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mercoledì 2 ottobre 2013
Bandierina, bandierina numero, numero... di Gianluca Jazz Giannini
Sono trascorsi molti anni da quel fatto. Ho cercato di metterlo in mezzo ad altri ricordi, lasciarlo invecchiare, sperando che alla fine si confondesse nella memoria insieme ad altri dolori. Aspettavo che sbiadisse, ingiallito o sfocato, come una fotografia vecchia. Ma tornava a galla, come una boa che non riesce a stare sotto la superficie del mare. Non sono riuscito a cancellare quel ricordo che ha il sapore amaro e mancato del primo bacio.
Gli anni sono passati e ora lei è di nuovo davanti a me. Mi osserva, il tempo sembra sospeso tra noi. La mente balla nei ricordi, pigra si muove lasciando affiorare quella stupenda giornata fino a che diventa un dolore sordo e bruciante. Ecco cosa non voglio lasciar riaffiorare, ma non ci riesco, diventa impossibile, esce prepotente e si stampa nel mio viso, avvicino la mano sulla guancia, sono le cinque dita di mio padre sul mio volto. Fecero rumore e pizzicavano sulla faccia arsa dal sole.
Torno un po' più indietro con il flashback. Eravamo sulla spiaggia, quel tardo pomeriggio di fine estate, la sabbia era soffice e fresco tappeto sotto i miei piedi, sembrava non avere consistenza e ogni granello accarezzava la pelle del dorso dei piedi. Mi piaceva lasciarli affondare in essa. Schiamazzi, urla divertite, la classica sfida maschi contro femmine, il sole non riscaldava più inaridendo la pelle, l'imbrunire poteva ancora aspettare anche se le giornate si stavano accorciando visibilmente. L'aria si faceva sicuramente più accettabile, la sabbia non scottava e il sale diventava un alone bianco sulla tua pelle.
Si giocava a uno di quei giochi da spiaggia, bandierina e poi il numero, eravamo una ventina di ragazzi, conosciuti in quella torrida estate. Dormivamo nei casotti, delle variopinte costruzioni in legno.
7, sette era il mio numero, la mia posizione, il mio omologo era una ragazza dalla carnagione chiara, longilinea, di un anno più grande di me. Veniva dal continente, come diciamo qui dalle nostre parti.
Indossava una maglietta bianca, bagnata in corrispondenza della parte superiore del costume.
...bandierina, bandierina numero, numero 3, scattano i concorrenti, finte e contro finte, la bandierina rimane appesa, nessuno la prende, fulminea la concorrente della squadra rivale se ne impossessa, ma subito dopo cade vanificando la sua velocità nel prendere la bandierina.
Squadra blu 1 a 0. Già dimenticavo noi siamo i blu, i maschi e loro i bianchi...le femmine.
....bandierina, bandierina, numero ...., numero ....7, rimango fermo, imbambolato al palo,
tua, mi gridavano da vicino, tua, vai, alla fine sento spingermi sulla spalla, parto, solo a metà corsa capisco che toccava a me, la ragazza bionda è già sulla bandierina, è in vantaggio, prende la bandierina, ma ora deve cambiare senso di marcia e io ora sono lanciato, cerca di fare finte ma gli sono addosso prima che lei raggiunga la sua linea, la placco, come se fosse un giocatore di rugby, sport che praticavo in quell'anno, mi aggrappo a tutto quello che posso afferrare, maglietta, costume, sono sopra di lei, entrambi insabbiati.
Si alza incrociando le mani sui suoi seni, quando l'ho afferrata ho rotto la sua maglietta, e il gancetto del costume. Questo gli è scivolato giù. Lo raccoglie, mentre con una mano cerca di coprirsi le punte che appaiono sulla maglietta, laddove alcuni istanti prima c'era il costume. Anche la maglietta è strappata, uno squarcio dietro la schiena che rivela la schiena e segni dell'abbronzatura del costume.
- Vieni – le dico - andiamo in acqua, ti do la mia maglietta
- Blu? Non sia mai!
- Perché cosa hanno le magliette blu?
- Niente, Solo non capiscono niente.
- Cosa c'è da capire.
- Appunto. Sono qui davanti a te, intirizzita dal freddo, mezza nuda e tu parli. Baciami invece, vieni in acqua insieme a me. E' da tempo che vorrei essere baciata da te, vedi che non capisci niente.
L'osservo ora, ha le lentiggini sul naso, gli occhi verdi e la pelle arrossata. Due seni piccoli, due boccioli appena visibili. In un primo momento penso si stia prendendo gioco di me, poi guardo i suoi occhi e le sue labbra in attesa. Intuisco che sono molto vicino al mio primo bacio. Entro in acqua, mi tolgo la maglietta. La getto sulla spiaggia. Il mare in quel punto della costa è subito profondo, al 2 passo l'acqua mi arriva all'addome. Lei è davanti a me, il corpo di lei scompare sotto l'acqua, intravedo i suoi seni ancora più piccoli frastagliarsi nelle onde, solo il suo capo esce fuori dall'acqua. All'improvviso una smorfia sul suo viso, paura, sgomento, due lettere at....pronunciate.
Ecco li arriva lo schiaffo, forte. Barcollo. Il mio orecchio ora tirato su, sento la voce pronunciare qualcosa, la mia testa è ancora rintronata, stelle, rumori attutiti, soffocati.
.uante volte ti ho ..etto di .on .ntrare in .cqua .opo .angiato?
Ecco forse mi rodeva più la figura fatta davanti a quella ragazza, Ludovica dal continente, un anno più grande di me.
L'ho rivista l'anno successivo, stesso luogo stessa spiaggia, ma non era più il primo bacio, nel frattempo avevo già incominciato a baciare, altre ragazze. Compagne di scuola più che altro. Ma lei non l'avevo ancora baciata.
Perciò quel bacio era rimasto in sospeso, ce ne ricordavamo bene. Io più di lei, forse. Fino ad oggi che ho sciolto quelle distanze.
Da adulti ricordo il sapore amaro di quel primo bacio mancato.
Rimanemmo in contatto, ricordammo anche quell'episodio, che proprio non voleva rimanere seppellito insieme agli altri dolori. Gli confessai che l'avrei desiderato anche se ormai era passato il tempo. Mi arrivò una lettera poco dopo, due labbra rosse stampate sulla cornice della cartolina.
L'avrei voluto anche io ma ora il tempo ha cancellato il suo sapore e per un po' anche il suo desiderio.
No, ora non era così, quell'anno scese in quel lembo di spiaggia dove i casotti ormai non c'erano più, avevamo troppi anni ora, tanti pensieri di cose non assaggiate. Lei
Aveva ancora le lentiggini che la facevano ancora più bella, era diventata madre di due splendidi bambini, separata e libera finalmente. Io, invece avevo troppe storie mai chiuse. Ma quel bacio quell'anno chiuse sicuramente la nostra.
In acqua, dove doveva essere, dove sarebbe dovuto accadere.
Chissà se avrebbe cambiato qualcosa, forse non ha importanza ora. Chiusi gli occhi, e sentii le sue labbra, e i suoi seni schiacciarsi sulla mia pelle, un attimo prima che un altro schiaffo mi giungesse addosso, questa volta era un'onda.
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