giovedì 18 luglio 2013

Pioggia di parole di Francesca Delli Colli


“Aiuto non riesco piu' a scrivere una parola!”
Questa frase le girava a torno da giorni , fastidiosa peggio di una zanzara assetata di sangue, con quel ronzio che annunciava forse la morte delle sue emozioni, stipate, accalcate in chissa' quale angolo del suo cuore, della sua mente, del suo corpo .
Talmente stitiche che quando uscivano fuori la loro forma migliore era simile quella delle pallette della merda di pecora.
Emozioni secche, aride, insipide esternamente, ma che all'interno erano in ebollizione peggio del magma di un vulcano, ma non riuscivano a trovare una feritoia nella sua anima per esternarsi.
Erano come un nodo in gola, un peso sullo stomaco, li ferme sul precipizio senza avere la forza di andare avanti o ricadere nel buio.
Per lei le parole erano il pane quotidiano, composto da molti ingredienti che la nutrivano, ma ora si ritrovava in mano solo un tozzo di pane rancido.
Lo guardava, lo annusava,ne assaggiava qualche briciola per poi sputarla disgustata.
Eppure quel pane una volta era fresco e profumato, sapeva di buono, sapeva di lei.
Fragrante anima , che veniva sfornata bollente di voglia di vivere , piena di sapore e di profumo che spargeva intorno a se' stessa ogni volta che una emozione la riempiva e le toglieva quel grigiore ammuffito preso nel tempo.
Si sentiva come Gesu' Cristo alle Nozze di Cana, che moltiplicando i pani li Dono' a tutti.
Cosi lei faceva con quelle emozioni, scriveva, scriveva fino alla nausea, donandole a chiunque le leggesse e ci si rispecchiasse.
Viveva per questo miracolo ed ogni volta che sue dita iniziavano a digitare sulla tastiera, sembrava cadere in estasi.
Non pensava piu' e lasciava andare la sua mente aggrappata a quell'anima che urlava, le cui grida fuoriuscivano da ogni poro fissandosi sui fogli.
Ogni urlo era un respiro che la riportava in vita, lei rinchiusa nel suo stesso grembo cercando di lacerare quella placenta che l'opprimeva.
E ora niente, le parole di mischiavano senza riuscire a dare un senso compiuto a cio' che sentiva.
“ Ma io sento veramente o voglio sentire per forza?”
Altra frase che le serpeggiava per i cunicoli oscuri della sua testa, dilaniando il suo cuore gia' secco e bisognoso.
“Io sento comunque, io sono nata per percepire le emozioni, sono nata per darle e per riceverle, sono il mio flusso energetico, non posso vivere senza di esse! Devo solo di nuovo ritrovare la feritoia giusta e tirarle fuori!” .
Questa fu la risposta che si diede mentre apriva sul pc infuocato poggiato sulle sue cosce, un foglio word vuoto.
Lo guardo' per un attimo e le dita iniziarono a scrivere d'istinto.
Scivolarono su quella tastiera come la risacca del mare, spinta dal vento , ricopre la sabbia per poi ritirarsi, lasciandola umida ,scintillante,liscia in attesa di essere disegnata.
Anche quelle erano emozioni, emozioni diverse .
Niente passione, amore, sesso, ma era quello che la sua anima sentiva in quel momento e sono cio' che ora state leggendo, scritto pochi minuti or sono.

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