domenica 16 febbraio 2014

ALTALENA di Franz Za



Nel piccolo parco sotto casa i giochi per noi bambini erano pochi e malandati.
Lo scivolo era stato il primo a cedere quando una listarella di legno si era staccata lasciando alcuni chiodi arrugginiti in bella vista.
Il cavalluccio e la rana con le molle invece reggevano bene nonostante dovessero sopportare anche quattro bambini alla volta.
Poi c'erano le due altalene, una per i più piccoli, di quelle con l'imbracatura, e l’altra per noi bambini più grandi. C'era sempre una fila lunghissima per salire e spesso si finiva a sputi e spintoni.
Io ero la sola a non accodarmi. Guardavo gli altri che si spingevano con le gambe sempre più in alto fino a toccare con le punte dei piedi le foglie del platano che ci faceva ombra.
Poi un giorno decisi di provarci. La mia amica del cuore aveva tanto insistito.
Non potevo sempre stare a guardare gli altri, spingerli, incitarli.
Dovevo provare anche io, dovevo riuscire a toccare quelle foglie.
Mi diede una spinta forte, per aiutarmi, e io allungai le gambe per aumentare lo slancio.
Ogni volta che le allungavo mi avvicinavo sempre un po' di più a quelle foglie. Era una sensazione bellissima. Il vento mi accarezzava la pelle e in un preciso punto tra terra e cielo un raggio di sole mi colpiva col suo calore. Dovevo farcela.
Ma improvvisamente sopraggiunse la nausea, una nausea fortissima, e poi il cuore cominciò a battere all'impazzata. Bastava poco, davvero poco e sarei riuscita. Ma decisi di fermarmi. Improvvisamente stavo male. Quella sensazione era troppo forte per me.
E' da allora che continuo a provarci. Un giorno arriverò anche io a toccare quelle foglie. Ne sono certa. L'importante è continuare a provarci....

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