mercoledì 2 ottobre 2013

Errare humanum est (acquerelli di vita reale) di Andrea Lagrein



Ne convengo. Ho fatto una cazzata!
Ma chi, nella propria vita, non ne ha fatte? La vera domanda però è perché. Perché scivolare negli abissi dei più bassi istinti?
Andiamo con ordine.
Dopo anni dal divorzio, ero riuscito a ricrearmi un nuovo universo.
Giornate trascorse sul divano a grattarmi le palle, birra in abbondanza per innaffiare mente e pensieri, qualche buona scopata di tanto in tanto, e finalmente tempo libero da dedicare a Proust, Sartre, Houellebecq, tanto per rimanere nell'amato e sensuale regno del camembert. Il tutto nel disperato tentativo di tirare a fine mese, cosa che, con mio grande stupore, è sempre avvenuta. Bontà di qualche divinità!
Il trionfo del fallimento più totale, dopo anni di successi, brillanti carriere lavorative, perfetti quadretti familiari. Tutto alle spalle. Tutto svanito. Cristo santo, tutto unicamente per fuggire da me stesso. E da Lei!
Pertanto razzolavo beatamente, in un tripudio di autocommiserazione, nel fango delle mie giornate quando una sera, del tutto inaspettatamente, Lei comparve sulla soglia di casa mia.
Il suo completo Armani stonava vistosamente con l'umidità rappresa sul soffitto del mio bilocale. Il trilogy Damiani faceva a pugni con la mia maglietta da bancarella di mercato. Ma le sue tette, oh mio Dio, le sue tette erano in perfetta sintonia con il mio rinnovato desiderio.
La feci accomodare, in un rigurgito di antica galanteria. Le due gravidanze non avevano minimamente intaccato la bellezza del suo corpo. Il suo evidente imbarazzo mi divertiva e al contempo mi inteneriva. Ho sempre pensato che l'avrei sbattuta fuori a calci in culo, se mai si fosse verificata una situazione come quella che stavo vivendo adesso. E invece la feci accomodare, guardandola ancora con occhi pieni di sentimenti mai definitivamente dimenticati.
Mi disse che voleva sapere come me la passavo, come stavo, come andavano le cose. Lei, dall'alto del suo appartamento di via Turati, pieno centro milanese, a cento metri da via della Spiga, 180 metri quadrati di casa che, a suo dire, cominciavano a star stretti. Sai com'è? I figli, le tate, le nuove esigenze. Ma vaffanculo, pensai, dal basso dei miei cinquanta metri di fogna d'appartamento nella cupa periferia cittadina. Ma mi trattenni. In fondo sono un galantuomo!
Allargai un braccio per mostrarle la casa. Non servivano parole. Lei annuì in un dignitoso silenzio. No, non servivano parole. Il suo attuale compagno era un importante dirigente. Uomo da diciottomila euro al mese. Cazzo! Probabilmente per diciottomila euro al mese anch'io avrei dato via il culo!
Non provavo invidia. L'invidia non mi appartiene. Del resto avevo il mio camembert, cioè, volevo dire, il mio Proust e tutto il tempo a mia disposizione. Il mio universo mi piaceva così com'era, e non me ne lamentavo. Però ero geloso. Geloso di quelle superbe tette che ora erano preda di mani altrui. Lei ha sempre avuto tette divine. Generose, morbide, accattivanti. Ed ora che era davanti a me dopo molto tempo, ne ero geloso.
Fu Big Jack a rompere gli indugi. E io lo assecondai. Quando si dice pensare col cazzo!
Mi avventai su di Lei, senza preavviso, senza cerimonie. L'abbracciai e iniziai a baciarla. Un bacio infuocato, vigoroso, pieno di passione. Un bacio disperato! E Lei, Lei, non oppose la minima resistenza. Anzi, rispose con foga inusitata, insospettabile, sorprendente.
Le mie mani correvano sui suoi vestiti, lasciandoli cadere a terra. Le sue dita ripresero a solcare la mia pelle. Travolti ormai dalle fiamme del momento.
Ci mordevamo, ci leccavamo, ci staccavamo e ci riavvicinavamo in un crescendo di furore lussurioso. Le nostre lingue si cercavano, lottavano, si avviluppavano.
Le mie dita scivolarono fino ai suoi glutei e lì le affondai nella morbida carne, senza delicatezza, senza dolcezza, ma con passione e trasporto. Lei dapprima sussultò, quindi si lasciò guidare dalla sua eccitazione crescente spingendo ancor di più, se possibile, il suo ventre contro la mia erezione.
Lasciai scivolare una mano fra le sue gambe, che s’aprirono senza opposizione. Esplorai lentamente la peluria della sua fica, finché iniziai a strofinare l'indice lungo le grandi labbra.
Il suo ansimare si fece più veloce e continuo, in un crescendo vorticoso di libidine. Con l'altra mano strinsi un suo turgido capezzolo, titillandolo spasmodicamente. Stava raggiungendo il culmine. Lo avvertivo distintamente da come premeva il suo corpo sul mio, e da come la sua ferrea presa sul mio uccello si faceva sempre più insistita, sempre più vigorosa.
Le afferrai le cosce e la sollevai con prepotenza. Lei, che ancora teneva in mano Big Jack, lo guidò senza esitazione verso la sua fica umida e palpitante ed io, con un colpo secco, affondai tutto me stesso in Lei.
Volevo il suo corpo, le sue grosse tette, la sua figa bagnata, il suo morbido culo, le sue cosce sode. Ma soprattutto volevo la sua lussuria, la sua eccitazione, il suo godimento. La sua voglia di cazzo. Volevo tutto di quella donna. Ad ogni affondo, ad ogni penetrazione, sentivo di volerla sempre di più, di non averne mai a sufficienza, di voler rimanere in lei per l’eternità. Che si fottessero pure i 180 metri quadrati, le tate, il completo Armani e l'uomo da diciottomila euro al mese. Adesso ero nuovamente in Lei. E tanto mi bastava!
Nei sussulti del suo orgasmo vi gettai tutta l'anima, venendole copiosamente dentro.
Il tempo si dilatò, perse di importanza. Non so per quanto rimanemmo abbracciati, lì in piedi, in mezzo a quel buco d'appartamento, ognuno perso nei propri pensieri.
Stupore ed imbarazzo fecero sì che non ci guardassimo quasi negli occhi. Ci rivestimmo in silenzio. Le parole erano inutili. La puzza di sesso appena consumato era lì a parlare per noi.
Uscì quasi di corsa da casa mia. Udii i suoi passi in strada. E solo allora mi accorsi della cazzata commessa. Vuota cartolina di ricordi!
Perché scivolare negli abissi dei più bassi istinti? Perché? Ma risposte non ne avevo!
La scopai con rabbia, con lussuria, con foga, con desiderio, con disperazione.
In fondo, la scopai con amore!

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