Short story – Racconti – Poesia - Drabble... Vogliamo emozionarvi, rendervi partecipi dei nostri flash della mente. Entrate, siete i benvenuti.
***PAGINE DEGLI AUTORI ***
- Home page
- I nostri autori in 100 parole
- Restif's Boudoir
- Giovanni Piccirilli - Aforismi
- TitaPerfida
- *** RACCONTI A PUNTATE ***
- ALINA, UNA STORIA COME TANTE - di Francesca delli Colli e Giuseppe Balsamo - Racconto a puntate
- L'ULTIMA CORSA di Giuseppe Balsamo (racconto a puntate)
- UNA DIFFICILE INDAGINE di Fabio Morici
mercoledì 2 ottobre 2013
Rape me please again di Gianluca Jazz Giannini
Si era svegliata di soprassalto, annaspando nell'aria, quasi fosse riemersa da un apnea. Il suo letto un enorme distesa di lenzuola bianche aggrovigliate al suo corpo. Le si erano attorcigliate ai piedi, alle mani e al collo, creandole ora un senso di soffocamento. Grondava sudore, sentiva il suo corpo imperlato di una infinità di goccioline che lo percorrevano tutto fondendosi in rivoli via via sempre più prepotenti. Una flebile luce filtrava dalla tapparella, raggi di sole che invadevano la stanza lasciando sospeso il pulviscolo atmosferico. Si guardò intorno cercando di afferrare ciò che le era appena sparito una volta che aveva aperto le palpebre. Le richiuse richiamando a se quel sogno. Ricordava ancora tutto nitidamente. Ogni particolare, era ancora vivo in lei. Si trovava ai margini di un bosco, il gorgoglio di un ruscello che si faceva largo nel fondo pietroso, e ancor di più, aveva memoria di quelle mani che le strappavano i vestiti di dosso. Sentiva il tessuto lacerarsi, le dita addentrarsi e cercare altro tessuto, scivolare sulla pelle e con forza strappare i lembi dell'intimo, avrebbe dovuto aver paura e invece sentiva il suo desiderio crescere, come giusta risposta a quell'istinto animalesco dell'uomo, di possederla, di varcare ogni anfratto della sua carne. Lei era a terra, sentiva il respiro dell'uomo invaderla, bramarla. La bianca carne giaceva su un letto di foglie morte. Era nuda, completamente nuda. Si era sentita sollevare da terra e caricare sulle spalle di quell'uomo, che si era abbassato nuovamente per raccogliere la corda con cui successivamente l'avrebbe legata. Il bosco iniziava di li a poco, dapprima erano solo alberi sparsi, senza alcun disegno, poi sempre più fitti, spegnendo ogni luce sopra di loro mentre si inoltravano al suo interno. Avvertiva il freddo vestirla, e mentre si addentrava in quel buio fatto di sensi amorfi e ancora da sondare e scoprire, la bassa vegetazione vergava la sua pelle lasciandole segni come frustate. Lui, poi, si faceva scudo con il suo corpo per aprirsi un varco nella vegetazione, così la schiena sentiva le fronde tendersi e schiaffeggiare il suo corpo. La sua carne si uncinava a qualche rovo, rimanendone incastrata. L'uomo forzava, e continuava ad avanzare nel buio del bosco. Minuti sembravano interminabili, uno scampolo di luce si aprì muovendo la vegetazione, avevano trovato una piccola radura da cui filtrava ormai solo un debole raggio di luce. Mancava solo un albero, o meglio la sua fronda. L'albero c'era, due branche salivano in alto divaricandosi l'una dall'altra a 90 gradi, lui l'avrebbe legata lì, avrebbe legato li le sue braccia e l'avrebbe posseduta fino allo stremo delle forze. Lei sentiva ora l'attesa di quel piacere far parte di lei. Le corde tendevano i suoi polsi, il dolore intratoracico incominciava a non farla più respirare, le caviglie paralizzate, le ginocchia si muovevano a bandiera mentre lui con forza gliele divaricava, le mani dell'uomo ora rapivano il suo desiderio, quel nettare di piacere che sentiva scivolarsi addosso all'interno delle sue cosce. Era lì che lei si era svegliata, con quel desiderio di riaddormentarsi gridando "rape me please again".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento