Apro gli occhi sulla luce.
L'arrivo del mattino
mi rassicura sul mio esistere
“nonostante”
ma sopprimo la sensibilità
della coscienza e del dolore.
Circondata dalle mie illusioni
e dai labirinti mentali da attraversare,
-che mi aspettano con pazienza intrinseca-
mi stupisco di come io cammino
inghiottita dalle porte senza chiavi.
Calpesto la scacchiera della regina di cuori
-impavida- e mi ruba il vorticare
di un cappellaio matto
che mi espelle nell’azzurro cielo.
Mi trasporta un tappeto
ai confini dell’infinito
nel sontuoso spazio
nelle mille e una notte,
evaporo con i fumi del narghilè
nel benessere istantaneo di un oppiaceo.
E la mente affonda tra i vortici
delle acque di un lago fatato
per riemergere, poi, tra le nebbie
cavalcando un mostro squamoso
che accarezzo e bacio.
Con gli occhi bendati sul mondo,
anniento ciò che sono
-il mio esistere terreno-
e tra le pareti dell’infinito
volo solitaria dispiegando le ali
sui corridoi del tempo.
Invisibile agli esseri mortali
mi approprio del cristallino nulla,
dove tutto accade e niente invecchia
nel tempo sospeso dell’incoscienza.
Una colata di eternità
mi lascia appesa alle nenie
di un universo parallelo
dove tu mi attendi.
Forse l’irrinunciabile realtà?
Allungo una mano a toccarti,
per rassicurarmi della mia esistenza,
spazzando via la certezza della mia follia.
L'arrivo del mattino
mi rassicura sul mio esistere
“nonostante”
ma sopprimo la sensibilità
della coscienza e del dolore.
Circondata dalle mie illusioni
e dai labirinti mentali da attraversare,
-che mi aspettano con pazienza intrinseca-
mi stupisco di come io cammino
inghiottita dalle porte senza chiavi.
Calpesto la scacchiera della regina di cuori
-impavida- e mi ruba il vorticare
di un cappellaio matto
che mi espelle nell’azzurro cielo.
Mi trasporta un tappeto
ai confini dell’infinito
nel sontuoso spazio
nelle mille e una notte,
evaporo con i fumi del narghilè
nel benessere istantaneo di un oppiaceo.
E la mente affonda tra i vortici
delle acque di un lago fatato
per riemergere, poi, tra le nebbie
cavalcando un mostro squamoso
che accarezzo e bacio.
Con gli occhi bendati sul mondo,
anniento ciò che sono
-il mio esistere terreno-
e tra le pareti dell’infinito
volo solitaria dispiegando le ali
sui corridoi del tempo.
Invisibile agli esseri mortali
mi approprio del cristallino nulla,
dove tutto accade e niente invecchia
nel tempo sospeso dell’incoscienza.
Una colata di eternità
mi lascia appesa alle nenie
di un universo parallelo
dove tu mi attendi.
Forse l’irrinunciabile realtà?
Allungo una mano a toccarti,
per rassicurarmi della mia esistenza,
spazzando via la certezza della mia follia.
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