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IL TRADIMENTO ( Cahiers del tempo che fu ) di Andrea Lagrein
Salii
le scale rapidamente. Avevo finito le sigarette. Ne avevo un pacchetto
nuovo nella giacca che avevo lasciato al piano di sopra. La festa era
iniziata da un paio di ore. Più di cinquanta persone, alcool in
quantità, musica a tutto volume nell'ampia taverna della villetta dei
genitori della festeggiata. Giunto davanti alla porta di ingresso
dell'appartamento feci per aprirla ma qualcuno mi anticipò e la spalancò
dall'interno. Colto di sorpresa mi bloccai di soprassalto. Lei mi
guardò stupita. Ma poi si sciolse in un'allegra risata. “Faccio così
paura?” mi chiese divertita. Il suo sguardo divenne malizioso. Sorrisi
anch'io. “Direi proprio di no. Tutt'altro!”. Ci presentammo. Soliti
convenevoli, solite frasi banali. Le nostre mani però non si lasciavano.
Non era bella, ma possedeva un innato fascino e una spiccata sensualità
che mi conquistarono all'istante. Lisci capelli castani dal taglio
molto corto, occhi scuri di una sorprendente profondità, volto asciutto,
labbra rosse e avvenenti, sensuali ed erotiche nella piega che sapevano
prendere, due seni generosi, ventre asciutto, fianchi e cosce molto
femminili. Indossava abiti sciatti, di pessima fattura, ma portati con
una sensualità tutta sua. No, non era bella, anzi, direi quasi che era
bruttina, ma ai miei occhi sprizzava erotismo da tutti i pori!
Si
avvicinò ulteriormente. Ignorai l'urlo di avvertimento che riecheggiava
nella mia mente. Mi passò il braccio dietro il collo, affondando le dita
della mano fra i capelli, spingendo il suo corpo sul mio e guardandomi
con quei suoi occhi colmi di desiderio. Laura era di sotto insieme a
tutti gli altri. La festa era al culmine. Risate, urla di divertimento,
rumore di bottiglie di birra, brindisi improvvisati, musica. Ma per me
erano solo lontani echi. Mi piegai leggermente verso il suo viso. Le
nostre labbra si incontrarono in un tacito bacio. Dapprima quasi timido,
poi sempre più ardente, fino a divenire infuocato e appassionato. Le
afferrai una coscia, con selvaggia brutalità, la sollevai e la portai a
cingere il mio fianco. Mi conficcò le unghie nella schiena. “Ti voglio,
ti voglio!” sussurrò al mio orecchio. “Mi fai impazzire. Non sai quanto
ti voglio!” ripeteva sinuosa. Avevo l'uccello teso e duro da far male.
“Vieni con me” mi disse con fare perentorio, non ammettendo repliche. Mi
condusse in casa, si diresse verso una camera da letto, chiuse la porta
e spense la luce. Non persi tempo e presi subito l'iniziativa. La
schiacciai con tutto il mio peso alla parete. La inchiodai a quella
parete! A quel punto non mi importò più di nulla, ma solo del suo corpo e
della mia voglia. Non mi preoccupai nemmeno di venire eventualmente
scoperto del tanto ormai ero soggiogato. Volevo che sentisse tutta la
mia erezione. Cazzo, la volevo crocifiggere a quella parete! Baciavo,
leccavo, mordevo, mentre le mie dita graffiavano, afferravano,
affondavano in tutto il suo corpo. E lei baciava, leccava, mordeva,
mentre le sue mani accarezzavano, stringevano, scivolavano su tutto il
mio corpo. La saliva colava dalle nostre labbra, il sudore copriva i
nostri corpi, l'afrore di sesso avvolgeva le nostre voglie. E tutto
precipitò in un delirio sconnesso.
Odore di fica. Caldo.
Sudore. Puzza. Puzza di corpi in calore. Ansimi. Gemiti. La mia mano nei
suoi slip. Umido. Bagnato. Profumo di vulva eccitata. Le sue dita sul
mio cazzo. Duro. Grosso. Aroma di sperma. Mi inginocchio. La voglio.
Voglio i suoi umori sulle labbra. Inginocchiato fra le sue gambe. Oh
si', dai, leccamela, dai, fammi godere. I peli. Tanti. Scuri. Le mie
labbra. La mia lingua. Lecco. Succhio. Bevo. Geme. Freme. Gode. Le
tremano le gambe. Caldo. Sudore. Puzza. Puzza di piscio. Puzza di
orgasmo. Lecco. Lecco. Lecco. Le sue dita. I miei capelli. Spinge.
Spinge. Spinge più forte. Annaspo. Non respiro. Soffoco. E lei spinge
sempre più forte. Le sue cosce. Le mie guance. Sudore. Saliva. Umore
vaginale. Bagnato. Sommerso. Immerso. Non ti fermare, cazzo, così così,
dai che vengo, vengo, vengo. Puzza di fica. Puzza di piscio. Puzza di
godimento. E gode, gode, gode. E io bevo, bevo, bevo. Oh Cristo, da
quanto non godevo così. Mi guarda. Mi fissa. Beata. Felice. Ha goduto.
E' soddisfatta. No. Sbaglio. Non ancora. Mi scruta. Mi osserva. Mi
solleva. Scopami. Voglio sentire tutto il tuo cazzo dentro di me.
Riempimi. Riempimi tutta. Fottimi come non hai mai fottuto prima d'ora.
Le sue dita. Il mio uccello. Nella sua mano. Nudi. La festa. Laura.
Ignara. Ignara di tutto. Di un bastardo traditore. Di uno stronzo che le
sta accanto. No. Non le sta accanto. Sta di sopra. Con un'altra. La
monta. La fotte. La chiava. Con potenza. Con prepotenza. Fica bagnata.
Fica grondante. Fica aperta. Mi aspetta. Non aspetta altro. E io la
penetro. Entro. Di forza. Non aspetto altro. Le mie dita. Sul suo culo.
Le sue unghie. Nella mia pelle. I miei denti. Sui suoi capezzoli. Le sue
cosce. Sui miei fianchi. Il mio cazzo. Nella sua figa. Pompa. Pompa.
Pompa. I corpi scivolano. L'uno sull'altro. Sudore. Caldo. Puzza. Puzza
di uccello. Puzza di fica. Puzza di sesso. Puzza di tradimento. Oh sì,
dai. Quanto mi fai impazzire. Quanto godo. Scopami. Scopami. Scopami.
Urla. Freme. Grida. E se passasse qualcuno? Laura. Ma chi se ne frega.
Nulla ha più senso. Tutto ha un senso. E io scopo, scopo, scopo. Le sue
labbra aperte. I suoi occhi chiusi. Il suo bacino fremente. Il suo corpo
frenetico. Lei urla. Io urlo. Lei grida e gode. Io grido e godo.
Orgasmo. Appagamento. Esausti. Odore di fica. Odore di cazzo. Odore di
sesso. Odore di tradimento.
Mi baciò con delicatezza le labbra.
Mi sorrise. I suoi occhi brillavano di appagamento. Poi portò l'indice
alle labbra. “Non dire niente. Ho avuto quel che cercavo. Torna pure
dalla tua bella bimba, non farti menate. Ma se vuoi, sappi che io sarò
qui!”. Mi diede un ultimo, caldo, appassionato bacio.
Scesi le
scale, ancora tremante. La malinconica e rockeggiante voce della Joplin
in Kozmic Blues accolse il mio rientro fra gli amici festanti. I miei
occhi cercarono immediatamente Laura, che stava parlando e ridendo
insieme ad altre persone. Ignara di tutto! Ignara del traditore che
aveva a fianco!
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