questo caso mio assoluto genio ispiratore!

Ringrazio Claudia Gizzi per la gentilezza nell'avermi concesso l'utilizzo di una sua foto.


Nessun commento:

Posta un commento