martedì 9 luglio 2013

GAME di Giuseppe Balsamo








Erano ormai almeno un paio d’anni che frequentavo quella libreria, non che avesse qualcosa di particolare, anzi da fuori non invogliava affatto i clienti ad entrare. L’insegna era anonima e la vetrina scarna, a parte l’oggettistica appoggiata sui libri di esoterismo: talismani e candele impolverati che il gestore non si preoccupava né di pulire né di sostituire, probabilmente perché anche lui affezionato a quello stato di cose. All’interno vi erano testi di ogni genere, come in qualsiasi rivendita libraria, ma era proprio l’interno la parte che preferivo: era tutto sempre in penombra, come fosse un’antica biblioteca, era palpabile l’odore delle pagine invecchiate dagli anni, sfogliare quelle pagine impolverate mi dava un piacere inspiegabile, così era mia abitudine tirar fuori i volumi e leggerne alcune pagine, prima di decidere il mio acquisto. Le mie scelte erano svariate, non avevo un genere preferito, sempre però curiosavo fra i libri di occultismo, ufologia, rituali magici. Non so perché, non ho mai creduto a queste cose, ma da sempre mi incuriosiscono ed a tratti mi divertono, come se il solo leggere fosse già di per se qualcosa di magico, che la vera magia dei rituali narrati non fosse nel compiersi degli effetti desiderati, ma la lettura degli stessi.
Ero solo fra gli scaffali, il vecchio titolare del negozio era alla cassa a far finta di lavorare, così quel pomeriggio la mia attenzione venne richiamata dall’unica copertina lucida e nuova, in mezzo a tanti libri consunti dal tempo e che nessuno voleva comprare. Era di un bel rosso acceso ed era senza subbio fuori luogo in quel contesto, pressoché impossibile non notarla. La osservai con titubanza, quasi indeciso se andare oltre, poi decisi di tirarli fuori, ritrovandomelo fra le mani.

Si intitolava “Spaghetti Hacker”, cominciai a sfogliarlo ritenendo che non fosse affatto di mio interesse, un normale libro sull’utilizzo di tecniche informatiche, messo fuori posto probabilmente da qualche cliente troppo pigro che, non volendo prendersi il disturbo di sistemarlo dove lo aveva preso, lo avevo abbandonato dove gli era più comodo. Sfogliando velocemente le pagine col pollice, provocando lo stesso suono che si fa quando mischi le carte, proprio un istante prima di rimetterlo dove lo avevo preso, scivolò per terra un piccolo foglio a quadretti. Volò veloce verso il basso, come una foglia secca guidata da una folata di vento autunnale, andando a finire sotto lo scaffale. Non per curiosità, ma solamente per amor di pulizia e per poi gettarlo via, mi chinai a raccoglierlo. Lo girai fra le dita, con una grafia malferma e quasi faticosa, qualcuno aveva scritto un indirizzo internet. La mia impressione fu che una persona anziana, senza forse capirne il motivo, aveva tracciato sotto dettatura il nome di un sito WEB, composto da numeri, lettere e segni. Trovai la cosa strana e particolare, così invece di gettarlo, decisi di infilarlo nella tasca posteriore dei jeans.

La sera di tre giorni dopo, mentre infilavo i jeans nella cesta della biancheria sporca, accadde lo stesso fenomeno autunnale. Svuotando le tasche ritrovai il biglietto, di cui mi ero assolutamente dimenticato, mi sfuggi dalle dita e comincio a svolazzare per il bagno: sorridendo pensai che quel fottuto biglietto non voleva saperne di stare al suo posto.
Spensi la luce del bagno, percorrendo in mutande il corridoio buio, rigirandomi fra le mani il piccolo foglio, sentendo tra le dita la carta ruvida, quasi percependo la parte scritta a biro. Andrai dritto verso lo studio, accesi la piccola lampada verde sulla scrivania ed il personal computer. Mentre ascoltavo il rumore di avvio del mio vecchio Apple, aprii la finestra: sentivo la pelle appiccicaticcia per il sudore, sentire il fresco proveniente da fuori mi diede sollievo e forse la voglia di provare a vedere il significato di quei segni e che cosa c’era dietro quello strano indirizzo internet. Per prima cosa, una volta seduto, misi le cuffie al cui interno comincio a suonare la musica dei Black Sabbath, accesi la sigaretta e cominciai a pigiare veloce sui tasti.
Non che nutrissi qualche strana speranza di trovare chissà cosa, preso il biglietto in mano e leggendo quell’insieme di lettere e numeri senza senso, immaginai che mi sarei trovato davanti ad uno dei soliti siti interne in cui venivano spiegate noiose ed incomprensibili tecniche di hackeraggio o altri modi insoliti per intrufolarsi nella vita altrui, ben sapendo che alla fine sarebbe stata noiosa come la nostra, se non peggio. Provai e riprovai a scrivere, sillabando ad alta voce il contenuto del biglietto per il timore di sbagliare: sullo schermo non appariva nulla. Sconsolato e rassegnato, consapevole che si trattava di un’evidente bufala, provai comunque un ultimo tentativo. Come per incanto comparve un sito internet praticamente del tutto nero, a parte l’immagine di un ‘uomo di una certa età, abbigliato da biker, dall’aspetto senz’altro vintage, che chiedeva di mettere una password. Mi trovai a quel punto in un momento di empasse, tentato a rinunciare e dedicarmi ad altro; non aveva molta scelta e non sapevo nemmeno chi avesse scritto il biglietto. Per gioco e come chi prova a sparare al tirassegno senza guardare, sapendo che il colpo andrà a vuoto, scrissi l’unica parola che mi venne in mente: “Spaghetti Hacker”, sapendo che mi sarebbe apparsa la scritta password errata. Era la mia notte fortunata, dalle cuffie sparì il suono del gruppo metal, che venne sostituito da una piacevole melodia nord europea, direi celtica. Incuriosito stetti ad aspettare, caricata completamente la pagina WEB, vidi nuovamente l’immagine dello stesso uomo apparso precedentemente; questa volta però non si trattava di un’immagine, era piuttosto una sorta di finestra di non grandi dimensioni, era una web cam accesa chissà dove, ecco di cosa si trattava. All’interno della finestrella cominciarono a vedersi dei disturbi di trasmissione, come quando in tv sparisce il segnale, dopo pochi istante si materializzo il “vecchio biker” in carne ed ossa. Muoveva le labbra, ma non si sentiva alcuna voce, se non la melodia celtica. Improvvisamente, sotto la web cam apparve una seconda finestra, quella di una chat in cui era possibile scrivere.
L’anziano signore si presentò, in lingua italiana. “E tu chi cazzo sei”, questo pensavo mentre leggevo l’insieme di cose assurde che mi raccontava il tizio di se. Difficile riportarvi il tutto, in realtà credo di non ricordare esattamente cosa scrisse, la sensazione ora dopo tutto questo tempo, è come di qualcuno che mi abbia farfugliato delle cose senza senso al telefono, che comunque avevano un qualcosa che ti costringeva a starle ad ascoltare. Avete presente quando vi capita davanti una di quelle persone con problemi mentali? Parlano in maniera lucida, raccontando di cose incredibili e prive di fondamenta ragionevoli, ma tu resti ad ascoltarle, se non altro per scoprire se ti sta pigliando per il culo o crede anche lui a quello che dice. Di una cosa son certo, in quella strana chat l’uomo mi sollecitò e convinse a parlare di me, di raccontargli i miei desideri, i miei sogni, le mie aspirazioni. Divertito da quello strano gioco, rammento che però cominciai anche a spararle grosse, toccando vari ambiti: denaro, sesso, gioco, lavoro.
Alla fine, ormai annoiato da quella stronzata, che comunque mi aveva fatto trascorrere almeno quattro ore di divertimento infantile, decisi che era meglio andare a letto, ricordo ancora lo strano personaggio farmi “ciao ciao” con la manina, su cui erano visibili evidenti macchie senili e le cui dita erano ricoperte di anelli vistosi e pacchiani.
Passai una notte priva di sogni, credo che il giorno dopo e forse quello dopo ancora, rimasero tracce nei miei ricordi di quel biglietto e dello strano personaggio, infine dimenticai tutto.
Sono passati ormai molti anni da quel giorno, sono diventato vintage anche io. Ogni tanto mi sveglio di notte, non mi stanco mai di guardarla, di carezzare il suo corpo con le dita nell’oscurità. In genere dorme a pancia in giù, ma a volte nel sonno si gira, donandomi il suo profilo, la forma dei suoi fianchi. Sento il suo respiro tranquillo, sereno, mi piace ascoltarlo, una volta la svegliavo sussurrandole all’orecchio e facevamo l’amore a lungo avvolti dalla notte e dal desiderio. Ora non riesco più, un po’ mi dispiace, ma è la vita, le macchie senili sulle mani arrivano per tutti e non solo quelle. In compenso ci amiamo ancora, lei mi bacia appassionatamente ed è come se lo facessimo.
Quando arrivano queste notti, nel silenzio, ritorno alla stessa scrivania, accendo la stessa lampada e se è estate apro la stessa finestra. No, la sigaretta non la accendo più, quasi contemporaneamente all’impotenza senile è passata anche la voglia di fumare, in compenso ascolto ancora in Black Sabbath. Tiro fuori quel biglietto, che ho sempre tenuto e che ora conservo come una reliquia. Accendo il personal computer e digito, fino ad arrivare a quello strano sito.
Non c’è più l’immagine del vecchio biker, né mi da più la possibilità di digitare alcuna password per andare oltre ed accedere a quella strana web cam. Sul medesimo sfondo nero ora c’è la foto della donna che sta dormendo nel mio letto, di quando era giovane e ci siamo conosciuto. Mi piace vederla lì, osservarla, mi piace sapere che quella notte, ridendo e scherzando, quel fottuto e stravagante personaggio ha fatto si che si avverassero tutti i miei sogni

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