
“Allora è deciso! Mandiamo il Grimaldi!”
Sogghignava il
commissario Ansaloni, pensando alla mia faccia quando mi avrebbe dato
l'incarico. D'altra parte si trattava di un bel lavoro all'acqua di
rose, giusto per mettere la pratica a posto. Quell'odioso anonimo,
sicuramente il solito comunista, permettersi di di inviare un esposto
anonimo sul Barone Montini, addirittura accusarlo di corruzione.
Il
signor Questore sicuramente si era consultato col Podestà, assicurandolo
che avrebbe scelto la persona giusta e che nulla sarebbe saltato fuori,
semplicemente bisognava che le cose seguissero il loro corso, quello
che che oggi si chiamerebbe “un atto dovuto”.
Il Commissario mi
ripetè esattamente le parole del signor Questore:”Ispettore Grimaldi,
dovete sentirvi onorato, è stata considerata la vostra educazione
impeccabile, il vostro saperci fare, la vostra comprensione”. Il che
voleva dire:”Siete un buono a nulla, cerchiamo di non perdere tempo con
questa questione che abbiamo cose più importanti da fare, qui stiamo
costruendo un Impero”.
Prima di congedarmi, il signor commissario mi
squadrò da capo a piedi, poi leggermente imbronciato, calando gli
occhialini sul naso:”E cambiatevi d'abito diamine, sembrate uno
straccione, vi sembra il modo di presentarvi dai Baroni?” dicendo
quest'ultima frase si alzò persino in piedi quasi fosse osservato dal Re
in persona.
D'altra parte anche io mi passai le mani sul bavero
della giacca perennemente sgualcita, nell'impossibile impresa di
rassettarla.
“Bastardo e figlio di una cagna!”, ovviamente lo
sussurrai appena fuori dall'ufficio del signor Commissario, il quale
evidentemente mi aveva in così alta considerazione che non potevo certo
prendermi il disturbo di elogiare le sue virtù.
Non che mi
importasse più di tanto andare a fare quel lavoro che sapevo sarebbe
stato inutile, un pro forma per mettere a tacere l'anonimo delatore,
sicuramente un comunista!
La cosa peggiore, ne ebbi conferma non
appena uscii fuori, restando abbagliato dai caldi raggi del sole di
agosto, era la risalita in bicicletta della stradina arida e sassosa che
conduceva al villone dei Montini.
Senza perdermi d'animo, scartando
immediatamente l'idea di cambiarmi d'abito, consapevole che
l'appuntamento con i Baroni era stato fissato dalle alte sfere, inforcai
la bici e cominciai a pedalare.
Sentivo la camici inzupparsi sulla
schiena, tanto che alla fine rinuncia all'ardita impresa, rassegnandomi a
percorrere l'ultimo tratto di strada spingendo la bici, continuando a
maledire nell'ordine: il signor Commissario, il signor Questore, i
Baroni Montini fino alla loro settima generazione, l'impero ed infine
l'anonimo delatore: sicuramente un Comunista!!
Giunto
all'ingresso della villa, mi venne a a ricevere la Rosina, nel suo lindo
vestitino azzurro, sembrava lei la baronessa. Impettita, col naso
all'insù, riferì che mi avrebbe annunciato, sculettando verso la villa,
lasciandomi a cuocere sotto il sole di agosto.
Il barone non c'era, mi avrebbe ricevuto la baronessa, nel salottino al piano di sopra:”E pulitevi le scarpe ispettore!”
Chinai il capo osservando i mocassini, questa volta non provai nemmeno a
togliere lo strato bianco di polvere, pensando che almeno avrebbe un
po' coperto i buchi.
Non avevo mai veduto prima la Baronesse, mi
accolse in un piccolo salottino adiacente la camera da letto. La porta
era aperta e si intravedeva il letto disfatto.
D'altra parte,
nonostante l'ora non doveva certo essersi svegliata da molto. Nonostante
fosse truccata, indossava una sottile vestaglia di seta color crema,
che poco lasciava all'immaginazione.
Il caschetto di capelli color
rame le dava un'aria algida e determinata. Nonostante fosse piena estate
la pelle era color del latte, quasi diafana, tanto che il filo di perle
che le impreziosiva il decoltè sembrava più scuro di quell'epidermide
incontaminata.
Fumava una sigaretta, portando alle labbra rosse e sottili, un bocchino d'argento finemente lavorato.
“Sedetevi ispettore”
“No, preferisco restare in piedi se a voi non dispiace”
Fu lei a sedersi, accavallando le gambe e mostrando le cosce lisce e
perfette. Fumava. Fumava e si divertiva , trovandomi evidentemente molto
divertente.
Povero il signor Commissario, povero il signor Questore.
Evidentemente l'ispettore Grimaldi, cioè me medesimo, non ero persona
così corretta, così educata, così (come diceva il signor Commissario?)
ecco così accomodante.
Spiattellai alla signora Baronessa, tutto
quello che sapevo. Tutto quello che non sapevo, ma anche tutto quello
che avrei potuto sapere.
La cosa evidentemente non la divertiva più,
nervosamente si alzò impettita, andando verso la finestra, accendendosi
un'altra sigaretta, questa volta senza bocchino.
Fu il mio turno di divertirmi, perchè la mia mano impolverata andò dritta fra le sue cosce candide.
Fu solo un piccolo fremito, ma nessuna resistenza.
La scopai in piedi, da dietro.
Quando venne il suono dei suoi gemiti fu interrotto dal rumore di
piccole palline che rotolavano per terra. Il rotolio di minuscole biglie
preziose e bianche come i mari del sud, rotolarono per terra,
sciogliendo il filo del piacere che venne fuori dalle sue labbra rosse e
sottili.
Non contento la volli ancora, bovinamente approfittai
delle sue terga, fu il momento del mio piacere che riversai in lei,
accasciandomi sulla sua schiena.
La baronessa evidentemente gradì il
prezzo da pagare, come si direbbe oggi :”un atto dovuto”. Così
approfittammo del sua talamo disfatto, finchè entrambi non fummo sazi e
reciprocamente consapevoli di ogni minuzioso particolare dell'epidermide
altrui.
La lascia sdraiata, fumava.
Indossai il mio abito sgualcito, ormai inutile rassettarlo.
Pensai che il ritorno era tutto in discesa.
Riflettei su un supplemento di indagine che sia io che la Baronessa
avremmo gradito, una sorta di “atto dovuto ecco”, chissà però che cosa
ne avrebbero pensato nell'ordine: il signor Commissario, il signor
Questore, il Barone Montini marito, l'impero ed infine l'anonimo
delatore - sicuramente un Comunista!!