***PAGINE DEGLI AUTORI ***
QUESTIONE DI SCELTE di Andrea Lagrein
Ero
steso nel mio letto. Dio mio, avevo ancora il suo profumo sulla pelle,
odore di selvaggia sensualità, afrore di sesso infuocato. Mi accesi una
sigaretta. Il momento andava gustato con lentezza. Intanto la guardavo.
Arianna era rannicchiata sulla poltrona sotto la finestra. Nuda,
completamente nuda. E bella, tremendamente bella. Con gli occhi seguivo
le flessuose curve della schiena, dei fianchi, di quel culo superlativo
di cui tanto avrei voluto farne poesia. La guardavo e nel mentre
sognavo. Ok, era una ragazza bellissima e scopava in modo divino, da
mozzare il fiato. Ma c'era di più, molto di più. Di donne che a letto
erano state superlative ne avevo già incontrate. Come lei, però, mai!
Era una questione di affinità, di vicinanza intellettuale e spirituale.
Con lei il fottere era la logica conseguenza del tempo trascorso
insieme. Tempo passato a discutere, dialogare, ridere e sognare. Con lei
mi confidavo. Le raccontavo i miei dubbi, le mie paure, le mie
illusioni. Con lei mi aprivo, senza pudore, senza timore. E lei
ascoltava, rifletteva e mi rispondeva. Con lei, sentivo, avrei potuto
tentare di tornare alla vita, quella vita che mi aveva preso a calci in
culo, quella vita che mi era sfuggita di mano, quella vita a cui avevo
deciso di voltare la schiena. Con lei, ci sarei riuscito! La guardai e
sorrisi. Perché no? In fondo mi potevo concedere una seconda
possibilità. Perché non pensare ad una vita insieme? Ad un lavoro
decoroso e una casa con i fiori sul balcone, al posto della merda che mi
circondava ora. Perché no? Arianna era assorta, pensierosa mentre
fissava distrattamente fuori dalla finestra.
"Cosa c'è, bella signora?"
domandai. Lei non rispose. Ma si alzò, lenta e sensuale, e si avvicinò
al letto. Mi prese la sigaretta dalla mano, aspirò, la spense nel
posacenere e mi soffiò sul viso una nuvola di fumo. Sorrise maliziosa. E
sempre senza dire una parola, si inginocchiò fra le mie gambe. Big jack
reagì immediatamente e le sue labbra iniziarono a scivolare, calde e
languide, lungo l'asta palpitante. Le affondai le dita nei lunghi
capelli corvini e mi gustai, pazzo di eccitazione, quel magnifico
pompino. Già, perché no? Perché non riprovarci? La sua lingua guizzava
sul glande, le mani delicate mi massaggiavano sotto l'inguine, la saliva
colava copiosa dalle sue labbra, i suoi ansimi blandivano la mia
virilità. Perché no? Non ci impiegai molto a venirle in bocca. E lei
bevve, dissetando le sue voglie, nutrendo i miei sogni. Le sorrisi beato
e soddisfatto. Perché no? Arianna si sollevò e si sedette sul mio
petto. La sua fica era a pochi centimetri dal mio viso. Dio, che buon
profumo aveva. Ne ero sopraffatto, soggiogato. Perché no? Lasciò
scivolare una mano fra i miei capelli. Dolce carezza. Poi si chinò
leggermente.
"Tu lo sai, vero, che non lascerò mai mio marito?".
Già,
perché no? E ora Arianna mi stava dando la risposta. La guardai.
"E
allora questo cos'è stato? Una sorta di pompino d'addio?".
Sorrise,
continuando ad accarezzarmi.
"Tu scrivi da Dio, Andre, e mi piaci
davvero molto. Mi piace leggere le cose che scrivi, discuterne,
ispirarti. E poi scopi ancora meglio. Non ho mai goduto così in vita
mia, credimi. E ci divertiamo un casino quando stiamo insieme. Ci
sbronziamo, fumiamo erba, facciamo cose folli. Tutte cose che con lui
non mi sognerei mai di fare!".
Pausa. Silenzio. Imbarazzo.
"Però?"
domandai con la consapevolezza di non voler sapere la risposta.
"Però le
nostre vite sono diverse".
Si guardò attorno, abbracciando con gli
occhi il buco d'appartamento in cui vivevo.
"Non riuscirei a vivere in
questo modo. Cioè, ogni tanto sì, ed è quello che facciamo. Ma una vita
del genere non so se riuscirei a reggerla. Non te la prendere, ma sono
abituata ad un altro tenore, io!".
La fissai con il gelo nel cuore e
lame di ghiaccio negli occhi.
"Quindi vieni qui, ogni tanto, a scoparti
lo scrittore derelitto perché in fondo fa figo ed è un passatempo
divertente? Tanto per sfuggire alla noia domestica?".
Non so se ero più
incazzato o più amereggiato. In fondo i miei sogni, ancora una volta,
stavano andando a puttane. "Non è il sogno di tutti voi uomini?"
rispose
strizzandomi l'occhio, con fare malizioso e sensuale. Fanculo, pensai
fra me. La puttana mia vicina di casa, almeno, è più onesta!
"Certo"
risposi tentando di celare il mio sconforto. Poi scoppiai a ridere.
"Hai
ragione, cazzo! E' proprio tutto quello che voglio. Scoparti, scoparti e
poi ancora scoparti!".
A quel punto le diedi la messinscena che
desiderava. Mi alzai. Andai al frigorifero e mi presi una birra.
"Grazie
per lo splendido pompino, gioia. Sei stata davvero divina. Ora però mi
devi scusare. Mi sono scordato che avevo un impegno, eh? Anzi, sono già
tremendamente in ritardo. Facciamo così, mi butto in doccia e poi ti
chiamo nei prossimi giorni, ok? Tanto sai dov'è la porta, tesoro, no?".
Arianna mi guardava con occhi tristi. Aveva capito. Non era una stupida.
Non lo era mai stata. Ma non le diedi il tempo di rispondere. Mi
cacciai in bagno. Feci scorrere l'acqua, ma non entrai in doccia. La
sentii rivestirsi e uscire di casa. Lanciai la lattina di birra contro
il muro. Urlai. Gridai tutto il mio dolore, tutta la mia sconfitta. La
mia ennesima sconfitta. Ancora una volta, mi ritrovavo in quel cesso
d'appartamento solo. Terribilmente solo.
E Arianna.......Arianna non la rividi mai più!
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