***PAGINE DEGLI AUTORI ***
LA VECCHIA BALDRACCA di Andrea Lagrein
Milano
è una puttana, sempre pronta a concedersi al miglior offerente. Solo
che oggi, gli offerenti, sono altrove, fra le giovani cosce delle nuove
ninfe ammiccanti.
Esco di casa e ne percorro strade, vicoli e
marciapiedi. Ne fiuto l'odore, ne palpo la consistenza. Sangue e merda,
oro e seta. Un clochard all'angolo mendica miseria, supplica speranza,
nell'indifferenza di chi va e di chi viene perso nei propri pensieri.
Dall'altro lato della strada un luccicante negozio mercanteggia la
propria ricchezza al richiamo di sogni proibiti. Ma questa è Milano con
le sue luci e le sue ombre.
Indosso ancora l'odore del tuo corpo,
del tuo sesso, delle tue voglie, venute da lontano, venute dal nord, che
già tu mi chiedi di uscire dalle lenzuola per accompagnarti a conoscere
la capitale di mode e tendenze buone solo per copertine patinate. Ma
questa non è Milano, ne è solo un'immagine sbiadita.
Perché Milano è
una vecchia baldracca, ricoperta di paillettes e lustrini, sotto i cui
veli cela le rughe e le inclemenze del tempo. Un ubriaco piscia sul muro
di un vecchio palazzo, segnato dagli anni e dagli istinti artistici di
mediocri graffitari. E nel contempo ti offro una birra, perché è tutto
ciò che posso, che per lo champagne ti devi infilare nel letto di
qualcun altro.
Milano ha il fascino volgare di ricchezza ostentata,
di promesse mai mantenute, di sogni irraggiungibili. Ammicca con sguardo
malizioso dalle sue vetrine dorate, per celare le sue periferie
malfamate. Ammalia lo sguardo con il suo ancheggiare sinuoso, per
condurti poi in anfratti maleodoranti al frusciar di banconote.
Tu
mi guardi e non comprendi. Ti prendo per mano. Vieni, vieni con me nelle
tenebre di questa serata. Dietro la facciata dei daiquiri e pina
colada, luci al neon e musica sofisticata, si snoda e si trascina
un'umanità di cui Vogue si guarda bene da illustrare, perché non fa
copertina, non fa notizia, non fa sognare. Anche questa è Milano.
Soprattutto questa è Milano.
Mi hai spogliato e hai goduto. Mi hai
sussurrato all'orecchio tutta la tua lascivia e hai urlato tutto il tuo
piacere. Tu, che sei giunta da lontano inseguendo un sogno che non
esiste. E te ne rendi conto solo ora, osservando questa mediocre sfilata
di mignotte in doppio petto e battone dal tacco dodici. Visi vuoti,
spenti volti, nonostante le luci dell'effimero, nonostante un
palcoscenico in cui inscenare per poche ore l'allegra commedia della
felicità, fra spritz e sushi bar misti a fame e miseria di chi è sporco
di smog.
Milano arranca, affaticata, infreddolita, sconfitta, piena
di umidità e fatiscenza. Eppure, proprio come una puttana all'alba,
sfatta e abusata, cerca ancora l'ultimo cliente per dar senso al proprio
incedere. E all'alba, avvolti dalla nebbia, ti riaccompagno alla
stazione. Non aspetto il vagone che parte. Ti riporterà da dove sei
venuta, delusa e disillusa, mentre io tornerò al mio letto, nel caldo
abbraccio della mia puttana. Perché io sarò il suo ultimo cliente.
Milano vive, muore, gode e piange giorno dopo giorno, fra la nebbia e
l'afa soffocante, sotto la pioggia ed un sole rovente. Milano e' una
troia e forse, proprio per questo, la amo con tutto me stesso!
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